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La Self-Portrait Experience | Cristina Nunez | TEDxMilanoWomen

  • 0:14 - 0:19
    Io devo assolutamente, adesso,
    esprimere le mie emozioni.
  • 0:20 - 0:24
    Perché sto male.
    E perché sto male?
  • 0:24 - 0:26
    Sto male davvero.
  • 0:26 - 0:29
    Sono una studiosa del dolore,
    quindi dovrei essere capace
  • 0:29 - 0:31
    di parlare di questo dolore.
  • 0:31 - 0:34
    Perché sto male?
  • 0:34 - 0:37
    Questo mi risuona, perché
    sono state dette delle cose,
  • 0:37 - 0:45
    dunque sto male sia per la mia paura
    - del fallimento, naturalmente -
  • 0:45 - 0:49
    che è legata al mio desiderio
    di grande successo
  • 0:49 - 0:53
    - ma al top, come diceva
    la speaker americana.
  • 0:53 - 0:55
    Però ho tanta paura,
  • 0:55 - 0:59
    ho tanta paura perché finalmente TED-
    io ci avevo provato, in America,
  • 0:59 - 1:01
    a proporre la mia candidatura
  • 1:01 - 1:06
    ma nessuno aveva detto sì,
    e invece qua mi ritrovo inaspettatamente,
  • 1:06 - 1:14
    qua, a TED: mi tremano le gambe,
    avevo fino adesso un male allo stomaco,
  • 1:14 - 1:19
    un pugno, proprio.
    Guardavo la Valeria, 14 anni,
  • 1:19 - 1:24
    sembrava molto più tranquilla di me!
    Eppure io ho fatto delle conferenze,
  • 1:24 - 1:27
    ma non ce n'è: questa
    è una opportunità di successo
  • 1:27 - 1:31
    e mi cago sotto, scusate.
    (Risate)
  • 1:31 - 1:34
    Meno male che vi fa ridere:
    a me non fa ridere,
  • 1:34 - 1:37
    però meno male che fa ridere.
  • 1:39 - 1:43
    Io sono stata tossicodipendente
    dai 15 ai 20 anni.
  • 1:43 - 1:49
    Eroinomane, per la precisione, quindi
    mi facevo le iniezioni in vena di eroina,
  • 1:49 - 1:55
    e per procurarmi i soldi
    per comprare l'eroina
  • 1:55 - 1:59
    sono stata delinquente
    e mi sono anche prostituita.
  • 2:00 - 2:04
    Ecco, io volevo dire
    queste parole qui a TED.
  • 2:06 - 2:10
    Quando mio padre mi ha visto
    per strada, con un cliente,
  • 2:12 - 2:17
    mi ha fatto sapere
    che non mi voleva più vedere
  • 2:17 - 2:20
    se io non smettevo di farmi.
  • 2:20 - 2:22
    E grazie a questo ultimatum
  • 2:22 - 2:25
    smisi, entrai in comunità...
  • 2:30 - 2:32
    ... e mai più mi drogai.
  • 2:33 - 2:42
    Però tutti i problemi di autostima,
    ovviamente, di vulnerabilità,
  • 2:42 - 2:44
    che mi avevano portato all’eroina,
  • 2:44 - 2:49
    perché l'eroina mi faceva sentire
    forte, importante,
  • 2:49 - 2:53
    perché prendevo la peggiore droga,
  • 2:53 - 2:55
    tutti quei sentimenti comunque
    rimasero, ovviamente.
  • 2:55 - 3:00
    La comunità non era sufficiente:
    quindi iniziai una psicoterapia
  • 3:00 - 3:03
    - 12 minuti, è possibile? -
  • 3:03 - 3:08
    Quindi rimasero, iniziai una psicoterapia
    che mi permise di capire
  • 3:08 - 3:12
    che io avevo bisogno di essere vista.
  • 3:13 - 3:17
    Questo è fantastico:
    avevo bisogno di essere vista,
  • 3:17 - 3:20
    avevo bisogno di toccare il fondo,
  • 3:20 - 3:23
    avevo bisogno di attirare
    l'attenzione dei miei, naturalmente,
  • 3:23 - 3:25
    ma anche di toccare il fondo.
