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Maurizio Seracini: La vita segreta dei dipinti

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    Nel 1975 ho incontrato a Firenze il professor Carlo Pedretti,
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    mio ex professore di storia dell’arte,
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    oggi studioso di fama mondiale di Leonardo da Vinci.
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    Mi ha chiesto se potevo trovare una tecnologia
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    in grado di svelare un mistero datato cinque secoli
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    relativo a un capolavoro perduto di Leonardo da Vinci,
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    la “Battaglia di Anghiari”, che si presume si trovi
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    nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze.
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    A metà degli anni '70 non c’erano grosse opportunità
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    per un bioingegnere come me, soprattutto in Italia, e così
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    ho deciso, insieme ad alcuni ricercatori statunitensi
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    e dell’Università di Firenze, di mettermi a investigare gli affreschi
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    che il Vasari dipinse sui lunghi muri del Salone dei Cinquecento
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    alla ricerca del Leonardo perduto.
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    Purtroppo, allora non sapevamo
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    che quello non era esattamente il luogo in cui dovevamo cercare,
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    perché dovevamo andare molto più a fondo, e così la ricerca
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    si arrestò, e fu ripresa solo nel 2000
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    grazie all’interesse e all’entusiasmo della famiglia Guinness.
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    Bene, questa volta ci siamo riproposti di ricostruire
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    il Salone dei Cinquecento prima della ristrutturazione
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    e la denominata Sala Grande, che venne costruita nel 1494,
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    e di scoprire le porte e le finestre originali,
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    e per farlo, prima abbiamo creato un modello 3D,
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    e poi, con la termografia, abbiamo scoperto
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    le finestre nascoste. Queste sono le finestre originali del salone
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    della Sala Grande. Abbiamo anche scoperto l’altezza del tetto,
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    e quindi siamo riusciti a ricostruire
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    tutta la pianta originale di questo salone
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    proprio com'era prima dell’arrivo del Vasari,
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    e a ricostruire il tutto,
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    compresa una scalinata molto importante
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    per collocare con esattezza “La Battaglia di Anghiari”
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    in un’area specifica di uno degli strumenti.
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    Siamo anche venuti a sapere che il Vasari, che fu incaricato
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    di rimodellare il Salone dei Cinquecento tra il 1560 e il 1574
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    dal Granduca Cosimo I della famiglia dei Medici,
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    tentò almeno due volte di salvare i capolavori
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    collocando un muro di mattoni di fronte
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    e lasciando una piccola intercapedine per l’aria.
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    Uno dei tentativi si vede qui, con Masaccio nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze,
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    e quindi ci siamo detti che forse il Vasari aveva usato
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    questo stratagemma anche con l’opera di Leonardo,
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    visto che era un grande ammiratore di Leonardo da Vinci.
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    E così abbiamo costruito delle antenne radio molto sofisticate
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    per analizzare entrambi i muri alla ricerca di un’intercapedine.
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    E ne abbiamo trovate molte nel pannello di destra del muro orientale,
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    ecco un’intercapedine, e qui è dove
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    pensiamo sia localizzata “La Battaglia di Anghiari”,
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    o almeno la parte che sappiamo esser stata dipinta,
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    e che si chiama “La lotta per lo stendardo”.
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    Purtroppo, però,
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    nel 2004 il progetto
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    è stato sospeso. Per tante ragioni politiche.
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    Così ho deciso di tornare dalla mia università di appartenenza
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    e, alla University of California, a San Diego,
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    e ho proposto di aprire un centro di ricerca
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    in scienze ingegneristiche per il patrimonio culturale.
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    Nel 2007 abbiamo creato CISA3, un centro di ricerca
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    per il patrimonio culturale, nello specifico per quello artistico, architettonico
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    e archeologico. Gli studenti hanno iniziato ad arrivare,
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    e abbiamo iniziato a ideare varie tecnologie,
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    perché essenzialmente è quello di cui avevamo bisogno
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    per andare avanti e fare ricerca sul campo.
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    Siamo tornati nel Salone dei Cinquecento nel 2011,
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    e questa volta, con un folto gruppo di studenti,
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    e il mio collega, il Professor Falko Kuester,
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    ora direttore del CISA3,
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    siamo tornati perché già sapevamo dove cercare
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    per trovare quel che ancora era rimasto.
