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Come gli alberi parlano tra di loro

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    Immaginate di attraversare una foresta.
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    Scommetto che state pensando
    a un insieme di alberi,
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    quella che noi forestali chiamiamo
    uno "stand forestale",
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    con i loro fusti massicci
    e le loro meravigliose chiome.
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    Sì, gli alberi sono
    gli elementi portanti della foresta,
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    ma una foresta è molto più
    di quel che vediamo,
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    e oggi voglio cambiare
    il modo con cui pensate alle foreste.
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    Sottoterra c'è un altro mondo,
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    un mondo di infinite vie biologiche,
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    che connettono gli alberi,
    permettono loro di comunicare
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    e fanno sì che la foresta
    possa comportarsi
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    come un unico organismo.
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    Può ricordarvi una sorta di intelligenza.
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    Come faccio a saperlo?
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    Ecco la mia storia.
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    Sono cresciuta nelle foreste
    della Columbia Britannica.
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    Ero solita sdraiarmi per terra
    e guardare a lungo le chiome degli alberi.
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    Erano dei giganti.
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    Anche mio nonno era un gigante.
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    Era un boscaiolo
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    e tagliava selettivamente i cedri
    nella foresta pluviale dell'interno.
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    Mio nonno mi insegnò i modi
    tranquilli e strutturati dei boschi
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    e come la mia famiglia vi fosse legata.
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    Quindi ho seguito le sue orme.
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    Le foreste mi incuriosivano,
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    e vissi il mio primo momento rivelatorio
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    nella nostra capanna sul lago.
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    Jigs, il nostro povero cane,
    scivolò e cadde in una fossa.
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    Il nonno corse con la sua pala
    per salvarlo.
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    Era laggiù, che nuotava nel fango.
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    Ma mentre il nonno scavava
    attraverso quel suolo forestale,
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    rimasi affascinata dalle radici
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    e, al di sotto, dal micelio bianco,
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    e, ancora al di sotto,
    dagli orizzonti minerali giallo e rosso.
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    Alla fine io e il nonno salvammo
    il povero cane,
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    ma fu in quel momento che realizzai
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    che quel miscuglio
    di radici e suolo
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    era davvero la base della foresta.
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    E volli saperne di più,
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    quindi studiai scienze forestali.
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    Ma presto mi ritrovai a lavorare
    a fianco dei potenti
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    che si occupavano
    della raccolta commerciale.
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    L'entità del disboscamento
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    era allarmante,
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    e presto dovetti affrontare
    un conflitto interiore.
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    Non solo: l'avvelenamento e il taglio
    dei pioppi e delle betulle
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    per fare spazio a pini e abeti,
    più redditizi,
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    era incredibile.
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    Sembrava che niente potesse fermare
    quell'indomita macchina industriale.
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    Quindi tornai a scuola
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    per studiare quell'altro mondo.
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    Gli scienziati avevano appena scoperto
    che, in vitro,
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    la radice di una plantula di pino
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    poteva trasmettere carbonio
    alla radice di un'altra plantula di pino.
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    Ma questo avveniva in laboratorio,
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    e mi chiesi: "Può succedere
    in natura, nella foresta?"
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    Io pensavo di sì.
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    Forse gli alberi potevano condividere
    informazioni sottoterra.
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    Ma tutto questo era molto controverso,
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    alcuni pensavano che fossi pazza
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    ed ebbi molte difficoltà ad ottenere
    fondi per finanziare le mie ricerche.
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    Ma perseverai,
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    e alla fine, 25 anni fa,
    realizzai degli esperimenti
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    nelle profondità della foresta.
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    Feci crescere 80 repliche di tre specie:
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    la betulla da carta, l'abete di Douglas
    e il cedro rosso del Pacifico.
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    La mia ipotesi era che la betulla e l'abete
    fossero connessi in una rete sotterranea,
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    e che il cedro, al contrario,
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    vivesse in un mondo proprio.
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    Mi procurai il necessario
    per gli esperimenti.
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    Non avevo soldi, quindi
    dovetti farlo in maniera economica.
  • 3:34 - 3:35
    Andai al Canadian Tire
  • 3:35 - 3:37
    (Risate)
  • 3:37 - 3:40
    e comprai delle buste di plastica,
    del nastro adesivo, del panno parasole,
  • 3:40 - 3:43
    un timer, un camice usa e getta,
    un respiratore.
