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LE STORIE SONO SIMULATORI DI VOLO | Bianca Borriello | TEDxTrento

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    Se voi foste tutti pennuti--
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    Mi è piaciuta molto la speaker
    che abbiamo visto in video prima.
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    Se voi foste tutti pennuti
    questa storia vi piacerebbe.
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    Queste sono le mie mani,
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    quando avevo 14 anni,
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    un'estate, al mare.
  • 0:20 - 0:23
    I miei genitori affittarono
    un appartamento
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    con una grande terrazza
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    e su questa terrazza subito,
    il primo giorno, trovammo un nido,
  • 0:31 - 0:33
    caduto da chissà dove
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    con dentro 4 piccoli uccellini.
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    Moribondi, spiumati, malconci.
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    E pensammo, io e mio fratello,
    di chiedere ai nostri genitori se potevamo
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    provare ad allevarli, a farli crescere.
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    Non sapevamo come fare.
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    E pensammo di nutrirli con riso soffiato
    bagnato nel latte.
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    Contro ogni previsione,
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    gli uccellini crebbero,
  • 0:59 - 1:04
    diventarono più grandi,
    le loro piume divennero più folte
  • 1:04 - 1:08
    e dopo un po' iniziarono a muoversi
    per casa come se fossero dei cuccioli
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    di una specie qualunque.
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    Questa storia mi piace tantissimo,
    me la porto dietro da un sacco di tempo
  • 1:14 - 1:18
    e ogni tanto penso che potrei venderla
    ad una società che produce cereali.
  • 1:19 - 1:21
    Ho anche già in mente lo slogan:
  • 1:21 - 1:24
    "il riso soffiato ti mette le ali!"
  • 1:25 - 1:28
    Però se io ve la dico così, a voi
    ne viene in mente un altro, di slogan,
  • 1:29 - 1:30
    e funziona così.
  • 1:30 - 1:34
    Dentro ognuno di noi ci sono
    un sacco di storie già scritte.
  • 1:34 - 1:37
    Se ci dicono l'inizio,
    ci viene in mente la fine.
  • 1:37 - 1:39
    Se io vi dico "rosso di sera",
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    voi pensate
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    "...bel tempo si spera".
  • 1:43 - 1:48
    Tante piccolissime storie,
    che ci aiutano a orientarci nella vita.
  • 1:48 - 1:49
    Io ad esempio credo che
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    "chiusa una porta, si apra un portone",
  • 1:52 - 1:54
    che "non c'è due senza tre"
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    e che "tanto va la gatta al lardo..."
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    "...che ci lascia lo zampino"
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    anche se questa
    non mi è mai stata del tutto chiara.
  • 2:05 - 2:08
    Però non credo soltanto alle storie.
  • 2:08 - 2:10
    Io credo, ad esempio,
    che Cappuccetto Rosso
  • 2:10 - 2:14
    e la nonna escano
    dalla pancia del lupo intere.
  • 2:15 - 2:19
    Credo che presto avremo
    un Presidente della Repubblica donna.
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    Credo che l'olio di palma
  • 2:25 - 2:27
    stia dentro le palme.
  • 2:27 - 2:30
    Su questo non mi sono ancora fatta
    un'idea chiarissima.
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    Le storie insegnano.
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    Io imparo
  • 2:34 - 2:35
    dalle storie,
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    tutti impariamo dalle storie.
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    Impariamo provando e sbagliando,
  • 2:39 - 2:41
    impariamo guardando gli altri
  • 2:41 - 2:42
    che provano
  • 2:42 - 2:43
    e sbagliano
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    o anche che hanno grandi successi:
    si chiama esperienza testimoniale.
  • 2:48 - 2:51
    Ma gli esseri umani
    imparano anche dalle storie.
  • 2:51 - 2:54
    Per noi le storie sono simulatori di volo.
  • 2:54 - 2:57
    Per questo dentro ci mettiamo
    tutte le informazioni
  • 2:57 - 3:00
    che ci sembrano importanti, utili,
    quelle che devono attraversare
  • 3:00 - 3:02
    il tempo e lo spazio.
