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La crisi dei rifugiati è una prova del nostro carattere

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    Vi parlerò della crisi
    globale dei rifugiati
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    e il mio scopo è mostrarvi
    che questa crisi
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    è gestibile, non irrisolvibile,
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    ma mostrarvi anche che questo riguarda
    tanto noi e ciò che siamo
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    quanto è una prova
    per i profughi in prima linea.
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    Per me, non si tratta soltanto
    di un obbligo professionale,
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    perché gestisco una ONG a sostegno
    dei rifugiati e degli sfollati nel mondo.
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    È personale.
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    Amo questa foto.
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    Quel bellissimo uomo sulla destra,
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    non sono io.
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    È mio padre, Ralph, a Londra nel 1940
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    con suo padre Samuel.
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    Erano rifugiati ebrei dal Belgio.
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    Sono fuggiti il giorno
    dell'invasione nazista.
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    E amo anche questa foto.
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    È un gruppo di bambini rifugiati
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    mentre arrivano in Inghilterra
    nel 1946 dalla Polonia.
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    Al centro c'è mia madre, Marion.
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    È stata mandata
    a iniziare una nuova vita
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    in un nuovo paese
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    da sola
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    all'età di 12 anni.
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    Io so questo:
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    se il Regno Unito non avesse
    accolto i rifugiati negli anni '40
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    sicuramente io non sarei qui oggi.
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    Eppure 70 anni dopo,
    il cerchio si chiude.
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    Il suono è quello di muri innalzati,
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    di una retorica politica rancorosa,
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    di valori e principi umanitari in fiamme
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    proprio nei Paesi che
    70 anni fa dissero: "Mai più"
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    all'apolidia e alla disperazione
    delle vittime di guerra.
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    Lo scorso anno, ogni minuto,
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    24 persone sono state
    sfrattate dalle loro case
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    da conflitti, violenza e persecuzione:
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    un altro attacco
    con armi chimiche in Siria,
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    la furia dei talebani in Afghanistan,
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    le ragazze portate via dalla loro scuola
    nella Nigeria del nord-est da Boko Haram.
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    Queste non sono persone
    che si trasferiscono in un altro paese
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    per una vita migliore.
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    Stanno fuggendo per sopravvivere.
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    È una vera tragedia
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    che il profugo più famoso al mondo
    non possa parlare con voi qui oggi.
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    Molti riconosceranno questa foto.
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    Mostra il corpo senza vita
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    di Alan Kurdi, di 5 anni,
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    un profugo siriano morto
    nel Mediterraneo nel 2015.
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    È morto insieme ad altre 3.700 persone
    che cercavano di approdare in Europa.
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    L'anno successivo, il 2016,
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    sono morte 5.000 persone.
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    È troppo tardi per loro,
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    ma non è troppo tardi
    per i milioni di altri.
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    Non è troppo tardi
    per gente come Frederick.
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    L'ho incontrato nel campo profughi
    di Nyarugusu in Tanzania.
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    Viene dal Burundi.
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    Voleva sapere dove
    poteva completare gli studi.
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    Aveva fatto 11 anni di scuola.
    Voleva fare l'ultimo anno del diploma.
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    Mi disse: "Prego
    di non finire i miei giorni qui
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    in questo campo profughi."
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    Non è troppo tardi per Halud.
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    I suoi genitori erano profughi palestinesi
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    che vivevano nel campo profughi
    di Yarmouk fuori Damasco.
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    È nata da genitori profughi
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    e ora è lei stessa una profuga in Libano.
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    Lavora per il International Rescue
    Committee per aiutare altri profughi
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    ma non ha assolutamente alcuna certezza
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    sul suo futuro,
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    dove sarà o cosa le riserverà.
  • 3:42 - 3:46
    Questo intervento
    riguarda Frederick, Halud
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    e milioni come loro:
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    perché sono sfollati,
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    come sopravvivono, di cosa hanno bisogno
    e quali sono le nostre responsabilità.
