Return to Video

Lo sport che ci trasforma | Mauro Berruto | TEDxTorino

  • 0:18 - 0:21
    Sono le 5:30 del mattino.
  • 0:22 - 0:25
    Londra, 12 agosto 2012.
  • 0:26 - 0:32
    Spengo la sveglia, anche se quella notte,
    in realtà, non ho dormito parecchio,
  • 0:32 - 0:34
    perché fra un'ora c'è un pullman
  • 0:34 - 0:38
    che mi porterà a giocare la partita
    più importante della mia carriera.
  • 0:38 - 0:41
    La partita che vale una medaglia olimpica.
  • 0:41 - 0:44
    Ora, serve una premessa.
  • 0:45 - 0:47
    Come avete intuito
    quando sono entrato sul palco
  • 0:47 - 0:52
    io non sono stato un grande atleta
    che è diventato allenatore di pallavolo,
  • 0:53 - 0:57
    che è un po' lo stereotipo classico
    del mondo dello sport.
  • 0:57 - 1:01
    Mi piacerebbe raccontarvi,
    come fa qualche mio collega,
  • 1:01 - 1:03
    che ero molto bravo,
    avevo talento,
  • 1:03 - 1:05
    poi mi sono fatto male
    e ho dovuto iniziare ad allenare.
  • 1:06 - 1:09
    No; ero sano come un pesce.
  • 1:09 - 1:12
    Semplicemente non avevo talento
    a sufficienza per diventare un atleta,
  • 1:12 - 1:15
    cosa che mi sarebbe piaciuta moltissimo.
  • 1:16 - 1:19
    Matteo vi ha raccontato del mio giro,
    che è stato un po' lungo.
  • 1:19 - 1:24
    Ho incominciato ad allenare
    in questa città, che è la mia città,
  • 1:24 - 1:28
    in un oratorio di questa città,
    di un borgo, si chiama Borgo San Paolo.
  • 1:30 - 1:34
    Ho incominciato da lì un percorso
    che è passato attraverso
  • 1:34 - 1:37
    cinque campionati diversi,
    dieci città diverse,
  • 1:37 - 1:39
    tre nazioni: l'Italia,
    la Grecia e la Finlandia,
  • 1:39 - 1:45
    che sono parti del mondo che
    mi hanno fatto diventare quel che sono.
  • 1:46 - 1:49
    Pensavo un po' a queste cose
    quella mattina alle 5:30,
  • 1:49 - 1:51
    sapendo che quel pullman
    sarebbe partito un'ora dopo
  • 1:51 - 1:55
    per portarmi all'Hell's Court,
  • 1:55 - 1:59
    il posto, il luogo dove la nostra squadra
    avrebbe giocato quella partita.
  • 1:59 - 2:03
    L'Hell's Court è una
    di quelle architetture resistenti
  • 2:03 - 2:06
    che sono state capaci di cambiare
    nel corso della storia
  • 2:06 - 2:09
    la loro destinazione d'uso.
  • 2:09 - 2:15
    Alla fine dell'800 c'era la sede europea
    del "Buffalo Bill's Wild West Show",
  • 2:16 - 2:18
    pensate quanti sogni
    sono transitati di lì.
  • 2:18 - 2:23
    Poi, all'interno di quella struttura,
    pensata per i grandi eventi musicali,
  • 2:24 - 2:28
    nel 1973 David Bowie fece un concerto
  • 2:28 - 2:31
    che siglò il record storico
  • 2:31 - 2:36
    di persone che erano andate
    ad assistere a un concerto rock indoor.
  • 2:36 - 2:39
    Nel 1992 un nuovo edificio,
  • 2:39 - 2:43
    tanto per essere coerente
    con questo luogo di produzione di sogni,
  • 2:43 - 2:46
    venne inaugurato
    da una principessa, Lady Diana.
  • 2:46 - 2:53
    Poi in occasione della trentesima edizione
    dei giochi olimpici, Londra 2012,
  • 2:53 - 2:58
    quel posto era stato scelto
    per disputare le partite di pallavolo.
  • 2:59 - 3:03
    Quello era, in quel giorno,
    il teatro dei miei sogni.