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    Dunque eravamo confinati, o dovrei dire piuttosto limitati,
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    per svariati motivi che non vale la pena spiegare,
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    alla sola indagine endoscopica, tra tutte le opzioni possibili,
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    con una videocamera di 4mm attaccata alla sonda,
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    e siamo riusciti a documentare e a prelevare
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    alcuni frammenti
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    di color rossiccio, nero, e ci sono anche
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    frammenti di beige
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    che poi abbiamo sottoposto a esami molto più sofisticati,
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    fluorescenza a raggi X, diffrazione a raggi X, e i risultati sono molto positivi,
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    per ora. Pare indichino che ci troviamo veramente
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    in presenza di pigmenti, e poiché sappiamo di certo
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    che nessun altro artista ha dipinto su quella parete
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    prima dell'arrivo del Vasari, risalente a circa 60 anni dopo,
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    quei pigmenti sono saldamente correlati alla presenza di un dipinto
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    e con molta probabilità a Leonardo.
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    Bene, stiamo cercando la più importante e la più elogiata
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    opera d’arte mai realizzata dall’uomo.
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    Difatti, si tratta dell'opera più importante
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    mai commissionata a Leonardo,
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    e per la realizzazione di questo capolavoro, è stato definito
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    l’artista numero uno più influente dell’epoca.
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    Ho anche avuto il privilegio, negli ultimi 37 anni,
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    di lavorare con vari capolavori, come potete vedere dietro di me,
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    ma essenzialmente per fare cosa? Be’ per valutare, ad esempio,
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    lo stato di conservazione. Qui vedete il volto
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    della Madonna della Seggiola sul quale, proiettando un raggio di luce UV,
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    compare una diversa figura femminile ,
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    o meglio più anziana.
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    Ci sono ancora molta vernice, vari ritocchi,
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    e delle puliture esagerate. Diventa ben visibile.
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    La tecnologia ci ha anche permesso di scrivere nuove pagine
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    della nostra storia o perlomeno di aggiornare alcune pagine.
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    Ad esempio, la “Dama con l’unicorno”,
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    un altro dipinto di Raffaello, ecco, vedete l’unicorno.
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    Si è detto e si è scritto tanto dell’unicorno,
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    ma se lo sottoponete ai raggi X, diventa un cucciolo di cane.
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    E – (Risate) – nessun problema, ma, purtroppo,
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    continuando l’esame scientifico del quadro
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    si è scoperto che Raffaello non ha dipinto l’unicorno,
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    non ha dipinto il cagnolino, anzi ha lasciato il quadro
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    incompleto, quindi tutto ciò che si è scritto sul simbolo esotico
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    dell’unicorno – (Risate) – sfortunatamente,
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    non ha molto fondamento. (Risate)
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    Bene, poi c’è la questione dell’autenticità. Pensate solo un istante
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    se la scienza potesse davvero muoversi nel campo dell’autenticità
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    delle opere d’arte. Si scatenerebbe una rivoluzione culturale,
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    a dir poco, ma anche, direi, una rivoluzione nel mercato,
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    se me lo consentite. Vi faccio un esempio:
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    Prendete la “Natura morta” di Otto Marseus, un bel quadro
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    alla Galleria Pitti, ed osservatelo con una telecamera ad infrarossi:
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    fortunatamente per gli storici dell’arte, è stata confermata
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    la presenza di una firma di Otto Marseus. Ci dice persino
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    quando e dove è stato realizzato.
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    Un bel risultato davvero, ma non è sempre così.
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    Dunque, autenticità e scienza potrebbero andare a braccetto
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    e cambiare il modo in cui vengono fatte non tanto le attribuzioni,
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    ma almeno dare una base più obiettiva,
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    o meglio meno soggettiva, all’attribuzione,
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    rispetto a quanto si fa oggi.
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    Ma devo dire che la scoperta che ha davvero attirato
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    la mia immaginazione, la mia ammirazione, è l’incredibilmente vivido
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    disegno, che si trova sotto a questo strato marrone,
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    dell’”Adorazione dei Magi”. Ecco ora vedete
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    uno scanner XYZ fatto a mano con una telecamera a infrarossi montata sopra,
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    che scruta sotto allo strato marrone
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    di questo capolavoro
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    per rivelare ciò che potrebbe trovarsi sotto.
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    Bene, questo è anche il dipinto più importante
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    di Leonardo da Vinci che abbiamo in Italia.
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    Guardate queste meravigliose immagini di volti che nessuno aveva piu' visto
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    per cinque secoli. Guardate questi ritratti.
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    Sono spettacolari. Vedete Leonardo al lavoro.
