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Adam Davidson: Cosa abbiamo imparato barcollando sul baratro fiscale

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    Un mio amico esperto di scienze politiche,
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    mi ha detto alcuni mesi fa
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    come sarebbe stato esattamente questo mese.
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    Disse: si avvicina il baratro fiscale
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    sarà all'inizio del 2013.
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    Entrambi i partiti devono assolutamente risolverlo,
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    ma nessuno vuole essere visto come il primo a farlo.
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    Nessuno dei due partiti è incentivato a risolverlo un secondo prima del necessario,
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    così ha detto, a dicembre vedrai un sacco di
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    furiose negoziazioni, accordi che saltano,
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    sentirai di telefonate che sono andate male,
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    gente che dirà che non succede niente,
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    e poi attorno a Natale o Capodanno,
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    sentiremo, "Ok, hanno risolto tutto".
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    Me l'ha detto qualche mese fa.
    Mi ha detto che era sicuro al 98% che avrebbero risolto tutto,
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    e oggi ho ricevuto una sua e-mail che diceva, bene,
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    siamo sulla buona strada, ma adesso sono sicuro all'80%
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    che risolveranno tutto.
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    E questo mi ha fatto pensare.
    Adoro studiare
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    quei momenti nella storia americana
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    in cui c'era una tale frenetica rabbia partigiana,
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    che l'economia era sull'orlo del collasso totale.
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    La più famosa delle prime dispute è stata quella di Alexander Hamilton
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    e Thomas Jefferson su cosa dovesse essere il dollaro
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    e come sostenerlo, con Alexander Hamilton
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    che diceva, "Abbiamo bisogno di una banca centrale, la Prima Banca degli Stati Uniti,
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    altrimenti il dollaro non avrà valore.
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    Questa economia non funzionerà",
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    e Thomas Jefferson che diceva, "Il popolo non si fiderà.
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    Hanno appena tolto di mezzo un re. Non accetteranno nessuna autorità centralizzata".
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    Questa disputa definì i primi 150 anni dell'economia degli Stati Uniti,
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    e in continuazione, sostenitori dell'uno o dell'altro partito dicevano,
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    "Oh mio Dio, l'economia sta per collassare",
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    e noialtri ce ne andavano in giro, spendendo i nostri dollari
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    in qualsiasi cosa volessimo comprare.
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    Vi faccio un resoconto veloce di dove siamo,
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    rinfrescarvi velocemente le idee su dove siamo.
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    Quindi il baratro fiscale, mi è stato detto
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    che è una cosa troppo di parte da dire,
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    anche se non riesco a ricordare quale partito è a favore e quale contro.
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    Dicono che dovremmo chiamarlo pendio economico,
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    o dovremmo chiamarla una crisi di austerità,
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    ma dall'altra parte dicono, no, questo è ancora più di parte.
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    Perciò lo chiamo solo scadenza arbitraria
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    autoimposta, autodistruttiva per risolvere un problema inevitabile.
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    E questo è come appare il problema inevitabile.
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    Questa è una proiezione del debito statunitense in percentuale
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    sulla nostra economia totale, sul PIL.
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    La linea punteggiata azzurra rappresenta
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    la previsione dell'Ufficio di Bilancio del Congresso
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    su quanto succederà se il Congresso non farà proprio nulla,
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    e come potete vedere, attorno al 2027,
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    raggiungeremo il livello d'indebitamento della Grecia,
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    attorno al 130% del PIL,
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    il che vi dice che fra una ventina d'anni,
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    se il Congresso non farà assolutamente nulla,
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    raggiungeremo il punto in cui gli investitori mondiali,
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    gli acquirenti di bond mondiali, diranno,
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    "Non ci fidiamo più dell'America. Non le presteremo più soldi,
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    tranne che a interessi altissimi".
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    E a quel punto la nostra economia collassa.
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    Ma ricordatevi, la Grecia ci è arrivata oggi.
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    Noi ci arriveremo in vent'anni. Abbiamo un sacco di tempo
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    per evitare quella crisi,
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    e il baratro fiscale era solo un altro tentativo
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    di costringere i due partiti a risolvere la crisi.
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    Ecco un altro modo d guardare allo stesso identico problema.
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    La linea blu scuro è quanto il governo spende.
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    La linea azzurra sono le entrate del governo.
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    E come potete vedere, per gran parte della storia recente,
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    tranne un breve periodo, abbiamo speso molto di più
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    di quel che guadagnamo. Da qui il debito nazionale.
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    Ma potete anche vedere che, proiettandolo in avanti,
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    la differenza si allarga un po' e si alza un po',
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    e questo grafico arriva solo al 2021.
