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Come possiamo rimettere in moto le relazioni israelo-palestinesi | Mazen Faraj e Niv Sarig

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    Mazen Faraj: Mi chiamo Mazen Faraj.
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    Vengo dal campo profughi
    di Dheisheh, vicino Betlemme.
  • 0:19 - 0:23
    Sono palestinese, sono arabo,
    sono musulmano, ma prima di ogni cosa:
  • 0:24 - 0:26
    sono un essere umano.
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    Questa sera, io e Niv condivideremo
    con voi le nostre storie personali
  • 0:32 - 0:38
    sul lutto, sulla violenza,
    sulla guerra, sul conflitto,
  • 0:39 - 0:42
    ma la cosa più importante
    è ciò che ci è accaduto
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    dopo tutto, ciò che ci è accaduto.
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    Sono nato e cresciuto
    nel campo profughi di Dheisheh.
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    Nel momento in cui ho aperto gli occhi,
    come essere umano, come bambino,
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    ho iniziato a farmi la domanda
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    che mi trovo davanti
    ogni giorno della mia vita.
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    La vita di tutti i giorni, la famiglia,
    la scuola, l'acqua, l'elettricità.
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    Ogni aspetto della mia vita
    porta con sé una storia complicata.
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    Eravamo più di 75 studenti
    nella stessa classe.
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    In quanto studenti palestinesi,
    il più delle volte
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    d'estate rimanevamo senz'acqua,
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    e spesso non avevamo
    accesso all'elettricità d'inverno.
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    Questo e altro
    a causa di una sola ragione,
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    la ragione è la nostra Nakba,
    la nostra catastrofe come palestinesi.
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    È stato allora,
  • 1:31 - 1:36
    quando aveva sei anni,
    che mio padre è fuggito dal suo villaggio,
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    scappando dalla guerra,
    dalla violenza e dalla morte.
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    Si è ritrovato nel campo
    profughi di Dheisheh
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    con l'aiuto dell'UNRWA, le Nazioni Unite.
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    Gli dissero che sarebbe stato per poco,
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    ma quel poco si trasformò in 70 anni
    dalla nostra Nakba palestinese.
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    Stiamo ancora aspettando
    giustizia, diritti, libertà.
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    E, cosa più importante,
  • 2:02 - 2:05
    di praticare la nostra umanità
    in quanto esseri umani.
  • 2:05 - 2:10
    Non abbiamo mai scelto niente
    nella nostra vita
  • 2:10 - 2:13
    e non abbiamo mai potuto decidere nulla.
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    Ogni giorno ci svegliamo,
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    e non sappiamo quanto tempo
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    e quanti metri ci saranno
    tra casa e scuola,
  • 2:21 - 2:26
    né la distanza e il tempo
    tra casa nostra e il nostro lavoro.
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    Non è perché l'abbiamo scelto,
    né perché l'abbiamo deciso,
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    è a causa dei posti di blocco
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    dell'esercito israeliano
    e della sua occupazione.
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    Soprattutto non c'è uno Stato
    e non c'è libertà.
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    Non c'è libertà di movimento
    per gli esseri umani.
  • 2:42 - 2:44
    Questo è il modo
    in cui sono cresciuto come persona.
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    Questo è il modo in cui sono cresciuto
    e in cui la mia vita va avanti oggi.
  • 2:48 - 2:52
    Sono cresciuto con questa storia difficile
    e con questo discorso pesante.
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    Non so cosa farmene.
  • 2:53 - 2:58
    Mi sono unito alla prima Intifada
    quando avevo 15 anni.
  • 2:58 - 3:03
    Dopo non molto sono stato arrestato
    dall'esercito israeliano.
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    Per la prima volta in vita mia
    ero in prigione, un ragazzino,
  • 3:08 - 3:09
    avevo 15 anni.
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    Provate a immaginare
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    cosa si prova a stare al buio,
  • 3:13 - 3:16
    in un posto sconosciuto,
    durante un viaggio diverso,
  • 3:16 - 3:18
    con un dolore diverso
    e una sofferenza diversa.