  • 3:44 - 3:47
    Presi in prestito dalla mia università
    degli strumenti ad alta tecnologia:
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    un contatore Geiger, uno a scintillazione,
    uno spettrometro di massa, dei microscopi.
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    Poi mi procurai qualcosa
    di davvero pericoloso:
  • 3:54 - 3:58
    delle siringhe piene
    di anidride carbonica radioattiva,
  • 3:58 - 3:59
    contenente carbonio 14,
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    e alcune bottiglie ad alta pressione
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    di anidride carbonica contenente
    l'isotopo stabile, il carbonio 13.
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    Ma avevo tutti i permessi necessari.
  • 4:07 - 4:09
    (Risate)
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    Però dimenticai delle cose importanti:
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    il repellente per gli insetti,
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    quello per orsi
    e i filtri di ricambio per il respiratore.
  • 4:17 - 4:18
    Beh...
  • 4:20 - 4:22
    Il primo giorno dell'esperimento
    andammo al nostro plot
  • 4:22 - 4:25
    e un grizzly e il suo cucciolo
    ci cacciarono via.
  • 4:26 - 4:28
    E io non avevo
    il repellente per orsi!
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    Ma sapete, la ricerca forestale
    in Canada funziona così.
  • 4:32 - 4:34
    (Risate)
  • 4:34 - 4:35
    Quindi tornai il giorno successivo
  • 4:35 - 4:38
    e mamma grizzly e il suo cucciolo
    non c'erano più.
  • 4:38 - 4:40
    Stavolta iniziammo davvero:
  • 4:40 - 4:42
    misi il mio camice usa e getta bianco
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    e il respiratore
  • 4:46 - 4:47
    e iniziai quindi
  • 4:47 - 4:50
    a posizionare le buste di plastica
    sui miei alberi.
  • 4:51 - 4:53
    Presi le mie siringhe giganti
  • 4:53 - 4:55
    e iniettai all'interno delle buste
  • 4:55 - 4:58
    l'anidride carbonica contenente
    gli isotopi traccianti,
  • 4:58 - 5:00
    iniziando dalla betulla.
  • 5:00 - 5:02
    Iniettai il carbonio 14,
    il gas radioattivo,
  • 5:02 - 5:04
    all'interno della busta sulla betulla.
  • 5:04 - 5:05
    Poi, nell'abete,
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    iniettai il carbonio 13,
    l'isotopo stabile.
  • 5:09 - 5:11
    Utilizzai i due isotopi
  • 5:11 - 5:12
    perché mi chiedevo
  • 5:12 - 5:16
    se tra le due specie ci fosse
    una comunicazione bidirezionale.
  • 5:18 - 5:20
    Arrivai all'ultima busta,
  • 5:20 - 5:22
    l'80° replica,
  • 5:22 - 5:24
    e improvvisamente
    arrivò di nuovo mamma grizzly.
  • 5:24 - 5:26
    Iniziò a perseguitarmi,
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    mentre io avevo le siringhe
    sopra la testa
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    e scacciavo le zanzare.
    Saltai quindi dentro il mio camion
  • 5:31 - 5:32
    e pensai:
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    "Ecco perché si fanno
    gli esperimenti in laboratorio".
  • 5:35 - 5:36
    (Risate)
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    Aspettai un'ora.
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    Sapevo che quello
    era il tempo necessario
  • 5:41 - 5:44
    perché gli alberi assorbissero
    la CO2 attraverso la fotosintesi,
  • 5:44 - 5:47
    la trasformassero in zuccheri
    per poi inviarla alle radici,
  • 5:47 - 5:49
    e forse, ipotizzai,
  • 5:49 - 5:52
    trasmettessero il carbonio
    ai loro vicini, sottoterra.
  • 5:53 - 5:55
    Dopo un'ora
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    abbassai il finestrino
  • 5:56 - 5:59
    e controllai che mamma grizzly
    non ci fosse.
  • 5:59 - 6:01
    Bene, era lassù che mangiava
    i suoi mirtilli.
  • 6:02 - 6:04
    Scesi dal camion
    e mi misi al lavoro.