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    Diventa davvero, davvero brutto verso il 2030.
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    E questo grafico è una specie di riassunto del problema.
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    I Democratici, dicono, be', non è poi così male.
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    Possiamo aumentare un po' le tasse e ridurre la differenza,
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    soprattutto aumentando le tasse ai ricchi.
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    I Repubblicani dicono, ehi, no, abbiamo un'idea migliore.
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    Perché non abbassiamo entrambe le linee?
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    Perché non abbassiamo sia la spesa governativa sia le tasse governative,
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    così da trovarci su una traiettoria del deficit di lungo periodo
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    ancor più favorevole?
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    E dietro questa profonda diversità di vedute
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    su come ridurre la differenza,
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    c'è la peggior specie di cinica politica di partito,
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    la peggior specie di rimpallo interno, lobby, tutto il corollario,
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    ma c'è anche questa cosa molto interessante,
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    il rispettoso disaccordo tra
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    due filosofie economiche fondamentalmente diverse.
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    E mi piace pensare, quando immagino come i Repubblicani
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    vedono l'economia, quel che immagino è una straordinaria
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    macchina ben progettata, una macchina perfetta.
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    Sfortunatamente, la immagino fatta in Germania o in Giappone,
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    ma questa macchina straordinaria ripulisce di continuo
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    ogni briciola di sforzo umano e toglie risorse,
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    denaro, lavoro, capitale, macchinari,
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    alle parti meno produttive e le dà a quelle più produttive,
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    e anche se questo può causare una dislocazione temporanea,
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    quel che fa è ampliare le aeree più produttive
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    e lasciare che le aeree meno produttive s'indeboliscano e muoiano,
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    e come risultato l'intero sistema è molto più efficiente,
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    molto più ricco per tutti.
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    E questo modo di vedere in genere crede ci sia un ruolo per il governo,
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    un piccolo ruolo, stabilire le regole perché la gente non menta,
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    non bari e non ferisca gli altri,
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    magari avere un corpo di polizia, squadre di vigili del fuoco
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    e un esercito, ma immischiarsi davvero poco
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    nel meccanismo di questo macchinario.
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    E quando immagino come i Democratici e i loro sostenitori
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    economisti vedono questa economia,
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    la maggior parte degli economisti democratici, sono capitalisti,
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    credono, che il più delle volte è un buon sistema.
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    Va bene lasciare che i mercati spostino le risorse verso gli usi più produttivi.
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    Ma quel sistema ha una valanga di problemi.
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    La ricchezza si accumula nei posti sbagliati.
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    La ricchezza viene sottratta a persone che non dovrebbero essere chiamate improduttive.
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    Così non si crea una società equa e giusta
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    Quella macchina non si occupa dell'ambiente,
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    del razzismo, di tutte quelle questioni
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    che peggiorano la vita di tutti noi,
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    e quindi il governo ha il compito di prendere le risorse
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    dagli usi più produttivi, o dalle fonti più ricche,
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    e darle ad altre fonti.
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    E quando pensate all'economia attraverso queste due lenti diverse,
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    capite perché la crisi è così difficile da risolvere,
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    perché più la crisi peggiora, più alta è la posta in gioco,
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    più ciascun partito pensa di avere la risposta
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    e che la parte avversa rovinerà tutto.
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    E a volte perdo davvero le speranze.
    Ho passato molto
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    degli ultimi anni sentendomi davvero depresso riguardo alla questione,
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    fino a quest'anno, quando ho appreso qualcosa che
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    mi ha davvero emozionato.
    Penso che siano ottime notizie,
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    ed è talmente scioccante, che non mi piace dirlo, perché penso
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    che la gente non mi crederà.
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    Ma ecco cosa ho appreso.
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    Gli americani, presi nel loro complesso,
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    quando si tratta di questa questione, la questione finanziaria,
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    sono centristi moderati, pragmatici.
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    E so che è difficile da credere, che gli americani
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    siano centristi moderati, pragmatici.
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    Ma fatemi spiegare cosa penso.
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    Quando considerate come il governo federale spende denaro,
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    quindi ecco qui la battaglia,
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    55%, più della metà, in previdenza sociale,
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    sanità, contributi sanitari, qualche altro programma sanitario,
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    20% per la difesa, 19% discrezionale,
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    e 6% in interessi.
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    Quindi quando parliamo di tagliare la spesa governativa,
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    questa è la torta di cui parliamo,
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    e agli americani quasi all'unanimità, e non importa
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    di quale partito siano, quasi all'unanimità piace
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    quella grossa fetta del 55%.