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    Credo davvero
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    che il più grande problema nel XXI secolo
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    riguardi il nostro dovere
    verso gli sconosciuti.
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    Il futuro "te" riguarda i tuoi doveri
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    verso gli sconosciuti.
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    Sapete meglio di chiunque,
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    il mondo non è mai stato così connesso,
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    eppure il grande pericolo
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    è che siamo consumati
    dalle nostre divisioni.
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    E non c'è prova migliore di ciò
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    del modo in cui trattiamo i profughi.
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    Eccovi i fatti: 65 milioni di persone
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    sfrattati dalle loro case
    da violenza e persecuzioni lo scorso anno.
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    Se fosse una nazione,
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    sarebbe la 21esima nazione
    più grande del mondo.
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    La maggior parte di quelle persone,
    circa 40 milioni, resta nel proprio paese,
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    ma 25 milioni sono profughi.
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    Ciò vuol dire che attraversano
    il confine con lo stato vicino.
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    La maggior parte di loro
    vive in paesi poveri,
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    relativamente poveri o con un reddito
    medio-basso, come il Libano,
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    dove vive Halud.
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    In Libano, una persona
    su quattro è un profugo,
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    un quarto dell'intera popolazione.
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    E restano profughi per un lungo periodo.
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    La durata media del dislocamento
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    è di 10 anni.
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    Sono andato in quello che era
    il più grande campo profughi del mondo,
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    nel Kenia orientale.
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    Si chiama Dadaab.
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    Fu costruito nel 1991-92
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    come un "campo provvisorio"
    per i somali in fuga dalla guerra civile.
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    Ho conosciuto Silo.
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    Ingenuamente le chiesi:
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    "Pensi che tornerai mai
    a casa in Somalia?"
  • 5:34 - 5:36
    Lei rispose: "Cosa intendi
    con tornare a casa?
  • 5:36 - 5:38
    Io sono nata qui."
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    E quando chiesi alla direzione del campo
  • 5:41 - 5:45
    quante di quelle 330.000 persone
    nel campo fossero nate lì,
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    mi diedero la risposta:
  • 5:47 - 5:49
    100.000.
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    Ecco cos'è il dislocamento
    a lungo termine.
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    Le cause di ciò sono profonde:
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    stati deboli incapaci
    di sostenere la propria gente,
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    un sistema politico internazionale
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    più debole di quanto
    sia mai stato dal 1945
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    e differenze riguardo teologia, governo,
    relazioni col mondo esterno
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    in parti significative del mondo islamico.
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    Queste sono sfide generazionali
    a lungo termine.
  • 6:16 - 6:20
    Ecco perché dico che questa crisi è
    una tendenza e non un problema temporaneo.
  • 6:20 - 6:25
    È complesso, e quando si hanno problemi
    grandi, complessi e a lungo termine,
  • 6:25 - 6:27
    la gente pensa che
    non si possa fare nulla.
  • 6:28 - 6:30
    Quando Papa Francesco andò a Lampedusa,
  • 6:31 - 6:33
    un'isola italiana, nel 2014,
  • 6:33 - 6:36
    accusò tutti noi
    e la popolazione globale
  • 6:36 - 6:40
    di ciò che lui definì
    "la globalizzazione dell'indifferenza."
  • 6:41 - 6:42
    È una frase inquietante.
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    Vuol dire che i nostri cuori
    sono diventati di pietra.
  • 6:47 - 6:48
    Ora, io non lo so, ditemi voi.
  • 6:48 - 6:52
    È permesso discutere con il Papa,
    anche in una conferenza TED?
  • 6:53 - 6:54
    Ma penso che non sia vero.
  • 6:54 - 6:56
    Penso che la gente voglia
    cambiare le cose,
  • 6:56 - 7:00
    ma non sa se ci siano
    soluzioni a questa crisi.
  • 7:00 - 7:02
    Quello che voglio dirvi oggi
  • 7:02 - 7:06
    è che anche se i problemi sono reali,
    sono reali anche le soluzioni.
