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Antony Gormley: Spazi scolpiti, all'interno e all'esterno

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    Vi racconterò del motivo per cui sono diventato uno scultore,
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    e potreste pensare che gli scultori,
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    lavorano con la materia, lavorano con gli oggetti,
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    lavorano con i corpi,
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    ma credo veramente che quello che ho più a cuore
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    è fare spazio, e così ho intitolato questo discorso:
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    Fare Spazio.
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    Lo spazio che esiste dentro di noi,
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    e senza di noi.
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    Quando ero bambino,
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    non so quanti di voi sono cresciuti negli anni '50,
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    ma venivo spedito in camera per una siesta forzata. (Risate)
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    È una pessima idea. Voglio dire, dopo pranzo, sapete,
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    a sei anni, volete salire sugli alberi.
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    Invece dovevo andare in camera, uno stanzino
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    creato da un vecchio balcone,
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    era terribilmente caldo, piccolo e luminoso,
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    e dovevo starmene lì. Era ridicolo.
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    Comunque, per qualche ragione, promettevo a me stesso
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    di non muovermi,
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    di fare questa cosa che mamma
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    voleva che facessi.
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    Ed eccomi lì, sdraiato in quello spazio minuscolo,
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    caldo, buio, claustrofobico, una scatoletta, nei miei occhi,
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    ma era molto strano, dopo giorni,
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    settimane, mesi, quello spazio diventava sempre più grande,
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    più buio e più freddo
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    finché non ho cominciato ad aspettare con impazienza
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    quella mezz'ora di immobilità e riposo forzati,
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    e non vedevo veramente l'ora di andare in quel posto
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    buio.
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    Vi dispiace se facciamo qualcosa di completamente diverso?
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    Chiudiamo tutti gli occhi per un minuto?
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    Non faremo niente di strano.
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    Non c'entra niente con le sette. (Risate)
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    Voglio solo che andiamo tutti là.
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    Quindi lo farò anch'io. Saremo tutti insieme.
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    Chiudete gli occhi per un minuto.
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    Eccoci qui, in uno spazio,
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    lo spazio soggettivo, collettivo delle tenebre del corpo.
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    Lo vedo come uno spazio di immaginazione,
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    di potenziale,
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    ma quali sono le sue caratteristiche?
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    È senza oggetti. Non ci sono cose al suo interno.
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    È senza dimensioni. È senza limiti.
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    È senza fine.
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    Ok, aprite gli occhi.
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    Credo che questo sia lo spazio con cui la scultura --
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    il ché è un paradosso, la scultura è
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    lavorazione di un materiale --
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    ma credo che questo sia lo spazio
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    con cui la scultura ci può collegare.
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    Immaginate di essere nel mezzo dell'America.
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    State dormendo. Vi svegliate,
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    e senza alzare la testa da terra
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    nel vostro sacco a pelo, riuscite a vedere oltre 100 km.
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    È il letto di un lago prosciugato.
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    Ero giovane. Avevo appena finito la scuola d'arte.
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    Volevo fare qualcosa che funzionasse direttamente
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    con il mondo, direttamente con il luogo.
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    Questo era un luogo meraviglioso, perché era un luogo
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    in cui si poteva immaginare di essere
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    la prima persona a trovarsi lì.
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    Era un luogo in cui praticamente non era successo niente.
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    Abbiate pazienza.
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    Ho preso un sasso grande quanto una mano,
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    l'ho lanciato il più lontano possibile,
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    circa 22 metri.
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    Poi ho raccolto tutti i sassi in quel raggio
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    e ne ho fatto un mucchio.
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    E questa era il mucchio.
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    Poi sono salito sul mucchio,
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    e di nuovo ho lanciato tutti i sassi,
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    e questo è il deserto risistemato.
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    Potreste dire che non sembra molto diverso
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    da prima.
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    (Risate)
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    Tanto trambusto per niente?
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    In effetti, Chris era preoccupato e ha detto,
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    "Guarda, non mostrare quella foto,
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    perché penseranno che sei un altro
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    di quei pazzi artisti moderni che non fa un granché.
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    (Risate)
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    Ma il fatto è che questa è la prova
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    di un corpo vivente su altri corpi,
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    rocce oggetto di una formazione geologica,
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    un'erosione, l'azione del tempo sugli oggetti.
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    Questo è un posto, che vorrei
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    guardaste in modo diverso
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    a causa di questo evento che si è verificato,
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    un evento umano,
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    In generale, ci chiede solo di guardare di nuovo
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    questo mondo, in qualche modo così diverso,
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    dal mondo che abbiamo condiviso,
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    il mondo tecnologico,
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    di guardare di nuovo il mondo elementare.
