Perché abbiamo il singhiozzo? - John Cameron

Visualizza l'intera lezione su: http://ed.ted.com/lessons/why-do-we-hiccup-john-cameron

Il caso di singhiozzo più duraturo mai registrato è di 68 anni... ed è stato causato dalla caduta di un maiale. Mentre un così grave singhiozzo è piuttosto raro, almeno una volta siamo stati tutti soggetti ad un attacco di singhiozzo. Ma innanzitutto, cosa causa questi "hics" ? John Cameron ci porta con sé nel diaframma per farcelo capire.

Lezione di John Cameron, animazioni della Black Powder Design.

Charles Osborne iniziò ad avere il singhiozzo
nel 1922 quando un maiale gli cadde sopra.

Fu curato solo 68 anni dopo

ed è ora entrato nel Guinness dei primati

per il singhiozzo più lungo.

C'è poi Jennifer Mee,
una ragazza nata in Florida

che detiene il record
per il singhiozzo più frequente,

50 volte al minuto
per più di 4 settimane nel 2007.

Ma, cosa causa il singhiozzo?

Secondo i dottori il singhiozzo
è causato spesso da stimoli

che dilatano lo stomaco,

come ad esempio inalare aria

o mangiare e bere troppo velocemente.

Altri associano il singhiozzo
a emozioni molto forti

oppure a una loro reazione:

ridere,

singhiozzare,

oppure ansia,

e contentezza.

Guardiamo adesso
cosa succede quando si ha il singhiozzo

Comincia con uno spasmo involontario
o un'improvvisa contrazione del diaframma,

il muscolo a forma di cupola
sotto i polmoni

che utilizziamo per inalare l'aria.

A ciò segue l'immediata chiusura
delle corde vocali

e dell'apertura situata nel mezzo,

chiamata glottide.

Il movimento del diaframma
provoca l'inspirazione,

ma la chiusura delle corde vocali
impedisce che l'aria entri nella trachea

e raggiunga i polmoni.

Si crea così il caratteristico
"hic"

Ad oggi, non si conosce la vera funzione
del singhiozzo.

Sembra che non dia nessun contributo
medico o fisiologico.

Perché inspirare solo per fermarsi
quando l'aria entra nei polmoni?

Le strutture anatomiche

o i meccanismi fisiologici
senza uno scopo preciso

sono una sfida
per la biologia evolutiva.

Hanno uno scopo nascosto,
non ancora scoperto?

Oppure sono residui
del nostro passato evolutivo,

che una volta avevano uno scopo preciso

ma che ora sono solo
frammenti del passato?

L'idea è che il singhiozzo ci sia

già da molti milioni di anni
prima della comparsa dell'uomo.

I polmoni si sono evoluti come organo
per permettere ai pesci preistorici,

molti dei quali vivevano in acque
calde, stagnanti e con poco ossigeno,

di beneficiare del molto ossigeno
nell'aria sopra di loro.

Quando i loro discendenti
si stabilirono sulla terraferma,

passarono dalla respirazione branchiale
a quella polmonare.

È molto simile a ciò che succede,
più rapidamente, alle rane

che si trasformano
da girini con le branchie

in esemplari adulti con polmoni.

Secondo questa ipotesi il singhiozzo
è un residuo dell'antico passaggio

dall'acqua alla terraferma.

Un'inspirazione che muovendo l'acqua
tra le branchie

con una rapida chiusura della glottide
impedisce all'acqua d'entrare nei polmoni.

Ciò è provato dal fatto che

lo schema neurale che genera
il singhiozzo

è molto simile a quello responsabile
della respirazione negli anfibi.

Un altro team di scienziati ritiene
che il riflesso si sia mantenuto in noi

perché effettivamente garantisce
un vantaggio importante.

Sottolineano che il vero singhiozzo
sia proprio solo dei mammiferi

e che non si possa trovare in uccelli,
lucertole, tartarughe

o in altri animali che respirano ossigeno.

Inoltre, il singhiozzo compare nei bambini
ben prima che nascano

ed è molto più comune nei neonati
che negli adulti.

La spiegazione a ciò

riguarda la peculiare attività
dell'allattamento.

In origine, il singhiozzo
sarebbe stato usato dai mammiferi

per rimuovere l'aria dallo stomaco
come in un sonoro rutto.

L'improvvisa espansione del diaframma
fa salire l'aria dallo stomaco,

mentre la chiusura della glottide
impedisce al latte di entrare nei polmoni.

Talvolta, un attacco di singhiozzo
può andare avanti per molto,

e per fermarlo si escogitano
rimedi casalinghi:

sorseggiare di continuo acqua fredda,

trattenere il respiro,

una scorpacciata di miele
o burro di arachidi,

respirare dentro a un sacchetto,

oppure essere improvvisamente spaventati.

Purtroppo, gli scienziati devono ancora
capire se esista una cura

più o meno efficace dell'altra.

Tuttavia, sappiamo per certo
che una cosa non funziona.