  • 7:06 - 7:07
    Prima soluzione:
  • 7:07 - 7:10
    i profughi hanno bisogno di lavorare
    nei Paesi dove vivono,
  • 7:10 - 7:13
    e i Paesi ospitanti hanno bisogno
    di un forte supporto economico.
  • 7:14 - 7:16
    In Uganda nel 2014 hanno fatto uno studio:
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    l'80% dei profughi nella capitale Kampala
  • 7:20 - 7:22
    non avevano bisogno
    di aiuti umanitari perché lavoravano.
  • 7:22 - 7:24
    Erano assistiti nella ricerca del lavoro.
  • 7:24 - 7:26
    Seconda soluzione:
  • 7:26 - 7:30
    l'educazione per i ragazzi
    è un'ancora di salvezza, non un lusso,
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    quando si è sfollati così a lungo.
  • 7:33 - 7:37
    I ragazzi possono riprendersi se ricevono
    un supporto sociale, emotivo appropriato
  • 7:37 - 7:40
    con l'alfabetizzazione
    letteraria e numerica.
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    L'ho visto coi miei occhi.
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    Ma metà dei bambini esuli
    in età scolare primaria nel mondo
  • 7:46 - 7:48
    non riceve alcuna educazione,
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    e lo stesso vale per i tre quarti
    di quelli in età scolare secondaria.
  • 7:51 - 7:53
    È assurdo.
  • 7:54 - 7:56
    Terza soluzione:
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    la maggior parte degli esuli sono
    in aree urbane, in città, non nei campi.
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    Cosa vorreste o vorrei
    se fossimo un profugo in città?
  • 8:02 - 8:05
    Vorremmo soldi per l'affitto
    o per comprare vestiti.
  • 8:06 - 8:09
    Questo è il futuro del sistema umanitario,
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    o di una sua parte rilevante:
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    dà del denaro alla gente
    per sostenere la forza dei profughi
  • 8:13 - 8:15
    e aiuterai l'economia locale.
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    C'è anche una quarta soluzione,
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    che è controversa ma va discussa.
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    I profughi più vulnerabili
    hanno bisogno di un nuovo inizio
  • 8:23 - 8:25
    e di una nuova vita nel nuovo Paese,
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    anche in Occidente.
  • 8:28 - 8:32
    I numeri sono relativamente piccoli,
    centinaia di migliaia, non milioni,
  • 8:32 - 8:35
    ma il simbolismo è enorme.
  • 8:36 - 8:39
    Questo non è il momento
    di bandire i profughi,
  • 8:39 - 8:40
    come propone l'amministrazione Trump.
  • 8:40 - 8:44
    È tempo di accogliere
    le persone vittime del terrore.
  • 8:44 - 8:45
    E ricordate
  • 8:45 - 8:48
    (Applausi)
  • 8:52 - 8:56
    Ricordate, chiunque vi chieda:
    "Sono adeguatamente controllati?"
  • 8:56 - 8:59
    è una domanda molto sensata
    e giusta da porre.
  • 9:00 - 9:04
    La verità è che i profughi
    che arrivano per il reinsediamento
  • 9:04 - 9:08
    sono più controllati di qualunque popolo
    che entra nei nostri Paesi.
  • 9:08 - 9:10
    Benché sia sensato porre questa domanda,
  • 9:10 - 9:14
    non è sensato dire che profugo
    è sinonimo di terrorista.
  • 9:15 - 9:16
    Ora, cosa accade
  • 9:16 - 9:18
    (Applausi)
  • 9:20 - 9:22
    Cosa accade quando
    i profughi non trovano lavoro,
  • 9:22 - 9:24
    non riescono a mandare i figli a scuola,
  • 9:24 - 9:28
    non ricevono denaro, non hanno
    una via legale per sperare?
  • 9:28 - 9:30
    Accade che intraprendono viaggi rischiosi.
