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Non provate dispiacere per i rifugiati -- credete in loro

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    Ricordo quando venni a sapere
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    che avrei parlato a una conferenza TED.
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    Corsi per il corridoio
    ed entrai in classe
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    per informare i miei studenti.
  • 0:09 - 0:10
    "Sapete la novità?
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    Mi han chiesto di parlare
    a un evento TED."
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    La reazione non fu come me l'aspettavo.
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    Nell'aula ci fu silenzio totale.
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    "Una TED Talk? Come quella che
    ci ha fatto vedere sulla grinta?
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    O tipo quella con lo scienziato che
    faceva cose strabilianti con i robot?"
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    mi chiese Muhammad.
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    "Sì, proprio come quelli."
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    "Ma coach, quella è gente
    davvero importante e intelligente."
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    (Risate)
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    "Lo so."
  • 0:35 - 0:39
    "Ma coach, perché vai a parlare?
    Odi parlare in pubblico."
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    "Infatti", ammisi,
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    "Ma è importante che io parli di noi,
    che racconti dei vostri viaggi,
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    del mio viaggio.
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    Le persone devono sapere."
  • 0:49 - 0:52
    Gli studenti della scuola
    per rifugiati che ho fondato
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    decisero di darmi qualche
    parola di incoraggiamento.
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    "Figo! È meglio che sia buona, coach."
  • 0:56 - 0:59
    (Risate)
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    Ci sono 65,3 milioni di persone
    che hanno dovuto abbandonare
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    le loro case a causa della guerra
    o della persecuzione.
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    Il numero più alto, 11 milioni,
    proviene dalla Siria.
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    33 952 persone scappano
    dalle loro case ogni giorno.
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    La maggioranza rimane
    nei campi per rifugiati,
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    le cui condizioni non possono
    in alcun modo definirsi umane.
  • 1:25 - 1:29
    Stiamo assistendo alla
    degradazione degli esseri umani.
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    Non c'è mai stato un numero così alto.
  • 1:35 - 1:38
    È il numero più alto di rifugiati
    dalla Seconda Guerra Mondiale.
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    Permettemi di spiegarvi perché
    per me è così importante.
  • 1:42 - 1:45
    Sono araba, sono un'immigrata,
  • 1:46 - 1:47
    sono musulmana.
  • 1:48 - 1:52
    Ho anche trascorso gli ultimi 12 anni
    della mia vita lavorando con rifugiati.
  • 1:52 - 1:53
    Oh -- sono anche gay.
  • 1:53 - 1:55
    Ultimamente, ciò mi fa molto benvolere.
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    (Risate)
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    Ma sono la figlia di un rifugiato.
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    Mia nonna scappò dalla Siria nel 1964
    durante il primo regime di Assad.
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    Era incinta di tre mesi
    quando fece i bagagli,
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    prese i suoi cinque figli e guidò
    fino alla confinante Giordania,
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    ignorando cosa il futuro avesse
    in serbo per lei e la sua famiglia.
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    Mio nonno decise di rimanere,
    pensando che non fosse così grave.
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    La raggiunse un mese dopo,
    dopo che i suoi fratelli furono torturati
  • 2:22 - 2:24
    e la sua fabbrica
    fu espropriata dal governo.
  • 2:25 - 2:27
    Si rifecero una vita,
    ricominciando daccapo
  • 2:27 - 2:31
    e alla fine divennero cittadini
    giordani, liberi e benestanti.
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    Io nacqui in Giordania 11 anni dopo.
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    Per mia nonna era molto importante
    che conoscessimo la nostra storia
  • 2:39 - 2:40
    e il nostro viaggio.
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    Avevo otto anni quando mi portò
    a visitare il mio primo campo profughi.
  • 2:45 - 2:46
    Non capivo perché.
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    Non capivo perché fosse
    così importante per lei
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    portarci lì.
  • 2:50 - 2:53
    Ricordo che camminavo nel campo
    tenendole la mano,
  • 2:53 - 2:55
    e lei mi disse,
    "Vai, gioca con i bambini,"
  • 2:55 - 2:58
    mentre lei faceva visita
    ad alcune donne del campo.
