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Le enormi conseguenze dei supervulcani - Alex Gendler

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    Era l'anno 1816.
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    L'Europa e il Nord America
    erano appena usciti
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    da una serie di guerre devastanti,
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    e si cominciavano a vedere i segnali
    di una lenta ripresa,
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    ma la natura aveva altri progetti.
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    Dopo due anni di scarsi raccolti,
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    la primavera fu caratterizzata
    da alluvioni e freddo,
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    i fiumi strariparono e causarono
    danni alle colture
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    dalle isole britanniche fino alla Svizzera.
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    Mentre in Italia e Ungheria la neve
    aveva un colore strano,
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    si diffusero carestie, rivolte per il cibo
    ed epidemie.
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    Nel frattempo, il New England era coperto
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    da una strana nebbia
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    che non si dissolveva
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    dato che il terreno rimaneva congelato
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    anche a giugno.
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    Durante quello che venne chiamato
    "l'anno senza estate,"
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    alcuni pensarono che l'apocalisse
    fosse cominciata.
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    La poesia "Darkness" di Lord Byron
    esprime questo sentimento:
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    "Ebbi un sogno che non era
    del tutto un sogno.
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    Il sole radioso si era spento,
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    e le stelle vagavano oscurandosi
    nello spazio eterno,
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    disperse e prive di raggi,
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    e la terra coperta di ghiacci
    in tenebre ruotava cieca
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    nell'aria senza luna;
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    il mattino venne e svanì,
    ritornò senza portare il giorno."
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    Non potevano in alcun modo
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    sapere che la vera fonte
    delle loro sfortune
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    era qualcosa accaduto un anno prima,
    a migliaia di chilometri di distanza.
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    L'eruzione del Monte Tambora del 1815,
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    sull'isola indonesiana di Sumbawa,
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    fu quello che si definisce supervulcano,
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    caratterizzato da un volume
    di materiale eruttato
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    molto superiore a quello
    dei vulcani normali.
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    E mentre l'immagine comune
    di un vulcano in eruzione
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    è roccia lavica che travolge
    la terra circostante,
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    una devastazione ben più grave
    è causata
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    da ciò che resta nell'aria.
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    Le ceneri vulcaniche,
    disperse dai venti,
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    possono coprire il cielo per giorni,
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    mentre gas tossici,
    come il diossido di zolfo,
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    reagiscono nella stratosfera,
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    bloccando le radiazioni solari
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    e raffreddando drasticamente
    l'atmosfera sottostante.
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    Il conseguente inverno vulcanico,
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    insieme ad altri effetti
    come la pioggia acida
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    possono interessare molti continenti,
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    distruggendo i cicli naturali
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    e annientando il mondo vegetale
    da cui altri organismi,
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    compresi gli esseri umani, dipendono.
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    L'eruzione del monte Tambora
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    rilasciò circa 160 chilometri cubici
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    di roccia, cenere e gas,
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    e fu la più grande mai registrata
    nella storia,
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    causando qualcosa come
    90 000 morti.
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    Ma precedenti eruzioni
    erano state ben più mortali.
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    Nel 1600 l'eruzione
    del Huaynaputina in Perù
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    è stata probabilmente la causa
    scatenante della carestia in Russia
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    che uccise quasi due milioni di persone,
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    mentre eruzioni più antiche
    sono state additate quali cause
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    di eventi mondiali importanti,
    come la caduta della dinastia cinese Xia,
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    la scomparsa della civiltà minoica
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    e persino un collo di bottiglia
    nell'evoluzione umana
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    che avrebbe cancellato gli esseri umani,
    a parte alcune migliaia,
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    circa 70 000 anni fa.
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    Uno dei tipi più pericolosi
    di supervulcani
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    è la caldera esplosiva,
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    che si forma
    quando un vulcano crolla
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    dopo un'eruzione così grande
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    che la camera magmatica,
    essendosi svuotata,
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    non riesce a sostenere il proprio peso.
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    Ma sebbene il vulcano esterno scompaia,
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    l'attività vulcanica interna continua.
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    Non trovando un modo
    per fuoriuscire,
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    il magma e i gas vulcanici continuano
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    ad accumularsi e ad espandersi
    nel sottosuolo,
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    aumentando la pressione fino a quando
    un'esplosione massiccia e violenta
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    diventa inevitabile.
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    E una delle caldere vulcaniche più attive
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    si trova sotto il parco nazionale
    di Yellowstone.
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    L'ultima volta che è eruttata,
    650 000 anni fa,
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    ha coperto gran parte
    dell'America del Nord
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    sotto una coltre di roccia e cenere
    spessa quasi due metri.
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    Gli scienziati stanno monitorando
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    i vulcani attivi del mondo,
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    e le procedure per prevedere le eruzioni,
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    per deviare le colate laviche
    e gestire le evacuazioni,
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    sono migliorate nel corso degli anni.
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    Ma la portata globale
    e l'impatto su vasta scala
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    di un supervulcano
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    implicano che molte persone
    non avrebbero un luogo dove scappare.
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    Fortunatamente, i dati odierni
    non sembrano dare segnali
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    che un tale tipo di eruzione
    si manifesti nelle prossime migliaia di anni.
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    Ma l'idea che un'apocalisse
    improvvisa e inevitabile,
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    in grado di distruggere
    un'intera civiltà,
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    provocata da eventi in capo al mondo,
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    resterà un incubo terrificante.
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    Meno improbabile di quello
    che vorremo credere.
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    "I venti nell'aria stagnante s'erano inariditi,
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    e perirono le nubi;
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    l'Oscurità non aveva bisogno
    del loro aiuto --
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    ella era l'Universo." - Lord Byron
Title:
Le enormi conseguenze dei supervulcani - Alex Gendler
Description:

Per vedere l'intera lezione visita: http://ed.ted.com/lessons/the-colossal-consequences-of-supervolcanoes-alex-gendler

Nel 1816, l'Europa e il Nord America vennero piegate da alluvioni, neve dallo strano colore, carestie, strane nebbie e temperature molto basse persino a giugno. Sebbene molte persone credettero che l'apocalisse stesse arrivando, questo "anno senza estate" fu la conseguenza dell'eruzione di un supervulcano avvenuta un anno prima a più di 1500 chilometri di distanza. Alex Gendler descrive la storia e la scienza di queste epiche eruzioni.

Lezione di Alex Gendler, animazione di Andrew Foerster.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TED-Ed
Duration:
04:51

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