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    Provate a immaginare
    cosa significhi essere un ragazzino
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    durante un duro interrogatorio israeliano.
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    Più di tutto, immaginate un ragazzino
    lontano dalla sua famiglia
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    e lontano dal suo futuro.
  • 3:31 - 3:33
    O dal potersi costruire
    un futuro migliore,
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    lontano dalla scuola
    e lontano dalla propria vita.
  • 3:37 - 3:41
    Ho passato più di tre anni e mezzo
    in una prigione israeliana.
  • 3:41 - 3:43
    Ho perso la mia istruzione, la mia scuola.
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    E credetemi,
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    a volte mi sveglio ancora a notte fonda
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    urlando,
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    a causa di questa terribile esperienza
    in una prigione israeliana.
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    Sono andato avanti, sono vivo,
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    ma non dimentico.
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    È stato 14 anni dopo,
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    nel 2002, che ho ricevuto una chiamata,
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    in cui mi comunicavano che mio padre,
    o il suo corpo, erano in ospedale.
  • 4:13 - 4:15
    Non sapevamo cosa fare,
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    così siamo andati tutti
    dall'esercito israeliano
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    a chiedere di poter andare in ospedale
    per vedere nostro padre, o il suo corpo,
  • 4:23 - 4:24
    un'ultima volta.
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    Dissero solo che non era permesso,
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    che avremmo dovuto aspettare la mattina.
  • 4:29 - 4:30
    Non riesco a immaginare
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    qualcuno che possa aspettare così tanto,
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    otto lunghe ore,
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    ma è questo che intendiamo
    con "occupazione".
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    Non potete né scegliere né decidere,
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    mentre cercano di inculcarvi
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    la cultura del "non è permesso".
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    Proibito. Ogni cosa è proibita per voi.
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    La libertà è proibita,
    essere umani è proibito.
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    La cosa più importante è
  • 4:52 - 4:56
    che non vi è permesso esistere
    come persone con un'identità palestinese.
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    Abbiamo aspettato tutta la notte.
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    Mio padre stava tornando
    da Gerusalemme a Betlemme,
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    tornava dal lavoro
    e l'esercito israeliano gli ha sparato,
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    e l'ha ucciso senza una ragione.
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    Ma forse le ragioni ci sono
    e sono migliaia.
  • 5:12 - 5:15
    Sono l'occupazione, il conflitto,
    la violenza, la guerra.
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    Perché è così che lo chiamiamo,
    vivere all'interno di un conflitto
  • 5:19 - 5:22
    per una vita intera.
  • 5:22 - 5:26
    Tre giorni dopo quello
    che era successo a mio padre,
  • 5:26 - 5:30
    secondo la tradizione musulmana,
    avremmo dovuto svegliarci
  • 5:30 - 5:32
    e continuare con una vita normale.
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    Ma fidatevi,
    non c'era più nulla di normale
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    e non c'è più stato.
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    Non sapevamo cosa fare, soprattutto io.
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    Mio padre era padre e madre, insieme.
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    Non sapevo cosa fare con me stesso.
  • 5:45 - 5:47
    Non sapevo cosa fare della mia rabbia,
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    né come continuare la mia vita.
  • 5:51 - 5:55
    Per più di due anni,
    mi sono rinchiuso in me stesso.
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    Ero tormentato da domande troppo grandi:
    Cosa posso fare come essere umano?
  • 5:59 - 6:02
    Tutti noi, quando ci succede qualcosa,
  • 6:02 - 6:05
    pensiamo subito alla vendetta,
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    a reagire, a porre rimedio.
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    Ma non ho mai pensato alla vendetta,
  • 6:10 - 6:14
    perché la nostra causa come palestinesi
    riguarda la giustizia, i diritti,
  • 6:14 - 6:15
    la libertà.
  • 6:15 - 6:18
    Non si tratta di vendetta né di violenza.