  • 2:59 - 3:00
    Non volevo farlo.
  • 3:00 - 3:01
    Quei bambini non erano come me.
  • 3:01 - 3:03
    Erano poveri, vivevano in un campo.
  • 3:03 - 3:04
    Mi rifiutai.
  • 3:04 - 3:07
    Lei si inginocchiò al mio fianco
    e mi disse con fermezza, "Vai.
  • 3:07 - 3:10
    E non tornare finché
    non avrai giocato.
  • 3:10 - 3:12
    Non pensare che qualcuno
    sia inferiore a te
  • 3:12 - 3:14
    o che non hai nulla da imparare
    dagli altri."
  • 3:15 - 3:16
    Di malavoglia, andai.
  • 3:16 - 3:18
    Non volevo deludere mia nonna.
  • 3:19 - 3:21
    Tornai alcune ore dopo,
  • 3:21 - 3:26
    dopo aver giocato per un po'
    a calcio con i bambini del campo.
  • 3:26 - 3:27
    Uscimmo dal campo,
  • 3:27 - 3:30
    e le raccontai quanto mi fossi divertita
  • 3:30 - 3:32
    e quanto fossero fantastici i bambini.
  • 3:33 - 3:36
    "Haram!", dissi in Arabo. "Poverini."
  • 3:37 - 3:40
    "Haram su di noi," ribattè,
    usando l'altro significato della parola,
  • 3:40 - 3:41
    ovvero che stavamo peccando.
  • 3:42 - 3:44
    "Non dispiacerti per loro; credi in loro."
  • 3:46 - 3:50
    Fu solo quando lasciai il mio paese
    di origine per gli Stati Uniti
  • 3:50 - 3:52
    che compresi la forza delle sue parole.
  • 3:53 - 3:57
    Dopo il college, feci domanda
    e ottenni l'asilo politico,
  • 3:57 - 3:59
    poiché appartenevo
    a un gruppo sociale.
  • 4:00 - 4:01
    Qualcuno può non rendersene conto,
  • 4:01 - 4:05
    ma in alcuni paesi si può essere
    condannati a morte per essere gay.
  • 4:07 - 4:09
    Dovetti rinunciare
    alla cittadinanza giordana.
  • 4:09 - 4:12
    Fu la decisione più difficile
    che abbia mai preso,
  • 4:12 - 4:13
    ma non avevo altra scelta.
  • 4:17 - 4:19
    Il fatto è,
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    quando devi scegliere
    tra casa e sopravvivenza,
  • 4:23 - 4:25
    la domanda, "Da dove vieni?"
    diventa tendenziosa.
  • 4:27 - 4:30
    Una donna Siriana che ho incontrato
    poco tempo fa in un campo in Grecia
  • 4:30 - 4:31
    l'ha espresso al meglio,
  • 4:31 - 4:35
    mentre ricordava il momento preciso
    in cui capì che doveva lasciare Aleppo.
  • 4:35 - 4:38
    "Ho guardato dalla finestra
    e non c'era più niente.
  • 4:38 - 4:39
    Era tutto in macerie.
  • 4:40 - 4:43
    Non c'erano negozi, vie, scuole.
    Tutto era sparito.
  • 4:44 - 4:46
    Sono rimasta nel mio
    appartamento per mesi,
  • 4:46 - 4:49
    ascoltando le bombe cadere
    e guardando la gente morire.
  • 4:50 - 4:52
    Ma ho sempre pensato che sarebbe passato,
  • 4:53 - 4:55
    che nessuno potesse
    obbligarmi ad andar via,
  • 4:55 - 4:57
    che nessuno mi avrebbe
    portato via la casa.
  • 4:58 - 5:01
    Non so cosa accade quel mattino,
    ma quando guardai fuori,
  • 5:01 - 5:04
    capii che se non ce ne fossimo andati,
    i miei 3 figli sarebbero morti.
  • 5:04 - 5:06
    E così andammo via.
  • 5:06 - 5:09
    Scappammo perché dovevamo,
    non perché lo volessimo.
  • 5:09 - 5:10
    Non avevamo scelta," disse.
