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Liz Diller: Dibattito su una bolla gigante

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    Per convenzione usiamo suddividere lo spazio
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    tra ambito pubblico e privato,
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    e conosciamo molto bene queste distinzioni legali
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    perché siamo diventati esperti
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    nel difendere la nostra proprietà e i nostri spazi privati.
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    Ma siamo meno in sintonia
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    con le sfumature del pubblico.
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    Cosa trasforma lo spazio pubblico generico in spazio di qualità?
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    Questo è il quesito
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    su cui ha lavorato il nostro studio
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    negli ultimi 10 anni.
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    Per trovare una risposta abbiamo condotto alcuni studi specifici.
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    Gran parte del lavoro
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    è stato dedicato a trasformare
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    questo rudere industriale abbandonato
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    in uno spazio vivibile post-industriale
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    che guarda al futuro e al passato
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    nello stesso tempo.
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    Un'altra grossa fetta della nostra attività
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    consiste nel rendere fruibili
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    dei siti non cresciuti in armonia con il proprio tempo.
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    Abbiamo lavorato per democratizzare il Lincoln Center
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    per un pubblico che di solito non dispone di 300 dollari
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    per un biglietto dell'opera.
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    Così abbiamo mangiato, bevuto,
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    pensato, vissuto lo spazio pubblico
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    per un bel po' di tempo.
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    E abbiamo imparato una cosa,
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    che per creare un luogo che sia davvero pubblico
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    occorre cancellare le distinzioni
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    tra progetti di architettura, urbanistica,
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    del territorio, dei media,
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    e così via.
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    Di fatto occorre andare oltre.
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    Ora ci stiamo spostando a Washington D.C.
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    per lavorare su una nuova trasformazione,
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    si tratta dell'Hirshhorn Museum,
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    situato
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    nel luogo pubblico più venerato d'America,
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    il National Mall.
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    Il Mall è un simbolo
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    della democrazia americana.
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    La cosa fantastica è che questo simbolo
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    non è un oggetto, non è un'immagine,
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    non è un manufatto,
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    di fatto è uno spazio
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    che viene definito da una linea di edifici
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    sui entrambi i lati.
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    È uno spazio in cui i cittadini possono esprimere il malcontento
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    e mostrare la loro forza.
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    È un luogo che ha testimoniato le grandi svolte
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    della storia americana.
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    E vi sono rimaste scolpite per sempre -
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    come la marcia su Washington per il lavoro e la libertà
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    e il grande discorso tenuto da Martin Luther King.
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    Le proteste per il Vietnam, la commemorazione dei morti
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    per la pandemia dell'AIDS,
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    la marcia per i diritti riproduttivi delle donne,
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    fino alle manifestazioni più recenti.
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    Il Mall il più grande palcoscenico civile
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    per il dissenso di questo paese.
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    Ed è sinonimo di libertà di parola,
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    anche se magari non sapete bene cosa dovete dire.
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    Potrebbe anche essere un luogo per la commiserazione civica.
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    Crediamo che ci sia un notevole scollegamento
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    tra gli spazi comunicativi e discorsivi del Mall
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    e i musei che si allineano su entrambi i lati.
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    Il fatto è che quei musei sono solitamente passivi,
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    ci sono relazioni passive tra il museo,
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    in qualità di presentatore, e il pubblico,
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    che è il destinatario dell'informazione.
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    E allora potete vedere dinosauri
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    e insetti e collezioni di locomotive
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    e tutta quella roba,
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    ma di fatto non vi sentite coinvolti;
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    c'è solo qualcuno che vi sta parlando.
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    Quando Richard Koshalek venne chiamato a dirigere l'Hirshhorn
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    nel 2009,
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    era intenzionato ad approfittare del fatto
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    che il museo fosse situato
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    nel luogo più esclusivo:
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    nella sede del potere degli USA.
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    E mentre le arti e la politica
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    sono intrinsecamente e implicitamente sempre collegate tra loro,
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    ci potrebbe essere qualche relazione molto speciale
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    che qui si potrebbe forgiare in modo unico.
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    La questione è se, in definitiva, sia possibile
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    per l'arte inserirsi
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    nel dialogo degli affari nazionali ed esteri.
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    Forse il museo potrebbe fungere da agente della diplomazia culturale?
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    Ci sono oltre 180 ambasciate a Washington DC.
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    Più di 500 'think tank'.
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    Ci dovrebbe essere il modo
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    di utilizzare tutta quell'energia intellettuale e globale
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    attraverso il museo.
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    Qualcosa come un cartello di cervelli.
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    E così per l'Hirshhorn, da quando è nata questa idea
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    e si è poi evoluta in missione,
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    con Richard e la sua squadra --
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    questa è diventata la sua linfa vitale.