  • 3:03 - 3:07
    Purtroppo era lontanissimo
    da dove stavamo noi,
  • 3:07 - 3:12
    era a più di un'ora di tragitto
    in condizioni normali,
  • 3:12 - 3:17
    però quel giorno, tanto per complicare
    le cose, c'erano due fatti:
  • 3:17 - 3:22
    il primo: era l'ultimo giorno dei giochi,
    il giorno in cui si corre la maratona.
  • 3:22 - 3:30
    La maratona arrivava nel centro di Londra,
    che quindi era completamente paralizzato.
  • 3:30 - 3:36
    Il secondo fatto era che la nostra partita
    aveva un orario d'inizio particolare:
  • 3:36 - 3:38
    le 8:30 del mattino.
  • 3:39 - 3:42
    La pallavolo è uno sport
    di forza esplosiva
  • 3:42 - 3:46
    non è un capriccio, non è questione
    di allenamento o di abitudine.
  • 3:46 - 3:50
    È molto difficile essere performanti
    a quell'ora del mattino,
  • 3:50 - 3:52
    è un fatto biologico.
  • 3:54 - 3:59
    Nessuno dei miei atleti aveva mai giocato
    una partita che incominciasse a quell'ora.
  • 4:00 - 4:03
    Era tutto completamente nuovo,
  • 4:03 - 4:07
    era una situazione, una sensazione
    completamente sconosciuta.
  • 4:08 - 4:11
    Era tutto meravigliosamente inallenabile.
  • 4:11 - 4:12
    Nessuno dei nostri protocolli,
  • 4:12 - 4:15
    tutte quelle cose che nello sport
    si fanno con grande precisione
  • 4:15 - 4:18
    e con grande attenzione ai dettagli,
  • 4:18 - 4:21
    sembrava essere utile
    quel giorno; nessuna.
  • 4:22 - 4:24
    Forse una sì,
  • 4:24 - 4:26
    perché su quel pullman,
  • 4:26 - 4:29
    che mi avrebbe portato
    al teatro dei miei sogni,
  • 4:29 - 4:34
    io incominciavo a realizzare
    che quello che mi stava capitando -
  • 4:34 - 4:37
    lì, seduto, con il mio sacchettino
    con la colazione dentro,
  • 4:37 - 4:40
    un panino e un succo di frutta,
  • 4:40 - 4:42
    così come si fa nelle gite scolastiche -
  • 4:42 - 4:48
    quella sensazione era molto vicina
    a quello che avevo fatto 25 anni prima
  • 4:48 - 4:51
    quando in questa città allenavo
    i ragazzini dell'oratorio.
  • 4:51 - 4:54
    Dovevo calcolare bene
    i tempi degli spostamenti,
  • 4:54 - 4:57
    trovare la pizzeria giusta
    per arrivare a mangiare,
  • 4:57 - 5:02
    insomma in modo che fosse né troppo presto
    né troppo tardi, rispetto alla partita.
  • 5:02 - 5:04
    Paradossalmente,
  • 5:04 - 5:08
    era tutto diverso da ciò che avevo fatto
    negli ultimi anni della mia carriera
  • 5:08 - 5:12
    in serie A, agli Europei, ai Mondiali,
    nelle World League.
  • 5:12 - 5:14
    E altrettanto paradossalmente,
  • 5:14 - 5:20
    quel giro lungo, iniziato dall'oratorio,
    mi stava riportando al suo inizio.
  • 5:23 - 5:26
    Grazie alla solerzia
    degli organizzatori locali
  • 5:26 - 5:29
    arrivammo al campo di gioco
    con un anticipo pazzesco.
  • 5:30 - 5:32
    Chiudete un attimo gli occhi,
  • 5:32 - 5:34
    immaginate di essere un atleta
  • 5:34 - 5:39
    che deve andare in campo
    a giocare per una medaglia olimpica.
  • 5:39 - 5:42
    Provate a pensarvi a guardare
    il soffitto dello spogliatoio
  • 5:42 - 5:45
    dovendo aspettare più di un'ora
    l'inizio della gara.
  • 5:46 - 5:48
    Riuscite ad immaginare
    la tensione, il nervosismo,
  • 5:48 - 5:50
    quell'energia nervosa che si brucia
  • 5:50 - 5:55
    e che, però, sapete che presto
    vi servirà dannatamente.