  • 3:25 - 3:26
    Nel 19...
  • 3:26 - 3:30
    ecco, sapevo che mi sarei dimenticata
    di mostrarvi le slide:
  • 3:30 - 3:32
    questa è l'epoca delle droghe.
  • 3:37 - 3:40
    Infanzia da bambina invisibile.
  • 3:42 - 3:49
    Ecco, nel 1986 conobbi
    un fotografo italiano, milanese.
  • 3:49 - 3:53
    Ci innamorammo e io mi trasferii qui,
  • 3:53 - 3:56
    perché io son spagnola,
    non l'ho detto:
  • 3:56 - 3:58
    mi dicono forse
    se sono sarda, ogni tanto,
  • 3:58 - 4:02
    ma mi sento mezza milanese,
    24 anni in questa città!
  • 4:04 - 4:12
    Mio marito, quello che fu mio marito,
    poi non più - però - era fotografo.
  • 4:12 - 4:14
    È fotografo,
    già lo sto ammazzando.
  • 4:14 - 4:17
    (Risate)
  • 4:17 - 4:21
    E lui - io lo guardavo lavorare
    e lui fotografava le persone
  • 4:21 - 4:26
    e tirava fuori una forza
    e un carisma nelle persone
  • 4:26 - 4:29
    che di persona non si vedeva.
  • 4:29 - 4:33
    Allora io, affascinata da questo
    mezzo pazzesco che è la fotografia,
  • 4:33 - 4:37
    per prima cosa girai
    l'obiettivo verso di me,
  • 4:37 - 4:41
    il primissimo autoritratto, nel 1988.
  • 4:41 - 4:46
    Fu allora che avevo ricreato
  • 4:46 - 4:50
    uno sguardo,
    quello sguardo profondo
  • 4:50 - 4:54
    di cui avevo bisogno
    e che prima io chiedevo gli altri:
  • 4:54 - 4:57
    ma adesso, primo passo
    verso l'indipendenza,
  • 4:57 - 4:59
    me lo davo a me stessa.
  • 5:01 - 5:04
    E continuai a fotografarmi.
  • 5:04 - 5:07
    Dopo alcuni anni di autoritratti
  • 5:07 - 5:10
    cominciai veramente
    a fotografare gli altri
  • 5:10 - 5:15
    perché gli autoritratti mi permisero
    di aprirmi al mondo,
  • 5:15 - 5:18
    però continuavo a fotografarmi.
  • 5:18 - 5:21
    E nel frattempo fotografavo gli altri,
  • 5:21 - 5:23
    facevo progetti, divenni un'artista,
  • 5:23 - 5:28
    vincevo premi, pubblicavo libri
    e facevo le mostre.
  • 5:28 - 5:35
    Finalmente avevo trovato
    il mio strumento.
  • 5:36 - 5:40
    Continuavo a fotografarmi,
    finché a un certo punto,
  • 5:40 - 5:45
    durante la separazione da mio marito
  • 5:46 - 5:48
    provai di nuovo a fotografarmi;
  • 5:50 - 5:55
    e scoprii che se io riuscivo
    a tirare fuori
  • 5:55 - 6:00
    la disperazione e il dolore lancinante
    che sentivo nella foto,
  • 6:00 - 6:04
    mi passava subito: cinque minuti dopo
    cominciavo a ballare,
  • 6:04 - 6:08
    era come se fossi riuscita
    a passare ad altro.
  • 6:09 - 6:12
    Ed è per questo che ho parlato
    del mio dolore, innanzitutto:
  • 6:12 - 6:14
    perché adesso non c'è l’ho più,
  • 6:14 - 6:18
    adesso ho il godere
    di questo pubblico che mi guarda.
  • 6:18 - 6:21
    (Applausi)
  • 6:29 - 6:33
    Quindi ho fatto della fotografia
    la mia medicina.
  • 6:33 - 6:37
    E poi anni dopo mia figlia Yassin,
    per metà senegalese,
  • 6:37 - 6:40
    mi chiese se poteva
    fare un autoritratto,
  • 6:40 - 6:42
    e scattò una serie meravigliosa,
    a tre anni.