  • 5:12 - 5:14
    È difficile provare
    un senso di appartenenza
  • 5:14 - 5:16
    quando non si ha una casa,
  • 5:16 - 5:20
    quando il tuo paese d'origine
    ti rifiuta per paura o persecuzione,
  • 5:20 - 5:24
    o quando la tua città natale
    è stata rasa al suolo.
  • 5:25 - 5:27
    Non sentivo di avere una patria.
  • 5:27 - 5:29
    Non ero più cittadina giordana,
  • 5:29 - 5:31
    ma non ero nemmeno americana.
  • 5:32 - 5:33
    Provavo un senso di solitudine
  • 5:33 - 5:36
    che è mi è difficile spiegare ancora oggi.
  • 5:37 - 5:40
    Dopo la scuola, avevo disperatamente
    bisogno di un luogo da chiamare casa.
  • 5:41 - 5:42
    Rimbalzai da uno stato all'altro
  • 5:42 - 5:45
    e alla fine mi fermai
    nella Carolina del Nord.
  • 5:45 - 5:47
    Persone di buon cuore
    provarono dispiacere per me
  • 5:47 - 5:49
    e s'offrirono di pagarmi l'affitto,
  • 5:49 - 5:53
    un pasto o un vestito
    per un colloquio di lavoro.
  • 5:53 - 5:56
    Mi faceva sentire più isolata e incapace.
  • 5:56 - 5:58
    Finché non conobbi Miss Sarah,
  • 5:58 - 6:02
    una cristiana battista del sud
    che mi ospitò e mi diede un lavoro,
  • 6:02 - 6:04
    che cominciai a credere in me stessa.
  • 6:05 - 6:08
    Miss Sarah aveva un locale
    sulle montagne della Carolina del Nord.
  • 6:10 - 6:12
    Pensai che, a causa della mia
    infanzia privilegiata
  • 6:12 - 6:14
    e gli studi al
    College Sette Sorelle
  • 6:14 - 6:16
    mi avrebbe chiesto
    di gestire il ristorante.
  • 6:16 - 6:17
    Mi sbagliavo.
  • 6:18 - 6:20
    Iniziai lavando i piatti
  • 6:20 - 6:22
    pulendo i bagni e lavorando alla griglia.
  • 6:22 - 6:25
    Imparai l'umiltà
    e il valore del duro lavoro.
  • 6:25 - 6:28
    Ma soprattutto mi sentii
    valorizzata e accolta.
  • 6:29 - 6:31
    Festeggiai il Natale con la sua famiglia,
  • 6:31 - 6:33
    e lei cercò di osservare
    il Ramadan con me.
  • 6:34 - 6:37
    Ricordo che ero nervosa
    quando feci coming out con lei--
  • 6:37 - 6:39
    dopo tutto, era una battista del sud.
  • 6:39 - 6:40
    Mi sedetti accanto a lei
  • 6:40 - 6:43
    e dissi: "Miss Sarah,
    sai che sono gay."
  • 6:43 - 6:45
    Non dimenticherò mai
    la sua risposta.
  • 6:46 - 6:48
    "Va bene, tesoro.
    Ma non diventare una sgualdrina."
  • 6:48 - 6:51
    (Risate)
  • 6:51 - 6:54
    (Applausi)
  • 6:54 - 7:00
    Alla fine mi trasferii in Atlanta,
    ancora in cerca di una casa.
  • 7:00 - 7:03
    Tre anni dopo il mio viaggio
    prese una strana piega
  • 7:03 - 7:06
    quando incontrai dei bambini rifugiati
    che giocavano a calcio all'aperto.
  • 7:06 - 7:09
    Sbagliai strada ed arrivai
    a questo condominio
  • 7:09 - 7:11
    e vidi questi bambini
    giocare a calcio.
  • 7:11 - 7:14
    Stavano giocando scalzi
    con una palla raffazzonata
  • 7:14 - 7:16
    e sassi per segnare le porte.
  • 7:16 - 7:17
    Li osservai per circa un'ora,
  • 7:17 - 7:19
    e, poco dopo, stavo sorridendo.