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    Alcune persone
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    si lasciano morire con i loro ricordi,
  • 6:22 - 6:23
    senza fare nulla.
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    Altre persone scelgono strade diverse
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    e percorsi diversi.
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    Quando ho incontrato per la prima volta
    Rami Elhanan, un israeliano,
  • 6:31 - 6:35
    ho saputo che aveva perso
    sua figlia Smadar nel 1997
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    e ho scoperto l'umanità del mio nemico.
  • 6:38 - 6:41
    Ho trovato l'umanità dall'altro lato,
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    come non l'avevo mai vista prima.
  • 6:44 - 6:47
    Nel corso della mia vita da palestinese
    avevo considerato gli israeliani
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    come colonizzatori, soldati, persone
    che ci maltrattavano nelle carceri.
  • 6:51 - 6:54
    Non li avevo mai conosciuti
    come esseri umani.
  • 6:54 - 6:59
    Nel 2005, per la prima volta,
    incontrai Israele nella sua umanità,
  • 6:59 - 7:05
    o forse mi creai una nuova immagine
    della società israeliana.
  • 7:06 - 7:09
    Per la prima volta, c'era un israeliano
    che mi rispettava
  • 7:09 - 7:13
    come essere umano e come palestinese.
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    Per la prima volta un israeliano mi diceva
  • 7:16 - 7:20
    che ci sarebbe stata libertà
    per quest'uomo, per i suoi diritti
  • 7:20 - 7:23
    e per tutta la società palestinese.
  • 7:23 - 7:28
    Per la prima volta incontrai
    un israeliano contro l'occupazione,
  • 7:28 - 7:30
    dopo averlo cercato una vita:
  • 7:30 - 7:34
    per avere un alleato,
    per un'alleanza con Israele.
  • 7:34 - 7:36
    Oggi, dieci anni dopo,
  • 7:36 - 7:40
    posso dirvi che la nuova via
    e il nuovo viaggio
  • 7:40 - 7:42
    verso la riconciliazione
  • 7:42 - 7:46
    non sono l'oblio e il perdono.
  • 7:46 - 7:48
    Non dimenticherò mai cosa mi è successo.
  • 7:48 - 7:52
    Non ho il diritto di perdonare
    quanto è accaduto a mio padre.
  • 7:52 - 7:55
    Ma nel mezzo c'è la strada del dialogo,
  • 7:55 - 7:59
    della comprensione,
    della mutua conoscenza,
  • 7:59 - 8:02
    dell'empatia e soprattutto
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    del rispetto reciproco,
  • 8:03 - 8:07
    ciò che più di tutto manca
    nel nostro conflitto, nella nostra terra,
  • 8:07 - 8:09
    rispetto e umanità.
  • 8:09 - 8:13
    È possibile trovare il volto umano
    di questo conflitto,
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    quello di cui a nessuno importa.
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    A tutti i politici e alla gente
    di questo mondo
  • 8:17 - 8:20
    non importa affatto.
  • 8:20 - 8:25
    A noi, oggi, riuniti nel Parents Circle,
    il forum delle famiglie in lutto, sì.
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    Siamo quelli che in questo conflitto
    pagano il prezzo più caro.
  • 8:28 - 8:32
    Possiamo sederci, parlare,
    e stare vicini gli uni agli altri.
  • 8:32 - 8:36
    Questa è la nostra santa missione,
    e lo sarà per sempre.
  • 8:36 - 8:38
    Grazie di cuore.
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    (Applausi)
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    Niv Sarig: Salve a tutti.
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    Mi chiamo Niv Sarig.
  • 8:55 - 8:58
    Ho 40 anni. Sono israeliano.
  • 8:58 - 9:01
    Vivo in Israele
    con mia moglie e i miei tre figli.
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    Voglio raccontarvi qualcosa
    sulla mia vita.
  • 9:07 - 9:10
    La storia di come è cambiata due volte.