  • 6:43 - 6:46
    E fu allora che capii
    che quello che io stavo facendo
  • 6:46 - 6:51
    con la mia pratica artistica
    poteva essere utile agli altri,
  • 6:51 - 6:55
    cominciai a studiare il perché
    l'autoritratto fossi così potente.
  • 6:56 - 7:00
    E cominciai a tenere
    workshop di autoritratto,
  • 7:00 - 7:04
    costruii il mio metodo che si chiama
    "The Self Portrait Experience"
  • 7:05 - 7:10
    e cominciai a insegnarlo
    a bambini in giro per il mondo,
  • 7:10 - 7:16
    ad adolescenti,
    eterna adolescente che sono,
  • 7:16 - 7:19
    nelle carceri - questa è San Vittore;
  • 7:20 - 7:25
    Barcellona, un carcere
    per tossicodipendenti;
  • 7:25 - 7:29
    In una comunità per malati di aids,
    per malati terminali di aids
  • 7:29 - 7:33
    - Salvatore, di Pompei -
  • 7:33 - 7:36
    nei musei, nelle gallerie,
    nelle Università,
  • 7:38 - 7:43
    per terapeuti,
    per tutti i generi pubblici,
  • 7:43 - 7:49
    in modo che le persone
    potessero usare il loro dolore
  • 7:49 - 7:53
    e metterlo nelle immagini,
    convertire dolore in arte
  • 7:53 - 7:57
    e, permettetemi anche di dire,
    merda in diamanti.
  • 7:57 - 8:00
    Una sorta di alchimia moderna
  • 8:00 - 8:03
    (applausi)
  • 8:09 - 8:14
    Oh… bocca secca, 6 minuti,
    una sorta di alchimia moderna
  • 8:14 - 8:20
    perché in realtà il nostro dolore,
    la nostra merda
  • 8:20 - 8:23
    è qualcosa che ha un potere
    creativo e sociale enorme.
  • 8:24 - 8:27
    E questo potere
    creativo, sociale, enorme
  • 8:27 - 8:30
    vuol dire che è
    fortemente condivisibile,
  • 8:30 - 8:33
    - ecco qua la prova, ok? -
    se riusciamo a farlo.
  • 8:35 - 8:40
    Quindi - ma perché l'autoritratto
    è così potente?
  • 8:40 - 8:44
    L'autoritratto, non il selfie:
    il selfie in realtà è immagine pubblica,
  • 8:44 - 8:48
    è creato perché noi subito
    lo vediamo sulle reti sociali.
  • 8:48 - 8:53
    Invece l'autoritratto -
    quindi il selfie è più controllato,
  • 8:53 - 8:57
    perché tu controlli l’immagine
    che tu vuoi dare al mondo.
  • 8:57 - 8:59
    Mentre invece l'autoritratto no.
  • 8:59 - 9:02
    L'autoritratto è lasciare
    che il nostro inconscio parli
  • 9:02 - 9:04
    con il linguaggio dell'arte,
  • 9:04 - 9:07
    e dica quello che deve dire
    e non importa quello che dice.
  • 9:07 - 9:12
    Se appare un mostro, ebbene,
    è uscito il mostro, finalmente.
  • 9:15 - 9:18
    L'autoritratto, quindi,
    è la voce dell’inconscio,
  • 9:18 - 9:22
    però non ci etichetta,
    non ci definisce,
  • 9:22 - 9:28
    perché in realtà noi dobbiamo
    pensare a due dimensioni:
  • 9:28 - 9:33
    la dimensione conscia,
    - perché abbiamo deciso, nella vita,
  • 9:33 - 9:34
    di essere più o meno così,
  • 9:34 - 9:38
    di fare certe cose
    di non fare certe altre -
  • 9:38 - 9:39
    e invece la dimensione inconscia:
  • 9:39 - 9:42
    ma nella dimensione inconscia,
    vi assicuro, noi tutti,
  • 9:42 - 9:47
    ognuno di noi ha il potenziale
    di essere tutto e tutti,
  • 9:47 - 9:52
    da Madre Teresa fino ad Adolf Hitler,
    con tutta la gamma in mezzo.