  • 6:04 - 6:08
    Andai verso la mia prima busta,
    sulla betulla. La tolsi.
  • 6:08 - 6:11
    Poggiai il contatore Geiger sulle foglie
    e misurai la radioattività.
  • 6:11 - 6:12
    Zzzz!
  • 6:13 - 6:15
    Perfetto.
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    La betulla aveva assorbito
    il gas radioattivo.
  • 6:18 - 6:19
    Poi arrivò il momento della verità.
  • 6:19 - 6:21
    Andai verso l'abete.
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    Tolsi la busta.
  • 6:23 - 6:25
    Poggiai il contatore Geiger sui suoi aghi
  • 6:25 - 6:28
    e udii il suono più meraviglioso
    che possa esistere.
  • 6:28 - 6:30
    Zzzz!
  • 6:31 - 6:33
    Era il suono della betulla
    che parlava all'abete,
  • 6:34 - 6:37
    e la betulla diceva:
    "Ehi, posso aiutarti?"
  • 6:37 - 6:41
    E l'abete diceva: "Sì, puoi inviarmi
    un po' del tuo carbonio?
  • 6:41 - 6:43
    Sai, qualcuno mi ha coperto
    con un parasole!"
  • 6:44 - 6:48
    Andai verso il cedro,
    poggiai il contatore Geiger sulle foglie
  • 6:48 - 6:50
    e, come sospettavo,
  • 6:51 - 6:52
    non sentii niente.
  • 6:53 - 6:55
    Il cedro era nel suo mondo.
  • 6:55 - 6:59
    Non faceva parte della rete
    che connetteva la betulla e l'abete.
  • 7:00 - 7:01
    Ero così emozionata!
  • 7:02 - 7:06
    Andai da plot a plot
    e controllai tutte le 80 repliche.
  • 7:06 - 7:08
    Le prove erano chiare.
  • 7:08 - 7:11
    Il C13 e il C14 mi dicevano
  • 7:11 - 7:14
    che la betulla e l'abete
    erano nel bel mezzo
  • 7:14 - 7:16
    di una vivace conversazione.
  • 7:16 - 7:18
    In quel periodo dell'anno,
  • 7:18 - 7:19
    in estate,
  • 7:19 - 7:23
    la betulla inviava più carbonio all'abete
    di quanto questo ne inviasse alla betulla,
  • 7:23 - 7:25
    soprattutto quando l'abete
    si trovava all'ombra.
  • 7:25 - 7:28
    Durante esperimenti successivi
    trovammo una situazione contraria,
  • 7:28 - 7:32
    nella quale era l'abete
    a inviare più carbonio,
  • 7:32 - 7:35
    perché stava ancora crescendo,
    mentre la betulla non aveva le foglie.
  • 7:36 - 7:39
    Quindi le due specie
    dipendevano l'una dall'altra,
  • 7:39 - 7:40
    come yin e yang.
  • 7:41 - 7:44
    In quel momento
    tutto divenne più chiaro.
  • 7:44 - 7:46
    Pensavo di aver scoperto
    qualcosa di grosso,
  • 7:46 - 7:49
    che avrebbe cambiato
    la nostra idea di interazione
  • 7:49 - 7:51
    tra gli alberi di una foresta:
  • 7:51 - 7:53
    non erano più solo
    dei meri competitori,
  • 7:53 - 7:55
    ma dei collaboratori.
  • 7:56 - 7:58
    Avevo trovato delle prove tangibili
  • 7:58 - 8:02
    dell'esistenza di quest'enorme rete
    di comunicazione sotterranea:
  • 8:02 - 8:03
    l'altro mondo.
  • 8:04 - 8:06
    Speravo e credevo davvero
  • 8:06 - 8:09
    che la mia scoperta avrebbe cambiato
    le pratiche forestali,
  • 8:10 - 8:12
    dal taglio a raso
    e l'utilizzo di erbicidi
  • 8:12 - 8:14
    verso metodi più sostenibili e olistici,
  • 8:14 - 8:17
    più pratici e meno costosi.
  • 8:18 - 8:19
    A cosa pensavo esattamente?
  • 8:20 - 8:21
    Ci tornerò.
