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Jason McCue: Il terrorismo è un marchio fallito

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    Non c'è alcun dubbio riguardo al fatto che dialoghiamo con i terroristi.
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    Siamo in lotta contro una nuova forma di terrorismo.
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    Assomiglia alla vecchia, tradizionale forma di terrorismo,
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    ma è una sorta di nuova versione del 21esimo secolo.
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    Una delle questioni principali riguardo all'antiterrorismo
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    è: come lo percepiamo?
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    Perché la percezione determina il modo in cui reagire.
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    Per cui se avete una percezione tradizionale del terrorismo,
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    lo vedrete come criminalità o guerra.
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    Per cui come gli risponderete?
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    Naturalmente, occhio per occhio.
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    Lo combatterete. Se invece avete un approccio più moderno,
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    e la vostra percezione del terrorismo riguarda la causa e gli effetti,
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    naturalmente la risposte che ne risultano
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    saranno molto più asimmetriche.
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    Viviamo in un mondo globale, moderno.
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    I terroristi vi ci sono adeguati.
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    È qualcosa che facciamo anche noi, e questo significa
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    che chi lavora nell'antiterrorismo
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    deve iniziare, a tutti gli effetti, ad indossare
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    degli occhiali alla Google, o qualcosa di simile.
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    Da parte mia, ciò che vorrei che noi facessimo è considerare
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    il terrorismo come se fosse un marchio mondiale,
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    tipo Coca-Cola.
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    Entrambi fanno male alla salute.
    (Risate)
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    Se lo si osserva come un marchio,
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    si inizia a capire che deve essere un prodotto piuttosto difettoso.
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    Perché, come abbiamo detto, fa male alla salute
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    fa male a chi ne viene colpito,
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    e non fa neanche bene ai kamikaze.
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    Non mantiene ciò che promette sulla confezione.
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    Non avrete certo 72 vergini in paradiso.
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    Non succederà, almeno non credo.
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    E negli anni '80 non metterete certo fine al capitalismo,
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    aiutando uno di questi gruppi. È un mucchio di sciocchezze.
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    Noterete che ha un tallone d'Achille.
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    Il marchio ha un tallone d'Achille.
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    Abbiamo nominato la salute,
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    ma ha bisogno di consumatori disposti a crederci.
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    I consumatori di cui ha bisogno sono l'elettorato del terrorismo.
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    Sono le persone che credono nel marchio, che lo sostengono,
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    lo agevolano, e sono le persone con cui
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    dobbiamo metterci in contatto.
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    Dobbiamo attaccare il marchio di fronte a queste persone.
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    Ci sono essenzialmente due modi per farlo, se proseguiamo con questa metafora del marchio.
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    Uno è ridurre la sua quota di mercato. Questo significa
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    porre il nostro marchio contro il loro. Dobbiamo competere.
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    Dobbiamo mostrare che il nostro prodotto è migliore
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    Se cerco di mostrare che il mio prodotto è migliore,
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    non farei certo cose come Guantanamo Bay.
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    Abbiamo discusso sul posto della necessità di limitare
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    il bisogno del prodotto stesso. Lì si può trovare
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    povertà, ingiustizia e tutte quelle cose
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    che alimentano il terrorismo.
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    L'altra opzione è abbattere il prodotto,
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    attaccando il mito del marchio, come abbiamo detto.
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    Sapete, non c'è nulla di eroico nell'uccidere un ragazzino.
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    Forse dovremmo concentrarci su questo e far circolare il messaggio.
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    Dobbiamo mostrare i pericoli del prodotto.
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    Il pubblico a cui miriamo non è solo chi il terrorismo lo fabbrica,
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    ovvero i terroristi.
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    Non sono solo i promotori del terrorismo,
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    che sono coloro che lo finanziano, che lo agevolano,
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    ma sono i consumatori del terrorismo.
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    Dobbiamo entrare in quei territori.
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    Perchè è lì che il terrorismo recluta. Da lì provengono forza e potere.
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    Da lì provengono i suoi consumatori.
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    È lì che dobbiamo far arrivare il nostro messaggio.
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    Per cui è essenziale avviare delle interazioni
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    in quelle aree, con i terroristi, i promotori, ecc.
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    Dobbiamo attirare l'attenzione, dobbiamo educare
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    e dobbiamo dialogare.