  • 9:52 - 9:54
    Lì dentro il potenziale c'è.
  • 9:54 - 9:58
    E il nostro inconscio ha bisogno
    di esprimere, regolarmente,
  • 10:00 - 10:02
    qualsiasi cosa
    che ha bisogno di esprimere,
  • 10:02 - 10:04
    quello che dobbiamo affrontare oggi.
  • 10:04 - 10:07
    Quindi usiamo l'autoritratto,
    usiamo queste immagini
  • 10:07 - 10:11
    in cui noi non ci riconosciamo,
    che butteremmo;
  • 10:11 - 10:14
    invece di buttarle lavoriamo su di esse
  • 10:14 - 10:18
    per stabilire un dialogo tra me e me
  • 10:18 - 10:20
    e così riuscire in qualche modo
  • 10:20 - 10:23
    a ritrovare in quelle immagini che rifiuto
  • 10:23 - 10:26
    - non lo fate più, di buttare immagini -
  • 10:26 - 10:31
    in quelle immagini che io rifiuto
    io ritrovo i miei valori,
  • 10:31 - 10:36
    ritrovo le mie emozioni profonde,
    ritrovo la mia infanzia, la mia famiglia,
  • 10:36 - 10:40
    ritrovo le mie radici
    e ritrovo i miei bisogni profondi
  • 10:40 - 10:44
    che sono la base per poter trovare
    la mia missione
  • 10:44 - 10:47
    e per poter realizzare i nostri sogni.
  • 10:48 - 10:51
    Queste foto che avete visto
    sono state scattate
  • 10:52 - 10:56
    durante i miei workshop di autoritratto.
  • 10:56 - 11:00
    In queste foto io lascio la persona
    da sola nello studio,
  • 11:01 - 11:05
    do delle istruzioni sulle espressioni
    di emozioni e me ne vado.
  • 11:05 - 11:09
    La persona scatta alcune foto
    e poi le mettiamo nel computer
  • 11:09 - 11:16
    e io accompagno la persona
    a guardare in profondità quelle immagini,
  • 11:16 - 11:19
    e quello che succede
    è che in queste foto
  • 11:19 - 11:24
    viene fuori questo altro da me;
    ma solo guardandola anche solo 5 minuti,
  • 11:24 - 11:28
    il fatto di vedere questi valori,
    questi bisogni e questo passato
  • 11:28 - 11:33
    e queste - ovviamente, questa persona
    in soli 5 minuti riprende possesso
  • 11:33 - 11:39
    di questo altro da me e poi magari,
    in un'altra sessione, un altro da me
  • 11:39 - 11:44
    e un altro da me e un'altra Cristina,
    e un'altra Cristina e così via-
  • 11:44 - 11:48
    più forza, più molteplicità:
    perché in realtà qual è il problema?
  • 11:48 - 11:52
    Questa cosa fa paura.
    Fa paura perché?
  • 11:52 - 11:56
    Perché a scuola nessuno ci ha insegnato
    che l’identità non è fissa,
  • 11:56 - 12:00
    che l’identità è mutevole,
    che è molteplice,
  • 12:00 - 12:02
    che è sempre in divenire.
  • 12:02 - 12:05
    A scuola mancava una materia
    assolutamente indispensabile: questa!
  • 12:05 - 12:09
    Il dolore, le emozioni,
    l'interiorità umana.
  • 12:09 - 12:14
    Adesso guarderemo queste immagini,
    questa immagine, concretamente,
  • 12:14 - 12:16
    e vedrete che nel lato sinistro-
  • 12:18 - 12:22
    il lato sinistro è il lato che corrisponde
    al lato destro del cervello.
