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Lezioni dagli antichi social media | Tom Standage | TEDxOxbridge

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    (Applausi)
  • 0:05 - 0:08
    Vi parlerò dei social media.
  • 0:08 - 0:11
    E potreste dire: "Non un altro
    che blatera sui social media!"
  • 0:11 - 0:14
    Ma io vi mostrerò un modo diverso
    di vedere i social media
  • 0:14 - 0:17
    uno di cui sono abbastanza sicuro
    non avete sentito parlare prima.
  • 0:17 - 0:20
    Voglio darvi una prospettiva
    storica sui social media.
  • 0:20 - 0:23
    Ma per farlo, dobbiamo prima decidere
    che cosa sono in effetti i social media.
  • 0:23 - 0:25
    Questa è la mia definizione.
  • 0:25 - 0:27
    Sono media che arrivano
    da altre persone.
  • 0:27 - 0:29
    E poi vengono scambiati
    tramite connessioni sociali
  • 0:29 - 0:32
    e creano una discussione ripartita
    o una comunità
  • 0:32 - 0:34
    che trascende il luogo e le persone
    con cui ci troviamo fisicamente.
  • 0:34 - 0:38
    È molto diverso dall'ascoltare
    una voce impersonale da una radio.
  • 0:38 - 0:39
    Questa è la mia definizione.
  • 0:40 - 0:42
    Se usiamo questa definizione
    allora diventa chiaro.
  • 0:42 - 0:44
    Funziona in questo modo:
  • 0:44 - 0:47
    abbiamo un gruppo di persone, qui.
    Tutte twittano tra loro.
  • 0:47 - 0:50
    Una, al centro, è connessa
    con questo gruppo di persone qui.
  • 0:50 - 0:51
    E quindi [il messaggio]
    si diffonde.
  • 0:51 - 0:54
    Sappiamo come funziona oggi
    nei social network basati su Internet
  • 0:54 - 0:57
    su Twitter, Facebook,
    Instagram e tutti gli altri.
  • 0:57 - 1:00
    Ma in realtà
    questo tipo di modello,
  • 1:00 - 1:02
    questa trasmissione orizzontale
    da persona a persona,
  • 1:02 - 1:04
    non ha bisogno
    di un network digitale per esistere.
  • 1:04 - 1:08
    Ho trascorso gli ultimi anni a studiare
    esempi della storia.
  • 1:08 - 1:13
    Perché penso che gli ambienti social media
    in realtà esistano da secoli.
  • 1:13 - 1:16
    Quindi quali sono le condizioni necessarie
    per un ambiente social media?
  • 1:16 - 1:18
    C'è bisogno di un po' di roba.
  • 1:18 - 1:21
    C'è bisogno d'istruzione, perché
    per inviare messaggi a persone lontane
  • 1:21 - 1:24
    abbiamo bisogno di saper scrivere
    e loro di saper leggere.
  • 1:24 - 1:29
    Il costo per condividere, copiare
    e trasmettere quell'informazione
  • 1:29 - 1:30
    deve essere relativamente basso.
  • 1:30 - 1:35
    Oggi è quasi gratis perché abbiamo
    smartphone e connessioni a banda larga.
  • 1:35 - 1:39
    Ma è risultato che queste condizioni
    sono sorte anche prima nella storia.
  • 1:39 - 1:44
    A quanto ne so, la prima volta è successo
    con la vecchia Repubblica Romana.
  • 1:44 - 1:46
    Dunque.
    Questi sono Neo Terenzio e sua moglie.
  • 1:46 - 1:49
    Lui era un fornaio di Pompei.
  • 1:49 - 1:52
    Stringono i simboli della loro cultura.
  • 1:52 - 1:55
    Lui ha una pergamena
    e lei ha una tavoletta di cera.
  • 1:55 - 1:58
    Era una specie di blocco
    per gli appunti, se eri romano.
  • 1:58 - 2:00
    In pratica stanno dicendo:
    "Guardateci, siamo colti!"
  • 2:00 - 2:02
    Sono molto orgogliosi
    della loro istruzione.
  • 2:02 - 2:05
    I Romani, sapete,
    erano una società relativamente istruita.
  • 2:05 - 2:08
    I Romani si scrivevano piuttosto spesso.