  • 9:11 - 9:15
    La prima volta è stata
    quando mio fratello maggiore, Guy,
  • 9:16 - 9:18
    un ufficiale di fanteria,
  • 9:19 - 9:23
    è stato ucciso da un proiettile
    a Tulkarem, una città palestinese,
  • 9:23 - 9:27
    ad appena 15 chilometri
    da casa nostra in Israele.
  • 9:27 - 9:30
    Sì, perdere Guy ha stravolto la mia vita,
  • 9:30 - 9:33
    e come ci si aspetterebbe,
    quella dei miei genitori
  • 9:33 - 9:35
    e di mia sorella.
  • 9:35 - 9:37
    Il lutto, il dolore.
  • 9:38 - 9:43
    Personalmente, mi manca
    ciò che sarebbe potuto succedere
  • 9:43 - 9:45
    se Guy non fosse stato ucciso.
  • 9:45 - 9:46
    Ho tre figli.
  • 9:46 - 9:51
    Anche mia sorella ne ha tre.
  • 9:51 - 9:56
    E di sicuro Guy ne avrebbe due,
    due e mezzo, magari tre a questo punto,
  • 9:56 - 9:59
    e la nostra famiglia sarebbe
    decisamente più grande.
  • 9:59 - 10:03
    Mi manca ciò che sarebbe potuto accadere
    se Guy non fosse stato ucciso.
  • 10:04 - 10:07
    Quello che non mi aspettai
    fu come la mia vita
  • 10:07 - 10:11
    cambiò ancora e così profondamente
  • 10:11 - 10:14
    quando mi unii
    al Parents Circle Family Forum,
  • 10:15 - 10:19
    molti, molti anni più tardi,
  • 10:19 - 10:21
    dopo l'assassinio di Guy.
  • 10:21 - 10:24
    Non credo che possiate capire.
  • 10:24 - 10:26
    O meglio, per me è molto importante
  • 10:26 - 10:32
    trasmettere una prospettiva
    sul perché questo tipo di cambiamento
  • 10:34 - 10:38
    se avviene, avviene così di rado.
  • 10:39 - 10:41
    Dovete capire
  • 10:41 - 10:44
    che in Israele esiste
    una grande segregazione
  • 10:44 - 10:49
    tra la società ebrea che parla ebraico
    e la società araba,
  • 10:49 - 10:51
    ed è diventata la normalità.
  • 10:52 - 10:58
    Esistono pochi collegamenti
    tra le persone,
  • 10:59 - 11:03
    pochi punti di incontro
    tra le istituzioni, per dirne una.
  • 11:03 - 11:06
    È abitudine guardare dall'altra parte,
  • 11:06 - 11:10
    a tinte cupe, con paura e disperazione.
  • 11:10 - 11:12
    Tra israeliani e palestinesi,
  • 11:12 - 11:15
    in Palestina, non in Israele,
    è persino peggio.
  • 11:15 - 11:19
    Credo siano pochi gli israeliani
    e i palestinesi che si sono incontrati
  • 11:19 - 11:21
    senza uno scopo,
  • 11:21 - 11:26
    che fosse uno scopo militare o politico
    verso la pace e la riconciliazione.
  • 11:28 - 11:31
    Il fatto è che senza conoscere l'altro
  • 11:31 - 11:35
    si finisce per crearsi
    una qualche immagine dell'altro,
  • 11:35 - 11:39
    che aiuti a vivere la propria vita
    così come si è.
  • 11:39 - 11:44
    Sono nato nell'inverno del 1977,
  • 11:44 - 11:47
    in un villaggio in Israele
    chiamato Kibbutz Zion,
  • 11:47 - 11:50
    che tradotto sta per "legato a Sion".
  • 11:51 - 11:56
    Per 19 anni, fino al giorno
    in cui Guy è stato ucciso,
  • 11:56 - 12:00
    sono cresciuto come qualsiasi altro
    israeliano, ebreo e sionista che conosca.