  • 8:24 - 8:28
    Quindi, come facciamo scienza
    in sistemi complessi come le foreste?
  • 8:29 - 8:32
    Noi scienziati forestali dobbiamo
    condurre le nostre ricerche nelle foreste
  • 8:32 - 8:34
    e, come vi ho mostrato,
    è davvero dura.
  • 8:34 - 8:37
    Dobbiamo essere molto bravi
    a scappare dagli orsi.
  • 8:39 - 8:40
    Ma, soprattutto,
    dobbiamo perseverare
  • 8:40 - 8:43
    nonostante tutti gli ostacoli
    che dobbiamo affrontare.
  • 8:43 - 8:46
    Dobbiamo seguire il nostro intuito
    e i nostri esperimenti
  • 8:46 - 8:48
    e formulare delle domande
    molto intelligenti.
  • 8:48 - 8:51
    Poi dobbiamo raccogliere dati
    e andare a verificare.
  • 8:51 - 8:56
    Io ho realizzato e pubblicato i risultati
    di centinaia di esperimenti nella foresta.
  • 8:57 - 9:01
    Alcune delle mie piantagioni sperimentali
    ora hanno più di 30 anni.
  • 9:02 - 9:03
    Potete dar loro un'occhiata.
  • 9:03 - 9:05
    È così che funziona
    la ricerca forestale.
  • 9:06 - 9:09
    Ora voglio parlare della scienza.
  • 9:09 - 9:12
    Come comunicavano
    la betulla e l'abete?
  • 9:12 - 9:16
    Sembra che conversassero
    non solo nella lingua del carbonio,
  • 9:16 - 9:19
    ma anche dell'azoto, del fosforo,
  • 9:19 - 9:24
    dell'acqua, dei segnali di difesa,
    dei composti allelochimici e degli ormoni.
  • 9:24 - 9:25
    Un sacco di informazioni!
  • 9:26 - 9:29
    Devo dirvi che già prima di me
    gli scienziati pensavano
  • 9:29 - 9:33
    che ci fosse dietro
    questa simbiosi mutualistica sotterranea,
  • 9:33 - 9:34
    la micorriza.
  • 9:34 - 9:38
    Il termine "micorriza" significa
    letteralmente "radice e fungo".
  • 9:38 - 9:42
    Potete vedere i loro organi riproduttivi
    quando camminate nella foresta.
  • 9:42 - 9:44
    Si tratta dei funghi.
  • 9:44 - 9:47
    I funghi, però,
    sono solo la punta dell'iceberg,
  • 9:47 - 9:51
    poiché da essi spuntano
    i filamenti fungini
  • 9:51 - 9:54
    che formano il micelio,
    il quale infetta e colonizza le radici
  • 9:54 - 9:56
    di tutte le piante
    e degli alberi.
  • 9:56 - 9:59
    Quando le cellule fungine
    interagiscono con quelle radicali
  • 9:59 - 10:02
    si verifica uno scambio
    di carbonio e nutrienti,
  • 10:02 - 10:05
    e il fungo ottiene quei nutrienti
    crescendo attraverso il suolo
  • 10:05 - 10:07
    e rivestendo ogni particella
    del suolo stesso.
  • 10:08 - 10:12
    La rete è così densa che possono esserci
    centinaia di chilometri di micelio
  • 10:12 - 10:14
    sotto un solo passo.
  • 10:15 - 10:20
    Inoltre, il micelio connette
    diversi individui nella foresta,
  • 10:20 - 10:24
    non solo della stessa specie
    ma anche di specie diverse,
  • 10:24 - 10:26
    come l'abete e la betulla,
  • 10:26 - 10:28
    e funziona più o meno come Internet.
  • 10:30 - 10:32
    Sapete, come tutte le reti,
  • 10:32 - 10:34
    le reti micorriziche
    hanno nodi e collegamenti.
  • 10:35 - 10:39
    Abbiamo realizzato questa mappa
    esaminando corte sequenze di DNA
  • 10:39 - 10:44
    di ogni albero e di ogni fungo
    in un pezzo di foresta d'abete di Douglas.
  • 10:44 - 10:48
    In quest'immagine i cerchi rappresentano
    gli abeti di Douglas, ovvero i nodi,
  • 10:48 - 10:52
    e le linee sono i collegamenti fungini
    che connettono i nodi.