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    Il mondo elementare in cui viviamo tutti è quello spazio
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    che abbiamo tutti visitato insieme, l'oscurità del corpo.
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    Volevo iniziare di nuovo con quell'ambiente,
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    l'ambiente dello spazio intimo, soggettivo
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    in cui ognuno di noi vive, ma osservato
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    da un altro punto di vista.
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    Questa è un'attività quotidiana dello studio.
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    Vedete che non faccio molto. Me ne sto lì,
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    con gli occhi chiusi, e altre persone
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    mi modellano, è evidente.
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    Questo è un registro indicizzato di un momento vissuto
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    di un corpo nel tempo.
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    Possiamo mappare questo spazio, utilizzando il linguaggio dei neutrini
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    o dei raggi cosmici, prendere i confini del corpo
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    come suoi limiti, ma completamente a rovescio
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    della più tradizionale idea greca di puntare?
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    Un tempo prendevano un pezzo di marmo pentelico
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    e foravano dalla superficie per identificarne la pelle,
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    l'aspetto,
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    quello che Aristotele definiva distinzione
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    tra sostanza e apparenza,
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    quello che rende le cose visibili,
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    ma qui stiamo lavorando dall'altro lato.
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    O possiamo renderla una membrana esclusiva?
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    Questa è una scatola di piombo costruita intorno
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    allo spazio occupato dal mio corpo, ma ora è vuota.
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    Quest'opera si intitola "Imparare a Vedere":
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    Potremmo chiamarla notte,
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    potremmo chiamarla il 96% della gravità
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    di cui non sappiamo, la materia oscura,
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    posizionata in uno spazio, un'altra versione di uno spazio umano,
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    spazio in senso ampio, ma non so se riuscite a vedere,
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    gli occhi sono soltanto indicati, sono chiusi.
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    Si chiama "Imparare a Vedere" perché si tratta di un oggetto
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    che con un po' di fortuna lavora in maniera riflessiva e parla
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    di quella visione o connessione con l'oscurità del corpo
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    che vedo come spazio potenziale.
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    Possiamo farlo in modo diverso, usando la lingua
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    delle particelle intorno ad un nucleo, e parlare del corpo
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    come centro d'energia?
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    Non si tratta più di statue, non dobbiamo più vincolarci
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    ad un corpo umano in piedi,
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    ad una statua eretta, dimenticateli,
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    lasciate che diventi un campo di energia, uno spazio nello spazio
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    che parla della vita dell'uomo, tra il diventare e l'entropia
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    come una specie di concentrazione dell'attenzione,
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    uno spazio umano di possibilità, nello spazio in senso ampio.
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    C'è un altro modo?
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    La materia oscura ora posizionata contro l'orizzonte.
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    Se le menti vivono in corpi, se i corpi vivono in vestiti,
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    e poi in stanze, e poi in edifici,
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    e poi in città, hanno anche una pelle finale?
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    E quella pelle si percepisce?
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    L'orizzonte.
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    E arte significa
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    cercare di immaginare quel che c'è oltre l'orizzonte?
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    Possiamo usare, in un certo modo, un corpo come vuoto catalizzatore
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    di un certo tipo di empatia con l'esperienza
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    dello spazio-tempo come viene vissuto, così come io sono qui
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    di fronte a voi a cercare di sentire e creare una connessione
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    in questo spazio-tempo che condividiamo?
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    Possiamo usarlo come se fosse la memoria di un corpo,
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    di uno spazio umano in uno spazio per catalizzare
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    un'esperienza, di nuovo, un'esperienza di prima mano,
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    di tempo elementare.
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    Il tempo umano, il tempo industriale, messo alla prova
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    di fronte ai tempi delle maree, in cui queste memorie
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    di un corpo in particolare, che potrebbe essere un corpo qualunque,
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    moltiplicato molte volte, come ai tempi
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    della riproduzione meccanica, posizionato su 800 ettari,
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    un paio di chilometri in mare aperto,
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    che sparisce, in diverse condizioni del giorno e della notte.
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    Potete vedere quest'opera. È alla foce de fiume Mersey,
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    appena fuori Liverpool.
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    E vedete che aspetto ha il mare di Liverpool
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    in un tipico pomeriggio.
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    I pezzi appaiono e scompaiono,
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    ma quel che è più importante --
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    questo è guardando a nord rispetto al centro dell'installazione --
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    creano un campo, un campo che coinvolge
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    la vita e surrogati di corpi in una specie di relazione,
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    una relazione reciproca e una relazione con quel limite,
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    il bordo, l'orizzonte.
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    Andando avanti, è possibile
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    prendere quell'idea di mente, di corpo, di costruzione del corpo,
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    e sostituire il primo corpo,
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    il corpo biologico, con il secondo,
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    il corpo dell'architettura e l'ambiente costruito.