  • 2:08 - 2:11
    Per quel che ne so,
    il primo ecosistema di social media
  • 2:11 - 2:12
    si trova all'interno dell'élite romana.
  • 2:12 - 2:15
    Tutti si scrivono lettere.
    Fanno circolare le notizie.
  • 2:15 - 2:18
    L'élite romana era un gruppo
    di famiglie imparentate tra loro,
  • 2:18 - 2:22
    perciò le notizie politiche
    coincidevano con le notizie sociali.
  • 2:22 - 2:26
    Tizio ha litigato con Caio;
    Lei sta divorziando da Lui; eccetera.
  • 2:26 - 2:30
    Se prendiamo le lettere dell'uomo di stato
    e oratore Cicerone, ad esempio,
  • 2:30 - 2:34
    lo vediamo chiaramente. Questo è
    uno stralcio da una delle sue lettere:
  • 2:34 - 2:37
    "Il 24 marzo ti ho mandato
    una copia della lettera di Balbus a me...
  • 2:37 - 2:39
    e della lettera
    che Cesare ha mandato a lui".
  • 2:39 - 2:42
    Vediamo che le lettere
    sono passate di seconda e di terza mano.
  • 2:42 - 2:44
    A quanto pare
    questa era una cosa comune.
  • 2:44 - 2:46
    Le lettere erano essenzialmente
    documenti semi-pubblici.
  • 2:46 - 2:48
    Eccone un'altra.
  • 2:48 - 2:50
    Qui Cicerone ha scritto una lettera
  • 2:50 - 2:53
    con la sua opinione su qualcosa.
    È una lettera aperta,
  • 2:53 - 2:55
    quindi la invia al destinatario
    e ne fa delle copie per i suoi amici.
  • 2:55 - 2:57
    Gli è stato chiesto di fare così:
  • 2:57 - 3:00
    "Ho sentito che hai scritto
    una bella lettera,..." (Risate)
  • 3:00 - 3:02
    Tiene tutte le sue lettere:
  • 3:02 - 3:05
    abbiamo tutta la posta in entrata
    e in uscita di Cicerone.
  • 3:05 - 3:07
    Così possiamo vedere cos'ha fatto.
  • 3:07 - 3:09
    Questo è quel che sta facendo qui.
    Sta dicendo:
  • 3:09 - 3:12
    "Ho sentito che la mia lettera
    è stata pubblicata in larga misura".
  • 3:12 - 3:13
    Il che è quel che voleva.
  • 3:13 - 3:15
    È in questo modo che venivano pubblicati
    i libri nel mondo romano.
  • 3:15 - 3:17
    Non c'erano macchine da stampa.
  • 3:17 - 3:20
    Per scrivere un libro, lo scrivevi.
    Alla fine avevi tante pergamene.
  • 3:20 - 3:24
    Lo davi alla persona
    più ricca e influente che conoscevi
  • 3:24 - 3:26
    e che aveva tanto andirivieni
    nella sua biblioteca.
  • 3:26 - 3:29
    Poi gli studiosi andavano in biblioteca
    lo leggevano e dicevano:
  • 3:29 - 3:31
    "Questo è un buon libro.
    Posso averne una copia?"
  • 3:31 - 3:34
    Al che questo ricco patrono
    avrebbe detto agli scriba di farne una copia,
  • 3:34 - 3:36
    e di portarla nella sua biblioteca.
    Avrebbe scatenato un effetto domino.
  • 3:36 - 3:39
    Solo quando i libri si spargevano
    e le persone ne parlavano
  • 3:39 - 3:40
    e ne chiedevano delle copie
  • 3:40 - 3:43
    i produttori di libri
    cominciavano a fabbricarli.
  • 3:43 - 3:46
    Gli autori romani volevano che i loro libri
    fossero il più piratati possibile.
  • 3:46 - 3:48
    Era un sistema peer-to-peer.
  • 3:48 - 3:52
    L'altra cosa distribuita in modo
    peer-to-peer era il giornale romano.
  • 3:52 - 3:56
    Si chiamava Acta Diurna,
    fondato nel 59 a.C. da Giulio Cesare.
  • 3:56 - 3:59
    Veniva pubblicato ogni giorno.
