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La gioia di fare surf in acqua gelata

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    Se vi dicessi che questo
    è il volto della vera felicità,
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    mi dareste del pazzo?
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    Non vi biasimerei,
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    perché quando guardo questo selfie artico
    tremo un po'.
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    Voglio raccontarvi qualcosa
    a proposito di questa foto.
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    Stavo nuotando in Norvegia,
    vicino alle isole Lofoten,
  • 0:23 - 0:25
    all'interno del Circolo Polare Artico
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    e l'acqua era veramente gelata.
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    L'aria? Una temperatura percepita di -10.
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    Potevo letteralmente sentire il sangue
    che cercava di lasciare le mani,
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    i piedi e il viso per andare a proteggere
    i miei organi vitali.
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    Non avevo mai avuto così tanto freddo.
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    Ma nonostante le labbra gonfie,
    gli occhi infossati e le guance arrossate,
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    ho scoperto che proprio in quel luogo
    riuscivo a provare una grande felicità.
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    Quando si parla di dolore,
    lo psicologo Brock Bastian
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    ha dato la descrizione migliore:
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    "Il dolore è una scorciatoia
    verso la consapevolezza.
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    Ci rende subito consapevoli
    di ciò che ci circonda.
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    Ci porta in maniera brutale
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    a una coscienza sensoriale del mondo
    simile a quella della meditazione."
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    Se tremare fosse una forma di meditazione,
    potrei considerarmi un monaco.
  • 1:17 - 1:17
    (Risate)
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    Prima di affrontare il perché
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    qualcuno vorrebbe mai fare surf
    nell'acqua gelata,
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    vorrei darvi un po' di elementi
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    per farvi capire com'è
    una mia giornata tipo.
  • 1:30 - 1:36
    (Musica)
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    (Video) Uomo: Voglio dire, so che
    speravamo in buone onde,
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    ma credo che nessuno immaginasse
    cosa sarebbe successo.
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    Non riesco a smettere di tremare.
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    Sto congelando.
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    (Musica)
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    (Applausi)
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    Chris Burkard: dunque,
    fotografo del surf, giusto?
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    A essere sinceri non so nemmeno
    se sia un vero lavoro.
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    Sicuramente i miei genitori
    non erano convinti
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    quando a 19 anni lasciai il lavoro
    per seguire i miei sogni:
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    cieli blu, calde spiagge tropicali
    e una abbronzatura fantastica.
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    Voglio dire, per me era così.
    La vita non poteva andarmi meglio.
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    Lavorare sodo fotografando surfisti
    in questi esotici posti per turisti.
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    Ma c'era un problema.
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    Vedete, più tempo trascorrevo
    a viaggiare in questi posti esotici,
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    e meno mi sentivo soddisfatto.
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    Ero partito cercando l'avventura
    e avevo trovato solo la routine.
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    Erano cose come il wi-fi,
    la TV, le cene eleganti,
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    essere sempre connessi,
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    che per me sono le trappole
    dei posti pieni di turisti
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    dentro e fuori dall'acqua.
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    Non ho impiegato molto
    per iniziare a sentirmi soffocato.
  • 3:31 - 3:35
    Ho iniziato a desiderare luoghi selvaggi
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    e quindi ho iniziato a cercare i posti
    che altre persone avevano scartato
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    o perché troppo freddi, o troppo isolati
    oppure troppo pericolosi per il surf
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    e questa sfida mi ha intrigato subito.
  • 3:45 - 3:49
    Ho iniziato una specie di crociata
    contro tutto ciò che è banale
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    perché se c'è una cosa che ho capito
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    è che qualunque carriera,
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    anche una affascinante
    come quella del fotografo,
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    corre il rischio di diventare monotona.
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    Cercando di rompere questa monotonia
    ho capito una cosa:
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    soltanto un terzo degli oceani
    sono caldi,
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    si tratta solo di una piccola fascia
    attorno all'equatore.
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    Dunque per trovare le onde perfette
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    avrei dovuto recarmi
    in qualche luogo freddo
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    dove il mare è più violento
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    ed è esattamente quello
    che ho iniziato a fare.
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    Il mio primo viaggio è stato in Irlanda
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    e ho capito subito
    che avevo trovato quello che cercavo.
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    Sono stato travolto
    dalla bellezza dei paesaggi,
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    ma soprattutto, non potevo credere
    di aver trovato le onde perfette
  • 4:32 - 4:35
    in un luogo così remoto.
  • 4:36 - 4:38
    A un certo punto
    siamo andati in spiaggia
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    solo per notare enormi pezzi di ghiaccio
    ammassati sulla riva.
  • 4:41 - 4:43
    Avevano creato una barriera
    tra noi e il mare
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    e abbiamo dovuto attraversarle
    come in un labirinto
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    solo per prendere posizione.
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    Una volta in acqua,
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    cercando di prendere le onde
    venivamo spinti via dal ghiaccio.
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    Un'esperienza incredibile
    che non dimenticherò mai,
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    perché in queste condizioni durissime
