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Come ho lottato per i diritti che la vita mi negò | Eufrosina Cruz Mendoza | TEDxCuauhtémoc

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    (Zapoteco) Buongiorno a tutti,
    grazie mille per essere qui oggi,
  • 0:21 - 0:24
    (Zapoteco) per regalarmi del tempo
    in questo bel posto.
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    Buongiorno a tutti,
    grazie mille per essere qui oggi,
  • 0:27 - 0:31
    per regalarmi del tempo
    in questo bel posto.
  • 0:32 - 0:37
    Sono figlia di una donna indigena
    e di un uomo indigeno, ai quali
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    la vita e le circostanze negarono
    l'opportunità di andare a scuola.
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    I miei genitori non sanno leggere,
    non sanno scrivere.
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    Mia madre ha avuto 10 figli.
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    La più grande, mio padre la diede
    in sposa a 12 anni,
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    a 13 anni era già mamma.
  • 0:54 - 0:58
    A 31 anni, mia sorella Claudia
    aveva già 9 figli.
  • 0:59 - 1:03
    Però non do la colpa
    a questa donna e a quest'uomo,
  • 1:04 - 1:07
    perché allora credevano che fosse giusto.
  • 1:07 - 1:10
    Io provengo da una comunità
    che si chiama Quegolani
  • 1:11 - 1:15
    dei 570 municipi
    che costituiscono il mio stato.
  • 1:15 - 1:19
    Sono indigena, la mia lingua madre
    è il zapoteco.
  • 1:20 - 1:24
    Ho dovuto lottare per questa lingua
    con la quale oggi comunico con voi,
  • 1:24 - 1:27
    per poter capire quali sono i miei diritti
  • 1:27 - 1:28
    e quali i miei doveri.
  • 1:29 - 1:32
    Per questo dovetti fuggire
    da quell'ambiente.
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    Con tutto il dolore del mio cuore,
    quel giorno, poco più di 25 anni fa,
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    il mio cuore si spezzò in due:
    una parte rimase su quella montagna
  • 1:42 - 1:47
    a 7 ore dalla capitale del mio stato,
    dove risiede la mia storia
  • 1:47 - 1:50
    la mia essenza, le mie radici,
    la mia lingua, le mie tradizioni;
  • 1:51 - 1:52
    l'altra parte è con me.
  • 1:53 - 1:58
    Per potere comprendere, dapprima,
    perché i miei occhi non capivano,
  • 1:58 - 2:00
    o perché non mi piaceva ciò che vedevo.
  • 2:01 - 2:03
    Perché mia madre era la prima ad alzarsi
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    e la ultima ad addormentarsi?
  • 2:06 - 2:09
    Perché io dovevo alzarmi con lei?
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    Ho dovuto imparare a fare la tortilla,
    a portarle la legna sull'asino,
  • 2:13 - 2:16
    perché questo è ciò
    che devono fare le donne.
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    Io non volevo questo ed è per questo
    che lasciai la mia terra...
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    non c'era luce, non c'era strada;
    io dormivo sul pavimento.
  • 2:26 - 2:29
    Se mi avessero detto che dormire
    sul letto era più comodo,
  • 2:29 - 2:30
    allora lo avrei scoperto, no?
  • 2:32 - 2:34
    Però per capirlo,
    ho dovuto portar via qualcosa che
  • 2:34 - 2:38
    ritenevo uno strumento necessario
  • 2:38 - 2:41
    per poter trasformare
    la maggior parte di ciò che ci ferisce:
  • 2:42 - 2:43
    l'educazione.
  • 2:43 - 2:47
    Ho dovuto lottare per la mia educazione
    perché la vita non me la regalò.
  • 2:48 - 2:50
    Ho dovuto lavorare la mattina
  • 2:50 - 2:54
    e studiare la sera,
    per le superiori e la maturità.
  • 2:54 - 2:56
    Sono una contabile pubblica.
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    Nel tempo
    sono tornata nel mio ambiente
  • 3:01 - 3:05
    e mia madre continuava ad alzarsi
    alle tre di mattina,
  • 3:05 - 3:10
    a fare la tortilla, la calce corrode,
    perché dal giorno prima
  • 3:10 - 3:12
    devi cuocere il mais bollito,
  • 3:12 - 3:15
    sgranare il mais bollito
    e mettere le tre tortilla
  • 3:15 - 3:17
    sulla piastra perché, dicono,
    che siamo donne, no?