    Sapete quante copie ne facevano al giorno?
  • 3:59 - 4:03
    Spettatore: Una.
    Tom Standage: Una. Esatto. Una copia. (Risate)
  • 4:03 - 4:05
    Veniva messa nel foro.
    Se volevi leggerla,
  • 4:05 - 4:07
    dovevi andarci e
    leggerla per conto tuo.
  • 4:07 - 4:09
    Se volevi leggertela da un'altra parte
  • 4:09 - 4:12
    stava al pubblico distribuirla.
  • 4:12 - 4:15
    Così mandavi il tuo scriba.
    Gli dicevi: "Vai al foro per me,
  • 4:15 - 4:18
    scriviti i titoli
    che potrebbero interessarmi
  • 4:18 - 4:20
    perché voglio leggere le notizie
    mentre faccio colazione".
  • 4:20 - 4:23
    Lo scriba lo faceva.
    Portava le notizie.
  • 4:23 - 4:26
    Questo è il dispositivo su cui si leggevano.
    Piuttosto familiare.
  • 4:26 - 4:28
    Questo è l'iPad romano.
  • 4:28 - 4:30
    (Risate)
  • 4:30 - 4:32
    In realtà è una tavoletta di cera
  • 4:32 - 4:35
    ma come vedete le proporzioni
    in pratica sono le stesse.
  • 4:35 - 4:37
    La dimensione è identica.
    (Risate)
  • 4:37 - 4:39
    Se torniamo all'immagine precedente,
  • 4:39 - 4:43
    la donna ha un Galaxy S4 Romano.
  • 4:43 - 4:46
    (Risate)
  • 4:46 - 4:49
    I bottoni erano a metà della parte lunga,
    il che è interessante.
  • 4:49 - 4:52
    In questo modo le notizie circolavano.
    Se andavi fuori città
  • 4:52 - 4:55
    e volevi rimanere informato sulle novità
  • 4:55 - 4:57
    i tuoi amici copiavano
    parti dell'Acta Diurna
  • 4:57 - 5:00
    e altri pezzi
    delle lettere che ricevevano.
  • 5:00 - 5:03
    Ricevevi le notizie dai tuoi amici.
    Era un sistema social media.
  • 5:03 - 5:06
    Andiamo un po' avanti nel tempo.
    Ecco un altro esempio.
  • 5:06 - 5:09
    1500 anni più tardi.
    Questo è Martin Lutero.
  • 5:09 - 5:12
    Martin Lutero litiga
    con la chiesa cattolica
  • 5:12 - 5:14
    riguardo la dottrina delle indulgenze,
  • 5:14 - 5:18
    ovvero la vendita dei biglietti
    per uscire gratis dal Purgatorio.
  • 5:18 - 5:22
    Pensa che sia un'idea stupida,
    perciò scrive 95 tesi
  • 5:22 - 5:27
    in sostanza domande su cui vuol discutere
    e a cui vuole che il Papa risponda.
  • 5:27 - 5:30
    Oggi sarebbero una lista su BuzzFeed.
    Si sarebbero chiamate:
  • 5:30 - 5:32
    "95 ragioni per cui il Papa
    si sbaglia sulle indulgenze"
  • 5:32 - 5:34
    o qualcosa di simile.
    (Risate)
  • 5:34 - 5:36
    Se fosse su BuzzFeed
    si sarebbe chiamato:
  • 5:36 - 5:38
    "95 folli ragioni
    per cui il Papa si sbaglia!"
  • 5:38 - 5:42
    Quello che [Lutero] fa nella realtà,
    è scriverle a mano
  • 5:42 - 5:44
    e affiggerle alla porta
    della chiesa di Wittenberg per dire:
  • 5:44 - 5:47
    "Voglio un dibattito pubblico
    sull'argomento". È così che si faceva.
  • 5:47 - 5:49
    La gente comincia a copiarle.
    Cominciano a diffondersi.
  • 5:49 - 5:51
    Poi gli stampatori
    ci mettono le mani sopra.
  • 5:51 - 5:52
    Sono in latino.
  • 5:52 - 5:55
    Ne stampano copie. Arrivano
    agli stampatori delle città vicine.