  • 7:19 - 7:21
    I ragazzi mi ricordavano casa mia,
  • 7:21 - 7:24
    di come ero cresciuta
    giocando a calcio
  • 7:24 - 7:27
    per le strade della Giordania,
    con i miei fratelli e cugini.
  • 7:28 - 7:30
    Ad un certo punto mi unii a loro.
  • 7:30 - 7:33
    All'inizio erano un pochino
    scettici sul farmi giocare.
  • 7:33 - 7:35
    perché, secondo loro,
    le ragazze non lo sanno fare.
  • 7:35 - 7:37
    Ma io sapevo giocare.
  • 7:37 - 7:39
    Chiesi se avessero mai
    giocato in una squadra.
  • 7:39 - 7:41
    Dissero di no, ma che sarebbe stato bello.
  • 7:42 - 7:45
    Poco alla volta li convinsi
    e formammo la nostra prima squadra.
  • 7:46 - 7:51
    Quei ragazzini mi diedero
    un corso intensivo in rifugiati, povertà
  • 7:52 - 7:53
    e umanità.
  • 7:54 - 7:58
    Tre fratelli dall'Afghanistan --
    Roohullah, Noorullah and Zabiullah --
  • 7:58 - 8:00
    ebbero un ruolo fondamentale.
  • 8:00 - 8:04
    Un giorno arrivai tardi all'allenamento
    e non trovai nessuno.
  • 8:04 - 8:05
    Ero davvero preoccupata.
  • 8:05 - 8:07
    La mia squadra amava far pratica.
  • 8:07 - 8:09
    Non era da loro mancare a un allenamento.
  • 8:09 - 8:13
    Uscii dall'auto e due ragazzi
    corsero fuori da dietro un cassonetto
  • 8:13 - 8:14
    gesticolando in modo frenetico.
  • 8:15 - 8:17
    "Coach, Rooh è stato picchiato.
  • 8:17 - 8:19
    C'era sangue dappertutto."
  • 8:19 - 8:21
    "Che vuol dire?
    Che significa che è stato picchiato?"
  • 8:21 - 8:23
    "Dei ragazzi cattivi l'hanno picchiato.
  • 8:23 - 8:26
    Sono scappati tutti. Avevano paura."
  • 8:26 - 8:28
    Salimmo in macchina
    e andammo all'appartamento di Rooh.
  • 8:28 - 8:31
    Bussai alla porta, e Noor venne ad aprire.
  • 8:32 - 8:34
    "Dov'è Rooh? Ho bisogno
    di parlargli e vedere se sta bene."
  • 8:34 - 8:37
    "È nella sua tanza, coach.
    Si rifiuta di uscire."
  • 8:37 - 8:38
    Bussai alla porta.
  • 8:39 - 8:41
    "Rooh, esci, ho bisogno di parlarti.
  • 8:41 - 8:44
    Devo vedere se stai bene
    o se devo portarti all'ospedale."
  • 8:44 - 8:45
    Venne fuori.
  • 8:45 - 8:48
    Aveva un taglio profondo
    alla testa, un labbro rotto,
  • 8:48 - 8:50
    ed era veramente scosso.
  • 8:51 - 8:52
    Gli diedi un'occhiata
  • 8:52 - 8:54
    e chiesi ai ragazzi
    di cercare la loro mamma
  • 8:54 - 8:57
    perché dovevo portarlo all'ospedale.
  • 8:57 - 8:58
    Chiamarono la loro mamma.
  • 8:59 - 9:00
    Quando giunse,
  • 9:00 - 9:04
    io le davo le spalle,
    e cominciò a gridare in Farsi.
  • 9:05 - 9:07
    I ragazzi si buttarono per terra ridendo.
  • 9:07 - 9:08
    Ero davvero confusa,
  • 9:08 - 9:10
    perché non c'era nulla di divertente.
  • 9:10 - 9:12
    Mi spiegarono ciò che aveva detto,
  • 9:12 - 9:15
    "Avete detto che il vostro allenatore
    è una donna musulmana."
  • 9:15 - 9:18
    Da dietro, non le davo quest'impressione.
  • 9:18 - 9:21
    (Risate)
  • 9:21 - 9:24
    "Sono musulmana," le dissi.
