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El reportaje de BTV sobre Somonte, el documental

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    Aprile nella primavera fiorita, la luce del mattino si è già affacciata, ci sono passi decisi sul marciapiede, leggeri
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    come un volo di colombra. Somonte è una terra che appartienen al popolo, che vogliono svendere e
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    regalare, la gente fatta di braccianti senza lavoro decise di riprendersela.
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    Nel marzo del 2012 cinquecento braccianti del Sindacato andaluso dei Lavoratori occuparono la tenuta
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    Somonte, a Cordova, che il governo regionale voleva provatizzare.
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    Che tipo di situazione li ha spinti a realizzare questa azione diretta?
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    Certo, c’è un po’ di tutto, ma evidentemente no troveremo mai un proprietario terriero che occupi queste
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    terre. Troveremo braccianti che per molti anni sono stati emigranti, in Francia per le vendemmie, a lavorare
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    sempre per un padrone e con difficoltà, chiaro, prima fra tutte quella di trovare questo lavoro. L’Andalusia è una
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    delle regioni, dei territori, con più disoccupazione di tutta l’Europa, se hai delle difficoltà per lavorare, hai delle
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    difficoltà per pagare –come già sappiamo- una casa, per il tuo stesso sostentamento, quindi dovevano soddisfare
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    i fabbisogni più elementari. Stiamo parlando anche di occupazione ideologica per questa funzione sociale,
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    con tanti terreni pubblici che ci sono, come fa ad essere abbandonata questa terra, visto che l’Andalusia è piena
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    di braccianti senza lavoro?
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    Adesso state chiedendo un sostegno economico per finire il documentario che mostra l’esperienza di questo
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    gruppo di persone che ha collettivizzato 400 ettari di terreno improduttivi. In cosa si sono trasformati?
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    Hanno trasformato questi 400 ettari di terra, terreni che erano in stato di abbandono, in terreni di speranza.
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    All’inizio nemmeno gli uccellini cantavano più, come amano ricordare; adesso sono terreni pieni di vita, in cui
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    hanno stabilito coltivazioni di aridocultura come per esempio il girasole, il grano, ma hanno piantato
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    addirittura alberi, ulivi, lecci, ma anche ceci, fagioli, hanno un horto... E tutta questa verdura che producono
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    ha la fortuna di avere l’appoggio di un mercato sociale che si chiama La Tessitrice, situato a Cordova, che ha
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    comprato loro questi prodotti per un lungo periodo di tempo.
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    Damià, com’è la vita quotidiana di questa comunità? Oltre alle questioni puramente lavorative,
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    che tipo di impatto umano e sociale ha avuto questa azione diretta?
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    Loro dicono che ciascuno è figlio di sua madre e di suo padre, e ovviamente il fatto di vivere in una comunità, è
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    una cosa a cui non tutti sono abituati. In una collettività, in famiglia o in un centro autogestito, o di qualsiasi altro
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    tipo, ci sono inevitabilmente degli attriti, però sono capaci di superarli considerando il progetto che hanno
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    per le mani ed anche vedendo, giorno per giorno, che sono capaci di andare avanti gli uni con gli altri, capaci
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    di cose che da soli non potrebbero fare. Noi qui molte volte abbiamo la sensazione di avere problemi molto
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    individuali e che cerchiamo soluzioni molto individuali, e quello che loro hanno fatto è stato mettere in comune
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    queste difficoltà per riuscire a mettere in comune anche le soluzioni.
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    A te che hai conosciuto da vicino anche altre iniziative come il Movimento senza Terra in Brasile e che hai
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    convissuto con tutte queste persone a Somonte, cos’è che ti ha colpito di più delle loro testimonianze?
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    Beh! A Somonte troviamo persone con una grande forza interiore perchè hanno osato smettere di rispettare
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    quelle che consideriamo le norme, il sistema. E perchè? Perchè lo considerano illegittimo. In primo luogo, quindi,
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    questa loro forza interiore, di persone non giovanissime. Sono stati sgomberati un mese e mezzo dopo
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    l’occupazione, ma la stessa notte, cioè lo stesso 26 di aprile, ritornarono. Molti sostenevano che non li
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    avrebbero sgomberati, li avrebbero tirati fuori di qui solo con i piedi in avanti. E sono stanchi di questa
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    oppressione quotidiana, di questa precarietà economica e di lavoro, hanno preferito questa avventura umana di
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    lavoro collettivo e apprendimento giorno per giorno. Somonte non è un caso isolato nel mondo, ci sono
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    molte altre esperienze sul pianeta Terra in cui le terre vengono occupate. Io, per esempio, ho vissuto in
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    Brasile, con il Movimento senza Terra, sono movimenti che assieme formano La Via Contadina, un movimento
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    che raggruppa oltre 200 organizzazioni di tutto il mondo, e che assieme sono capaci di far vedere che la forza
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    collettiva è possibile.
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    Anche dalle nostre parti abbiamo degli esempi, come quello di Can Masdeu, un esempio di cooperativismo e
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    di convivenza tra persone di generazioni di verse che in un certo qual modo si allontana dalla cosiddetta dittatura
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    del Mercato. In che modo si potrà estendere questo modello?
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    In primo luogo con molto coraggio, e sapendo che non si può far affidamento sugli aspetti amministrativi e
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    legali. Nonostante questo sia stato un luogo abbandonato, è adesso uno spazio autogestito dalla
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    gente del popolo. Adesso ci sono anche molte persone che si ritrovano senza casa e si autogestiscono, questo
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    si può fare anche con i terreni, come dicevamo, ed addirittura con le imprese che falliscono e che i
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    lavoratori possono ridirigere verso un nuovo futuro. È possibile, non siamo sempre obbligati a mendicare per
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    un posto di lavoro che non sappiamo quanto durerà e che rende precaria anche la nostra propria vita. Con il
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    documentario di Somonte vogliamo rendere visibile che le esperienze di presa di potere da parte del popolo
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    sono reali, che sono possibili, e che tutti e tutte possiamo essere i protagonisti di questo video, affinché
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    crediamo che noi stessi abbiamo potere sufficiente per rendere questo un mondo più possibile.
Title:
El reportaje de BTV sobre Somonte, el documental
Description:

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Video Language:
Catalan
Duration:
05:38

Italian subtitles

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