  • 5:55 - 6:01
    La mia fortuna fu quella di percepire
    quello stato d'animo collettivo.
  • 6:02 - 6:07
    Chiamai la squadra intorno a me
    e feci un discorso di poche parole.
  • 6:08 - 6:15
    Dissi: "Voglio raccontarvi la storia di
    un saltatore in alto, un atleta come voi
  • 6:15 - 6:19
    che ha avuto lo stesso sogno vostro,
    per tutta la sua vita, fin da bambino:
  • 6:19 - 6:21
    vincere una medaglia olimpica.
  • 6:22 - 6:26
    Immaginate che quell'atleta abbia,
    insieme al suo staff di allenatori,
  • 6:26 - 6:30
    studiato in maniera meticolosa
    le condizioni in cui dovrà competere
  • 6:30 - 6:33
    il 12 agosto del 2012, a Londra.
  • 6:33 - 6:41
    Sa ed è consapevole che il 12 agosto
    a Londra normalmente ci sono 24 gradi,
  • 6:41 - 6:44
    c'è il 70% di tasso d'umidità,
  • 6:44 - 6:49
    c'è una leggera brezza di 4/5 nodi
    che soffia da sud-est a favore di rincorsa
  • 6:50 - 6:54
    e ha ricreato quelle condizioni
    e si è allenato in quelle condizioni
  • 6:54 - 6:57
    ogni singolo giorno
    degli ultimi quattro anni.
  • 6:57 - 7:02
    È perfetto, si sente pronto,
    si sente imbattibile.
  • 7:03 - 7:05
    Poi arriva il 12 agosto 2012.
  • 7:06 - 7:10
    E quando quell'atleta entra nella pista
    di atletica dello stadio olimpico
  • 7:10 - 7:13
    succede che piove.
  • 7:14 - 7:20
    Piove, fa freddo, la pedana
    è scivolosa, c'è un vento forte.
  • 7:21 - 7:23
    Quali sono le due scelte?
  • 7:23 - 7:26
    La medaglia verrà
    comunque assegnata quel giorno,
  • 7:26 - 7:29
    la vincerà chi sarà più agile.
  • 7:30 - 7:37
    E questo concetto di agilità ha a che fare
    con la fisicità, che serve agli sportivi,
  • 7:37 - 7:39
    però è un concetto
    anche molto intellettuale.
  • 7:40 - 7:44
    È una sorta di leggerezza,
    di capacità di muoversi in modo efficace
  • 7:44 - 7:46
    di interpretare qualche dettaglio
  • 7:46 - 7:51
    e di rimettere insieme dei pezzi
    che sembrano scomporsi tra le tue mani.
  • 7:52 - 7:53
    Io dissi:
  • 7:55 - 8:01
    "Sono certo che siate consapevoli che
    tutto quello che avete fatto fino ad oggi
  • 8:01 - 8:03
    è stato importante,
  • 8:04 - 8:06
    perché se voi non aveste avuto
    quell'attenzione ai dettagli,
  • 8:06 - 8:10
    quella cura del particolare,
    quella ricerca del protocollo,
  • 8:10 - 8:13
    oggi voi non sareste seduti
    in questo spogliatoio,
  • 8:13 - 8:15
    ci sarebbe qualcun altro al posto vostro.
  • 8:15 - 8:21
    Però, oggi, voi dovete sbarazzarvi
    di quello che vi siete portati fino a qui.
  • 8:21 - 8:23
    Dovete togliervi questo zaino
  • 8:23 - 8:27
    che è troppo pesante e che oggi
    non servirà, anzi, sarà di ostacolo.
  • 8:28 - 8:32
    Chiusi questo piccolo discorso
    dicendo una cosa molto semplice
  • 8:32 - 8:35
    che però sentivo davvero in quel momento
  • 8:35 - 8:36
    e dissi semplicemente:
  • 8:36 - 8:41
    "Voglio che sappiate che sono
    dannatamente orgoglioso di essere qui
  • 8:41 - 8:44
    con ciascuno di voi,
    oggi, sotto questa pioggia.
  • 8:45 - 8:49
    Cacciai letteralmente gli atleti
    dallo spogliatoio,
  • 8:49 - 8:52
    chiesi loro di andare
    a fare colazione, fuori.