  • 9:30 - 9:35
    Due anni fa sono andato a Lesbo,
    una bella isola greca.
  • 9:35 - 9:37
    Ci vivono 90.000 persone.
  • 9:37 - 9:41
    In un anno, 500.000 profughi
    hanno attraversato l'isola.
  • 9:41 - 9:43
    Voglio mostrarvi ciò che ho visto
  • 9:43 - 9:46
    quando ho guidato
    verso il nord dell'isola:
  • 9:46 - 9:50
    un mucchio di giubbotti salvagente
    di coloro che erano arrivati a riva.
  • 9:51 - 9:52
    Quando ho guardato meglio,
  • 9:52 - 9:55
    ho notato piccoli giubbotti
    salvagente per bambini,
  • 9:55 - 9:56
    quelli gialli.
  • 9:56 - 9:58
    E ho scattato questa foto.
  • 9:58 - 10:01
    Forse non riuscite a leggere,
    ma lo farò io per voi.
  • 10:01 - 10:05
    "Attenzione: non protegge
    dall'annegamento."
  • 10:06 - 10:07
    Quindi nel 21° secolo,
  • 10:08 - 10:11
    ai bambini vengono dati
    giubbotti salvagente
  • 10:11 - 10:13
    per raggiungere la sicurezza l'Europa
  • 10:13 - 10:16
    anche se quei giubbotti
    non salveranno le loro vite
  • 10:16 - 10:19
    se cadessero giù dalla barca
    che li sta portando lì.
  • 10:21 - 10:24
    Questa non è solo una crisi, è una prova.
  • 10:26 - 10:29
    È una prova che le civiltà
    hanno affrontato nei secoli.
  • 10:30 - 10:31
    È un test della nostra umanità.
  • 10:32 - 10:34
    È un test per noi nell'Occidente
  • 10:34 - 10:37
    di ciò che siamo e per cosa lottiamo.
  • 10:39 - 10:42
    È un test del nostro carattere,
    non solo della nostra politica.
  • 10:43 - 10:45
    I profughi sono un caso difficile.
  • 10:45 - 10:47
    Vengono da parti remote del mondo.
  • 10:48 - 10:50
    Hanno subito un trauma.
  • 10:50 - 10:52
    Spesso hanno una religione diversa.
  • 10:52 - 10:55
    Queste sono esattamente le ragioni
    per cui aiutare i profughi,
  • 10:55 - 10:57
    non un motivo per non farlo.
  • 10:57 - 11:01
    È un motivo per aiutarli
    per quello che rivela di noi.
  • 11:02 - 11:04
    Mostra i nostri valori.
  • 11:05 - 11:10
    Empatia e altruismo sono due
    dei fondamenti della civiltà.
  • 11:11 - 11:14
    Mettendo in atto l'empatia e l'altruismo
  • 11:14 - 11:16
    vivremo seguendo una profonda etica.
  • 11:17 - 11:19
    Nel mondo moderno, non abbiamo scuse.
  • 11:19 - 11:23
    Non possiamo dire di non sapere
    ciò che accade a Giuba, Sud Sudan,
  • 11:23 - 11:25
    o ad Aleppo, Siria.
  • 11:25 - 11:28
    È lì, nel nostro smartphone
  • 11:28 - 11:29
    nelle nostre mani.
  • 11:29 - 11:32
    L'ignoranza non può essere una scusa.
  • 11:32 - 11:36
    Se falliamo nell'aiutare, dimostriamo
    di non avere senso morale.
  • 11:37 - 11:40
    Mostra anche se conosciamo
    la nostra storia.
  • 11:41 - 11:43
    Il motivo per cui i rifugiati
    hanno diritti nel mondo
  • 11:43 - 11:46
    risiede nella straordinaria
    leadership occidentale
  • 11:46 - 11:49
    degli statisti, uomini e donne,
    dopo la seconda guerra mondiale
  • 11:49 - 11:51
    che creò i diritti universali.