  • 3:19 - 3:22
    Però non colpevolizzo questo ambiente.
  • 3:22 - 3:25
    Ritengo colpevole la circostanza,
  • 3:25 - 3:27
    ossia la povertà e l'emarginazione.
  • 3:27 - 3:31
    Non la povertà e l'emarginazione
    di qui, ma quella di qui.
  • 3:32 - 3:36
    Perché quando una mente non è istruita,
    ha paura di discutere,
  • 3:36 - 3:39
    ha paura di domandare e, soprattutto,
  • 3:39 - 3:42
    ha paura di decidere
    come vuole che siano le cose.
  • 3:42 - 3:47
    Però quando una mente si istruisce,
    scopri cos'è la libertà;
  • 3:47 - 3:50
    scopri quali sono
    i tuoi diritti ed i tuoi doveri,
  • 3:50 - 3:54
    senza negare le tue radici.
    Io sono orgogliosa di essere indigena,
  • 3:54 - 3:58
    di parlare la mia lingua,
    di far festa al mio villaggio.
  • 3:58 - 4:01
    Però questo non significa che son da meno,
  • 4:01 - 4:04
    non significa che la mia comunità
  • 4:04 - 4:09
    o che i 16 milioni di messicane
    e messicani che abitano questo paese,
  • 4:09 - 4:13
    e che sono indigene, non hanno
    diritto all'educazione e alla salute.
  • 4:14 - 4:18
    Però capii qualcosa,
    che nessuno avrebbe cambiato le cose
  • 4:18 - 4:19
    se non avessi fatto il primo passo,
  • 4:20 - 4:24
    ossia rompere questo paradigma culturale
  • 4:24 - 4:26
    che talvolta la nostra società ci impone.
  • 4:27 - 4:32
    Perché, subito, dire indigena
    è come vedere un museo che cammina
  • 4:32 - 4:34
    e no, non siamo musei che camminano,
  • 4:34 - 4:38
    siamo persone capaci di esprimersi
    e di decidere per noi stessi.
  • 4:40 - 4:45
    Quando finisco la mia carriera,
    per cui ho dovuto lottare,
  • 4:45 - 4:48
    lavorando, vendendo
    quel che c'era per la strada,
  • 4:48 - 4:51
    e non me ne pento: grazie
    a questo ho scoperto la mia libertà.
  • 4:52 - 4:56
    Sono stata istruttrice comunitaria e da lì
    mi sarebbe piaciuto diventare dottoressa,
  • 4:56 - 5:02
    però non ne ebbi modo;
    per questo sono diventata contabile
  • 5:02 - 5:07
    ed oggi so che 1 + 1= 2:
    diritti e doveri.
  • 5:08 - 5:11
    Quando tornavo [nella mia comunità]
    io non capivo
  • 5:12 - 5:15
    perché le donne tornavano
    con le mani vuote.
  • 5:16 - 5:18
    La risposta era: "Sei donna,
  • 5:19 - 5:22
    prima trovati un marito
    e poi vediamo se ti riguarda."
  • 5:23 - 5:25
    Però se a scuola mi dicevano
  • 5:25 - 5:28
    che c'è un articolo
    della Costituzione del mio paese
  • 5:28 - 5:31
    che afferma che tutti siamo uguali,
  • 5:31 - 5:33
    qui non sembrava essere così.
  • 5:34 - 5:37
    Uso e costume impedivano questo diritto.
  • 5:37 - 5:42
    Torno a ripetere: non do la colpa
    a questi uomini e queste donne
  • 5:42 - 5:46
    perché la maggior parte di loro
    neanche sa cosa siano i diritti umani
  • 5:47 - 5:49
    né cosa siano i doveri.
  • 5:50 - 5:54
    Però quando capii questo,
    cominciai ad andare al campo del villaggio
  • 5:55 - 5:56
    a giocare,
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    allora mi trasformai nella pazza.
  • 5:59 - 6:01
    Andavo alla messa, ero io la pazza.
  • 6:02 - 6:06
    Però mi assunsi questa responsabilità,
    perché nessuno lo avrebbe fatto per me.
  • 6:07 - 6:09
    Cominciando per me stessa.