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    Ma oltre alle mostre di arte contemporanea,
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    l'Hirshhorn diventerà un foro per il dibattito pubblico,
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    un luogo di divulgazione
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    di tematiche inerenti alle arti,
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    alla cultura, alla politica e alle linee politiche.
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    Avrebbe la stessa visibilità globale del World Economic Forum.
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    Avrebbe l'interdisciplinarità delle TED Conference.
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    E con l'informalità della piazza del paese.
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    Per questa nuova iniziativa
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    l'Hirshhorn avrebbe dovuto ingrandirsi
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    o acquisire un sito
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    per una struttura contemporanea e fruibile.
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    Eccolo. Questo è l'Hirshhorn --
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    una ciambella di cemento di 70 metri di diametro
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    concepita all'inizio degli anni '70
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    da Gordon Bunshaft.
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    È imponente, silenziosa,
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    appartata, arrogante,
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    una sfida per il design.
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    Gli architetti amano odiarla.
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    Viene riscattata da una caratteristica
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    che la vede sollevarsi dal terreno
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    e creare questo vuoto,
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    questo nucleo vuoto quasi
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    spirituale, ostentando una facciata
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    dallo stile molto retorico e federale.
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    E attorno a quello spazio,
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    l'anello che ospita le gallerie.
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    È estremamente difficile allestire gallerie in questo spazio.
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    All'inaugurazione dell'Hirshhorn
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    Ada Louise Huxstable, critico del New York Times,
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    usò questa espressione:
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    "Moderno neo-penitenziario".
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    "Un monumento mutilato e una galleria mutilata
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    per una collezione mutilata".
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    Quasi quattro decenni dopo,
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    in che modo si espanderà l'edificio
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    per seguire un nuovo programma progressista?
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    In quale direzione andrà?
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    Non potrà espandersi nel Mall.
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    Lì non c'è spazio.
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    Né verso l'esterno.
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    Lì ci sono già architettura del paesaggio e sculture.
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    Beh, rimane sempre il buco.
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    Ma come potrebbe appropriarsi dello spazio del buco
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    senza restarne inghiottito?
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    In che modo potrebbe diventare un'icona?
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    E usando quale linguaggio?
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    L'Hirshhorn è assiso tra le istituzioni monumentali del Mall.
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    La maggior parte sono neoclassiche, pesanti e opache,
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    fatte di pietra e di cemento.
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    La domanda è,
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    se si occupa quello spazio,
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    di quale materiale sarà fatto?
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    Deve essere diverso dagli edifici circostanti.
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    Deve essere qualcosa di completamente diverso.
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    Deve essere aria.
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    Nella nostra immaginazione, deve essere luce.
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    Deve essere effimero. Deve essere privo di forma.
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    E deve essere libero.
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    (Video)
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    Ed ecco la grande trovata.
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    Un gigantesco airbag.
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    Espandendosi assume la forma del contenitore
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    e si espande in ogni direzione -
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    verso l'alto e di lato.
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    Ma più poeticamente
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    amiamo pensare a una struttura
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    che respiri l'aria democratica del Mall,
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    portandola al suo interno.
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    Il prima e il dopo.
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    È stato ribattezzato "la bolla", dalla stampa.
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    Quello è l'atrio.
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    Praticamente un grande volume d'aria
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    che si espande in ogni direzione.
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    La membrana è traslucida.
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    È fatta di fibra di vetro rivestita di silicone.
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    Viene gonfiata un paio di volte l'anno per un mese.
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    Questa è la prospettiva dall'interno.
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    Vi potreste chiedere come diamine
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    siamo riusciti
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    a ottenere l'approvazione del governo federale.
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    In realtà doveva essere approvato da due agenzie.
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    E una doveva preservare
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    la dignità e la santità del Mall.
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    Arrossisco ogni volta che lo mostro.
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    Sta a voi interpretarlo.
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    Ma quello che posso dire
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    è che è una combinazione
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    di iconoclastia
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    e di adorazione.
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    Ci sono state anche delle interpretazioni creative.
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    La Legge per gli Edifici del Congresso del 1910
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    limita l'altezza degli edifici di Washington DC
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    a 40 metri,
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    con l'eccezione di guglie, torri, cupole e minareti.
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    Di fatto esclude i monumenti dello stato e della chiesa.
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    E la bolla è alta 46 metri.
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    Potete confrontarla con il Pantheon.
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    Si tratta di circa 38mila metri cubi di aria compressa.
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    E abbiamo argomentato
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    che si trattava di una cupola.