  • 11:52 - 11:55
    Se buttiamo la protezione dei profughi,
    buttiamo la nostra storia.
  • 11:56 - 11:57
    Questo è
  • 11:57 - 11:59
    (Applausi)
  • 11:59 - 12:03
    Questo è rivelatore anche
    del potere della democrazia
  • 12:03 - 12:06
    come rifugio dalla dittatura.
  • 12:06 - 12:08
    Quanti politici avete ascoltato dire:
  • 12:09 - 12:13
    "Crediamo nel potere del nostro esempio,
    non nell'esempio del nostro potere."
  • 12:14 - 12:18
    Vuol dire che ciò per cui lottiamo
    ha più valore delle bombe che sganciamo.
  • 12:18 - 12:20
    I rifugiati in cerca di asilo
  • 12:21 - 12:25
    vedono nell'Occidente una fonte
    di speranza e un luogo di rifugio.
  • 12:27 - 12:29
    Russi, iraniani,
  • 12:29 - 12:32
    cinesi, eritrei, cubani,
  • 12:32 - 12:34
    sono giunti in Occidente per la sicurezza.
  • 12:35 - 12:37
    Lo gettiamo via a nostro rischio.
  • 12:38 - 12:40
    C'è un'altra cosa che rivela di noi:
  • 12:40 - 12:43
    se abbiamo umiltà
    per i nostri stessi errori.
  • 12:43 - 12:45
    Non sono una di quelle persone
  • 12:45 - 12:48
    che crede che ogni problema al mondo
    sia causato dall'Occidente.
  • 12:48 - 12:49
    Non è così.
  • 12:50 - 12:52
    Ma quando facciamo degli errori,
    dovremmo riconoscerlo.
  • 12:53 - 12:55
    Non è un caso che il paese che ha accolto
  • 12:55 - 12:58
    più rifugiati di qualsiasi alto,
    gli Stati Uniti,
  • 12:58 - 13:01
    abbia accolto più rifugiati
    dal Vietnam di tutti gli altri Paesi.
  • 13:02 - 13:03
    Parla alla storia.
  • 13:04 - 13:07
    Ma c'è una storia più recente,
    in Iraq e Afghanistan.
  • 13:08 - 13:11
    Non si può rimediare
    agli errori della politica estera
  • 13:11 - 13:13
    con azioni umanitarie,
  • 13:13 - 13:17
    ma quando rompi qualcosa,
    hai il dovere di provare a ripararla,
  • 13:17 - 13:19
    ed è questo il nostro dovere ora.
  • 13:22 - 13:23
    Ricordate all'inizio dell'intervento,
  • 13:23 - 13:26
    ho detto di voler spiegare
    che la crisi dei rifugiati
  • 13:26 - 13:28
    è gestibile, non irrisolvibile?
  • 13:29 - 13:32
    È vero, voglio che pensiate
    in un modo nuovo,
  • 13:32 - 13:34
    ma voglio anche che facciate qualcosa.
  • 13:36 - 13:38
    Se siete datori di lavoro,
  • 13:38 - 13:39
    assumete i rifugiati.
  • 13:40 - 13:43
    Se siete persuasi dalle argomentazioni,
  • 13:43 - 13:45
    combattete i falsi miti
  • 13:45 - 13:47
    quando familiari o amici
    o colleghi li ripetono.
  • 13:48 - 13:51
    Se avete soldi, donateli
    a enti di beneficenza
  • 13:51 - 13:54
    che fanno la differenza
    per i rifugiati nel mondo.
  • 13:54 - 13:55
    Se siete cittadini,
  • 13:56 - 13:58
    votate per quei politici
  • 13:58 - 14:02
    che metteranno in pratica
    le soluzioni di cui ho parlato.
  • 14:02 - 14:05
    (Applausi)
  • 14:06 - 14:08
    Il dovere verso gli estranei
  • 14:08 - 14:10
    si mostra
  • 14:10 - 14:13
    in piccoli e grandi modi,
  • 14:13 - 14:15
    banali ed eroici.