  • 9:24 - 9:25
    "Ašhadu ʾan lā ʾilāha ʾilla (A)llāh,"
  • 9:26 - 9:28
    dissi recitando la nostra
    proclamazione di fede.
  • 9:29 - 9:30
    Confusa,
  • 9:31 - 9:33
    e forse un pochino rassicurata,
  • 9:33 - 9:34
    comprese che sì,
  • 9:34 - 9:38
    questa donna americanizzata,
    senza velo e con i pantaloncini corti
  • 9:38 - 9:39
    era veramente musulmana.
  • 9:40 - 9:42
    La loro famiglia era fuggita dai Talebani.
  • 9:44 - 9:45
    Centinaia di persone nel loro villaggio
  • 9:45 - 9:47
    erano state assassinate.
  • 9:47 - 9:49
    Il padre era stato catturato dai Talebani,
  • 9:49 - 9:53
    e quando era tornato, mesi dopo,
    era solo l'ombra dell'uomo che era stato.
  • 9:55 - 9:57
    La famiglia fuggì poi in Pakistan,
  • 9:57 - 10:01
    e i due figli più grandi,
    di 8 e 10 anni all'epoca,
  • 10:01 - 10:04
    tessevano tappeti per 10 ore al giorno
    per sostentare la famiglia.
  • 10:05 - 10:09
    Erano così commossi quando gli fu detto
    che avevano ottenuto il permesso
  • 10:09 - 10:11
    di stabilirsi negli Stati Uniti.
  • 10:11 - 10:14
    Facevano parte di quel fortunato
    0,1 percento che ce la fa.
  • 10:14 - 10:16
    Avevano vinto alla lotteria.
  • 10:17 - 10:18
    La loro storia non è la sola.
  • 10:19 - 10:23
    Ogni famiglia di rifugiati con cui
    ho lavorato ha una storia simile.
  • 10:23 - 10:24
    Lavoro con ragazzi
  • 10:25 - 10:29
    che hanno visto stuprare le loro madri,
    tagliare le dita dei padri.
  • 10:29 - 10:32
    Un ragazzo ha visto i ribelli
    sparare a sua nonna in testa
  • 10:32 - 10:36
    perché si era rifiutata che i ribelli
    lo usassero come bambino soldato.
  • 10:38 - 10:39
    I loro viaggi sono tormentati,
  • 10:40 - 10:46
    ma ciò che vedo ogni giorno
    è speranza, resilienza, determinazione,
  • 10:46 - 10:47
    amore per la vita
  • 10:47 - 10:50
    e gratitudine per poter ricostruire
    le loro vite.
  • 10:52 - 10:54
    Una sera ero in casa dei ragazzi,
  • 10:54 - 10:59
    quando la madre tornò dopo aver pulito
    18 camere di hotel in un solo giorno.
  • 10:59 - 11:01
    Si sedette, Noor le massaggiò i piedi,
  • 11:02 - 11:05
    le disse che si sarebbe
    preso cura di lei finiti gli studi.
  • 11:05 - 11:06
    Lei sorrise, esausta.
  • 11:06 - 11:10
    "Dio è buono. La vita è buona.
    Siamo fortunati ad essere qui."
  • 11:11 - 11:16
    Negli ultimi due anni, abbiamo assistito
    a un crescente sentimento anti-rifugiati.
  • 11:16 - 11:17
    È globale.
  • 11:19 - 11:22
    Le cifre sono aumentate perché
    non facciamo nulla per prevenirlo
  • 11:22 - 11:24
    e nulla per fermarlo.
  • 11:24 - 11:27
    Il punto non dovrebbe essere impedire
    ai rifugiati di venire nei nostri paesi.
  • 11:27 - 11:30
    Il punto dovrebbe essere non obbligarli
    ad abbandonare le loro terre.
  • 11:30 - 11:35
    (Applausi)
  • 11:47 - 11:48
    Scusate.
  • 11:48 - 11:52
    (Applausi)
  • 11:58 - 12:00
    Quanta sofferenza,
  • 12:00 - 12:03
    quanta sofferenza dobbiamo
    ancora sostenere?