  • 8:52 - 8:54
    Immaginatevi la scena
    con gli addetti alla sicurezza
  • 8:54 - 8:58
    che rincorrevano gli atleti
    che andavano a prendere un caffè.
  • 8:58 - 9:01
    Ci demmo appuntamento
    mezz'ora dopo, nello stesso spogliatoio,
  • 9:02 - 9:04
    dove io non parlai quasi più.
  • 9:04 - 9:05
    Feci solo un gesto.
  • 9:06 - 9:08
    Appesi in quello spogliatoio
    una maglia azzurra,
  • 9:08 - 9:13
    la maglia numero 16
    di Vigor Bovolenta,
  • 9:13 - 9:19
    un atleta che aveva vestito quella maglia
    197 volte fino alle olimpiadi di Pechino
  • 9:19 - 9:22
    e che cinque mesi prima di quella partita
  • 9:22 - 9:26
    era tragicamente scomparso
    per un problema cardiaco,
  • 9:26 - 9:28
    giocando a pallavolo.
  • 9:28 - 9:32
    Appesi quella maglia insieme alle altre
    e dissi semplicemente -
  • 9:33 - 9:40
    ricordai semplicemente l'importanza
    di non lasciarsi cose non dette, non fatte
  • 9:40 - 9:43
    dicendo che in qualche modo,
    in qualche forma, quel giorno,
  • 9:43 - 9:46
    avremmo potuto contare
    su un giocatore in più.
  • 9:47 - 9:49
    Non avrei certo immaginato
    che quattro anni dopo
  • 9:49 - 9:53
    sarei stato chiamato a raccontare
    di queste vicende a un TED.
  • 9:53 - 9:57
    Però credo, in quel momento,
    di aver pensato esattamente:
  • 9:57 - 10:01
    "This must be the place",
    questo dev'essere il posto,
  • 10:01 - 10:04
    dev'essere il posto dove io, dove noi
    realizzeremo i nostri sogni
  • 10:04 - 10:08
    anche se completamente diverso
    da quello che ci saremmo aspettati.
  • 10:09 - 10:11
    Sta a noi renderlo tale, oggi.
  • 10:12 - 10:17
    Mi venne in mente il luogo
    da dove i nostri sogni erano iniziati:
  • 10:18 - 10:21
    il Foro Italico,
    lo Stadio dei Marmi, a Roma,
  • 10:21 - 10:25
    da lì la delegazione olimpica
    si muove simbolicamente
  • 10:25 - 10:29
    per andare a ricevere la bandiera olimpica
    dal presidente della Repubblica.
  • 10:29 - 10:33
    Pensai a quel luogo
    con un riferimento alla leggerezza,
  • 10:33 - 10:36
    proprio quella di Italo Calvino,
    nelle "Lezioni americane"
  • 10:36 - 10:40
    perché anche il Foro Italico è un luogo
    che ha saputo trasformare clamorosamente
  • 10:40 - 10:43
    la destinazione
    per la quale era stato pensato.
  • 10:43 - 10:44
    Perché quel luogo era stato pensato
  • 10:44 - 10:49
    per celebrare la pesantezza
    e l'orrore dell'apologia fascista.
  • 10:50 - 10:54
    Era stato pensato per dividere il mondo
  • 10:54 - 10:58
    ed era stato capace di trasformarsi,
    ospitando nel 1960
  • 10:58 - 11:02
    l'edizione forse più bella
    dei giochi olimpici, quella di Roma,
  • 11:02 - 11:06
    quella di Abebe Bikila,
    della sua corsa leggera a piedi scalzi,
  • 11:06 - 11:09
    la maratona vinta
    sotto l'arco di Costantino,
  • 11:09 - 11:12
    i giochi di Cassius Cley,
  • 11:12 - 11:13
    i giochi di Nino Benvenuti,
  • 11:13 - 11:16
    i giochi di Wilma Rudolph,
  • 11:16 - 11:21
    i giochi di un ragazzo torinese che
    Wilma Rudolph guardava con tenerezza,
  • 11:21 - 11:25
    si chiamava Livio Berruti
    e vinse i 200 metri
  • 11:25 - 11:30
    con un'immagine meravigliosamente
    romantica, quella di un volo di colombe
  • 11:30 - 11:34
    che accompagnavano la sua curva
    prima della dirittura d'arrivo,
  • 11:34 - 11:40
    che sottolineavano quella leggerezza,
    che aveva trasformato anche quel luogo
  • 11:40 - 11:45
    nato per un obiettivo completamente
    diverso, nato per dividere il mondo,
  • 11:45 - 11:50
    in un luogo dove il mondo, quel giorno,
    trovava la sua sintesi più bella.