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    Quest'opera si chiama "Stanza per il Grande Deserto Australiano".
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    È una luogo indefinito
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    e non ho mai pubblicato il luogo.
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    È un oggetto per la mente.
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    Lo vedo come una specie di Buddha del 21° secolo.
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    Di nuovo, l'oscurità del corpo,
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    ora racchiusa in questa specie di bunker
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    nella posizione minima che un corpo deve occupare,
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    un corpo accovacciato.
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    C'è un buco a livello dell'ano, a livello del pene.
  • 11:45 - 11:48
    Ci sono buchi al posto delle orecchie. Non ci sono buchi a livello degli occhi.
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    C'è una fessura per la bocca.
    Sono circa 6 centimetri di spessore
  • 11:52 - 11:55
    di cemento, vuoto all'interno.
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    Di nuovo, un sito trovato con un un orizzonte a 360 gradi
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    completamente piatto.
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    Di nuovo, si tratta di domandarsi,
  • 12:08 - 12:13
    arrivando in quel luogo per la prima volta,
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    qual è la relazione del progetto umano
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    con il tempo e lo spazio?
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    Si prende quella lingua come se rappresentasse
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    l'oscurità del corpo trasferita all'architettura,
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    si può usare lo spazio architetturale non per vivere,
  • 12:33 - 12:35
    ma come metafora,
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    e usare i suoi spazi sistolici, diastolici,
  • 12:38 - 12:43
    piccoli e grandi per fornire una specie
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    di narrazione corporea di prima mano come viaggio nello spazio,
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    nella luce e nell'oscurità?
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    Questa è un'opera di grandi dimensioni e di un certo peso
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    che trasforma il corpo in una città in un'aggregazione
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    di cellule interconnesse
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    e che consente un accesso visivo
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    a determinati punti.
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    L'ultima opera che vorrei mostrarvi
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    è "Luce Cieca", che è probabilmente
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    il lavoro più aperto,
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    e in una conferenza sull'apertura radicale,
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    credo che sia assolutamente radicale
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    usare luce e vapore acqueo come materiali.
  • 13:37 - 13:39
    Questa è una scatola
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    riempita con un nuvola ad una pressione atmosferica interna
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    di 1,5 atmosfere e con una luce molto forte.
  • 13:47 - 13:50
    Se oltrepassate le soglie sempre aperte,
  • 13:50 - 13:58
    sparite, alla vostra vista e a quella degli altri.
  • 13:58 - 14:00
    Se mettete avanti la mano davanti a voi,
  • 14:00 - 14:02
    non riuscite a vederla.
  • 14:02 - 14:05
    Se guardate in basso non vi vedete i piedi.
  • 14:05 - 14:12
    Ora siete coscienza senza un oggetto,
  • 14:12 - 14:16
    liberi da qualunque dimensione
  • 14:16 - 14:22
    e misura a cui la vita
  • 14:22 - 14:25
    ci vincola.
  • 14:25 - 14:30
    Ma questo in realtà è uno spazio pieno di gente,
  • 14:30 - 14:32
    voci senza un corpo,
  • 14:32 - 14:36
    e in un ambiente di quel tipo,
  • 14:36 - 14:40
    quando le persone si avvicino al vostro corpo,
  • 14:40 - 14:44
    molto vicino, vi appaiono come rappresentazioni.
  • 14:44 - 14:47
    Quando compaiono vicino al bordo,
  • 14:47 - 14:51
    sono rappresentazioni, rappresentazioni in cui
  • 14:51 - 14:55
    lo spettatore diventa lo spettacolo.
  • 14:55 - 15:01
    Secondo me, l'arte non è fatta di oggetti con alto valore di scambio.
  • 15:01 - 15:06
    Si tratta di una riaffermazione delle nostre esperienze di prima mano
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    nel tempo presente.
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    Come diceva John Cage,
  • 15:13 - 15:18
    "Non ci muoviamo verso una specie di obiettivo,
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    Noi siamo l'obiettivo, che cambia con noi.
  • 15:22 - 15:29
    Se l'arte ha uno scopo, è quello di aprirci gli occhi a questo fatto."
  • 15:29 - 15:31
    Grazie infinite.
  • 15:31 - 15:35
    (Applausi)
Title:
Antony Gormley: Spazi scolpiti, all'interno e all'esterno
Speaker:
Antony Gormley
Description:

Il leggendario scultore Antony Gormley si interroga sullo spazio e sulla forma umana. Le sue opere esplorano lo spazio interiore che sentiamo all'interno del nostro corpo -- e lo spazio esterno che sentiamo attorno a noi, sapendo che siamo solo punti nello spazio e nel tempo.

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English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
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