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Ben Goldacre: Quello che i medici non sanno dei farmaci che prescrivono

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    Buongiorno. Bene, questo tipo qui,
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    pensa di poter prevedere il futuro.
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    Si chiama Nostradamus, anche se qui il Sun
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    lo fa somigliare più a Sean Connery.
    (Risate)
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    Come molti di voi, immagino, io non credo
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    si possa prevedere il futuro.
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    Non credo nella preveggenza e, di tanto in tanto,
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    si sente dire che qualcuno è riuscito a prevedere il futuro,
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    probabilmente per puro caso, e
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    solo i colpi di fortuna e le stranezze fanno notizia.
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    Non sentiamo mai parlare di tutte le previsioni che la gente ha sbagliato.
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    Pensiamo che sia così solo per le storielle
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    sulla preveggenza, mentre il problema è
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    che la stessa situazione si verifica in ambito accademico
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    e medico e, in questo ambito, costa vite.
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    In primo luogo, pensando solo alla preveggenza, si è scoperto
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    proprio l'anno scorso un ricercatore di nome Daryl Bem ha diretto
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    una ricerca in cui ha trovato prove
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    di poteri di chiaroveggenza negli studenti universitari,
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    ed è stato pubblicato in una rivista accademica
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    e gran parte di chi l'ha letta si è detta "Ok,
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    mi sta bene, ma credo che sia un caso, è uno scherzo, perché so
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    che se facessi una ricerca in cui non trovo prove
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    di chiaroveggenza negli studenti universitari
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    probabilmente non verrebbe pubblicata su una rivista.
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    E di fatto, sappiamo che è vero, perché
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    diversi gruppi di ricercatori hanno tentato
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    di replicare le scoperte di questo studio sulla preveggenza,
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    e quando le hanno sottoposte alla stessa rivista,
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    la rivista ha detto, "No, non ci interessa pubblicare
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    repliche. Non siamo interessati ai vostri dati negativi."
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    Questa è già una prova di come, in letteratura accademica,
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    si vada a creare un campione distorto della reale situazione
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    di tutti gli studi scientifici condotti.
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    Ma non succede solo nell'asettico mondo accademico della psicologia.
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    Succede anche, per esempio, nella ricerca sul cancro.
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    A marzo 2012, solo un mese fa, alcuni ricercatori
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    hanno riportato sulla rivista Nature di come avessero tentato
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    di replicare 53 diverse ricerche scientifiche in cerca
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    di potenziali trattamenti per il cancro,
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    e di queste 53 ricerche, sono stati in grado di replicarne
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    con successo solo 6.
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    47 di quelle 53 non erano replicabili.
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    E nella loro discussione dicono che è molto probabilmente
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    perché vengono pubblicate le anomalie.
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    Si fanno tantissime ricerche diverse,
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    e se i risultati sono positivi vengono pubblicati,
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    se no, non vengono pubblicati.
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    La loro prima raccomandazione su come risolvere il problema,
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    perché è un problema, perché ci spedisce dritti in un vicolo cieco,
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    la loro prima raccomandazione su come risolvere il problema
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    è rendere più facile la pubblicazione scientifica dei risultati negativi,
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    e cambiare gli incentivi in modo che gli scienziati
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    siano incoraggiati a rendere noti al pubblico i risultati negativi.
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    Ma non succede solo nell'asettico mondo
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    della ricerca scientifica pre-clinica sul cancro.
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    Succede anche nel mondo reale, in carne e ossa,
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    della medicina accademica. Nel 1980,
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    alcuni ricercatori hanno realizzato una ricerca su un farmaco chiamato lorcainide,
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    un farmaco contro le aritmie,
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    che inibisce i battiti cardiaci anomali.
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    e l'idea era che nei casi di infarto,
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    era più probabile il verificarsi di battiti cardiaci anomali,
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    quindi somministrando un farmaco che inibisce i battiti anomali
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    aumentano le possibilità di sopravvivenza.
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    Nelle prime fasi di sviluppo, hanno realizzato un piccolissimo test,
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    su poco meno di un centinaio di pazienti.
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    A 50 pazienti è stata somministrata la lorcainide, e di questi, 10 sono deceduti.
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    Agli altri 50 pazienti è stata somministrata una finta pillola placebo
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    senza alcun principio attivo, e solo uno di loro è deceduto.