  • 5:55 - 5:59
    Fanno un tale brusio che vengono ristampate.
    Raggiungono altre città. Si diffondono.
  • 5:59 - 6:01
    Lutero non fa nulla di suo.
  • 6:01 - 6:04
    Alcuni degli stampatori, furbi,
    le traducono in tedesco,
  • 6:04 - 6:06
    perché raggiungano più persone,
    perché non tutti leggono il latino.
  • 6:06 - 6:09
    Si diffondono in modo rapidissimo.
    Un contemporaneo di Lutero dice:
  • 6:09 - 6:12
    "Ci vogliono due settimane
    perché si diffondano in Germania,
  • 6:12 - 6:14
    e un mese
    per diffondersi nel resto d'Europa".
  • 6:14 - 6:16
    Questa è una totale sorpresa per Lutero.
  • 6:16 - 6:20
    Non riesce a credere che le sue tesi
    siano state stampate e fatte circolare
  • 6:20 - 6:22
    "ben oltre le mie aspettative".
  • 6:22 - 6:24
    Gli si accende la lampadina:
    "Aspetta un attimo...
  • 6:24 - 6:27
    questo è il modo per diffondere
    quel che penso sulle indulgenze ".
  • 6:27 - 6:30
    Quindi scrive il suo opuscolo
    successivo in tedesco
  • 6:30 - 6:33
    e lo dà allo stampatore
    di Wittenberg, dove vive.
  • 6:33 - 6:36
    Ne stampa un migliaio di copie
    che vengono portate alle città vicine
  • 6:36 - 6:37
    dove più stampatori stampano più copie,
  • 6:37 - 6:41
    che continuano a diffondersi.
    È così che il messaggio circola.
  • 6:41 - 6:46
    Come sappiamo che fu efficace?
    Come facciamo a misurarlo?
  • 6:46 - 6:48
    Oggi misuriamo l'efficacia
    di una campagna social media
  • 6:48 - 6:52
    contando retweet, like, reblog eccetera.
  • 6:52 - 6:55
    A quanto pare è possibile fare
    lo stesso anche per Martin Lutero,
  • 6:55 - 6:59
    perché si può contare le volte
    che i suoi opuscoli vennero ristampati,
  • 6:59 - 7:01
    il numero di nuove edizioni.
  • 7:01 - 7:04
    Se lo facessimo le statistiche di traffico
    di Martin Lutero
  • 7:04 - 7:06
    somiglierebbero a questo.
    (Risate)
  • 7:06 - 7:10
    Chi di voi ha un blog WordPress
    sarà abituato a vedere cose simili.
  • 7:10 - 7:12
    Martin Lutero sarebbe
    piuttosto contento di vederlo.
  • 7:12 - 7:14
    Quell'enorme picco è il 1523.
  • 7:14 - 7:17
    Quelli rossi sono gli opuscoli tedeschi;
  • 7:17 - 7:19
    quelli blu sono gli opuscoli latini.
  • 7:19 - 7:22
    Il colore più chiaro sono le ristampe,
  • 7:22 - 7:24
    i colori più scuri sono i nuovi opuscoli
    originali di Lutero quell'anno.
  • 7:24 - 7:28
    Potete vedere
    enormi picchi nelle ristampe.
  • 7:28 - 7:31
    Ognuna è un altro migliaio di copie.
  • 7:31 - 7:35
    Questo fa sì che il messaggio
    si diffonda per la Germania e oltre.
  • 7:35 - 7:39
    Il risultato è la separazione nella Chiesa
    tra cattolici e protestanti.
  • 7:39 - 7:41
    Da questo deriva la Riforma.
  • 7:41 - 7:44
    Ecco un'altra piattaforma social media.
    È connessa a Oxford.
  • 7:44 - 7:46
    Questa è una caffetteria.
  • 7:46 - 7:48
    La prima caffetteria dell'Inghilterra
    era qui, a Oxford.
  • 7:48 - 7:51
    Le caffetterie erano
    una fantastica piattaforma di scambio.
  • 7:51 - 7:53
    Erano localizzate laddove arrivavano
    gli opuscoli e i nuovi libri,
  • 7:53 - 7:56
    che erano i predecessori dei giornali.