  • 12:03 - 12:07
    La sera della Festa dei Tabernacoli
  • 12:07 - 12:11
    ancora oggi, per l'Islam e il Giudaismo,
  • 12:11 - 12:13
    si celebra il nuovo anno.
  • 12:13 - 12:15
    Ci si è uniti quest'anno, tra parentesi.
  • 12:15 - 12:21
    Nel settembre del 1996,
    a due settimane dal nuovo anno,
  • 12:21 - 12:23
    abbiamo celebrato la Festa dei Tabernacoli
  • 12:23 - 12:29
    ma solo pochi giorni prima
    erano scoppiate le rivolte dovute
  • 12:29 - 12:34
    alle proteste contro l'apertura
    del Tunnel del Muro Occidentale
  • 12:34 - 12:35
    in Israele e Palestina,
  • 12:35 - 12:38
    nelle quali 17 israeliani
    e più di 100 palestinesi
  • 12:38 - 12:40
    hanno trovato la morte.
  • 12:40 - 12:44
    Guy era un ufficiale
    in una di quelle "pattuglie congiunte"
  • 12:44 - 12:46
    tra Israele e Palestina.
  • 12:46 - 12:49
    Dovete sapere che dopo il '93/94,
  • 12:49 - 12:54
    quando i nuovi accordi di Oslo
    entrarono in vigore,
  • 12:54 - 12:59
    era iniziata una collaborazione,
    di cui queste pattuglie facevano parte.
  • 13:00 - 13:04
    Guy era un ufficiale a Tulkarem
    e dopo lo scoppio delle rivolte
  • 13:04 - 13:10
    è stato colpito in testa da un cecchino
    ed è morto sul colpo.
  • 13:13 - 13:16
    Come ho già detto,
    ha cambiato la mia vita.
  • 13:19 - 13:23
    Molti anni dopo, ho seguito i passi
  • 13:23 - 13:25
    dei miei genitori, che anni prima
  • 13:25 - 13:28
    si erano uniti
    al Parents Circle Family Forum.
  • 13:29 - 13:33
    È stato dopo aver conosciuto Mazen
    e gli altri membri palestinesi
  • 13:33 - 13:38
    o qualunque altro membro del forum,
    che ho trovato una nuova prospettiva.
  • 13:38 - 13:42
    Una prospettiva che supera
    la paura in cui viviamo.
  • 13:42 - 13:43
    Sono in Germania.
  • 13:43 - 13:46
    Come comunità ebraica,
    abbiamo una prospettiva:
  • 13:46 - 13:48
    passato, presente, futuro.
  • 13:48 - 13:51
    In passato abbiamo affrontato
    2000 anni di persecuzione
  • 13:51 - 13:52
    in così tanti luoghi del pianeta.
  • 13:53 - 13:56
    Ora come nel passato recente
    c'è la mia storia,
  • 13:56 - 13:57
    per quanto non sia solo mia,
  • 13:57 - 14:01
    dato che non conosco nessun israeliano
    che non sia vicino a qualcuno
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    che abbia perso qualcuno
    in questo conflitto.
  • 14:05 - 14:08
    E per avere un futuro di speranza,
  • 14:08 - 14:12
    quello che facciamo al PCFF,
    al Parents Circle Family Forum,
  • 14:12 - 14:16
    è andare nelle scuole
    e in altre organizzazioni
  • 14:16 - 14:19
    a incontrare i ragazzini,
    gli studenti o il pubblico generale
  • 14:19 - 14:21
    per raccontare la nostra storia.
  • 14:21 - 14:24
    Ogni volta assistiamo a una magia.
  • 14:24 - 14:30
    Qualcosa entra nei cuori e nelle menti
    delle persone e le porta ad ascoltare,
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    persino ad agire.
  • 14:32 - 14:34
    In Israele e Palestina,
  • 14:34 - 14:38
    credo e sento
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    che questo possa portare speranza.
  • 14:44 - 14:47
    Nella società israeliana,
    questa segregazione
  • 14:47 - 14:50
    porta con sé molta ignoranza e paura.