  • 3:02 - 3:03
    Tipo:
  • 3:03 - 3:06
    Non andare nel bosco di sera.
  • 3:06 - 3:09
    Non scambiare la tua mucca per 4 fagioli.
  • 3:09 - 3:12
    Non gridare "Al lupo al lupo!".
  • 3:12 - 3:16
    Ma anche quando raccontiamo
    le nostre esperienze di vita
  • 3:16 - 3:21
    cerchiamo di metterci dentro
    informazioni che siano utili all'altro.
  • 3:21 - 3:24
    Cerchiamo di consegnargli
    delle istruzioni,
  • 3:24 - 3:26
    una morale.
  • 3:26 - 3:28
    Quando il 2 luglio
  • 3:28 - 3:29
    del 2015
  • 3:29 - 3:33
    la mia vita è cambiata completamente,
  • 3:33 - 3:34
    è stato subito di una morale,
  • 3:34 - 3:37
    che mi sono messa in cerca.
  • 3:37 - 3:39
    Vi racconto com'è andata.
  • 3:39 - 3:42
    Era il giorno
    dopo il mio quarantesimo compleanno.
  • 3:43 - 3:46
    Ero in ufficio, con i miei colleghi,
    in una grande stanza,
  • 3:46 - 3:47
    stavamo festeggiando,
  • 3:47 - 3:49
    avevo portato un po' di pasticcini.
  • 3:49 - 3:52
    E a un certo punto mi sono accorta
    di aver dimenticato in stanza qualcosa
  • 3:52 - 3:54
    e quindi son tornata indietro.
  • 3:54 - 3:57
    Entrando nella mia stanza
    ho visto il mio cellulare
  • 3:57 - 3:58
    che squillava sulla scrivania,
  • 3:58 - 3:59
    con un numero sconosciuto.
  • 3:59 - 4:01
    Era il mio compleanno,
  • 4:01 - 4:02
    qualcuno voleva farmi gli auguri.
  • 4:02 - 4:04
    Quindi prendo il telefono
  • 4:04 - 4:05
    e
  • 4:07 - 4:09
    una voce
  • 4:09 - 4:11
    da chirurga, dall'altro lato,
  • 4:11 - 4:13
    mi dice:
  • 4:13 - 4:16
    "Sei seduta?"
  • 4:16 - 4:19
    Chissà perché ci chiedono sempre
    se siamo seduti,
  • 4:19 - 4:23
    come se da una sedia
    non si potesse cadere.
  • 4:23 - 4:26
    Comunque la scena era questa:
    la bottiglia di spumante in una mano
  • 4:26 - 4:29
    e il telefono nell'altra,
    ok, e io dico "Sì,
  • 4:30 - 4:32
    sono seduta".
  • 4:32 - 4:34
    "Ok allora,
  • 4:34 - 4:36
    dobbiamo parlare.
  • 4:36 - 4:39
    Il neo che ti abbiamo tolto qualche
    giorno fa era un brutto melanoma
  • 4:40 - 4:43
    e dobbiamo operare con urgenza,
    dobbiamo capire quanto a fondo
  • 4:43 - 4:46
    possa essere entrato
    e dovremmo anche togliere
  • 4:46 - 4:47
    il linfonodo sentinella,
  • 4:47 - 4:50
    per vedere se ci sono metastasi".
  • 4:52 - 4:55
    Di tutte quelle parole io avevo capito
    solo "sentinella".
  • 4:57 - 5:01
    E però mi sorse subito il dubbio
    che non si trattava di un soldato
  • 5:01 - 5:03
    sulla torretta di controllo del fortino.
  • 5:03 - 5:07
    Fu il primo indizio del fatto
    che avevo smesso di capire,
  • 5:08 - 5:11
    di capire qualunque cosa, eh,
    proprio tutto.
  • 5:11 - 5:15
    Non ho ancora le parole per spiegare
    il senso di niente che mi pervase.