  • 7:56 - 7:59
    Le persone si ritrovavano,
    li leggevano e li discutevano,
  • 7:59 - 8:01
    e li spedivano per posta
    ad altre caffetterie.
  • 8:01 - 8:04
    Prendevano parte
    a una enorme discussione distribuita
  • 8:04 - 8:06
    tra la gente delle caffetterie.
  • 8:06 - 8:10
    Delle caffetterie era da notare
    non solo che avevano il caffè,
  • 8:10 - 8:13
    ma anche che
    persone di diverse classi sociali
  • 8:13 - 8:16
    erano attese,
    erano invitate a interagire.
  • 8:16 - 8:18
    C'erano il gentiluomo,
    il meccanico, il lord e il furfante:
  • 8:18 - 8:20
    tutti che si parlavano tra loro.
  • 8:20 - 8:24
    Le idee attraversavano
    divesi gruppi e circoli sociali
  • 8:24 - 8:26
    come mai prima di allora.
  • 8:26 - 8:30
    Questo finì con l'avere
    conseguenze di vasta portata.
  • 8:30 - 8:32
    Ma la cosa principale
    a cui questo portò,
  • 8:32 - 8:35
    fu il permettere alla gente
    di essere esposta a nuove idee
  • 8:35 - 8:39
    e partecipare a una discussione più ampia
    sulle cose che stavano accadendo.
  • 8:39 - 8:41
    La gente chiama le caffetterie
    "Università per un penny":
  • 8:41 - 8:43
    paghi un penny per il tuo caffè
  • 8:43 - 8:46
    e puoi prendere parte
    ad un attraente e incredibile
  • 8:46 - 8:48
    ambiente di scambio mediatico
    che crea dipendenza.
  • 8:48 - 8:49
    Ci sono molti altri esempi.
  • 8:49 - 8:52
    Li sto collezionando da tempo.
  • 8:52 - 8:53
    Questo è un taccuino.
  • 8:53 - 8:56
    È un quaderno
    dove si scrivono cose interessanti
  • 8:56 - 8:59
    come su Tumblr o Pinterest:
    "Oh, interessante!" (Risate)
  • 8:59 - 9:03
    Solo di rado è roba tua. Ecco perché dico
    che è come su Tumblr o Pinterest.
  • 9:03 - 9:05
    80 per cento delle cose su Tumblr
    e Pinterest sono ricondivisioni.
  • 9:05 - 9:10
    È lo stesso con questi taccuini.
  • 9:10 - 9:12
    Sono più che altro poesie
    di altre persone, liste e aforismi.
  • 9:12 - 9:15
    Condividi il quaderno e i tuoi amici
    copiano le parti che piacciono loro.
  • 9:15 - 9:19
    Ciò che scegli di condividere con loro
    e quel che metti nel tuo quaderno
  • 9:19 - 9:21
    è un modo di definire
    ed esprimere te stesso.
  • 9:21 - 9:23
    Altri esempi:
    poesie prima della Rivoluzione Francese;
  • 9:23 - 9:25
    opuscoli della Rivoluzione Civile Inglese;
  • 9:25 - 9:27
    opuscoli prima
    della Rivoluzione Americana...
  • 9:27 - 9:29
    ho tantissimi esempi.
  • 9:31 - 9:34
    La domanda è: se i social media
    sono un luogo comune nella storia,
  • 9:34 - 9:36
    cos'è successo?
    Perché non li abbiamo notati prima?
  • 9:36 - 9:39
    La risposta è che siamo passati
    da questo tipo di ambiente,
  • 9:39 - 9:42
    dove le persone
    condividono cose tramite reti sociali,
  • 9:42 - 9:45
    e nel XIX secolo siamo passati
    a questo tipo di modello.
  • 9:45 - 9:49
    Qui un piccolo numero di persone
    trasmette il messaggio con molta efficenza
  • 9:49 - 9:52
    ad un pubblico enorme
    ma in modo impersonale.
  • 9:52 - 9:55
    Ha inizio con la rotativa a vapore
    e con la circolazione di massa dei giornali.
  • 9:55 - 9:59
    Poi si passa alla radio e alla tv,
    e questo tipo di roba.