  • 11:51 - 11:54
    [Musica di sottofondo]
  • 11:55 - 12:00
    Non ricordo quasi nulla della partita
    che ci ha assegnato la medaglia.
  • 12:01 - 12:03
    Ricordo la tensione,
    le difficoltà da superare,
  • 12:03 - 12:05
    il senso di far parte
    di qualcosa di grande,
  • 12:05 - 12:09
    ricordo che ci fu, però, con chiarezza
    in tutti noi una sensazione,
  • 12:09 - 12:13
    non pensammo mai, neanche per un istante,
    che non avremmo vinto quella partita.
  • 12:13 - 12:16
    Ripensai tante volte
    a quello che era successo,
  • 12:17 - 12:22
    ricordo l'ultimo punto, quello che segnò
    la fine di quel percorso
  • 12:22 - 12:27
    e ricordo che dopo quell'ultimo punto,
    sul podio olimpico,
  • 12:27 - 12:33
    ricomparve quella maglia
    che avevamo appeso negli spogliatoi
  • 12:33 - 12:37
    con un gesto di una bellezza straordinaria
    che fece il giro del mondo
  • 12:37 - 12:40
    e che è ancora la mia medaglia,
    perché, non so se sapete,
  • 12:40 - 12:44
    con grande crudeltà ai giochi olimpici
    la medaglia agli allenatori non la danno.
  • 12:44 - 12:47
    La medaglia... va solo agli atleti.
  • 12:47 - 12:49
    [Applausi]
  • 12:56 - 12:57
    Poco dopo -
  • 12:57 - 12:58
    [Applausi]
  • 12:59 - 13:03
    Poco dopo ripensai a Calvino,
    guardando ai miei atleti sul podio.
  • 13:04 - 13:07
    Una sensazione che
    vi raccontano tanti atleti,
  • 13:08 - 13:12
    una specie di passaggio schizofrenico
    fra la gioia assoluta e la melanconia
  • 13:12 - 13:16
    sono sorrisi che si spengono,
    occhi che si abbassano.
  • 13:17 - 13:22
    Come diceva Calvino, la melanconia
    è tristezza che diventa leggera.
  • 13:22 - 13:24
    Come se lì, sul podio,
  • 13:24 - 13:30
    tu scoprissi che il viaggio
    che ti ha portato fino a lì è finito
  • 13:30 - 13:32
    e quell'isola di utopia
    che hai ricercato per tanti anni
  • 13:32 - 13:37
    si dissolve sotto tuoi piedi appena
    tu ci hai messo il primo passo sopra.
  • 13:37 - 13:41
    Ricordo anche la sera
    dopo quella medaglia,
  • 13:42 - 13:47
    passeggiavo nel villaggio olimpico,
    l'ultimo giorno dei giochi,
  • 13:47 - 13:52
    ripetendomi in maniera ossessiva
    che quel sogno che io avevo da bambino,
  • 13:52 - 13:54
    che era stato possibile raggiungere
  • 13:54 - 13:58
    mi dimostrava che
    non esistono sogni impossibili.
  • 13:59 - 14:00
    E mi ripetevo questa cosa
  • 14:00 - 14:04
    immaginando e sentendo che io avevo
    in quel momento un solo desiderio,
  • 14:04 - 14:08
    una nuova idea:
    essere a Rio, quattro anni dopo.
  • 14:08 - 14:12
    In quel momento incominciai
    a tratteggiare un nuovo viaggio,
  • 14:12 - 14:15
    verso un'altra isola di utopia.
  • 14:15 - 14:19
    Pensai qualcosa del genere:
    "Rio must be the place".
  • 14:20 - 14:24
    Io però a Rio non ci sono arrivato,
  • 14:24 - 14:28
    perché mi sono fermato un mese prima
    delle qualificazioni per quelle olimpiadi,
  • 14:29 - 14:32
    rassegnando le mie dimissioni,
    il 29 luglio del 2015,
  • 14:33 - 14:37
    in relazione a un fatto che non voglio
    raccontare, perché non è importante.