  • 10:53 - 10:57
    I nodi più grandi e scuri
    sono quelli più attivi.
  • 10:57 - 10:59
    Li chiamamo "alberi hub"
  • 10:59 - 11:02
    o, più amorevolmente,
    "alberi madre",
  • 11:02 - 11:06
    perché risulta che quegli alberi hub
    nutrono i loro giovani,
  • 11:07 - 11:09
    quelli che crescono nel sottobosco.
  • 11:09 - 11:11
    E questi pallini gialli
  • 11:11 - 11:15
    sono le giovani plantule
    che sono cresciute e si sono stabilite
  • 11:15 - 11:16
    nella rete del vecchio albero madre.
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    Un albero madre può essere connesso
    a centinaia di altri alberi.
  • 11:22 - 11:24
    Utilizzando gli isotopi traccianti
  • 11:24 - 11:26
    abbiamo scoperto che gli alberi madre
  • 11:26 - 11:29
    inviano il loro carbonio in eccesso,
    attraverso la rete micorrizica,
  • 11:29 - 11:31
    alle plantule del sottobosco,
  • 11:31 - 11:34
    e grazie a questo fenomeno le plantule
    hanno quattro volte più possibilità
  • 11:34 - 11:35
    di sopravvivere.
  • 11:36 - 11:39
    Sappiamo che tutti noi
    favoriamo i nostri propri figli,
  • 11:39 - 11:43
    e mi sono chiesta se l'abete di Douglas
    potesse riconoscere la propria prole,
  • 11:44 - 11:46
    come mamma grizzly e il suo cucciolo.
  • 11:47 - 11:49
    Abbiamo pianificato
    un altro esperimento,
  • 11:49 - 11:52
    abbiamo fatto crescere alberi madre
    con a fianco plantule proprie ed estranee.
  • 11:52 - 11:55
    Risulta che questi alberi
    riconoscono davvero la propria prole.
  • 11:55 - 12:00
    Gli alberi madre colonizzano la prole
    con reti micorriziche più estese.
  • 12:00 - 12:03
    Inviano alle loro plantule
    più carbonio, sottoterra.
  • 12:03 - 12:06
    Riducono persino il proprio livello
    di competizione radicale
  • 12:06 - 12:08
    per poter far spazio
    ai propri figli.
  • 12:08 - 12:12
    Inoltre, quando gli alberi madre
    vengono feriti o muoiono,
  • 12:12 - 12:16
    inviano dei messaggi di saggezza
    alle successive generazioni di plantule.
  • 12:17 - 12:19
    Abbiamo usato gli isotopi traccianti
  • 12:19 - 12:22
    per tracciare lo spostamento del carbonio
    da un albero madre ferito,
  • 12:22 - 12:24
    dal tronco fino alla rete micorrizica
  • 12:24 - 12:26
    e alle plantule vicine;
  • 12:27 - 12:29
    non solo il carbonio,
    ma anche i segnali di difesa.
  • 12:29 - 12:31
    E questi due composti
  • 12:31 - 12:35
    hanno aumentato la resistenza
    di quelle plantule agli stress futuri.
  • 12:35 - 12:37
    Quindi gli alberi parlano.
  • 12:39 - 12:41
    (Applausi)
  • 12:41 - 12:42
    Grazie.
  • 12:45 - 12:48
    Attraverso un dialogo reciproco
  • 12:48 - 12:50
    aumentano la resilienza
    dell'intera comunità.
  • 12:51 - 12:54
    Probabilmente questo vi ricorda
    le nostre comunità sociali
  • 12:54 - 12:56
    e le nostre famiglie,
  • 12:56 - 12:57
    almeno alcune di esse.
  • 12:57 - 12:59
    (Risate)
  • 13:00 - 13:01
    Torniamo al punto d'inizio.
  • 13:02 - 13:05
    Le foreste non sono semplicemente
    un insieme di alberi,
  • 13:05 - 13:08
    sono sistemi complessi
    con centinaia di alberi hub e reti
  • 13:09 - 13:11
    che si sovrappongono,
    connettono gli alberi
  • 13:11 - 13:12
    permettono loro di comunicare,
  • 13:12 - 13:16
    e spianano la strada
    all'adattamento e al feedback,
  • 13:16 - 13:18
    e questo rende la foresta resiliente.