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    Eccola qui,
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    con la sua imponenza,
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    tra gli edifici imponenti del Mall.
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    E anche se l'Hirshhorn ha un'importanza minore,
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    la cosa è molto rilevante da una prospettiva storica.
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    Dunque non ci era consentito di modificare la struttura.
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    Non potevamo lasciare le nostre tracce.
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    Allora l'abbiamo tirato dai lati,
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    e l'abbiamo fissato con dei cavi.
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    Abbiamo studiato le tecniche di bondage,
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    che sono davvero molto importanti
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    perché la struttura è sempre esposta ai venti.
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    Alla sommità si trova un anello permanente di acciaio,
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    ma non lo si nota da alcun punto di osservazione del Mall.
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    Ci sono anche delle restrizioni
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    su quanto possa essere illuminato.
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    Brilla dall'interno, è traslucido.
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    Ma non può essere più illuminato del Campidoglio
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    o di alcuni dei monumenti del luogo.
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    È in basso alla gerarchia dell'illuminazione.
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    Dunque viene trasportato qui due volte l'anno.
  • 9:43 - 9:46
    Viene scaricato dal camion
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    e issato.
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    E poi lo si gonfia
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    con aria a bassa pressione.
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    E viene vincolato a dei cavi.
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    E poi viene riempito con acqua alla base, per zavorrarlo.
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    Questo è un momento un po' bizzarro,
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    in cui i burocrati del Mall ci chiedono
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    quanto tempo occorre per l'installazione.
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    E noi abbiamo risposto, beh, la prima volta circa una settimana.
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    E allora hanno afferrato il concetto.
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    E poi tutto l'iter burocratico è stato davvero semplice.
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    Devo dire che non abbiamo avuto poi tanti ostacoli,
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    con il governo e le altre autorità.
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    Ma alcune tra le difficoltà maggiori
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    sono state quelle tecniche.
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    Questo è l'ordito della struttura.
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    Questa è una nuvola di punti.
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    I livelli di pressione sono estremi.
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    Questa è una costruzione molto insolita
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    dato che non c'è carico gravitazionale,
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    ma c'è un carico in ogni direzione.
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    Ora farò scorrere le immagini.
  • 10:41 - 10:44
    Questo è lo spazio in azione.
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    Dunque interni flessibili per delle assemblee,
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    proprio come questa, ma nel cerchio -
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    uno spazio luminoso e riconfigurabile,
  • 10:51 - 10:53
    che si adatta a ogni necessità,
  • 10:53 - 10:55
    per rappresentazioni, film,
  • 10:55 - 10:58
    installazioni.
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    E il primo programma
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    tratterà di dialogo culturale e di diplomazia,
  • 11:02 - 11:04
    organizzato in collaborazione
  • 11:04 - 11:06
    con il Consiglio per i Rapporti con l'Estero.
  • 11:06 - 11:08
    Qui coesistono forma e contenuto.
  • 11:08 - 11:11
    La bolla è un anti-monumento.
  • 11:11 - 11:13
    Gli ideali di democrazia partecipativa
  • 11:13 - 11:15
    vengono rappresentati con duttilità,
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    piuttosto che con rigidità.
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    Arte e politica
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    occupano un sito ambiguo al di fuori delle mura museali,
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    ma nella parte centrale del museo
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    mescolano la loro aria
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    con l'aria democratica del Mall.
  • 11:30 - 11:35
    E speriamo che la bolla
  • 11:35 - 11:37
    possa gonfiarsi per la prima volta
  • 11:37 - 11:39
    verso la fine del 2013.
  • 11:39 - 11:41
    Grazie.
  • 11:41 -
    (Applausi)
Title:
Liz Diller: Dibattito su una bolla gigante
Speaker:
Liz Diller
Description:

Come si realizza un importante spazio pubblico all'interno di un edificio non tanto importante? Liz Diller ci narra di come si stia creando una sovrapposizione accogliente, leggera (oseremmo dire anche sensuale) alla struttura dell'Hirshhorn Museum di Washington DC.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
12:06
Anna Cristiana Minoli approved Italian subtitles for A new museum wing ... in a giant bubble
Anna Cristiana Minoli accepted Italian subtitles for A new museum wing ... in a giant bubble
Anna Cristiana Minoli edited Italian subtitles for A new museum wing ... in a giant bubble
Daniele Buratti edited Italian subtitles for A new museum wing ... in a giant bubble
Daniele Buratti edited Italian subtitles for A new museum wing ... in a giant bubble
Daniele Buratti edited Italian subtitles for A new museum wing ... in a giant bubble
Daniele Buratti edited Italian subtitles for A new museum wing ... in a giant bubble
Daniele Buratti added a translation

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