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    A loro piace la previdenza sociale, piace la sanità.
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    A loro piacciono persino gli aiuti sanitari, anche se vanno ai poveri e agli indigenti,
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    che potreste pensare abbiano meno sostenitori.
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    E non vogliono che siano toccati in modo significativo,
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    anche se gli americani non hanno per nulla da ridire,
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    e i Democratici quasi quanto i Repubblicani,
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    con qualche leggera modifica che renda il sistema più stabile.
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    La previdenza sociale è facile da sistemare.
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    Le chiacchiere su una sua cessione a privati sono sempre molto esagerate.
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    Perciò alzare gradualmente l'età pensionabile
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    forse solo per chi non è ancora nato.
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    Gli americani si dividono più o meno a metà,
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    che siano Democratici o Repubblicani.
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    Ridurre i costi sanitari per gli anziani molto ricchi,
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    quelli che fanno molti soldi. Non eliminarla. Solo ridurla.
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    Di solito alla gente sta bene, Democratici e Repubblicani.
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    Aumentare i contributi per l'assistenza medica?
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    Odio da tutti indistintamente, ma i Repubblicani
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    e i Democratici sono contrari insieme.
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    E dunque questo mi dice che quando considerate
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    la discussione su come risolvere i nostri problemi finanziari,
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    non siamo una nazione profondamente divisa sul punto più importante di tutti.
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    Ci sta bene che abbia bisogno di qualche aggiustatina, ma vogliamo mantenerlo.
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    Non siamo aperti a una discussione per eliminarlo.
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    Ora c'è un punto che è molto di parte,
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    e dove un partito è tutto spendere, spendere, spendere,
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    non ci importa, spendere ancora,
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    e quelli naturalmente sono i Repubblicani
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    quando si tratta di spese militari.
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    Stravincono sui Democratici.
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    La grandissima maggioranza vuole mantenere la spesa militare.
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    È il 20% del budget,
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    e questo presenta un punto più difficile.
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    Dovrei anche osservare che la spesa discrezionale
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    che ammonta circa al 19% del budget,
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    è affare dei Democratici e dei Repubblicani,
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    quindi avete il welfare, i buoni alimentari, altri programmi
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    che di solito sono popolari tra i Democratici,
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    ma avete anche le leggi agricole
    e altri incentivi del Dipartimento degli Interni
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    per la trivellazione petrolifera e altre cose,
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    che di solito sono popolari tra i Repubblicani.
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    Ora quando si tratta di tasse, c'è maggior disaccordo.
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    È un'area più partigiana.
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    Avete i Democratici che supportano in prevalenza
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    l'aumento delle tasse per chi guadagna più di 250 000 dollari all'anno,
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    i Repubblicani più o meno contro, anche se dividendoli per reddito,
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    ai Repubblicani che guadagnano meno di 75 000 dollari l'anno piace l'idea.
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    Quindi in pratica i Repubblicani che guadagnano più di 250 000 dollari l'anno non vogliono essere tassati.
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    Aumentare le tasse sui redditi finanziari, anche qui
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    circa ai due terzi dei Democratici ma solo a un terzo dei repubblicani
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    sta bene come idea.
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    Questo introduce un punto molto importante, ovvero che
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    in questo paese tendiamo a parlare di Democratici
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    e Repubblicani e pensare ci sia questo piccolo gruppo
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    detto degli indipendenti che è, cosa? il 2%?
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    Se aggiungete i Democratici, aggiungete i Repubblicani,
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    avete il popolo americano.
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    Ma non è assolutamente così.
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    E non è mai stato così per la maggior parte della storia americana moderna.
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    A malapena un terzo degli americani dice di far parte dei Democratici.
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    Circa un quarto dice di essere dei Repubblicani.
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    Una minuscola frazione si definisce ultraliberale o socialista,
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    o di qualche altro piccolo partito,
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    e il gruppo più ampio, il 40%, dice di essere indipendente.
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    Perciò la maggior parte degli americani non sta con un partito,
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    e la maggior parte delle persone nel campo indipendente
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    sta più o meno al centro, quindi anche se abbiamo
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    delle enormi sovrapposizioni tra punti di vista diversi su queste questioni finanziarie
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    tra democratici e Repubblicani,
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    abbiamo sovrapposizioni anche maggiori quando aggiungete gli indipendenti.
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    Ora, ci scontriamo su ogni genere di questione.
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    Ci odiamo a vicenda sul controllo delle armi,
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    l'aborto e l'ambiente,
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    ma su queste questioni finanziarie, queste importanti questioni finanziarie,
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    non siamo affatto divisi come si dice in giro.