  • 9:59 - 10:01
    Questo permette
    a un piccolissimo gruppo selezionato,
  • 10:01 - 10:03
    chiamiamolo di giornalisti,
  • 10:03 - 10:05
    di raggiungere un gran numero di persone.
  • 10:05 - 10:07
    Non si tratta sempre di giornalisti,
  • 10:07 - 10:09
    perché l'esempio più noto ed efficace
  • 10:09 - 10:11
    con cui si può promulgare il messaggio
  • 10:11 - 10:13
    è la propaganda.
  • 10:13 - 10:15
    Questa è la nazista Volksempfänger.
  • 10:15 - 10:17
    Conosciamo la Volkswagen,
    la macchina della gente.
  • 10:17 - 10:19
    Questa è la radio delle gente.
  • 10:19 - 10:22
    Ma era la radio delle gente
    solo perché
  • 10:22 - 10:24
    era costruita per captare
    solo le trasmissioni locali tedesche.
  • 10:24 - 10:27
    Non potevi ricevere notizie straniere.
    Potevi solo ascoltare Hitler
  • 10:27 - 10:30
    parlare a ripetizione tutto il tempo,
    e fare i suoi discorsi.
  • 10:30 - 10:32
    Questo tipo di controllo centralizzato
  • 10:32 - 10:34
    è l'assoluto opposto dei social media.
  • 10:34 - 10:37
    Questo è ciò che è successo nel IX secolo
    e per gran parte del XX secolo.
  • 10:37 - 10:41
    Credo che questo ci dia
    un modo nuovo di vedere i media,
  • 10:41 - 10:44
    perché adesso "I social media
    sono tornati, grazie a Internet".
  • 10:44 - 10:47
    Internet rende economico
    raggiungere un vasto pubblico.
  • 10:47 - 10:51
    Non c'è più bisogno
    di stampe costose o radiotrasmettitori.
  • 10:51 - 10:54
    Ti basta andare sulla
    piattaforma social di tua scelta,
  • 10:54 - 10:57
    e in teoria quel che scrivi o pubblichi
  • 10:57 - 10:59
    può raggiungere un pubblico di milioni.
  • 10:59 - 11:02
    Penso che questo significhi che
    invece di pensare alla storia dei media
  • 11:02 - 11:04
    così, come una divisione
    tra vecchi e nuovi media --
  • 11:04 - 11:08
    vecchio era analogico,
    stampa, trasmissione;
  • 11:08 - 11:11
    nuovo è digitale,
    Internet e più social...
  • 11:11 - 11:13
    Credo che questa
    non sia tutta la storia.
  • 11:13 - 11:15
    Dobbiamo pensarla così.
  • 11:15 - 11:17
    C'era questa cosa
    chiamata vecchissimo media
  • 11:17 - 11:20
    che era piuttosto simile al nuovo media.
  • 11:21 - 11:24
    La rottura è il 1833,
    che è quando
  • 11:24 - 11:25
    il primo giornale a un penny
    viene pubblicato a New York.
  • 11:25 - 11:29
    Questo è l'inizio dei vecchi media,
    di questa centralizzazione.
  • 11:29 - 11:33
    Credo che ciò significhi che il periodo
    che precede i vecchi media
  • 11:33 - 11:37
    oggi possa dirci molto.
  • 11:37 - 11:39
    Per me significa che le antiche strutture
    dei social media
  • 11:39 - 11:41
    hanno molte lezioni da impartirci.
  • 11:41 - 11:44
    Fatemene fare tre molto velocemente.
    Ecco la prima.
  • 11:44 - 11:47
    "I social media sono solo una
    pericolosa distrazione,
  • 11:47 - 11:48
    una perdita di tempo?"
  • 11:48 - 11:50
    Sono sicuro che vi è stato detto.
  • 11:50 - 11:52
    È una lamentala molto comune:
  • 11:52 - 11:54
    "Non dovremmo chiamarli
    social network...
  • 11:54 - 11:56
    dovremmo chiamarli
    social no-work".
  • 11:56 - 11:57
    (Risate)
  • 11:57 - 12:00
    È una lamentela molto vecchia.
  • 12:00 - 12:02
    Qui c'è uno che fa la stessa lamentela
  • 12:02 - 12:05
    a Oxford attorno al 1670.