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    Quindi hanno giustamente archiviato questo farmaco come fallimento,
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    e il suo sviluppo commerciale è stato fermato. Poiché
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    lo sviluppo commerciale era stato bloccato, l'esperimento non è mai stato pubblicato.
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    Sfortunatamente, nei 5 o 10 anni successivi
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    altre aziende hanno avuto la stessa idea di farmaci
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    per la prevenzione di aritmie post-infarto.
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    Questi farmaci sono stati messi sul mercato. Sono stati prescritti
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    molto ampiamente perché gli infarti sono abbastanza comuni,
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    e ci è voluto talmente tanto per scoprire che anche questi farmaci
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    causavano un aumento del tasso di decesso
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    che prima di identificare quel segnale di allarme,
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    più di 100.000 persone erano morte inutilmente in America
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    per colpa della prescrizione di farmaci anti-aritmie.
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    Poi, nel 1993,
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    i ricercatori che avevano realizzato quella prima ricerca nel 1980,
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    hanno pubblicato un mea culpa, una scusa alla comunità scientifica,
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    in cui hanno detto, "Quando abbiamo realizzato la ricerca nel 1980,
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    abbiamo pensato che l'aumento del tasso di decessi che avveniva
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    nel gruppo trattato con lorcainide fosse un caso."
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    Lo sviluppo della lorcainide è stato abbandonato per ragioni commerciali,
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    e quella ricerca non è mai stata pubblicata;
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    è ora un buon esempio di "bias" nella pubblicazione.
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    È il termine tecnico del fenomeno per cui
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    dati non accettabili vengono persi, non vengono pubblicati,
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    vengono persi per strada, e dicono che i risultati qui descritti
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    "avrebbero potuto segnalare con anticipo i problemi."
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    Queste sono storie di scienza basilare.
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    Queste sono storie di 20, 30 anni fa.
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    Il mondo delle pubblicazioni accademiche ora è molto diverso.
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    Ci sono riviste accademiche come "Trials", ad accesso libero,
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    che pubblicherà qualunque esperimento condotto su esseri umani
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    a prescindere dal risultato positivo o negativo.
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    Ma questo problema dei risultati negativi che si perdono per strada
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    è ancora molto diffuso.
    Di fatto è così diffuso
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    che va dritto al nocciolo della medicina basata sulle prove
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    Questo è un farmaco chiamato reboxetina ed è un farmaco
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    che ho prescritto io stesso. È un antidepressivo.
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    Sono un medico molto pignolo, quindi ho letto tutte le ricerche
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    possibili su questo farmaco.
    Ho letto l'unica ricerca pubblicata
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    che mostrava che la reboxetina era meglio del placebo,
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    e ho letto gli altri tre studi pubblicati
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    che mostravano che la reboxetina era efficace tanto quanto un qualunque altro antidepressivo,
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    e dato che per questo paziente gli altri antidepressivi non avevano funzionato,
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    ho pensato che la reboxetina andasse bene.
    Era da provare.
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    Ma si è scoperto che sono stato ingannato.
    Di fatto,
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    sono stati condotti 7 esperimenti che confrontavano la reboxetina
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    con le pillole placebo.
    Uno di loro
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    era positivo ed è stato pubblicato, ma 6
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    erano negativi e sono stati scartati.
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    Sono stati pubblicati tre esperimenti che confrontavano la reboxetina
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    con altri antidepressivi in cui la reboxetina
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    risultava altrettanto efficace: e sono stati pubblicati,
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    ma sono stati raccolti dati sul triplo dei pazienti
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    che mostravano che la reboxetina era peggio
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    degli altri trattamenti. Quegli esperimenti invece non sono stati pubblicati.
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    Mi sono sentito ingannato.
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    Potreste dirmi che è un esempio estremamente anomalo
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    e non vorrei sentirmi colpevole dello stesso tipo
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    di selezione e referenziamento
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    di cui accuso gli altri.
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    Ma risulta che il fenomeno dei bias nelle pubblicazioni
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    sia stato studiato molto, molto a fondo.
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    Ecco un esempio di approccio.
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    Il modello classico consiste nel prendere una serie di ricerche
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    che si sanno essere state condotte e completate,
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    e poi si va a vedere se sono state pubblicate da qualche parte
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    nella letteratura accademica.
    Questo ha preso tutti i test
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    mai condotti sugli antidepressivi
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    approvati in 15 anni dalla FDA.