  • 5:16 - 5:19
    Di recente qualcuno mi ha spiegato
    che è l'effetto dello choc.
  • 5:19 - 5:21
    La mente si protegge,
  • 5:21 - 5:25
    è come se svenisse,
    smette di percepire.
  • 5:25 - 5:29
    Avessi dovuto dirlo con parole mie
    avrei parlato di un enorme tappo,
  • 5:29 - 5:31
    da qualche parte nella testa
    o nella pancia.
  • 5:31 - 5:34
    Non entrava nulla.
  • 5:34 - 5:36
    Danno estetico,
  • 5:36 - 5:40
    intervento demolitivo,
  • 5:40 - 5:43
    invalidità permanente.
  • 5:43 - 5:45
    Niente.
  • 5:45 - 5:50
    Potremmo riassumere questo momento
    in: "Era una notte buia e tempestosa".
  • 5:50 - 5:54
    Quando pian piano ho iniziato
    a mettere insieme dei pezzi,
  • 5:54 - 5:58
    ho stilato un elenco variabile
    delle cose capite.
  • 5:58 - 6:00
    Primo,
  • 6:00 - 6:03
    finchè c'è qualcosa da fare, falla.
  • 6:03 - 6:04
    Secondo,
  • 6:04 - 6:06
    vale tutto.
  • 6:06 - 6:09
    Vale chi ti chiama 100 volte
    e chi non ti chiama mai
  • 6:09 - 6:11
    perché non sa cosa dire.
  • 6:11 - 6:12
    E questa si chiama
  • 6:12 - 6:14
    assoluzione.
  • 6:14 - 6:15
    Terzo,
  • 6:15 - 6:18
    non è mai la paura che arriva per prima.
  • 6:18 - 6:20
    Prima arriva
  • 6:20 - 6:22
    il racconto della paura.
  • 6:22 - 6:27
    la mente cosa fa? Si mette lì e sfoglia
    un lungo catalogo di paure già vissute
  • 6:27 - 6:29
    o sentite raccontare.
  • 6:29 - 6:33
    Che ne so, il buio, il fuoco, il cadere.
  • 6:33 - 6:35
    Cerca per approssimazione
  • 6:35 - 6:39
    di mettere insieme tutto quello
    che ha messo sotto il capitolo "paura",
  • 6:39 - 6:41
    di farsi un'idea della realtà
  • 6:41 - 6:44
    e di tessere una trama probabilistica
    sul futuro,
  • 6:44 - 6:47
    su come andrà a finire.
  • 6:47 - 6:51
    Io non avevo una storia
    per la parola melanoma,
  • 6:51 - 6:53
    non l'avevo mai incontrata.
  • 6:53 - 6:56
    Sì, avevo letto distrattamente
    qualche articolo d'estate
  • 6:56 - 6:58
    ma non conoscevo nessuno
    che l'avesse avuta.
  • 6:58 - 7:00
    La parola "cancro" però,
    una storia l'aveva,
  • 7:00 - 7:03
    e io finivo con l'incagliarmi in quella.
  • 7:03 - 7:05
    Perché è successo?
  • 7:05 - 7:06
    Perché a me?
  • 7:06 - 7:08
    Come andrà a finire?
  • 7:08 - 7:11
    E soprattutto, qual è la morale
  • 7:11 - 7:14
    di questa storia?
  • 7:14 - 7:15
    Noi andiamo
  • 7:15 - 7:17
    in cerca di morali
  • 7:17 - 7:19
    e di significati.
  • 7:19 - 7:22
    E quando i significati ti mancano
    che cosa fai?
  • 7:23 - 7:24
    Vai su internet.
  • 7:24 - 7:27
    Lì ci troverò delle risposte,
    le informazioni che mi mancano!
  • 7:27 - 7:28
    Non sto capendo,
  • 7:28 - 7:31
    apro internet.
  • 7:31 - 7:32
    Non fate quelle facce,
  • 7:32 - 7:35
    adesso lo so anch'io
    che non è stata una buona idea.