  • 6:09 - 6:12
    Da lì, per la mia famiglia,
    da lì per la mia comunità,
  • 6:12 - 6:16
    per il mio stato ed anche
    per essere visibile per questo paese.
  • 6:16 - 6:21
    Sono una persona capace di decidere
    per quello che desidero.
  • 6:22 - 6:25
    Da lì, desiderai essere presidente
    del mio villaggio.
  • 6:25 - 6:30
    Però come già saprete,
    uso e costume mi impedirono tale diritto.
  • 6:31 - 6:33
    Però non fu questa la cosa più grave.
  • 6:33 - 6:38
    La cosa più grave furono le risposte
    che mi diedero le istanze governative.
  • 6:39 - 6:41
    Che erano l'uso ed il costume
    della comunità,
  • 6:41 - 6:44
    che era l'autonomia della mia comunità,
  • 6:44 - 6:46
    che era un diritto consuetudinario,
  • 6:46 - 6:49
    che non c'era una legge
    che mi avrebbe protetta.
  • 6:50 - 6:54
    In pieno XXI secolo, nel 2007.
  • 6:55 - 6:58
    Non era la risposta
    che mi venne data nel mio villaggio,
  • 6:58 - 7:01
    ma la risposta che mi diedero
    le istanze governative,
  • 7:01 - 7:04
    era quel che più mi feriva.
  • 7:05 - 7:08
    Non perché sarei voluta essere presidente,
  • 7:08 - 7:12
    ma perché era la porta per essere visibile
    dalla nostra propria comunità,
  • 7:13 - 7:16
    perché per i partiti politici
    sì votavamo,
  • 7:16 - 7:19
    perché avevamo una credenziale.
  • 7:19 - 7:22
    Però la cosa più importante
    da far vedere,
  • 7:22 - 7:26
    per la nostra famiglia, per la nostra
    comunità, era l'uso e il costume.
  • 7:28 - 7:33
    Non restai lì, cominciai a denunciare
    ed oggi grazie a questo,
  • 7:34 - 7:36
    sono entrata in politica.
  • 7:36 - 7:41
    Oggi che è tanto discussa la politica,
    ho assunto questa responsabilità,
  • 7:42 - 7:45
    perché oggi, a noi tutti,
    ci mettono in un solo sacco.
  • 7:45 - 7:46
    E no.
  • 7:47 - 7:48
    Io credo che la politica
  • 7:49 - 7:53
    debba far in modo che la cittadinanza
  • 7:53 - 7:56
    possa cambiare ciò che non ci piace.
  • 7:56 - 8:01
    Così il cammino è meno doloroso
    per cambiare ciò che ci ferisce.
  • 8:02 - 8:05
    Per questo sono entrata in politica,
    per cambiare la risposta
  • 8:05 - 8:07
    che mi diedero in quel momento.
  • 8:07 - 8:12
    Dov'era? Lì dentro,
    cambiare la costituzione del mio stato,
  • 8:12 - 8:15
    affinché non dicessero più ad una donna,
  • 8:15 - 8:19
    non a me, in un modo o nell'altro,
    io sono o ero una contabile.
  • 8:20 - 8:24
    Ma era per loro.
    Per quelle donne invisibili.
  • 8:25 - 8:30
    Per quelle donne a cui neanche
    chiedono se vogliono avere 10 figli.
  • 8:30 - 8:36
    Non è cosa brutta avere 10, 5 o 4 figli,
    sempre e quando siamo noi a deciderlo.
  • 8:38 - 8:41
    Era la porta che ho incontrato
    quella per cui oggi nel mio villaggio,
  • 8:42 - 8:45
    le donne possono esercitare i loro diritti.
  • 8:45 - 8:47
    Oggi nel mio villaggio le donne votano.
  • 8:47 - 8:51
    Oggi nel mio villaggio ci sono tre donne
    che formano il consiglio comunale.
  • 8:52 - 8:55
    Dei 570 municipi del mio stato,
  • 8:55 - 8:59
    417 sono regolati dal sistema
    di usi e costumi.
  • 9:00 - 9:05
    Delle 68 etnie presenti in questo paese,
    16 si trovano nel mio stato.
