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Il mondo è un grande insieme di dati. Come fotografarlo...

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    Cinque anni fa, ero uno studente di dottorato
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    che viveva due vite.
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    In una, usavo i supercomputer della NASA
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    per progettare veicoli spaziali di prossima generazione,
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    e nell'altra ero scienziato dei dati
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    in cerca di potenziali trafficanti
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    di tecnologie nucleari delicate.
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    In quanto scienziato dei dati, facevo molte analisi,
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    perlopiù su complessi industriali
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    in giro per il mondo.
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    Ero sempre alla ricerca di uno sfondo migliore
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    per collegare queste cose.
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    Un giorno, pensavo a come tutti i dati
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    sono localizzati
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    e mi resi conto che
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    avevo la risposta sotto il naso.
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    Anche se ero ingegnere satellitare,
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    non avevo pensato a usare le immagini satellitari
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    nel mio lavoro.
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    Come molti di voi, ero stato online,
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    avevo visto la mia casa, così pensai,
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    salterò su e comincerò a guardare
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    alcune di queste strutture.
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    Quello che trovai mi sorprese.
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    Le immagini che trovavo
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    erano molto datate,
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    e per questo motivo
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    erano poco rilevanti
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    per il lavoro che stavo conducendo.
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    Ma ero incuriosito.
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    Le immagini satellitari sono roba straordinaria.
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    Ci sono milioni e milioni di sensori
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    che ci circondano,
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    ma c'è ancora talmente tanto
    che non sappiamo su base quotidiana.
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    Quante scorte di Petrolio ci sono in tutta la Cina?
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    Quanto grano viene prodotto?
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    Quante navi ci sono nei porti di tutto il mondo?
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    In teoria, a tutte queste domande
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    si può rispondere con le immagini,
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    ma non se sono datate.
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    E se questi dati sono così preziosi,
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    perché non potevo mettere le mani
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    su immagini più recenti?
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    La storia comincia più di 50 anni fa
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    con il lancio dei primi satelliti americani
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    di riconoscimento di immagini.
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    Oggi, da una manciata
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    dei pro-pronipoti
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    di queste macchine della Guerra Fredda
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    gestite da aziende private
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    proviene la grande maggioranza delle immagini satellitari
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    che tutti vediamo quotidianamente.
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    In quel periodo, lanciare cose nello spazio,
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    solo il razzo per mandare su il satellite,
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    è costato centinaia di milioni di dollari,
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    e questo ha creato una terribile pressione
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    nel lanciarne con poca frequenza
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    e assicurarsi che facendolo,
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    ci si mettano più funzioni possibili.
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    Tutto questo ha semplicemente reso i satelliti
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    sempre più grandi
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    e sempre più costosi,
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    circa un miliardo di dollari a esemplare.
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    Essendo così costosi,
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    non ce ne sono molti.
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    Dato che non ce ne sono molti,
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    le immagini che vediamo ogni giorno
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    tendono ad essere datate.
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    Penso che molti lo capiscano a livello di aneddoto,
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    ma per poter visualizzare quanto il nostro pianeta
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    venga analizzato raramente,
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    con alcuni amici abbiamo messo insieme
    una base dati
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    delle 30 milioni di immagini raccolte
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    da questi satelliti tra il 2000 e il 2010.
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    Vedete in blu, enormi aree del mondo
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    si vedono a malapena, meno di una volta all'anno,
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    e persino le aree che si vedono più di frequente,
    in rosso,
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    si vedono, nella migliore delle ipotesi,
    una volta ogni tre mesi.
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    In quanto studenti di ingegneria aerospaziale,
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    tutto questo chiamava alla sfida.
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    Perché queste cose devono essere così costose?
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    Un singolo satellite deve veramente costare
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    l'equivalente di tre Jumbo 747?
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    Non c'era modo di costruirne di più piccoli,
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    più semplici, un nuovo progetto di satellite
    che consentisse
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    immagini più frequenti?