  • 14:16 - 14:17
    Nel 1942,
  • 14:19 - 14:21
    mia zia e mia nonna
    vivevano a Bruxelles
  • 14:21 - 14:23
    sotto l'occupazione tedesca.
  • 14:24 - 14:26
    Ricevettero una convocazione
  • 14:26 - 14:30
    dalle autorità naziste
    di recarsi alla stazione di Bruxelles.
  • 14:32 - 14:35
    Mia nonna subito pensò
    che c'era qualcosa di strano.
  • 14:37 - 14:39
    Ha supplicato i suoi parenti
  • 14:39 - 14:41
    di non andare alla stazione di Bruxelles.
  • 14:42 - 14:44
    I parenti le dissero:
  • 14:45 - 14:48
    "Se non andiamo,
    se non facciamo come dicono,
  • 14:48 - 14:50
    finiremo nei guai."
  • 14:51 - 14:53
    Potete immaginare cosa accadde
  • 14:53 - 14:55
    ai parenti che andarono
    alla stazione di Bruxelles.
  • 14:56 - 14:58
    Non si sono più visti.
  • 14:58 - 15:00
    Ma mia nonna e mia zia
  • 15:01 - 15:03
    andarono in un piccolo paese
  • 15:03 - 15:05
    a sud di Bruxelles
  • 15:06 - 15:09
    dove erano state in vacanza
    nei dieci anni precedenti,
  • 15:09 - 15:13
    e si presentarono a casa
    del contadino locale,
  • 15:13 - 15:15
    un contadino cattolico, Monsieur Maurice,
  • 15:16 - 15:18
    e gli chiesero di accoglierle.
  • 15:19 - 15:20
    Lui lo fece,
  • 15:21 - 15:22
    e alla fine della guerra,
  • 15:23 - 15:27
    17 ebrei, mi è stato detto,
    vivevano in quel paesino.
  • 15:28 - 15:30
    Quand'ero adolescente,
    ho chiesto a mia zia:
  • 15:30 - 15:32
    "Puoi farmi conoscere Monsieur Maurice?"
  • 15:33 - 15:37
    Mi disse: "Sì che posso.
    È ancora vivo. Andiamo a trovarlo."
  • 15:37 - 15:38
    Allora, sarà stato l'83 o l'84,
  • 15:39 - 15:41
    siamo andati a trovarlo.
  • 15:41 - 15:44
    Suppongo, come può solo un adolescente,
  • 15:44 - 15:45
    quando l'ho incontrato,
  • 15:45 - 15:48
    era un gentiluomo dai capelli bianchi,
  • 15:48 - 15:50
    gli ho chiesto:
  • 15:51 - 15:52
    "Perché l'ha fatto?
  • 15:53 - 15:56
    Perché ha corso quel rischio?"
  • 15:57 - 15:59
    Mi ha guardato e scrollando le spalle
  • 15:59 - 16:01
    mi ha detto, in francese:
  • 16:01 - 16:03
    "On doit."
  • 16:03 - 16:04
    "Si deve."
  • 16:04 - 16:07
    Era innato in lui.
  • 16:07 - 16:08
    Era naturale.
  • 16:08 - 16:13
    La mia osservazione è che dovrebbe
    essere naturale e innato anche in noi.
  • 16:13 - 16:14
    Dite a voi stessi:
  • 16:15 - 16:18
    questa crisi dei rifugiati è gestibile,
  • 16:18 - 16:19
    non irrisolvibile,
  • 16:19 - 16:21
    e ognuno di noi
  • 16:21 - 16:25
    ha la responsabilità personale
    di aiutare a renderla tale.
  • 16:25 - 16:29
    Perché questo riguarda il salvataggio
    di noi stessi e dei nostri valori
  • 16:29 - 16:32
    tanto quanto il salvataggio
    dei rifugiati e delle loro vite.