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    mi sono sentito come se fossi capitato
    nell'ultimo luogo tranquillo,
  • 5:03 - 5:06
    un luogo dove trovare la pace
    e la connessione con il mondo
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    che sapevo non avrei mai trovato
    in una spiaggia affollata.
  • 5:10 - 5:13
    Ero stato catturato.
    (Risate)
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    Pensavo di continuo a quelle acque gelide
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    e da quel momento
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    la mia carriera si è focalizzata
    su questi ambienti aspri e inospitali,
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    portandomi in posti come Russia,
    Norvegia, Alaska, Islanda, Cile,
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    Isole Faroe e altri posti.
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    Una delle cose che preferisco
    di questi posti
  • 5:31 - 5:34
    sono gli stimoli e la creatività
    necessari per raggiungerli:
  • 5:34 - 5:37
    le ore, i giorni e le settimane
    su Google Earth
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    trascorsi a cercare luoghi remoti
    dove poter andare.
  • 5:41 - 5:45
    E una volta arrivati,
    i veicoli erano altrettanto creativi:
  • 5:45 - 5:48
    motoslitte, autocarri sovietici
    a sei ruote,
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    e alcuni voli assurdi in elicottero.
  • 5:51 - 5:53
    (Risate)
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    A proposito, a me gli elicotteri
    spaventano molto.
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    In un particolare viaggio in barca
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    lungo la costa dell'isola di Vancouver
    verso questo luogo remoto,
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    ci siamo trovati in acqua
    ad osservare inermi
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    degli orsi che devastavano
    il nostro campo.
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    Se ne sono andati via con il nostro cibo
    e pezzi delle tende,
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    facendoci capire che eravamo
    il fondo della catena alimentare
  • 6:13 - 6:16
    e che quel posto era loro, non nostro.
  • 6:16 - 6:17
    Ma per me quel viaggio
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    è stato il testamento di quella natura
    per cui avevo abbandonato le spiagge.
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    È stato solo andando in Norvegia
    -- (Risate) --
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    che ho veramente imparato
    ad apprezzare il freddo.
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    Questo è il luogo
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    in cui alcune delle tempeste
    più violente del mondo
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    fanno infrangere onde enormi sulla costa.
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    Eravamo in questo piccolo fiordo
    all'interno del Circolo Polare Artico.
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    Ci sono più pecore che persone
  • 6:47 - 6:50
    perciò se avessimo avuto bisogno di aiuto
    non lo avremmo trovato.
  • 6:51 - 6:53
    Ero nell'acqua a fare foto
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    e iniziò a piovere.
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    La temperatura incominciò a scendere.
  • 7:00 - 7:04
    Mi sono detto che non sarei riuscito
    ad uscire dall'acqua.
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    Avevo viaggiato così a lungo
    cercando proprio questo:
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    temperature estreme e onde perfette.
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    E anche se non sentivo più le dita
    per scattare,
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    sapevo che non sarei uscito.
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    Ho fatto quello che ho potuto.
    Mi sono ripreso dal gelo.
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    Ma a quel punto ho sentito
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    il vento soffiare dal fiordo
    e colpirmi
  • 7:21 - 7:26
    e quella che all'inizio era solo neve
    è diventata una tempesta enorme,
  • 7:26 - 7:30
    e ho iniziato a perdere coscienza
    di dove fossi.
  • 7:31 - 7:34
    Non sapevo se stavo andando
    verso il mare o verso la riva,
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    e l'unica cosa che riuscivo a cogliere
    era il debole verso dei gabbiani
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    e il frangersi delle onde.
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    Sapevo che quel posto era noto
    per affondare navi e abbattere aerei,
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    e mentre mi trovavo lì fuori
    ho iniziato ad essere un po' nervoso.
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    Anzi, ero veramente terrorizzato --
  • 7:53 - 7:56
    (Risate) --
    ero quasi in ipotermia,
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    i miei amici mi hanno aiutato
    a uscire dall'acqua.
  • 8:00 - 8:03
    Non so se ero delirante
    o cos'altro,
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    ma più tardi mi hanno detto
  • 8:05 - 8:09
    che per tutto il tempo avevo sorriso.
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    È stato quel viaggio
  • 8:13 - 8:16
    e probabilmente quell'esperienza
    che mi hanno fatto capire
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    che ogni fotografia è preziosa,
  • 8:20 - 8:25
    perché all'improvviso, in quel momento,
    sono stato in grado di capirlo.
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    Ho realizzato che tutto quel tremare
    mi aveva insegnato qualcosa:
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    non ci sono scorciatoie per la felicità.
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    Per ogni cosa degna di essere inseguita
    bisogna soffrire,
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    giusto un pochino,
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    e la sofferenza che ho provato
    per fare queste foto,
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    ha aggiunto valore al mio lavoro
    che ora per me ha un altro significato
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    che non è solo il riempire
    le pagine di qualche rivista.
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    In questi posti ho lasciato
    una parte di me
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    e me ne sono andato
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    con quel senso di compiutezza
    che ho sempre cercato.
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    E allora riguardo questa foto.
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    Sarebbe facile vedere dita arrossate,
    la muta congelata
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    la difficoltà che ha comportato
    anche solo stare in quel posto.
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    Ma soprattutto, io vedo la felicità.
  • 9:22 - 9:24
    Grazie mille.
  • 9:24 - 9:29
    (Applausi)
Title:
La gioia di fare surf in acqua gelata
Speaker:
Chris Burkard
Description:

"Per qualunque cosa degna di essere inseguita, bisogna soffrire, solo un pochino," dice il fotografo di surf Chris Burkard, mentre spiega la sua ossessione per le spiagge più fredde, agitate e isolate del mondo. Con fotografie strabilianti e storie di luoghi che pochi esseri umani hanno mai visto, figuriamoci se ci hanno fatto surf, ci accompagna nella sua "personale crociata contro la banalità."

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
09:42

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