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    Mi resi conto che sembrava un po' folle
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    mettersi a progettare
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    satelliti,
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    ma fortunatamente avevamo un aiuto.
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    Verso la fine degli anni '90, un paio di professori
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    ci proposero un concetto
    per ridurre radicalmente il costo
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    per mandare le cose nello spazio.
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    Si trattava di piccoli satelliti autostop
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    accanto a satelliti più grandi.
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    Fece precipitare di più di 100 volte il costo
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    per mandare su le cose,
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    e improvvisamente ci siamo potuti permettere
    di sperimentare,
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    di prendere qualche rischio,
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    e di realizzare grandi innovazioni.
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    Una nuova generazione di ingegneri e scienziati,
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    perlopiù universitari,
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    iniziarono a lanciare questi piccolissimi satelliti,
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    della taglia di un portapane chiamati CubeSats.
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    Erano costruiti con componenti elettronici
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    di RadioShack invece di quelli Lockheed Martin.
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    È stato usando ciò che abbiamo imparato
    da queste prime missioni
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    che con i miei amici abbiamo iniziato
    a fare degli schizzi
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    di satelliti nostri.
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    Non ricordo un giorno specifico
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    in cui abbiamo preso la decisione cosciente
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    di costruire queste cose,
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    ma una volta nata in testa l'idea
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    del mondo come insieme di dati,
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    di essere in grado di catturare quotidianamente
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    milioni di dati che descrivono l'economia globale,
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    di essere in grado di estrarre miliardi di collegamenti
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    tra di loro, mai scoperti prima,
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    rendeva noioso
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    lavorare su qualunque altra cosa.
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    Ci trasferimmo quindi in un minuscolo
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    ufficio senza finestre a Palo Alto,
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    e iniziammo a lavorare per portare i nostri progetti
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    dal tavolo di disegno al laboratorio.
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    La prima grande questione da affrontare
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    fu la dimensione di questo oggetto.
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    Nello spazio, dimensione significa costo,
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    e avevamo lavorato a scuola su questi
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    piccolissimi satelliti della dimensione di un portapane,
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    ma capendo meglio le leggi della fisica,
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    abbiamo scoperto che la qualità delle immagini
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    che potevano catturare questi satelliti era limitata,
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    perché le leggi della fisica indicano
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    che la migliore immagine che si può prendere
    con un telescopio
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    è funzione del diametro di questo telescopio,
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    e questi satelliti avevano un volume
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    molto limitato.
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    Abbiamo scoperto che la migliore immagine
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    che potevamo catturare poteva essere
    di questo tipo.
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    Anche se era l'opzione a basso costo,
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    onestamente era troppo sfuocata
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    per vedere le cose che rendono preziosi i satelliti.
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    Tre o quattro settimane dopo,
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    abbiamo incontrato per caso un gruppo di ingegneri
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    che avevano lavorato sul primo satellite per immagini
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    privato mai sviluppato,
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    e ci dissero che negli anni '70,
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    il governo americano aveva trovato
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    un compromesso ottimale --
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    che scattando foto a un metro di risoluzione,
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    cioè essere in grado di vedere oggetti di un metro,
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    avevano scoperto non solo di essere in grado
    di ottenere immagini di alta qualità,
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    ma ottenerne tante a un costo ragionevole.
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    Dalle nostre simulazioni al computer,
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    abbiamo subito scoperto
    che un metro era veramente
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    il minimo accettabile
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    per essere in grado di vedere
    i motori della nostra economia globale,
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    per la prima volta, essere in grado di contare
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    le navi, la auto, le navi portacontainer e i camion
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    che si muovono nel mondo quotidianamente,
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    opportunamente, senza vedere gli individui.
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    Avevamo trovato il nostro compromesso.