  • 12:03 - 12:06
    Quante persone devono
    essere forzate a fuggire
  • 12:06 - 12:07
    prima di dire: "Basta!"?
  • 12:07 - 12:09
    Un centinaio di milioni?
  • 12:09 - 12:12
    Non solo li disprezziamo,
    li ciritichiamo e li rifiutiamo
  • 12:13 - 12:16
    per le atrocità di cui non sono
    assolutamente responsabili,
  • 12:17 - 12:18
    ma li traumatizziamo
  • 12:18 - 12:21
    quando dovremmo accoglierli
    nei nostri paesi.
  • 12:23 - 12:27
    Li priviamo della dignità
    e li trattiamo come dei criminali.
  • 12:27 - 12:29
    Due settimane fa venne
    nel mio ufficio una studentessa.
  • 12:29 - 12:31
    Lei è originaria dell'Iraq.
  • 12:31 - 12:33
    Scoppiò a piangere.
  • 12:34 - 12:35
    "Perché ci odiano?"
  • 12:35 - 12:36
    "Chi ti odia?"
  • 12:36 - 12:39
    "Tutti, tutti ci odiano
    perché siamo rifugiati,
  • 12:39 - 12:41
    perché siamo musulmani."
  • 12:42 - 12:44
    In passato, riuscivo
    a rassicurare i miei studenti
  • 12:44 - 12:47
    che la maggior parte del mondo
    non odia i rifugiati.
  • 12:47 - 12:48
    Ma questa volta non potei.
  • 12:49 - 12:52
    Non potei spiegarle perché qualcuno
    cercò di strappare lo hijab della madre
  • 12:52 - 12:54
    mentre facevano la spesa,
  • 12:54 - 12:57
    o perché un giocatore della squadra
    avversaria la definì terrorista
  • 12:57 - 13:00
    e le disse di tornarsene da dove
    era venuta.
  • 13:00 - 13:02
    Non potei confortarla
  • 13:02 - 13:04
    spiegandole che l'estremo
    sacrificio di suo padre
  • 13:04 - 13:07
    servendo nell'esercito
    statunitense come traduttore
  • 13:07 - 13:10
    le avrebbe dato maggior valore
    come cittadina americana.
  • 13:11 - 13:14
    Accettiamo così pochi rifugiati nel mondo.
  • 13:15 - 13:18
    Ne facciamo stabilire
    meno dello 0,1 percento.
  • 13:19 - 13:22
    Quello 0,1% avvantaggia più noi che loro.
  • 13:23 - 13:27
    Mi sbigottisce che la parola "rifugiato"
    sia considerata qualcosa di sporco,
  • 13:27 - 13:28
    qualcosa di cui vergnognarsi.
  • 13:28 - 13:30
    Non hanno nulla di cui vergognarsi.
  • 13:34 - 13:37
    Abbiamo visto progressi
    in ogni aspetto delle nostre vite --
  • 13:37 - 13:38
    tranne la nostra umanità.
  • 13:39 - 13:43
    Ci sono 65,3 milioni di persone che
    sono state costrette a lasciare casa
  • 13:43 - 13:44
    a causa della guerra --
  • 13:45 - 13:47
    il più alto numero nella storia.
  • 13:47 - 13:49
    Siamo noi quelli che
    dovrebbero vergognarsi.
  • 13:50 - 13:51
    Grazie.
  • 13:51 - 13:57
    (Applausi)
Title:
Non provate dispiacere per i rifugiati -- credete in loro
Speaker:
Luma Mufleh
Description:

"Abbiamo assistito a grandi progressi in ogni aspetto delle nostre vite -- tranne che nella nostra umanità," afferma Luma Mufleh, immigrata giordana e musulmana di origine siriana che ha fondato la prima scuola accreditata per rifugiati negli Stati Uniti. Mufleh condivide storie di speranza e di resilienza, spiegando come stia aiutando giovani provenienti da paesi devastati dalla guerra a superare il difficile processo di costruirsi una nuova patria. Lasciatevi ispirare da questo vibrante discorso a fare la differenza nelle vite dei rifugiati.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
14:13

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