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    Rimanendo sulla metafora del marchio ancora per alcuni secondi,
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    pensate al meccanismo di distribuzione.
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    Come portiamo avanti questi attacchi?
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    Beh, ridurre le quote di mercato è compito dei governi
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    e delle società civili. Dobbiamo mostrare che siamo migliori.
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    Dobbiamo mostrare i nostri valori.
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    Dobbiamo mettere in pratica ciò che predichiamo.
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    Ma quando si tratta di abbattere il marchio,
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    se i terroristi sono la Coca-Cola e noi siamo la Pepsi,
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    non penso che, essendo noi la Pepsi, risultiamo credibili quando
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    parliamo della Coca-Cola.
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    Per cui dobbiamo cercare un meccanismo alternativo,
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    ed uno dei migliori meccanismi che ho trovato
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    riguarda le vittime del terrorismo.
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    Perché sono persone in grado di alzarsi in piedi e dire:
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    "Quel prodotto è una schifezza. Mi ha fatto star male per giorni.
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    Mi ha ustionato la mano, o qualcosa si simile." Voi gli credereste.
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    Le loro cicatrici sarebbero visibili. Vi fidereste di loro.
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    Ma che siano le vittime, i governi,
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    le Organizzazioni non Governative o persino la Regina l'altro giorno, nell'Irlanda del Nord,
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    dobbiamo interagire e confrontarci con questi vari
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    aspetti del terrorismo, dobbiamo, a tutti gli effetti,
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    fare una piccola danza con il diavolo.
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    Questa è la mia parte preferita del discorso.
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    Vorrei farvi saltare in aria per cercare di essere più efficace,
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    ma -- (Risate) --
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    TED, per questioni di sicurezza e di salute, mi ha detto
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    che posso fare solo un conto alla rovescia, per cui
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    mi sento un po' a metà tra un terrorista irlandese o ebreo,
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    e un terrorista per la salute e la sicurezza, e -- (Risate) --
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    adesso contro 3, 2, 1 e...
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    è un po' allarmante, per cui sto pensando a quale sarebbe il mio motto,
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    e sarebbe: "Parti del corpo, non attacchi di cuore. "
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    Per cui 3, 2, 1. (Suono di un'esplosione)
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    Molto bene. (Risate)
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    Ora, la ragazza del 15J era una kamikaze tra di noi.
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    Siamo tutti vittime del terrorismo.
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    Siamo in 625 in questa stanza. Saremo spaventati a vita.
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    C'erano un padre ed un figlio seduti in quel posto.
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    Il figlio è morto e il padre è vivo.
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    Probabilmente il padre si maledirà per i prossimi anni
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    per non aver preso il posto del figlio.
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    Annegherà nell'alcool e probabilmente
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    si ucciderà entro tre anni. Queste sono le statistiche.
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    Laggiù c'è una giovane ragazza molto bella,
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    che ha quella che penso sia una delle peggiori forme
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    di danno psicologico e fisico che abbia mai visto
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    causata da un attacco suicida: è un proiettile umano.
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    Significa che quando si siede in un ristorante
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    nei prossimi 10, 15 anni,
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    oppure in spiaggia, di tanto in tanto si
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    gratterà la pelle e verranno fuori
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    pezzi di quel proiettile.
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    Ed è una cosa difficile da accettare nella propria testa.
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    Laggiù c'è anche una signora che ha perso le gambe
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    in questo attentato.
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    Scoprirà che riceverà una ridicola somma di denaro
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    da parte del governo
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    per aiutarla dopo ciò che le è capitato.
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    Aveva una figlia che stava per andare ad una delle migliori università.
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    Dovrà rinunciarvi per poter
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    accudire la propria madre.
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    Siamo tutti qui e chiunque ci guardi
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    ne rimarrà traumatizzato,
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    ma tutti voi che siete le vittime imparerete
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    una dura verità.
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    Ossia, nella nostra società noi compatiamo, ma dopo un po'
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    iniziamo ad ignorare. Non facciamo abbastanza come società.
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    Non curiamo le nostre vittime, e non le aiutiamo,
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    e quello che vorrei fare è mostrare
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    che le vittime sono le migliori armi che abbiamo
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    contro l'avanzare del terrorismo.