  • 13:18 - 13:23
    Questo perché ci sono molti alberi hub
    e molte reti che si sovrappongono.
  • 13:23 - 13:25
    Ma sono anche vulnerabili,
  • 13:25 - 13:28
    non solo ai disturbi di origine naturale,
  • 13:28 - 13:32
    come i coleotteri della corteccia
    che attaccano gli alberi più vecchi,
  • 13:32 - 13:34
    ma anche al disboscamento
    a fini commerciali.
  • 13:35 - 13:38
    Potete prelevare uno o due alberi hub,
  • 13:38 - 13:40
    ma c'è un limite
  • 13:41 - 13:44
    perché gli alberi hub sono come
    dei perni in un aeroplano.
  • 13:44 - 13:47
    Potete prenderne uno o due
    e l'aeroplano continuerà a volare,
  • 13:47 - 13:49
    ma se ne prendete troppi
  • 13:49 - 13:52
    o se prendete quello
    che tiene le ali al proprio posto,
  • 13:52 - 13:54
    l'intero sistema crolla.
  • 13:55 - 13:58
    In che modo pensate ora alle foreste?
    In modo diverso?
  • 13:58 - 13:59
    (Pubblico) Sì.
  • 13:59 - 14:00
    Bene.
  • 14:01 - 14:02
    Sono contenta.
  • 14:03 - 14:07
    Ricordate che prima ho detto
    che speravo che le mie prime ricerche,
  • 14:07 - 14:10
    che le mie scoperte portassero
    a un cambiamento nelle pratiche forestali?
  • 14:10 - 14:14
    Beh, vediamo com'è la situazione
    qui nel Canada occidentale, 30 anni dopo.
  • 14:23 - 14:25
    Ci troviamo a 100 km a ovest da qui,
  • 14:25 - 14:28
    proprio al confine
    del Parco nazionale Banff.
  • 14:29 - 14:31
    Le aree disboscate sono ampie.
  • 14:31 - 14:32
    Non è poi così incontaminato.
  • 14:34 - 14:38
    Nel 2014, il World Resources Institute
    ha detto che in Canada,
  • 14:38 - 14:39
    nell'ultimo decennio,
  • 14:39 - 14:43
    c'è stato il tasso di disturbo forestale
    più elevato al mondo.
  • 14:43 - 14:46
    Sicuramente pensavate
    che il primato spettasse al Brasile.
  • 14:47 - 14:51
    In Canada è il 3,6 per cento all'anno.
  • 14:51 - 14:55
    Secondo le mie stime, è quattro volte
    più alto del livello di sostenibilità.
  • 14:57 - 15:01
    È risaputo che un disturbo di tale entità
    colpisce i cicli idrogeologici,
  • 15:01 - 15:03
    degrada gli habitat della fauna selvatica
  • 15:03 - 15:06
    ed emette gas serra nell'atmosfera,
  • 15:06 - 15:09
    i quali creano ulteriore disturbo
    e moria di alberi.
  • 15:11 - 15:14
    Non solo, stiamo continuando
    a piantare una o due specie
  • 15:14 - 15:16
    a discapito di pioppi e betulle.
  • 15:17 - 15:20
    Queste foreste semplificate
    mancano di complessità
  • 15:20 - 15:23
    e sono estremamente vulnerabili
    alle infezioni e agli insetti.
  • 15:23 - 15:25
    Con il cambiamento climatico,
  • 15:25 - 15:28
    si stanno venendo a creare
    le condizioni perfette
  • 15:29 - 15:33
    per il verificarsi di eventi estremi,
    come la piaga dello scarabeo del pino
  • 15:33 - 15:35
    che ha appena colpito
    l'intero Nord America,
  • 15:36 - 15:39
    o l'enorme incendio divampato
    un paio di mesi fa nell'Alberta.
  • 15:41 - 15:43
    Voglio tornare
    alla mia domanda finale:
  • 15:45 - 15:47
    invece di indebolire
    le nostre foreste,
  • 15:47 - 15:50
    come possiamo rinforzarle per aiutarle
    a far fronte al cambiamento climatico?