  • 9:07 - 9:11
    Cerco di fare in modo che nessuno
    possa dirci che per la nostra cultura
  • 9:11 - 9:15
    non possiamo accedere allo sviluppo,
    non possiamo esprimerci
  • 9:15 - 9:19
    se vogliamo cambiare
    le nostre storie e le nostre cose.
  • 9:19 - 9:23
    No, piuttosto che sia uno strumento
    che ci aiuti a dire:
  • 9:23 - 9:27
    "Questo è il Messico, questo
    è il nostro colore, il nostro sapore".
  • 9:28 - 9:31
    Questo l'ho acquisito con l'educazione.
  • 9:32 - 9:36
    E, attraverso l'educazione,
    ho incontrato la parola libertà.
  • 9:37 - 9:40
    Oggi per me la liberà è la cosa più sacra.
  • 9:42 - 9:46
    Grazie a questo
    fui deputata federale e dissi:
  • 9:46 - 9:52
    "Non solo nel mio stato, anche
    per questi 16 milioni di messicane
  • 9:52 - 9:56
    che abitano questo paese, che nessuno
    dica loro che non hanno diritti".
  • 9:57 - 10:01
    Nel 2014 realizzai una riforma
    alla costituzione del mio paese,
  • 10:01 - 10:05
    cosicché nessuno potesse dirmi o dar loro
    la risposta che mi diedero quel momento.
  • 10:06 - 10:12
    E non solo, nello stesso
    2014 l'ONU ha adottato questa riforma
  • 10:12 - 10:16
    affinché in tutto il mondo,
    dove ci sono popolazioni indigene,
  • 10:18 - 10:21
    i capi di stato siano obbligati
  • 10:21 - 10:26
    a cambiare queste pratiche
    dove ancora è minacciato
  • 10:27 - 10:29
    lo sviluppo delle nostre comunità.
  • 10:29 - 10:32
    Perché tutto il mondo
    ci parla di democrazia,
  • 10:32 - 10:37
    e io ho risposto: "La democrazia,
    la considero come una colomba,
  • 10:39 - 10:42
    un'ala di donna e una d'uomo,
  • 10:42 - 10:46
    senza l'altra ala non possiamo
    arrivare a questa democrazia,
  • 10:47 - 10:50
    e per di più con il volto indigeno.
  • 10:52 - 10:57
    Oggi ringrazio quella che è la persona
    più importante al mio fianco,
  • 10:59 - 11:01
    mio figlio, l'altra ragione
  • 11:01 - 11:05
    per cui non mi lascio andare,
  • 11:05 - 11:09
    ma per la quale continuo, perché non basta
    che tale riforma sia stata realizzata,
  • 11:10 - 11:14
    ora bisogna chiedere che sia applicata
  • 11:14 - 11:17
    affinché non rimanga solo una riforma,
  • 11:17 - 11:19
    ma diventi anche realtà
  • 11:19 - 11:23
    per i 417 municipi,
  • 11:23 - 11:27
    e minimo ci siano 5 o 20 donne
    in carica di presidentesse municipali.
  • 11:27 - 11:32
    Torno a ripetere: la cosa importante
    non è votare ed essere votato,
  • 11:32 - 11:37
    la cosa importante è che diventiamo
    visibili per il resto di questo Messico.
  • 11:37 - 11:40
    (Zapoteco) Oggi intendo la libertà
  • 11:40 - 11:52
    come un fumo che corre sul versante
    del colle del mio villaggio.
  • 11:52 - 11:54
    Grazie mille.
  • 11:54 - 11:57
    Oggi intendo la libertà come questo fumo
  • 11:57 - 12:00
    che corre sul versante
    del colle del mio villaggio.
  • 12:00 - 12:01
    Grazie mille.
  • 12:01 - 12:04
    (Applausi)
Title:
Come ho lottato per i diritti che la vita mi negò | Eufrosina Cruz Mendoza | TEDxCuauhtémoc
Description:

Questa presentazione è un evento di TEDx, organizzato in modo indipendente rispetto alle conferenze TED. Per maggiori informazioni: http://ted.com/tedx

Eufrosina affrontò usi e costumi del suo villaggio e assunse la responsabilità di rendersi visibile. Entrò in politica per cambiare quello che ci ferisce. In questo video ci racconta le sue profonde ragioni.

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Video Language:
Spanish
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
12:18

Italian subtitles

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