  • 14:51 - 14:55
    La nostra paura nasce
    dal bisogno di sicurezza.
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    E voglio che Mazen venga qui con me.
  • 15:00 - 15:04
    Perché il nostro messaggio
    è unico e molto importante.
  • 15:05 - 15:06
    Perciò, Mazen, su!
  • 15:06 - 15:10
    MF: Credo e so con certezza
    che condividiamo lo stesso obiettivo,
  • 15:10 - 15:12
    forse per ragioni diverse.
  • 15:13 - 15:15
    Lui ha perso suo fratello,
    io ho perso mio padre.
  • 15:17 - 15:19
    E tutti e due rappresentiamo le persone
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    che pagano il prezzo più alto
    in questo conflitto.
  • 15:22 - 15:25
    Insieme a oltre 600 famiglie
    del Parents Circle
  • 15:25 - 15:28
    lanciamo un appello a chiunque nel mondo,
  • 15:28 - 15:31
    specialmente ai palestinesi
    e agli israeliani,
  • 15:31 - 15:34
    affinché conoscano la nostra esperienza
    e da questa imparino qualcosa.
  • 15:35 - 15:38
    Provate a immaginare cosa significhi
    perdere qualcuno in questo conflitto.
  • 15:39 - 15:41
    Immaginate con quale fermezza
  • 15:41 - 15:47
    entrambi intraprendiamo questo percorso
    di pace, speranza e riconciliazione.
  • 15:47 - 15:53
    Non ci sarà sicurezza per gli israeliani
    senza la mia libertà.
  • 15:53 - 15:56
    Non ci sarà libertà per i palestinesi
  • 15:56 - 15:58
    senza sicurezza per gli israeliani.
  • 15:58 - 16:02
    NS: Sta a noi mostrare
    l'umanità dell'altro lato,
  • 16:02 - 16:08
    entrare in contatto, comunicare,
    guardare gli altri negli occhi
  • 16:08 - 16:11
    e comprendere che il dolore è universale,
  • 16:12 - 16:18
    che la perdita è umana
    e guardare oltre la paura.
  • 16:19 - 16:22
    Cercare la libertà per gli uni
    e la sicurezza per gli altri,
  • 16:22 - 16:23
    ma farlo insieme.
  • 16:23 - 16:26
    NS: Grazie di cuore.
    MF: Grazie.
  • 16:26 - 16:29
    (Applausi)
Title:
Come possiamo rimettere in moto le relazioni israelo-palestinesi | Mazen Faraj e Niv Sarig
Description:

Mazen Faraj (Palestina) e Niv Sarig (Israele) hanno entrambi perso un membro importante della loro famiglia nel conflitto tra i loro paesi. Oggi lavorano insieme nel Parents Circle Family Forum per cambiare il discorso dell'odio e del conflitto. Credono che l'unico modo per riavviare le relazioni israelo-palestinesi sia riconoscere l'umanità dell'altro lato.

Mazen Farah ha 41 anni ed è padre di tre figli. Vive nel Campo Profughi di Dheisheh, a Betlemme, in Palestina. Il padre di Mazen è stato ucciso da un soldato israeliano che aveva confuso le sue valigie per qualcos'altro. Mazen ha passato gran parte della sua giovinezza in una prigione israeliana. Lì, senza una vera istruzione, ha imparato nozioni di politica, di ebraico e della storia del Medio Oriente.

Niv Sarig viene da Kfar Sava, in Israele, ha 39 anni, è sposato e ha tre figli. Ha un dottorato in Matematica, conseguito presso l'Institute of Science di Weizemann. Suo fratello maggiore, Guy, è stato ucciso a Tul-Karem alla vigilia della Festa dei Tabernacoli nel settembre del 1996, nel corso delle rivolte che sono scoppiate all'apertura dei Tunnel del Muro Occidentale, a due mesi dal congedo di Guy dall'IDF.

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx che utilizza il format della conferenza TED, ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale. Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
17:03

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