  • 12:05 - 12:08
    Anthony Wood dice: "Perché gli studenti
    non fanno più il loro lavoro?...
  • 12:08 - 12:10
    Perché sono tutti nelle caffetterie,
  • 12:10 - 12:13
    a condividere cose con i loro amici."
    (Risate)
  • 12:13 - 12:15
    Salta fuori che questo
    accadeva anche a Cambridge.
  • 12:15 - 12:17
    (Risate)
  • 12:17 - 12:19
    Pari opportunità, giusto?
    Vai, Oxbridge!
  • 12:19 - 12:22
    La stessa esatta lamentela
    a Cambridge:
  • 12:22 - 12:25
    gli studenti non lavorano più
    perché sono nelle caffetterie.
  • 12:25 - 12:29
    Ecco un opuscolo
    che lamenta la stessa cosa:
  • 12:29 - 12:31
    le caffetterie sono "nemiche
    di diligenza e industriosità
  • 12:31 - 12:34
    e la rovina
    di giovani uomini impegnati."
  • 12:34 - 12:37
    perché la gente perde solo tempo.
  • 12:37 - 12:41
    Ma è vero? Be', pensate
    a cos'è accaduto alla fine del XVII secolo.
  • 12:41 - 12:46
    Vedrete che invece di essere nemiche
    della diligenza e dell'industriosità
  • 12:46 - 12:48
    le caffetterie
    furono la culla dell'innovazione.
  • 12:48 - 12:50
    Permisero alle persone e alle idee
    di combinarsi in nuovi modi.
  • 12:50 - 12:52
    Ne nacquero cose incredibili.
  • 12:52 - 12:54
    La Rivoluzione Scientifica, ad esempio.
  • 12:54 - 12:58
    Avevamo scienziati
    che s'incontravano nelle caffetterie.
  • 12:58 - 13:00
    La Royal Society cresce da persone
    che s'incontrano nelle caffetterie,
  • 13:00 - 13:02
    qui ad Oxford e a Londra.
  • 13:02 - 13:05
    A volte ci si tenevano addirittura
    esperimenti e conferenze.
  • 13:05 - 13:10
    Il mio esempio preferito è che
    Isaac Newton scrive Principia Mathematica,
  • 13:10 - 13:11
    il fondamento della scienza moderna,
  • 13:11 - 13:13
    per metter fine
    ad una discussione da caffetteria
  • 13:13 - 13:15
    tra Wren, Hooke e Halley.
    (Risate)
  • 13:15 - 13:18
    Incolpate la caffetteria.
  • 13:18 - 13:20
    In modo simile, le caffetterie
    portarono all'innovazione del commercio.
  • 13:20 - 13:23
    Lloyd di Londra inizia
    come una caffetteria chiamata Lloyd's.
  • 13:23 - 13:26
    Un'altra caffetteria all'angolo
    di nome Jonathan's
  • 13:26 - 13:28
    diventa il London Stock Exchange.
    (Risate)
  • 13:28 - 13:31
    Si ottengono incredibili innovazioni
    dall'incontro di idee.
  • 13:31 - 13:33
    Lo stesso
    è possibile oggi coi social media.
  • 13:33 - 13:37
    Alcune aziende l'hanno capito
    e usano internamente i social media
  • 13:37 - 13:39
    per coltivare
    collaborazione e innovazione.
  • 13:39 - 13:42
    Avanti: "Qual è il ruolo
    dei social media nelle rivoluzioni?"
  • 13:42 - 13:44
    Ne abbiamo sentito parlare molto
    dopo la Primavera Araba.
  • 13:44 - 13:47
    In che misura Facebook e Twitter
    hanno giocato un ruolo negli eventi
  • 13:47 - 13:51
    in Tunisia ed Egitto?
    Possiamo chiamarle rivoluzioni di Twitter?
  • 13:51 - 13:54
    Salta fuori che lo possiamo capire
    chiedendolo alla storia.
  • 13:54 - 13:55
    Possiamo chiedere a Martin Lutero.
  • 13:55 - 13:58
    "Dal rapido diffondersi delle tesi,
    ho constatato
  • 13:58 - 14:01
    quel che la maggior parte della nazione
    pensa delle indulgenze".