  • 12:22 - 12:24
    Il nostro lato sinistro
  • 12:24 - 12:28
    è il lato delle emozioni,
    della introspezione,
  • 12:28 - 12:34
    è il lato del passato,
    è il lato della vulnerabilità,
  • 12:34 - 12:41
    è il lato femminile - tutti abbiamo
    il lato maschile e femminile,
  • 12:41 - 12:46
    e qui avevamo visto disperazione,
    avevamo visto rassegnazione,
  • 12:46 - 12:50
    avevamo visto dolore lancinante;
    ma anche una reazione al dolore,
  • 12:50 - 12:53
    in un sessantesimo di secondo
    che era questa foto.
  • 12:53 - 12:56
    Il dolore, ma anche la reazione,
    cioè un dire no,
  • 12:56 - 13:01
    non tollererò mai più una decisione, ok?
  • 13:03 - 13:07
    Invece l'altro lato - vi giuro,
    non è photoshop, è la stessa foto-
  • 13:07 - 13:10
    l'altro lato invece
    è il lato dell'intelligenza.
  • 13:10 - 13:13
    è il lato della saggezza,
    è il lato del progetto,
  • 13:13 - 13:17
    è il lato della strategia
    per raggiungere quel progetto,
  • 13:17 - 13:21
    è il lato del futuro,
    è il lato maschile.
  • 13:21 - 13:26
    Ripeto, tutti abbiamo
    anche quel lato: usiamolo.
  • 13:28 - 13:32
    E quindi, questa
    è la perfezione umana:
  • 13:32 - 13:38
    nell'altro lato vedevamo rassegnazione;
    ma in questo lato vedevamo l'opposto,
  • 13:38 - 13:42
    vedevamo speranza, vedevamo forza,
    vedevamo una vincita.
  • 13:43 - 13:45
    E quindi in realtà
    noi siamo perfetti così,
  • 13:45 - 13:49
    siamo l'unione di opposti!
  • 13:50 - 13:57
    Perciò quello che io vi propongo
    è di dialogare con queste immagini,
  • 13:57 - 14:01
    di pensare a voi stessi,
    alla vostra identità
  • 14:01 - 14:03
    come qualcosa di veramente
    molteplice e ricco,
  • 14:03 - 14:09
    perché la potenzialità ce l'avete tutti
    per fare tutto.
  • 14:09 - 14:13
    Dipende, come si diceva prima,
    da quanta forza, impegno,
  • 14:13 - 14:19
    da quanta convinzione ci mettiamo,
    dalla possibilità o dalla capacità
  • 14:19 - 14:23
    di lavorare sulle nostre emozioni,
    di comunicarle,
  • 14:23 - 14:27
    perché se noi usiamo l'arte
    che è uno strumento potente
  • 14:27 - 14:33
    per tirare fuori, guardare, creare
    questo dialogo potente con noi stessi,
  • 14:33 - 14:36
    diventeremo senz'altro
    più forti e più saggi.
  • 14:36 - 14:40
    Ma se in più noi vogliamo
    comunicare questo al mondo,
  • 14:40 - 14:46
    come io oggi ho fatto qua,
    allora acquisiamo il ruolo dell'artista,
  • 14:46 - 14:52
    che è colui o colei
    che esprimono e comunicano
  • 14:52 - 14:57
    i bisogni profondi dell'essere umano
    del presente e del futuro.
  • 14:57 - 15:00
    Grazie, tempo zero!
  • 15:00 - 15:03
    (Applausi)
Title:
La Self-Portrait Experience | Cristina Nunez | TEDxMilanoWomen
Description:

Questo talk si è tenuto a un evento TEDx locale, organizzato in modo indipendente da TED Conferences.

Nata in Spagna, nel 1962, Cristina Nunez ha iniziato a fare autoritratti fotografici nel 1988, nel tentativo di superare i problemi di autostima che l'avevano portata alla tossicodipendenza durante l'adolescenza.
Nel 1994 è ormai una "artista resiliente" le cui opere sono regolarmente mostrate e pubblicate nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo. Nel 2005 ha fondato il metodo del Self-Portrait Experience, che ha da allora insegnato in musei, gallerie, Università, prigioni, centri di riabilitazione e aziende , grazie al quale le persone imparano a trasformare le loro emozioni e il loro dolore in opere d'arte fotografica.

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Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
15:07

Italian subtitles

Revisions