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    E infatti, c'è quest'altro gruppo di persone
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    che non è diviso come si potrebbe pensare,
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    e quel gruppo sono gli economisti.
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    Parlo con molti economisti, e negli anni Settanta
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    e Ottanta era una brutta cosa essere un economista.
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    Eri in quello che chiamavano il campo d'acqua salata,
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    ovvero Harvard, Princeton, MIT, Stanford, Berkeley,
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    o eri nel campo d'acqua dolce, l'Università di chicago,
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    l'Università di Rochester..
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    Eri un economista capitalista del libero mercato
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    o un economista liberale keynesiano,
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    e queste persone non andavano ai matrimoni degli altri,
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    si snobbavano alle conferenze.
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    Ancora oggi è una cosa brutta, ma per esperienza,
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    è molto, molto difficile trovare un economista sotto i 40
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    che abbia ancora quella visione del mondo.
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    La stragrande maggioranza degli economisti -- è così da sfigati
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    definirsi un ideologista d'una delle due fazioni.
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    La frase che cerchi, se sei uno studente laureato
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    o hai un dottorato o sei un professore,
  • 12:49 - 12:52
    un professore economista di 38 anni, è,
    "Sono un empirista.
  • 12:52 - 12:53
    Mi attengo ai dati".
  • 12:53 - 12:56
    E i dati sono molto chiari.
  • 12:56 - 13:00
    Nessuna delle teorie principali ha avuto un completo successo.
  • 13:00 - 13:01
    Il ventesimo secolo, l'ultimo centinaio d'anni,
  • 13:01 - 13:04
    è stracolmo di esempi disastrosi
  • 13:04 - 13:08
    di momenti in cui l'una o l'altra scuola hanno tentato di spiegare
  • 13:08 - 13:10
    il passato o prevedere il futuro
  • 13:10 - 13:12
    e hanno fatto un pessimo, pessimo lavoro,
  • 13:12 - 13:17
    quindi la professione di economista ha acquisito un certo grado di umiltà.
  • 13:17 - 13:21
    Sono ancora un gruppo di persone terribilmente arroganti, ve l'assicuro,
  • 13:21 - 13:24
    ma adesso sono arroganti riguardo la loro imparzialità,
  • 13:24 - 13:31
    e anche loro vedono una quantità enorme di risultati possibili.
  • 13:31 - 13:36
    E questa non-partigianeria è qualcosa che esiste,
  • 13:36 - 13:37
    che è esistita in segreto
  • 13:37 - 13:39
    in America per anni e anni e anni.
  • 13:39 - 13:43
    Ho passato buona parte dell'autunno a parlare con le tre principali
  • 13:43 - 13:47
    organizzazioni che controllano gli atteggiamenti politici americani:
  • 13:47 - 13:48
    Pew research,
  • 13:48 - 13:52
    il Centro nazionale d'indagini d'opinione dell'Università di Chicago,
  • 13:52 - 13:55
    e la più importante ma meno conosciuta,
  • 13:55 - 13:58
    il gruppo nazionale di studi elettrorali d'America
  • 13:58 - 14:02
    che è la più vasta e più rispettata inchiesta sugli atteggiamenti politici del mondo.
  • 14:02 - 14:04
    La conducono dal 1948,
  • 14:04 - 14:08
    e quel che mostrano continuamente
  • 14:08 - 14:12
    è che è quasi impossibile trovare americani
  • 14:12 - 14:15
    che siano costanti nell'ideologia,
  • 14:15 - 14:19
    che costantemente supportino, "No non dobbiamo tassare,
  • 14:19 - 14:22
    e dobbiamo limitare il raggio d'azione del governo",
  • 14:22 - 14:25
    o, "No, dobbiamo incoraggiare il governo a giocare un ruolo maggiore
  • 14:25 - 14:29
    nella redistribuzione e correggere i mali del capitalismo".
  • 14:29 - 14:31
    Questi gruppo sono molto, molto piccoli.
  • 14:31 - 14:34
    La stragrande maggioranza della popolazione, sceglie,
  • 14:34 - 14:37
    vede i compromessi e cambia nel tempo
  • 14:37 - 14:39
    quando sente un'argomentazione migliore o peggiore.
  • 14:39 - 14:43
    Ed è una parte che non è cambiata.
  • 14:43 - 14:47
    Quel che è cambiato è come la gente risponde a domande vaghe.
  • 14:47 - 14:49
    Se fate domande vaghe, come,
  • 14:49 - 14:52
    "Pensa che il governo dovrebbe intervenire di più o di meno?"