  • 14:01 - 14:04
    In altre parole, la popolarità
    degli opuscoli era un modo per segnalare
  • 14:04 - 14:07
    a lui e ai lettori degli opuscoli
  • 14:07 - 14:09
    che pensavano
    la stessa cosa sulle indulgenze.
  • 14:09 - 14:13
    Gli studiosi di media moderni
    lo chiamano sincronizzare le opinioni.
  • 14:13 - 14:18
    Le persone che non sono tanto convinte
    di avere la stessa opinione degli altri
  • 14:18 - 14:19
    possono scoprire se invece ce l'hanno.
  • 14:19 - 14:23
    Oggi puoi farlo perché 80mila persone
    fanno like su una pagina Facebook
  • 14:23 - 14:26
    che dice "Domenica andiamo
    a fare una manifestazione".
  • 14:26 - 14:30
    Allora potevi farlo perché
    quando andavi dal venditori di opuscoli
  • 14:30 - 14:32
    ti dicevano: "Ci spiace,
    il nuovo Lutero è esaurito".
  • 14:32 - 14:35
    Allora sapevi
    che altra gente tentava di comprarlo
  • 14:35 - 14:37
    ed era interessata
    a quel che aveva da dire.
  • 14:37 - 14:40
    Credo che questo ci dica che
    i social media non causano rivoluzioni.
  • 14:40 - 14:43
    Sono lamentela di sottofondo, certo,
    ma quel che fanno
  • 14:43 - 14:47
    è aiutarle e permettere loro
    di diffondersi più velocemente.
  • 14:47 - 14:51
    Nelle parole di Jared Cohen di Google,
    è che sono un accelerante.
  • 14:51 - 14:53
    Non accendono il fuoco, ma lo aiutano
    a diffondersi più rapidamente.
  • 14:53 - 14:55
    Credo che sia un buon modo
    di pensare alla cosa.
  • 14:55 - 14:58
    E infine: "I social media
    sono una moda passeggera?"
  • 14:58 - 15:02
    Spero di avervi convinti
    che sono in giro da tantissimo tempo.
  • 15:02 - 15:04
    Non sono affatto una moda.
  • 15:04 - 15:05
    La cosa passeggera, se ce n'è una,
  • 15:05 - 15:07
    era il periodo dei vecchi mass media.
  • 15:07 - 15:10
    Quello era un'anomalia storica,
    se la guardiamo in questi termini.
  • 15:10 - 15:14
    Ora siamo tornati
    a un modello più sociale
  • 15:14 - 15:17
    come quello che avevamo
    prima della metà del XIX secolo.
  • 15:17 - 15:19
    Ma questa volta
    è sovralimentato da Internet.
  • 15:19 - 15:21
    "I social media
    non sono una moda passeggera".
  • 15:21 - 15:23
    Era l'era dei mass media
    ad essere un'anomalia.
  • 15:23 - 15:25
    I social media sono qui per restare.
  • 15:25 - 15:30
    Spero di avervi convinti che gli utenti
    dei moderni social media --
  • 15:30 - 15:32
    spero siate tutti su Twitter --
  • 15:32 - 15:35
    sono eredi
    di una tradizione centenaria.
  • 15:35 - 15:38
    Spero che questo cambierà il modo
    in cui pensate ai social media,
  • 15:38 - 15:40
    che capirete che tutte queste
    diverse attività moderne
  • 15:40 - 15:43
    hanno predecessori nella storia.
  • 15:43 - 15:46
    In breve, spero di avervi convinti
    che i social media
  • 15:46 - 15:48
    non si limitano
    a connetterci tra noi oggi
  • 15:48 - 15:51
    ma ci collegano anche al passato.
    Grazie.
  • 15:51 - 15:59
    (Applausi)
Title:
Lezioni dagli antichi social media | Tom Standage | TEDxOxbridge
Description:

I social media non sono solo una tendenza moderna, ma anche una antica. A TEDxOxbridge, Tom Standage ci guida in un tour storico su come, dalle lettere di Cicerone alle caffetterie dell'Inghilterra elisabettiana, le notizie e le idee venivano diffuse e discusse. In fondo, i social media non sono poi così nuovi.

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English
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
16:00

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