  • 14:37 - 14:42
    È importante che avesse a che fare
    col rispetto delle persone e dei valori,
  • 14:42 - 14:47
    cosa che a mio giudizio non erano,
    non sono e non saranno mai negoziabili.
  • 14:49 - 14:51
    Non voglio giocare a fare l'eroe.
  • 14:52 - 14:57
    Se voi mi chiedeste: "Lo rifaresti?"
    Io non vi saprei rispondere.
  • 14:57 - 15:01
    Quella scelta mi ha procurato
    un dolore immenso, gigantesco.
  • 15:02 - 15:05
    Guardare alla televisione,
  • 15:05 - 15:09
    otto atleti che con me,
    sui 12 presenti a Rio,
  • 15:09 - 15:11
    giocavano una finale olimpica,
  • 15:11 - 15:15
    è una sensazione che difficilmente
    riuscirei a descrivere
  • 15:15 - 15:17
    quindi non ci provo neanche.
  • 15:17 - 15:19
    Voglio solo mettervi in guardia:
  • 15:20 - 15:22
    "the place" non esiste.
  • 15:23 - 15:28
    O almeno, non esiste per quanto voi
    vi sforziate di definirne i dettagli,
  • 15:28 - 15:30
    non esiste come lo pensate voi.
  • 15:30 - 15:34
    L'isola che non c'è, appunto, non c'è.
  • 15:34 - 15:36
    "The place" è un viaggio.
  • 15:38 - 15:42
    La cosa bella è che ogni nostro viaggio
    possa essere il più lungo possibile
  • 15:42 - 15:46
    pieno di ricchezze, di persone
    da incontrare nel cammino, sulla strada,
  • 15:46 - 15:49
    pieno di posti dove farsi contaminare.
  • 15:49 - 15:53
    Proprio come succede nel viaggio
    più famoso della storia della letteratura,
  • 15:53 - 15:54
    quello di Ulisse.
  • 15:54 - 15:59
    C'è, nel libro quinto dell'Odissea,
    un momento in cui Ulisse
  • 15:59 - 16:03
    è sull'isola della Ninfa Calipso,
    la donna più bella del mondo
  • 16:03 - 16:07
    che gli ha promesso l'immortalità,
    se lui resterà lì con lei.
  • 16:07 - 16:08
    Ora, ditemi voi.
  • 16:08 - 16:10
    La donna più bella del mondo
    e l'immortalità
  • 16:10 - 16:13
    sono due poste in palio
    abbastanza significative,
  • 16:13 - 16:16
    eppure, Calipso trova Ulisse
    seduto sulla spiaggia
  • 16:16 - 16:19
    che guarda il mare
    con gli occhi rigati di lacrime
  • 16:19 - 16:24
    per questo desiderio, per la nostalgia
    di ritornare alla sua isola.
  • 16:25 - 16:29
    Il desiderio e la nostalgia
    sono un motore dalla forza inesauribile.
  • 16:30 - 16:32
    Siate consapevoli
  • 16:32 - 16:37
    che ci sarà sempre un luogo
    verso il quale desideriamo ritornare.
  • 16:37 - 16:40
    Ma che ogni volta che ci arriveremo
  • 16:40 - 16:43
    ce ne sarà un altro
    di cui sentiremo la mancanza.
  • 16:44 - 16:50
    C'è una poesia che racconta
    di quel viaggio straordinario,
  • 16:50 - 16:56
    che è anche una meravigliosa e struggente
    metafora sul senso della vita.
  • 16:56 - 17:02
    L'ha scritta Costantino Kavafis
    nel 1911 e s'intitola "Itaca".
  • 17:03 - 17:04
    (Musica)
  • 17:06 - 17:11
    "Quando ti metterai in viaggio per Itaca
    devi augurarti che la strada sia lunga,
  • 17:12 - 17:15
    fertile in avventure e in esperienze.
  • 17:15 - 17:20
    I Lestrigoni e i Ciclopi
    o la furia di Nettuno non temere,
  • 17:21 - 17:24
    non sarà questo il genere di incontri
  • 17:24 - 17:27
    se il pensiero resta alto
  • 17:27 - 17:31
    e un sentimento fermo
    guida il tuo spirito e il tuo corpo.