  • 7:37 - 7:40
    Forse conoscete una teoria che dice
    che noi condividiamo molto più spesso
  • 7:40 - 7:44
    le esperienze negative di quelle positive.
  • 7:44 - 7:48
    No nen lo so bene perché lo facciamo,
    ma ho una mia di teoria a riguardo,
  • 7:48 - 7:50
    che si rifà ai proverbi di prima.
  • 7:50 - 7:53
    Noi siamo quelli
    del "mal comune, mezzo gaudio".
  • 7:53 - 7:56
    Ci pare brutto
    dire che le cose vanno bene.
  • 7:56 - 7:57
    Noi diciamo:
  • 7:57 - 7:59
    "Non ne vale la pena".
  • 7:59 - 8:02
    Misuriamo in pena
    il valore delle cose.
  • 8:03 - 8:08
    E quindi io che ero in cerca
    di piccole storie positive, io non cercavo
  • 8:08 - 8:09
    storie a lieto fine.
  • 8:09 - 8:12
    Ho ancora 8 anni
    e mezzo di controlli davanti,
  • 8:12 - 8:14
    è lunga la strada prima di dirmi salva.
  • 8:14 - 8:16
    Cercavo storie
  • 8:16 - 8:18
    di lieto decorso.
  • 8:18 - 8:19
    Cercavo qualcuno
  • 8:19 - 8:24
    che mi permettesse di apprendere
    la speranza raccontandomi la sua.
  • 8:24 - 8:27
    Io avevo bisogno di poco.
  • 8:27 - 8:29
    Avevo bisogno che mi dicessero
    come mi dovevo vestire,
  • 8:29 - 8:32
    ora che il mio corpo era un po'
    diverso dopo tre interventi
  • 8:32 - 8:34
    perché nel mio caso le metastasi c'erano.
  • 8:34 - 8:37
    E quindi avevamo dovuto fare
    un po' le robe di corsa.
  • 8:38 - 8:43
    Qualcuno che mi dicesse che le cicatrici
    prima o poi si sarebbero un po' sbiadite,
  • 8:43 - 8:46
    che mi raccontasse
    che sarei tornata a ballare.
  • 8:47 - 8:49
    Magari poco,
  • 8:49 - 8:51
    magari solo i lenti,
  • 8:51 - 8:54
    magari i lenti da seduta.
  • 8:55 - 8:56
    Datemi qualcosa!
  • 8:56 - 8:57
    E allora è lì,
  • 8:57 - 9:00
    è stato in quel momento lì
    che io ho capito
  • 9:00 - 9:02
    come la mia esperienza
  • 9:02 - 9:06
    di studiosa e raccontastorie
    poteva tornarmi utile.
  • 9:06 - 9:08
    Presi l'impegno con me stessa,
  • 9:08 - 9:11
    anche per tenere un po' impegnata la mente
  • 9:11 - 9:14
    di iniziare a raccontare
    storie di lieto decorso.
  • 9:14 - 9:17
    E devo dire che fino a oggi
    ha funzionato.
  • 9:17 - 9:21
    Io scrivo storie, racconto storie,
    insegno agli altri a raccontare storie.
  • 9:22 - 9:27
    Chi come me si occupa di narrazione,
    sa che nelle storie il dolore,
  • 9:27 - 9:29
    la rottura, l'incidente
    ce lo devi mettere,
  • 9:29 - 9:30
    perché fanno parte della vita,
  • 9:30 - 9:31
    se no la storia
  • 9:31 - 9:33
    non è credibile.
  • 9:33 - 9:35
    Ma quando il dolore è dato
  • 9:35 - 9:39
    bisogna prendersi la responsabilità,
    nella storia, di metterci un po' di luce,
  • 9:39 - 9:41
    un po' di speranza.
  • 9:41 - 9:43
    Perché qualcuno che riceve oggi
  • 9:43 - 9:46
    la diagnosi di una brutta malattia
  • 9:46 - 9:51
    possa andare in internet e trovare
    qualcosa a cui aggrapparsi.
