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Phil Hansen: Accettare il tremore

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    Quando frequentavo la scuola d'arte,
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    mi si è sviluppato un tremore nella mano,
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    e questa era la linea più dritta che riuscivo a disegnare.
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    Con il senno di poi, era un vantaggio per alcune cose,
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    come mescolare i colori o scuotere una Polaroid,
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    ma all'epoca fù proprio una catastrofe.
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    Rappresentava la distruzione del mio sogno di diventare un artista.
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    Il tremore si sviluppò da
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    una ricerca maniacale del puntinismo,
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    anni a fare piccolissimi puntini.
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    E alla fine questi puntini sono passati dall'essere perfettamente rotondi
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    ad assomigliare più a girini, a causa del tremore.
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    Per compensare, stringevo la penna più forte,
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    e progressivamente non fece che peggiorare il tremore,
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    quindi stringevo la penna ancora più forte.
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    E diventò un circolo vizioso che finì
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    per provocare maggiore dolore e problemi alle articolazioni,
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    tanto da darmi problemi a tenere in mano qualunque cosa.
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    E dopo aver passato tutta la vita a voler fare arte,
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    lasciai la scuola d'arte e poi abbandonai completamente l'arte.
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    Ma dopo qualche anno, proprio non riuscivo a stare lontano dall'arte,
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    e decisi di andare da un neurologo per il tremore
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    e scoprii che avevo un danno neurologico permanente.
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    Diede un'occhiata alla mia linea serpeggiante,
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    e disse, "Beh, perché non accetti il tuo tremore?"
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    E così feci. Andai a casa, presi una matita,
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    e cominciai a lasciare la mia mano tremare e tremare.
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    Facevo tutti questi scarabocchi.
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    E anche se non era l'arte del tipo
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    di cui ero tanto appassionato, era fantastico.
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    E soprattutto, una volta accettato il tremore,
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    mi resi conto che potevo ancora fare arte.
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    Dovevo solo trovare un approccio diverso
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    per fare l'arte che volevo.
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    Mi piaceva ancora la frammentazione del puntinismo,
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    vedere quei minuscoli puntini riunirsi,
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    diventare un tutt'uno.
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    Così iniziai a sperimentare altri modi di frammentare le immagini
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    modi in cui il tremore non avrebbe influenzato il lavoro,
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    come immergere i piedi nella pittura e camminare sulla tela,
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    o, in una struttura in 3D in legno 4 centimetri per 9 di larghezza,
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    creando un'immagine in 2D bruciandolo con una fiamma ossidrica.
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    Scoprii che lavorando su scala più grande e con materiali più grandi,
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    le mani non mi facevano male,
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    e dopo essere passato da un approccio unico all'arte,
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    ho finito con un approccio alla creatività
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    che cambiò completamente i miei orizzonti artistici.
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    Era la prima volta che mi imbattevo nell'idea
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    che accettare una limitazione potesse portare alla creatività.
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    All'epoca stavo finendo la scuola,
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    ed ero così emozionato di avere un vero lavoro e finalmente potermi permettere l'attrezzatura.
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    Avevo questo orribile set di strumenti e sentivo
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    di poter fare così tanto di più con quella attrezzatura
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    che pensavo un artista dovesse avere.
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    Non avevo neanche un normale paio di forbici.
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    Usavo delle cesoie in metallo finché non ne ho rubate un paio
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    dall'ufficio in cui lavoravo.
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    Così finii la scuola, trovai un lavoro, uno stipendio,
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    andai in un negozio d'arte,
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    e diventai matto comprando l'attrezzatura.
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    Poi quando tornai a casa, mi sedetti
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    e mi misi al lavoro per cercare di creare qualcosa
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    completamente al di fuori degli schemi.
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    Ma rimasi lì per ore e non mi venne in mente niente.
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    La stessa cosa il giorno dopo, e quello successivo,
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    scivolai rapidamente in un baratro creativo.
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    E rimasi in questo buio a lungo, incapace di creare.
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    E non aveva senso, perché ero finalmente in grado
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    di permettermi la mia arte, eppure ero creativamente spento.
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    Ma mentre procedevo a tentoni nel buio,
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    mi resi conto che ero paralizzato da tutte le possibilità
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    che fino ad allora non avevo mai avuto.
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    E allora ripensai alle mie mani agitate.
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    Accetta il tremore.
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    E mi resi conto che se volevo recuperare la mia creatività
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    dovevo smettere di cercare di pensare fuori dagli schemi
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    e tornare all'interno.
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    Mi sono chiesto se potevo diventare più creativo
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    cercando limitazioni.
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    E se potessi creare con un dollaro di attrezzatura.
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    A quel punto, passavo molte serate in --
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    beh, ancora oggi passo molte delle mie serate da Starbucks --
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    ma so che si può chiedere una tazza extra se si vuole,
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    così ne chiesi 50.
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    Con mia grande sorpresa, me le diedero subito,
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    e poi con qualche matita che avevo già,
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    feci questo progetto con soli 80 centesimi.
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    Per me diventò veramente un momento di chiarimento
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    ossia che dobbiamo prima avere delle limitazioni
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    per poterle superare.
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    Seguii questo approccio di pensare all'interno di uno schema
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    e riprodurlo sulla tela, e mi chiesi se invece di
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    dipingere sulla tela, potevo solo dipingere sul mio petto.
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    Dipinsi 30 immagini, uno strato alla volta,
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    uno sopra l'altro,
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    con ogni immagine che rappresentava un'influenza nella mia vita.
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    E se invece di dipingere con un pennello,