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    Come si sarebbe comportato invece un governo di
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    inizio millennio? Lo sappiamo tutti.
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    Avrebbero iniziato un'invasione.
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    Se il kamikaze fosse stato del galles,
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    beh, buona fortuna al galles, direi.
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    Una legislazione istintiva, basata sulle emergenze
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    -- che colpisce alla base della nostra società, come sappiamo --
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    è uno sbaglio.
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    Dobbiamo cambiare i pregiudizi da Edimburgo
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    fino a tutto il Regno Unito, e dobbiamo farlo per tutti i Gallesi.
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    Oggi i governi hanno imparato dai loro errori.
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    Stanno osservando ciò che vi ho mostrato,
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    questi approcci asimmetrici alla situazione,
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    queste visioni più moderne, di causa ed effetto.
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    Ma gli errori del passato sono inevitabili.
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    È la natura umana.
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    La paura e la fretta di fare qualcosa al riguardo
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    sono immense. E portano a fare sbagli.
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    Non porteranno mai a scelte intelligenti.
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    Una volta un famoso terrorista irlandese ha riassunto
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    la questione molto bene. Ha detto,
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    "Il fatto è che il governo Britannico deve essere fortunato ogni volta,
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    mentre a noi basta essere fortunati solo una."
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    Quello che dobbiamo fare è essere efficaci.
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    Dobbiamo pensare di essere proattivi.
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    Dobbiamo costruire un arsenale di armi non combattive
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    in questa guerra contro il terrorismo.
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    Ma, ovviamente, sono solo idee -- una cosa che i governi non maneggiano molto bene.
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    Vorrei tornare indietro giusto prima dello scoppio, all'idea del marchio
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    e di quando parlavo di Coca-Cola e Pepsi, ecc.
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    Noi la vediamo come una guerra tra i marchi del terrorismo e della democrazia.
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    Loro la vedranno come combattenti per la libertà e per la verità
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    contro l'ingiustizia, l'imperialismo, ecc.
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    Dobbiamo considerarlo come un campo di battaglia mortale.
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    Non è solo il nostro corpo e il nostro sangue che vogliono.
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    Loro vogliono le nostre anime culturali ed è per questo
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    che l'analogia del marchio è un modo molto interessante di osservare la questione.
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    Osserviamo al Quaeda. Al Quaeda era essenzialmente
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    uno prodotto sugli scaffali di un souk da qualche parte
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    di cui non molti avevano sentito parlare.
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    L' 11 settembre l'ha lanciato. È stato una grande campagna di marketing,
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    ed è stata realizzata apposta per il 21esimo secolo. Sapevano quello che facevano.
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    Stavano facendo qualcosa qualcosa di efficace per l'immagine del marchio
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    creando un marchio a cui potersi affiliare
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    in tutto il mondo, dovunque ci fosse povertà, ignoranza ed ingiustizia.
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    Come ho detto, noi dobbiamo colpire quel mercato,
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    ma dobbiamo usare le nostre teste invece della nostra forza.
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    Se lo consideriamo nell'ottica del marchio, o in modo simile,
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    non risolveremo la lotta al terrorismo.
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    Vorrei solamente elencare alcuni esempi provenienti
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    dal mio lavoro, dove cerchiamo di approcciare queste cose in maniera differente.
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    Il primo è stato soprannominato "lawfare" [guerra legalista],
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    tanto per trovare una parola più adatta.
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    Quando in principio cercavamo di compiere azioni civili contro i terroristi,
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    tutti hanno pensato che fossimo pazzi ed anticonformisti
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    ed eccentrici. Ora che ha un nome, tutti lo stanno applicando.
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    C'è una bomba, la gente inizia a denunciare.
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    Ma uno dei primi casi è stata la bomba di Omagh.
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    Un'azione civile è stata condotta nel 1998.
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    Ad Omagh una bomba è scoppiata per mano dell'IRA
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    nel mezzo delle trattative di pace.
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    Ciò significava che i colpevoli non potevano davvero essere perseguiti
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    per varie ragioni, ma soprattutto per le trattative di pace
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    e per quello che è il bene superiore.
  • 12:06 - 12:08
    Come potete immaginare, significa anche che
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    le persone che hanno bombardato i vostri bambini
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    e i vostri mariti potevano tranquillamente passeggiare nei supermercati
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    dove andate anche voi.