  • 9:51 - 9:53
    Io all'epoca non lo conoscevo Giovanni,
    lo speaker di prima,
  • 9:53 - 9:57
    se no mi sarei sentita un po' meglio.
  • 9:57 - 10:00
    A me sono sempre state le storie
  • 10:00 - 10:02
    a mettere le ali.
  • 10:03 - 10:05
    Adesso ho lasciato lì i miei uccellini,
  • 10:05 - 10:08
    perché volevo raccontarvi
    com'è andata a finire.
  • 10:09 - 10:10
    Una mattina,
  • 10:10 - 10:13
    eravamo in casa,
    sentimmo cinguettare molto forte
  • 10:14 - 10:18
    e uscimmo tutti quanti sul terrazzo
    per vedere che cosa stesse succedendo.
  • 10:19 - 10:23
    Un uccello più grande,
    da noi subito battezzato "la mamma",
  • 10:24 - 10:27
    era sul tetto della casa
    e chiamava a raccolta i nostri uccellini.
  • 10:29 - 10:34
    Loro, frenetici, correvano per il terrazzo
    e andarono a mettersi in fila
  • 10:34 - 10:36
    sul bordo del balcone.
  • 10:36 - 10:39
    In uno slancio di entusiasmo
    si lanciarono nel vuoto
  • 10:39 - 10:42
    e caddero nel giardino di sotto.
  • 10:42 - 10:45
    Io e mio fratello, di corsa,
    andammo a recuperarli,
  • 10:45 - 10:46
    sperando di trovarli tutti interi.
  • 10:46 - 10:50
    Stavano benissimo, li prendemmo
    e li riportammo sul terrazzo.
  • 10:50 - 10:53
    Però loro, ancora presi da quel fremito,
  • 10:53 - 10:55
    si riportarono sul bordo
    e si lanciarono in aria
  • 10:55 - 10:58
    ricadendo di nuovo di sotto.
  • 11:00 - 11:03
    Ma è stata la terza volta,
    come nelle migliori favole,
  • 11:03 - 11:06
    che quando siamo andati a prenderli
  • 11:06 - 11:08
    e li abbiamo riportati sul terrazzo,
  • 11:08 - 11:11
    loro, tranquilli,
  • 11:11 - 11:13
    sono tornati sul bordo
  • 11:13 - 11:15
    e si sono lanciati,
  • 11:15 - 11:17
    hanno spiccato il volo.
  • 11:18 - 11:20
    Ecco io sono sicura
  • 11:20 - 11:22
    che tutti noi,
  • 11:22 - 11:23
    io di certo
  • 11:24 - 11:26
    abbiamo imparato quel giorno
  • 11:26 - 11:27
    che cos'è
  • 11:27 - 11:28
    la speranza.
  • 11:29 - 11:31
    Grazie a tutti.
Title:
LE STORIE SONO SIMULATORI DI VOLO | Bianca Borriello | TEDxTrento
Description:

Il passato è un racconto, il presente è un racconto e il futuro è un racconto probabilistico che la nostra mente crea per contribuire a d terminare ciò che accadrà domani. Quando un evento imprevisto rompe la nostra trama biografica è come se ci si spezzassero le ali. Ma possiamo tornare a volare. E persino insegnarlo.

Nata nel 1975 alle pendici del Vesuvio con il mito del vulcano sterminatore, cresce nella magica Torino e oggi vive a Milano dove si occupa di comunicazione e formazione. Studia il pensiero narrativo e la poetica cognitiva perché le hanno salvato la vita e perché ha deciso di dare una cornice dignitosa al gran consumo di film e romanzi a cui dedica buona parte del suo tempo. Specialista in corporate storytelling, professionista in intelligenza linguistica, client communication manager.

This talk was given at a TEDx event using the TED conference format but independently organized by a local community. Learn more at http://ted.com/tedx

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Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
11:44

Italian subtitles

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