  • 16:32 - 16:34
    Grazie mille, davvero.
  • 16:34 - 16:36
    (Applausi)
  • 16:44 - 16:47
    Bruno Giussani: Grazie, David.
    David Miliband: Grazie a te.
  • 16:47 - 16:49
    BG: Questi sono consigli forti
  • 16:49 - 16:52
    così come lo è l'appello
    alla responsabilità individuale,
  • 16:52 - 16:54
    ma sono turbato
    da un pensiero, ed è questo:
  • 16:54 - 16:59
    hai menzionato, e queste sono parole tue,
    la "straordinaria leadership occidentale"
  • 16:59 - 17:01
    che circa 60 anni fa portò
  • 17:01 - 17:03
    a tutta la discussione sui diritti umani,
  • 17:03 - 17:06
    alle convenzioni sui rifugiati, ecc. ecc.
  • 17:07 - 17:10
    Quella leadership avvenne
    dopo un grande trauma
  • 17:10 - 17:13
    e avvenne in uno spazio
    politico consensuale,
  • 17:13 - 17:15
    e ora siamo in uno spazio
    politico divisivo.
  • 17:15 - 17:18
    Gli esuli sono diventati
    uno dei motivi di divisione.
  • 17:18 - 17:21
    Quindi da dove arriverà
    la leadership oggi?
  • 17:21 - 17:24
    DM: Credo tu abbia ragione nel dire
  • 17:24 - 17:26
    che la leadership forgiata in guerra
  • 17:27 - 17:29
    ha un carattere diverso e un passo diverso
  • 17:29 - 17:30
    e un atteggiamento diverso
  • 17:30 - 17:33
    rispetto alla leadership
    forgiata nella pace.
  • 17:34 - 17:37
    Quindi la mia risposta è che la leadership
    debba provenire dal basso,
  • 17:37 - 17:39
    non dall'alto.
  • 17:39 - 17:42
    Voglio dire, un tema ricorrente
    della conferenza questa settimana
  • 17:42 - 17:46
    è stata la democratizzazione del potere.
  • 17:46 - 17:48
    Dobbiamo preservare le nostre democrazie,
  • 17:48 - 17:50
    ma le dobbiamo anche attivare.
  • 17:51 - 17:53
    Quando la gente mi dice:
  • 17:53 - 17:54
    "C'è una reazione contro i rifugiati",
  • 17:54 - 17:56
    quello che rispondo è:
  • 17:56 - 17:58
    "No, c'è una polarizzazione
  • 17:58 - 17:59
    e al momento,
  • 17:59 - 18:02
    quelli spaventati fanno
    più rumore di quelli orgogliosi".
  • 18:03 - 18:07
    Quindi la mia risposta alla tua domanda
    è che sosterremo e incoraggeremo
  • 18:07 - 18:08
    e daremo fiducia alla leadership
  • 18:08 - 18:10
    quando ci mobiliteremo.
  • 18:10 - 18:14
    Penso che quando sei in cerca
    di una leadership,
  • 18:14 - 18:17
    devi guardare all'interno
    e mobilitarti nella tua comunità
  • 18:17 - 18:20
    per provare a creare le condizioni
    per un diverso tipo di accordo.
  • 18:20 - 18:22
    BG: Grazie, David.
    Grazie di essere a TED.
  • 18:22 - 18:25
    (Applausi)
Title:
La crisi dei rifugiati è una prova del nostro carattere
Speaker:
David Miliband
Description:

Sessantacinque milioni di persone sono state cacciate dalle loro case a causa di conflitti e disastri nel 2016. Non è solo una crisi; è una prova di ciò che siamo e per cosa lottiamo, dice David Miliband — e ognuno di noi ha la responsabilità personale di aiutare a risolverla. In questo intervento da non perdere, Miliband ci illustra modi specifici e tangibili per aiutare i rifugiati e mettere in atto empatia e altruismo.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
18:38

Italian subtitles

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