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    Avremmo dovuto costruire qualcosa di più grande
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    di un portapane,
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    più come un minifrigo,
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    senza per questo dover costruire un furgone pickup.
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    Avevamo i nostri limiti.
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    Le leggi della fisica indicavano
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    la taglia minima del telescopio
    che potevamo costruire.
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    Il passo successivo era fare un satellite
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    il più piccolo e semplice possibile,
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    in sostanza un telescopio volante con quattro pareti
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    e un'elettronica più piccola di un elenco del telefono
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    che usasse meno energia di una lampadina
    da 100 watt.
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    La grande sfida fu quella di scattare
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    foto attraverso quel telescopio.
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    La fotografia satellitare tradizionale
    usa uno scanner lineare,
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    simile a una macchina Xerox,
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    attraversando la Terra, scattano fotografie,
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    scansionando riga per riga
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    per costruire l'immagine completa.
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    La gente li usa perché catturano molta luce,
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    che significa meno del rumore che vedete
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    nelle foto di un cellulare di basso livello.
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    Il problema è che è necessario
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    un puntamento molto sofisticato.
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    Bisogna restare a fuoco su un obiettivo di 50 centimetri
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    da una distanza di più di 1000 km
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    in movimento a più di 7 km al secondo,
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    cosa che richiede uno straordinario livello
    di complessità.
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    Ci siamo quindi rivolti
    a una nuova generazione di sensori video,
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    creati originariamente per la visione notturna.
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    Invece di scattare una singola immagine
    di alta qualità,
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    potevamo riprendere un video
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    di singoli fotogrammi con più rumore,
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    per poi ricombinare
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    insieme tutti questi fotogrammi
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    in immagini di altissima qualità
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    utilizzando tecniche di elaborazione dei pixel sofisticate
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    qui a terra,
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    a un centesimo del costo del sistema tradizionale.
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    Abbiamo applicato questa tecnica
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    a molti altri sistemi anche sul satellite,
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    e giorno per giorno, il nostro progetto si è evoluto
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    dal CAD, ai prototipi,
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    alla produzione.
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    Qualche settimana fa,
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    abbiamo imballato SkySat 1,
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    ci abbiamo messo la nostra firma,
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    e lo abbiamo salutato per l'ultima volta sulla terra.
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    Oggi, è nella fase finale di configurazione di lancio
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    pronto a essere lanciato tra qualche settimana.
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    Molto presto ci occuperemo del lancio
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    di una costellazione di 24 o più di questi satelliti
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    e cominceremo a costruire le analisi modulabili
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    che ci permetteranno di estrarre le informazioni
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    dai petabyte di dati che raccoglieremo.
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    Perché tutto questo? Perché costruire questi satelliti?
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    Pare che le immagini satellitari
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    hanno la capacità unica di fornire una trasparenza globale,
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    e fornire quella trasparenza regolarmente;
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    è semplicemente un'idea
    che è giunto il momento di realizzare.
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    Ci consideriamo pionieri di una nuova frontiera,
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    e oltre ai dati economici,
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    vogliamo sbloccare la storia dell'umanità,
    momento per momento.
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    Per uno scienziato dei dati
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    che per caso è stato in uno space camp da bambino,
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    non c'è niente di meglio.
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    Grazie.
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    (Applausi)
Title:
Il mondo è un grande insieme di dati. Come fotografarlo...
Speaker:
Dan Berkenstock
Description:

Conosciamo tutti le immagini satellitari, ma quello che forse non sappiamo è che la maggior parte è datata. Questo perché i satelliti sono grandi e costosi, quindi nello spazio non ce ne sono molti. Come spiega in questo intervento affascinante, Dan Berkenstock e il suo team ha trovato una soluzione diversa, progettando un satellite economico e leggero con un approccio tutto nuovo per fotografare quello che succede sulla Terra.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
09:44

Italian subtitles

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  • Revision 5 Edited (legacy editor)
    Anna Cristiana Minoli