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    Alcune vittime hanno detto, quel che è troppo è troppo.
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    Ed hanno iniziato un'azione privata e, grazie a Dio, 10 anni dopo
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    l'hanno vinta. C'è ancora un piccolo appello
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    al momento per cui devo essere cauto,
  • 12:29 - 12:31
    ma sono piuttosto sicuro.
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    Perché è stato efficace?
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    Perché non solo si ha avuta la percezione che giustizia era stata fatta
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    laddove c'era un enorme vuoto.
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    Ma anche perché l'IRA e gli altri gruppi terroristici,
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    traggono la loro forza dal fatto di subire soprusi.
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    Rovesciando la situazione, quando sono diventate le vittime
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    a subire soprusi, non hanno saputo cosa fare.
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    Si sono sentiti imbarazzati. Il numero di reclute è calato.
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    Gli attentati si sono interrotti -- ed è un fatto -- grazie a quest'azione.
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    L'aspetto più importante è che le vittime sono diventate
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    un fantasma che tormentava l'organizzazione terroristica.
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    Ci sono altri esempi. Abbiamo un caso chiamato Almog
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    che ha a che fare con una banca che fu,
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    presumibilmente, dal nostro punto di vista,
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    complice dei kamikaze.
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    Solo iniziando il caso
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    la banca ha tagliato i finanziamenti, e invero
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    le autorità del mondo, che per ragioni politiche
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    non hanno potuto fare molto al riguardo
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    poiché c'erano diversi conflitti di interesse,
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    hanno serrato le suddette scappatoie nel sistema bancario.
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    C'è un altro caso chiamato caso McDonald,
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    in cui alcune vittime del Semtex, delle bombe del governo provvisorio dell'IRA,
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    che sono state fornite da Gheddafi, hanno citato in giudizio
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    e quest'azione ha portato delle conseguenze fantastiche per la Libia.
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    La nuova Libia è stata compassionevole con le vittime
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    e in questo modo è nato un intero nuovo dialogo.
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    Ma il problema è che abbiamo bisogno di sempre maggior supporto
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    per queste idee e per questi casi.
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    Affari civili ed iniziative della società civile.
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    C'è un caso interessante in Somalia. C'è una guerra contro la pirateria.
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    E se qualcuno pensa che si possa combattere la pirateria
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    allo stesso modo con cui si combattono i terroristi, si sbaglia.
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    Quello che stiamo cercando di fare è trasformare i pirati in pescatori.
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    Hanno un passato da pescatori, in fondo,
  • 14:27 - 14:30
    ma abbiamo rubato loro il pesce e scaricato montagne di rifiuti tossici
  • 14:30 - 14:33
    nella loro acqua. Quello che vogliamo fare è creare
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    sicurezza e posti di lavoro introducendo un guardiacoste
  • 14:36 - 14:39
    insieme all'industria della pesca, e vi assicuro
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    che con questo miglioramento gruppi militari come al Shabaab
  • 14:42 - 14:46
    non potranno fare leva sulla povertà e l'ingiustizia per sfruttare la loro gente.
  • 14:46 - 14:50
    Queste iniziative costano meno di un missile,
  • 14:50 - 14:53
    e sicuramente meno della vita di un soldato,
  • 14:53 - 14:55
    ma principalmente porta la guerra nelle loro terre,
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    e non sulle nostre coste,
  • 14:58 - 14:59
    e stiamo osservando le cause.
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    L'ultimo cosa di cui voglio parlare è il dialogo.
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    I vantaggi del dialogo sono ovvi.
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    Educa entrambe le parti, migliora la conoscenza reciproca,
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    rivela i punti di forza e le debolezze,
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    e sì, come moti oratori in passato,
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    una vulnerabilità condivisa porta alla fiducia, e diventa
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    come processo, parte della norma.
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    Ma non è una strada facile. Dopo la bomba,
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    le vittime non sono molto d'accordo.
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    Ci sono problemi pratici.
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    È politicamente pericoloso per i protagonisti
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    e per gli interlocutori. In una occasione
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    stavo conducendo le trattative, ed ogni volta che dicevo una cosa a loro sgradita,
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    mi tiravano delle pietre addosso,
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    e quando dicevo una cosa a loro gradita,
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    iniziavano a sparare in aria, una cosa altrettanto spiacevole.