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    Hanno preso tutti i test che sono stati sottoposti alla FDA come parte del pacchetto di approvazione.
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    Non sono tutti gli esperimenti che sono stati condotti sui farmaci,
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    perché non possiamo sapere se li abbiamo,
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    ma sono quelli condotti per poter ottenere l'autorizzazione a commercializzare.
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    E poi sono andati a vedere se questi esperimenti sono stati pubblicati
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    nella letteratura accademica a revisione paritaria.
    E questo è ciò che hanno scoperto.
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    Era più o meno la metà. In realtà la metà di questi esperimenti
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    erano positivi, la metà erano negativi.
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    Ma quando sono andati a cercare questi test nella letteratura accademica con revisione paritaria,
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    ciò che hanno scoperto era tutt'altro.
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    Solo tre degli esperimenti negativi erano stati pubblicati,
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    mentre tutti i test positivi tranne uno erano stati pubblicati.
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    Se andiamo avanti e indietro tra questi due,
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    vedete l'incredibile differenza che c'era
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    tra la realtà e quello che i dottori, i pazienti,
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    i commissari dei servizi sanitari e gli accademici
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    hanno potuto vedere nelle revisioni paritarie della letteratura accademica.
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    Siamo stati ingannati ed è un vizio sistematico
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    alla base della medicina.
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    Di fatto, sono state condotte così tante ricerche
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    sui bias di pubblicazione, più di un centinaio,
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    che sono state raccolte in una revisione sistematica, pubblicata nel 2010,
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    prendendo ogni singola ricerca sui bias di pubblicazione
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    che si è riusciti a trovare.
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    Bias di pubblicazione si contano in ogni ambito della medicina.
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    Circa la metà degli esperimenti, in media, si perde per strada,
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    e sappiamo che i risultati positivi hanno circa il doppio delle probabilità
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    di essere pubblicati rispetto a quelli negativi.
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    È un cancro nel cuore della medicina basata sulle prove.
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    Se lanciassi una moneta 100 volte, ma poi
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    vi nascondessi il risultato di metà di questi lanci,
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    potrei far sembrare di avere una moneta che dà sempre testa.
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    Ma questo non significherebbe che ho una moneta con due teste.
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    Vorrebbe dire che sono un irresponsabile
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    e voi siete stupidi a lasciarmelo fare.
    (Risate)
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    Ma è esattamente ciò che tolleriamo ciecamente
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    nella medicina basata sulle prove.
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    A mio parere, è una prassi disdicevole nella ricerca.
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    Se conducessi una ricerca e nascondessi
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    la metà dei dati di quella ricerca,
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    mi accusereste giustamente di truffa nella ricerca.
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    Eppure, per qualche ragione, se qualcuno conduce
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    10 ricerche, ma pubblica solo quelle 5 che danno il risultato che vuole
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    non la consideriamo una prassi sbagliata.
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    E quando quella responsabilità si diffone
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    su un'intera rete di ricercatori, accademici,
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    sponsor industriali, editori di riviste, per qualche ragione
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    lo troviamo più accettabile,
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    ma l'effetto sui pazienti è schiacciante.
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    E questo succede ora, oggi.
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    Questo è un farmaco chiamato Tamiflu.
    Il Tamiflu è un farmaco
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    che i governi di tutto il mondo hanno accumulato
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    spendendo miliardi e miliardi di dollari.
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    Abbiamo fatto scorte Tamiflu presi dal panico,
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    credendo che avrebbe ridotto il tasso di complicazioni dell'influenza.
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    Complicazioni è un eufemismo medico per dire polmonite
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    e morte.
    (Risate)
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    Quando i revisori sistematici della Cochrane
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    hanno cercato di raccogliere tutti i dati
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    da tutti gli esperimenti condotti per il verificare che il Tamiflu lo facesse o meno,
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    hanno scoperto che diversi di questi esperimenti non erano stati pubblicati.
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    I risultati non erano accessibili.
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    Quando hanno iniziato a ricevere i resoconti di quelle prove attraverso altri mezzi,
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    appellandosi alla Freedom of Information Act,
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    rompendo le scatole a diverse organizzazioni, hanno scoperto delle incoerenze.