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    potessi solo dipingere a colpi di karate?
    (Risate)
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    Quindi ho immerso le mani nei colori,
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    e ho attaccato la tela,
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    e ho colpito così forte che mi sono rotto un mignolo
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    e mi è rimasto bloccato per un paio di settimane.
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    (Risate)
    (Applausi)
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    E se invece di affidarmi a me stesso,
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    dovessi affidarmi ad altre persone
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    per creare il contenuto della mia arte?
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    Per sei giorni, ho vissuto davanti a una webcam.
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    Dormivo sul pavimento e mangiavo cibo da asporto
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    e chiedevo alla gente di chiamarmi e condividere una storia con me
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    di un momento che ha cambiato loro la vita.
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    Le loro storie sono diventate arte
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    mentre le scrivevo su tele rotanti.
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    (Applausi)
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    E se invece di fare arte da mostrare,
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    dovessi distruggerla?
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    Sembrava essere la limitazione definitiva,
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    essere un artista senza arte.
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    Questa idea di distruzione si è trasformata in un progetto lungo un anno
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    che ho chiamato Goodbye Arte, Addio Arte,
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    in cui ogni opera d'arte doveva essere distrutta dopo la sua creazione.
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    All'inizio di Goodbye Art, mi sono concentrato
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    sulla distruzione forzata, come questa immagine di Jimi Hendrix,
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    fatta con più di 7000 fiammiferi.
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    (Risate)
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    Poi l'ho allargato alla creazione di arte che si distruggeva naturalmente.
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    Ho cercato materiali temporanei,
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    come il cibo sputato --
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    (Risate) --
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    gessi da pavimento
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    e persino vino congelato.
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    L'ultimo passaggio della distruzione
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    era cercare di produrre qualcosa che non era mai esistito.
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    Così ho sistemato delle candele su un tavolo, le ho accese, e poi le ho spente,
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    poi ho ripetuto questo processo con la stessa serie di candele,
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    poi ho montato i video in una grande immagine.
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    L'immagine finale non è mai stata visibile come un tutt'uno fisico.
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    È stata distrutta prima ancora di esistere.
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    Nel corso di questa serie di Goodbye Art,
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    ho creato 23 opere diverse
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    di cui non è rimasto niente da mostrare fisicamente.
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    Quello che pensavo sarebbe stata la limitazione ultima
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    si è in realtà trasformata nella liberazione ultima,
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    perché ogni volta che creavo,
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    la distruzione mi riportava in una posizione neutra
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    in cui mi sentivo rinato e pronto a iniziare un nuovo progetto.
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    Non succedeva dal giorno all'indomani.
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    C'erano volte in cui i miei progetti stentavano a decollare
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    o anche peggio, dopo averci dedicato tanto tempo
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    il risultato finale era abbastanza imbarazzante.
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    Ma essendomi impegnato, andavo avanti,
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    e ne è uscita una cosa sorprendente.
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    Mentre distruggevo ogni progetto,
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    imparavo a lasciare perdere,
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    lasciar perdere i risultati, lasciar perdere i fallimenti,
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    e lasciar perdere le imperfezioni.
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    E in cambio, ho scoperto un processo di creazione dell'arte
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    perpetuo e indipendente dai risultati.
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    Mi sono ritrovato in uno stato creativo costante,
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    a pensare solo a quello che veniva dopo
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    e a tirare fuori più idee che mai.
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    Quando ripenso ai tre anni lontano dall'arte,
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    lontano dai miei sogni, a lasciarmi trasportare,
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    invece di cercare di trovare modi diversi di portare avanti quel sogno,
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    mi sono dato per vinto.
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    E se non avessi accettato il tremore?
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    Perché accettare il tremore per me
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    non significava solo arte e avere talento artistico.
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    È diventata la vita, avere talento per la vita.
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    Perché alla fine, la maggior parte di quel che facciamo
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    accade qui, dentro uno schema, con risorse limitate.
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    Imparare ad essere creativi entro i confini delle nostre limitazioni
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    è la migliore speranza che abbiamo per trasformare noi stessi
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    e collettivamente trasformare il mondo.
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    Vedere le limitazioni come fonte di creatività
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    ha cambiato il corso della mia vita.
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    Ora quando incontro un ostacolo
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    o sono creativamente bloccato,
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    talvolta faccio ancora fatica,
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    ma continuo a seguire il processo
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    e cerco di ricordarmi le possibilità,
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    come usare centinaia di vermi veri, vivi per realizzare un'immagine,
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    usare puntine per tatuare una banana,
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    o dipingere con il grasso di un hamburger.
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    (Risate)
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    Uno dei miei recenti tentativi
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    è stato quello di tradurre le abitudini creative che ho imparato
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    in qualcosa che altri possano replicare.
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    Le limitazioni possono sembrare la cosa più improbabile
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    per sviluppare la creatività, ma forse
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    uno dei modi migliori per liberarci delle abitudini,
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    ripensare le categorie e sfidare le regole comuni.
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    E invece di raccontarci di cogliere l'attimo,
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    forse possiamo ricordarci ogni giorno
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    di cogliere le limitazioni.
  • 9:28 - 9:30
    Grazie.
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    (Applausi)
Title:
Phil Hansen: Accettare il tremore
Speaker:
Phil Hansen
Description:

Alla scuola d'arte, Phil Hansen sviluppò un tremore involontario nella mano che gli impediva di creare opere con il puntinismo che tanto amava. Hansen era devastato, vagava senza uno scopo. Finché un neurologo gli diede un semplice suggerimento: accetta questa limitazione... e vai oltre.

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