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    Vedete la genialità della sua creazione,
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    direttamente sullo strato iniziale del pannello,
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    e scoprite cose incredibili
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    come questo elefante. (Risate) Per via di questo elefante,
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    sono uscite più di 70 immagini, mai viste per tanti secoli.
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    È stato l’inizio. Abbiamo capito
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    che lo strato marrone che vediamo oggi
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    non è stato fatto da Leonardo da Vinci, che ci ha lasciato
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    solo l’altro disegno che per cinque secoli
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    non abbiamo potuto vedere. Ma ora sì grazie, alla tecnologia.
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    E adesso vediamo il tablet. Abbiamo pensato che se tutti noi abbiamo
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    il piacere, il privilegio di vedere tutto questo,
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    di assaporare tutte queste scoperte, cosa possiamo fare per tutti gli altri?
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    Così abbiamo pensato a un’applicazione di realtà aumentata
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    da usare con il tablet. Lasciate che vi mostri con una simulazione
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    quello che si può fare, che chiunque potrebbe fare,
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    all’interno di un museo.
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    Supponiamo di andare in un museo con un tablet, ok?
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    Puntiamo la telecamera del tablet
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    sul dipinto che ci interessa, così.
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    D’accordo? Ora faccio clic, metto in pausa,
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    e ora lo rigiro verso di voi così nel momento stesso in cui l’immagine,
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    o meglio, la telecamera, ha messo a fuoco il dipinto,
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    le immagini che avete appena visto sul dipinto
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    vengono caricate. E ora, guardate.
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    Come vi ho detto, possiamo ingrandire, farle scorrere.
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    Ok? Andiamo a cercare l’elefante.
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    Tutto quello che ci serve è un dito.
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    Una strofinatina e vediamo l’elefante.
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    E poi, se lo desideriamo,
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    possiamo continuare a scorrere per trovare, per esempio,
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    che, sulla scala, tutta l’iconografia verrà cambiata.
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    Gente comune sta ricostruendo un nuovo tempio
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    dalle rovine di un tempio antico,
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    e appaiono molte altre figure. Vedete?
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    Non si tratta solo di curiosità, perché cambia
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    non solo l’iconografia, ma anche l’iconologia,
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    il significato del dipinto,
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    e riteniamo sia un sistema fantastico, e semplice,
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    a cui tutti dovrebbero avere accesso, per diventare
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    protagonisti delle proprie scoperte,
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    e non essere solo spettatori passivi, come ora siamo
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    quando passiamo tra le innumerevoli stanze dei musei.
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    (Applausi)
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    Un altro concetto è il grafico clinico digitale,
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    che sembrerebbe ovvio se parlassimo di veri pazienti,
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    ma quando parliamo di opere d’arte, sfortunatamente,
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    non è mai stata un'idea sfruttata.
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    Be’, noi crediamo che debba essere l’inizio,
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    il primo passo, per una tutela vera e propria,
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    e per consentirci di esplorare e capire realmente
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    tutto ciò che è relativo allo stato di conservazione,
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    alle tecniche, ai materiali e anche al se, al quando e al perché
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    dovremmo restaurare, o piuttosto, intervenire
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    sull’ambiente che circonda il dipinto.
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    Bene, la nostra visione mira a riscoprire
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    lo spirito del Rinascimento, a creare una nuova disciplina
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    in cui l’ingegneria per l’eredità culturale sia a tutti gli effetti
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    un simbolo di unione tra arte e scienza.
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    Abbiamo decisamente bisogno di una nuova stirpe di ingegneri
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    che faccia questo tipo di operazioni
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    e riscopra per noi questi valori culturali
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    di cui abbiamo tanto bisogno, soprattutto oggi.
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    E se volete riassumerlo in una sola parola,
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    ecco ciò che stiamo cercando di fare,
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    stiamo cercando di dare un futuro al nostro passato
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    per poter avere un futuro.
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    Fino a che vivremo una vita piena di curiosità e passione,
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    ci sarà un po’ di Leonardo in tutti noi. Grazie. (Applausi)
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    (Applausi)
Title:
Maurizio Seracini: La vita segreta dei dipinti
Speaker:
Maurizio Seracini
Description:

La storia dell'arte è ben lungi dall'essere una storia immutabile. L'ingegnere Maurizio Seracini ha dedicato 30 anni alla ricerca dell'affresco perduto di Leonardo da Vinci, "La Battaglia di Anghiari", e in questo suo sforzo ha scoperto che molti dipinti celano al proprio interno strati di storia. Perché non farli diventare parte integrante dell'esperienza visiva?

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
12:34

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