  • 17:32 - 17:35
    In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
  • 17:35 - 17:39
    né nell'irato Nettuno incapperai
    se non li porti dentro
  • 17:40 - 17:42
    se l'anima non te li mette contro.
  • 17:44 - 17:46
    Devi augurarti che la strada sia lunga.
  • 17:46 - 17:49
    Che i mattini d'estate siano tanti
  • 17:49 - 17:53
    quando nei porti,
    finalmente e con che gioia
  • 17:53 - 17:56
    toccherai terra tu, per la prima volta.
  • 17:57 - 18:02
    Negli empori fenici indugia e acquista
    madreperle, coralli, ebano e ambre
  • 18:02 - 18:06
    tutta merce fina, anche profumi
    penetranti d'ogni sorta;
  • 18:06 - 18:12
    più profumi inebrianti che puoi,
    va in molte città egizie,
  • 18:12 - 18:14
    Impara una quantità di cose dai dotti.
  • 18:15 - 18:20
    Sempre devi avere in mente Itaca,
    raggiungerla sia il tuo pensiero costante.
  • 18:21 - 18:27
    Tuttavia, non affrettare il viaggio;
    fa che duri a lungo, per anni,
  • 18:27 - 18:29
    e che da vecchio
    metta piede sull'isola, tu,
  • 18:29 - 18:34
    ricco dei tesori accumulati per strada,
    senza aspettarti ricchezze da Itaca.
  • 18:35 - 18:39
    Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza lei
    mai ti saresti messo sulla strada.
  • 18:39 - 18:41
    Che cos'altro ti aspetti?
  • 18:41 - 18:46
    E se la trovi povera,
    non per questo Itaca ti avrà deluso.
  • 18:46 - 18:50
    Fatto ormai savio,
    con tutta la tua esperienza addosso
  • 18:51 - 18:56
    già tu avrai capito
    che cosa un'Itaca vuole significare".
  • 18:57 - 18:59
    Qualunque sia la vostra Itaca,
  • 18:59 - 19:01
    buon viaggio!
  • 19:01 - 19:02
    Grazie
  • 19:02 - 19:03
    Applausi
Title:
Lo sport che ci trasforma | Mauro Berruto | TEDxTorino
Description:

Un motore inesauribile, una forza travolgente: è quella dello sport, strumento capace di cambiare la destinazione per cui i luoghi sono stati pensati, trasformare opere in muratura in architetture resistenti, cambiare le città, le persone e, quindi, come sosteneva Nelson Mandela, il mondo.
Da dove scaturisce questa sconfinata energia? Da un sentimento: quello che ci rende consapevoli del fatto che ci sarà sempre un luogo dove desideriamo ritornare. E ci sarà sempre un altro luogo di cui sentiremo la mancanza. Lo sport è un viaggio che racconta questa mancanza, trasformandola in ricchezza.

Mauro Berruto, oggi Amministratore Delegato della Scuola Holden – Storytelling & Performing Arts di Torino, è stato il CT della nazionale maschile italiana di pallavolo dal 2010 al 2015. Laureato in Filosofia presso l’Università di Torino (con una ricerca antropologica sul campo in Madagascar) dopo dodici anni di attività come Head Coach in serie A1 (Italia e Grecia), diventa dal 2005 al 2010 CT della nazionale finlandese (storico 4° posto agli Europei del 2007). Poi, alla guida dell’Italia dal 2011, conquista 6 medaglie consecutive nei più importanti tornei internazionali, tra le quali il bronzo ai Giochi Olimpici di Londra 2012. Apprezzatissimo keynote speaker, è autore e opinionista per RaiSport (2015/16 La Domenica Sportiva a Rai2, 2016/17 Dribbling a Rai2), editorialista per il quotidiano “Avvenire”, esperto di human performance, autore di due romanzi tra cui il recente “Independiente Sporting” per Baldini&Castoldi, diventato anche uno spettacolo teatrale dal titolo “Sporting”.

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx che utilizza il format della conferenza TED, ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale. Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx

more » « less
Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
19:06

Italian subtitles

Revisions