  • 15:52 - 15:56
    Sapete, il grande vantaggio
    delle foreste in quanto sistemi complessi
  • 15:56 - 15:59
    è il loro enorme potere
    di auto-guarigione.
  • 16:00 - 16:01
    Nei nostri esperimenti recenti
  • 16:01 - 16:04
    abbiamo scoperto che, limitandoci
    al taglio di appezzamenti piccoli,
  • 16:04 - 16:06
    mantenendo gli alberi hub
  • 16:06 - 16:09
    e rigenerando la diversità
    a livello di specie, geni e genotipi,
  • 16:09 - 16:13
    queste reti micorriziche
    si riprendono davvero in fretta.
  • 16:14 - 16:18
    Tenendo a mente questo, voglio lasciarvi
    con quattro semplici soluzioni.
  • 16:18 - 16:22
    E non possiamo dire che siano
    troppo difficili da mettere in atto.
  • 16:23 - 16:26
    Primo: tutti noi abbiamo bisogno
    di andare là fuori, nella foresta.
  • 16:28 - 16:32
    Dobbiamo ristabilire l'impegno locale
    nelle nostre foreste.
  • 16:32 - 16:34
    Oggi la maggior parte
    delle nostre foreste
  • 16:34 - 16:37
    viene gestita utilizzando
    un approccio universale,
  • 16:37 - 16:41
    ma una gestione efficace richiede
    la conoscenza delle condizioni locali.
  • 16:42 - 16:46
    Secondo: dobbiamo salvare
    le nostre foreste antiche.
  • 16:47 - 16:53
    Queste sono depositarie di geni,
    alberi madre e reti micorriziche.
  • 16:55 - 16:57
    Questo implica
    che dobbiamo tagliare di meno.
  • 16:57 - 17:00
    Non intendo dire che bisogna abolire
    il taglio, ma che va limitato.
  • 17:00 - 17:03
    Terzo: quando tagliamo,
  • 17:03 - 17:05
    dobbiamo salvare
    il lascito di questi alberi,
  • 17:05 - 17:07
    gli alberi madre e le reti,
  • 17:07 - 17:09
    il legno, i geni,
  • 17:09 - 17:11
    in modo che possano trasmettere
    la loro saggezza
  • 17:11 - 17:13
    alle successive generazioni di alberi,
  • 17:13 - 17:16
    cosicché questi possano far fronte
    agli stress futuri.
  • 17:17 - 17:19
    Dobbiamo pensare nell'ottica
    della salvaguardia.
  • 17:20 - 17:23
    Infine, quarto e ultimo:
  • 17:23 - 17:27
    dobbiamo rigenerare le nostre foreste
    con una diversità di specie,
  • 17:27 - 17:29
    di genotipi e strutture
  • 17:29 - 17:32
    piantando e permettendo
    la rigenerazione naturale.
  • 17:33 - 17:36
    Dobbiamo dare a Madre Natura
    gli strumenti di cui ha bisogno
  • 17:36 - 17:39
    per utilizzare la propria intelligenza
    e capacità di auto-guarigione.
  • 17:39 - 17:42
    E dobbiamo ricordare che le foreste
    non sono solo un insieme di alberi
  • 17:42 - 17:44
    che competono tra di loro,
  • 17:44 - 17:45
    sono dei collaboratori sensazionali.
  • 17:47 - 17:48
    Tornando a Jigs.
  • 17:48 - 17:53
    La caduta di Jigs quel giorno
    mi mostrò quest'altro mondo
  • 17:53 - 17:56
    e cambiò la mia visione della foresta.
  • 17:56 - 17:59
    Oggi spero di aver cambiato la vostra.
  • 17:59 - 18:00
    Grazie.
  • 18:00 - 18:06
    (Applausi)
Title:
Come gli alberi parlano tra di loro
Speaker:
Suzanne Simard
Description:

"Una foresta è molto di più di quel che vedete", dice l'ecologa Suzanne Simard. I suoi 30 anni di ricerca nelle foreste canadesi hanno portato a un'incredibile scoperta: gli alberi parlano, spesso su lunghe distanze. Imparate di più sull'armoniosa, seppur complicata vita sociale degli alberi e preparatevi a guardare la natura con occhi diversi.

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English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
18:24
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