    (Risate)
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    Qualunque sia il punto, entra nel vivo del problema,
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    ce la stiamo facendo, stiamo parlando con loro.
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    Ora, vorrei solo concludere dicendo che, se seguiamo la ragione,
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    scopriamo che vorremmo tutti credere di avere
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    una percezione del terrorismo non solo da
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    un punto di vista puramente militare.
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    Dobbiamo spingere per moderne
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    ed asimmetriche risposte al terrorismo.
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    Non si tratta di essere morbidi con il terrorismo.
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    Si tratta di combatterlo su un campo di battaglia contemporaneo.
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    Dobbiamo spingere per l'innovazione, come ho detto.
  • 16:23 - 16:27
    I governi sono ricettivi, ma non verrà fuori nulla da quei corridoi polverosi.
  • 16:27 - 16:29
    Il settore privato ha un ruolo da giocare.
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    Quello che possiamo fare è uscire fuori e vedere
  • 16:32 - 16:35
    come sostenere le vittime di tutto il mondo
  • 16:35 - 16:37
    a condurre iniziative.
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    Vorrei lasciarvi con qualche grande interrogativo che possa
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    cambiare la prospettiva di qualcuno, e chi sa quali
  • 16:43 - 16:45
    idee e risposte ne scaturiranno,
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    ma è davvero necessario che io e il mio gruppo di terroristi abbiamo dovuto
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    farvi saltare in aria per catturare l'attenzione?
  • 16:53 - 16:57
    Dobbiamo porci queste domande, per quanto sgradevoli.
  • 16:57 - 17:00
    Abbiamo ignorato un'ingiustizia o una lotta
  • 17:00 - 17:03
    umanitaria da qualche parte nel mondo?
  • 17:03 - 17:06
    Cosa succede se, in realtà, l'impegno contro la povertà e l'ingiustizia
  • 17:06 - 17:08
    è esattamente quello che i terroristi volevano farci fare?
  • 17:08 - 17:11
    Se le bombe sono semplicemente la nostra sveglia?
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    Cosa succede se quella bomba esplode
  • 17:14 - 17:18
    perché avevamo la testa altrove e nessun modo
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    per consentire al dialogo di affrontare queste cose e interagire?
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    La cosa sicuramente condivisibile
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    è che, come ho detto, dobbiamo smettere di essere reattivi,
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    ed essere più proattivi, e vorrei solo lasciarvi
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    con una idea, ossia
  • 17:34 - 17:37
    una domanda provocatoria su cui riflettere
  • 17:37 - 17:42
    e la cui risposta richiederà compassione per il diavolo.
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    È una domanda che è stata affrontata da molti grandi pensatori
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    e scrittori: e se la società avesse veramente bisogno di una crisi per cambiare?
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    E se la società avesse in realtà bisogno del terrorismo
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    per modificarsi e adattarsi per il meglio?
  • 17:55 - 18:00
    Si tratta di quei temi di Bulgakov, è quell'immagine di Gesù
  • 18:00 - 18:03
    mano nella mano con il Diavolo nel Getsemani
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    che camminano al chiaro di luna.
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    Quel che vuol dire è che gli esseri umani,
  • 18:08 - 18:11
    per sopravvivere allo sviluppo,
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    in stile abbastanza darwiniano
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    intrinsecamente devono danzare con il diavolo.
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    Un sacco di gente dice che il comunismo è stato sconfitto
  • 18:21 - 18:25
    dai Rolling Stones. È una buona teoria.
  • 18:25 - 18:28
    Forse i Rolling Stones hanno un posto in questa storia.
  • 18:28 - 18:31
    Grazie.
  • 18:31 - 18:40
    (Musica) (Applausi)
  • 18:40 - 18:42
    Bruno Giussani: Grazie. (Applausi)
Title:
Jason McCue: Il terrorismo è un marchio fallito
Speaker:
Jason McCue
Description:

In questo avvincente discorso, l'avvocato Jason McCue spinge per un nuovo modo di colpire il terrorismo, per indebolire la sua credibilità verso coloro che stanno comprando il prodotto - le reclute. Condivide storie di casi reali in cui lui e altri attivisti hanno usato questo approccio per innestare e dare il via al cambiamento.

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English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
19:02
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