  • 10:35 - 10:37
    Quando hanno cercato di ottenere le relazioni delle ricerche cliniche,
  • 10:37 - 10:40
    i documenti di 10 000 pagine
  • 10:40 - 10:44
    con il più accurato resoconto delle informazioni,
  • 10:44 - 10:47
    è stato detto loro che non erano autorizzati ad averli.
  • 10:47 - 10:49
    Se volete leggere la corrispondenza completa
  • 10:49 - 10:53
    e le scuse e le spiegazioni date dalla casa farmaceutica,
  • 10:53 - 10:55
    le trovate pubblicate nell'edizione di questa settimana
  • 10:55 - 11:00
    di PLOS Medicine.
  • 11:00 - 11:04
    La cosa più strabiliante di tutte, ai miei occhi,
  • 11:04 - 11:07
    è che non solo questo è un problema, non solo riconosciamo
  • 11:07 - 11:11
    che questo è un problema, ma abbiamo dovuto subire finti aggiustamenti.
  • 11:11 - 11:14
    C'era chi sosteneva che il problema era stato risolto.
  • 11:14 - 11:16
    Prima di tutto, avevamo i registri degli esperimenti, e tutti dicevano:
  • 11:16 - 11:20
    Ok, va tutto bene. Faremo in modo che tutti registrino i test, pubblicheranno il protocollo
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    dichiareranno ciò che vogliono fare prima di iniziare,
  • 11:22 - 11:24
    e poi saremo in grado di controllare e vedere se tutti gli esperimenti
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    sono stati condotti, completati e pubblicati.
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    Ma nessuno si è preoccupato di usare quei registri.
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    Quindi poi il Comitato Internazionale dei Redattori di Riviste Mediche (ICMJE) è arrivato
  • 11:31 - 11:33
    e ha detto: Bene, manterremo la posizione.
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    Non pubblicheremo nessuna rivista, non pubblicheremo nessun test
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    che non sia stato registrato prima di essere avviato.
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    Ma non hanno mantenuto la posizione.
    Nel 2008 è stata condotta una ricerca
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    che ha mostrato che la metà dei test pubblicati dalle riviste
  • 11:45 - 11:47
    dei membri del ICMJE
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    non erano stati regolarmente registrati e un quarto di loro non era stato affatto registrato.
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    Infine, il decreto di riforma della FDA è stato approvato
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    un paio di anni fa e diceva che chiunque conduca
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    un esperimento deve pubblicare i risultati di quel test entro un anno.
  • 12:01 - 12:05
    E nel BMJ, nella prima edizione di gennaio 2012,
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    si trova una ricerca che controlla se la gente si è adeguata
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    a quella regola e si è scoperto che solo uno su cinque
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    lo ha fatto.
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    È un disastro.
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    Non possiamo sapere i veri effetti dei farmaci
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    che prescriviamo se non abbiamo accesso
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    a tutte le informazioni.
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    Non è un problema difficile da risolvere.
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    Dobbiamo costringere la gente a pubblicare tutti gli esperimenti
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    condotti su esseri umani, compresi i vecchi esperimenti,
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    perché il decreto di riforma della FDA chiede solo di pubblicare gli esperimenti condotti dopo il 2008,
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    e non so che mondo sia quello in cui
  • 12:46 - 12:50
    pratichiamo la medicina sulla base dei soli test completati nei due anni precedenti.
  • 12:50 - 12:53
    Dobbiamo pubblicare tutti gli esperimenti sugli esseri umani,
  • 12:53 - 12:56
    compresi gli esperimenti più vecchi, per tutti i farmaci attualmente in uso,
  • 12:56 - 12:59
    e dovete dire a tutti che sapete
  • 12:59 - 13:02
    che questo è un problema che non è stato risolto.
  • 13:02 - 13:05
    Grazie infinite.
    (Applausi)
  • 13:05 - 13:08
    (Applausi)
Title:
Ben Goldacre: Quello che i medici non sanno dei farmaci che prescrivono
Speaker:
Ben Goldacre
Description:

Quando viene sperimentato un nuovo farmaco, i risultati degli esperimenti dovrebbero essere pubblicati per il resto del mondo medico -- eppure la maggior parte delle volte, le scoperte negative o inconcludenti non vengono segnalate, lasciando medici e ricercatori all'oscuro. In questo discorso appassionato, Ben Goldacre spiega perché questi casi di dati negativi non segnalati sono particolarmente fuorvianti e pericolosi.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
13:29

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