  • 14:52 - 14:57
    "Pensa che il governo dovrebbe" - soprattutto se usate un linguaggio tendenzioso -
  • 14:57 - 14:59
    "Pensa che il governo dovrebbe occuparsi delle sovvenzioni?"
  • 14:59 - 15:01
    O, "Pensa che il governo dovrebbe ridistribuire?"
  • 15:01 - 15:04
    Allora può capitarvi di vedere radicali cambiamenti di partito.
  • 15:04 - 15:06
    Ma quando diventate specifici, quando chiedete
  • 15:06 - 15:10
    delle tasse reali e delle voci di spesa che davvero sono prese in considerazione,
  • 15:10 - 15:13
    la gente è decisamente centrista,
  • 15:13 - 15:16
    decisamente pronta al compromesso.
  • 15:16 - 15:20
    Quindi cosa abbiamo, quando pensate al baratro fiscale,
  • 15:20 - 15:24
    non pensateci come se gli americani fondamentalmente
  • 15:24 - 15:26
    non si sopportassero a vicenda su queste questioni
  • 15:26 - 15:28
    e come fossimo costretti a dividerci
  • 15:28 - 15:30
    in due nazioni separate che si fanno la guerra.
  • 15:30 - 15:36
    Pensateci come un microscopico numero di vecchi economisti
  • 15:36 - 15:40
    e ideologisti non rappresentativi che si sono appropriati del processo.
  • 15:40 - 15:43
    E se ne sono appropriati attraverso metodi familiari,
  • 15:43 - 15:46
    attraverso un sistema primario che incoraggia
  • 15:46 - 15:48
    le voci di quel piccolo gruppo di persone,
  • 15:48 - 15:50
    perché quel piccolo gruppo di persone,
  • 15:50 - 15:53
    le persone che rispondono o sempre sì o sempre no
  • 15:53 - 15:55
    sulle questioni ideologiche,
  • 15:55 - 15:58
    può essere piccolo ma ciascuno di loro ha un blog,
  • 15:58 - 16:02
    ciascuno di loro è stato du Fox o sulla MSNBC nell'ultima settimana.
  • 16:02 - 16:05
    Ciascuno di loro diventa una voce sempre più forte,
  • 16:05 - 16:07
    ma non ci rappresenta.
  • 16:07 - 16:10
    Non rappresentano il nostro modo di vedere.
  • 16:10 - 16:12
    E questo mi riporta al dollaro,
  • 16:12 - 16:15
    e mi riporta a ricordare a me stesso che
  • 16:15 - 16:17
    ci siamo già passati.
  • 16:17 - 16:19
    Sappiamo che vuol dire
  • 16:19 - 16:24
    avere questa gente in tv, nel Congresso,
  • 16:24 - 16:27
    a urlare che verrà la fine del mondo
  • 16:27 - 16:30
    se non sposiamo in toto la loro visione,
  • 16:30 - 16:32
    perché è successo per il dollaro
  • 16:32 - 16:34
    sin da quando il dollaro esiste.
  • 16:34 - 16:38
    Abbiamo avuto la disputa tra Jefferson e Hamilton.
  • 16:38 - 16:43
    Nel 1913, abbiamo avuto quella storiaccia sulla Federal Reserve,
  • 16:43 - 16:47
    quando è stata creata, con viziosi e furiosi scontri
  • 16:47 - 16:48
    su come dovesse essere costituita,
  • 16:48 - 16:50
    e un generale accordo sul fatto che il modo in cui era stata costituita
  • 16:50 - 16:53
    era il peggior compromesso possibile,
  • 16:53 - 16:56
    un compromesso che di sicuro avrebbe distrutto questa cosa preziosa,
  • 16:56 - 16:59
    questo dollaro, ma poi tutti sono stati d'accordo, ok,
  • 16:59 - 17:01
    finché manteniamo il sistema aureo, dovrebbe andare tutto bene.
  • 17:01 - 17:03
    La Fed non può fare così tanto danno.
  • 17:03 - 17:08
    Ma poi non abbiamo mantenuto il sistema aureo per gli individui
  • 17:08 - 17:10
    durante la Depressione e non abbiamo mantenuto il sistema aureo
  • 17:10 - 17:14
    come risorsa di coordinamento monetario internazionale
  • 17:14 - 17:16
    durante la presidenza di Richard Nixon.
  • 17:16 - 17:20
    Ogni volta, eravano sull'orlo del collasso completo.
  • 17:20 - 17:22
    E non è successo niente.
  • 17:22 - 17:24
    Attraverso tutto questo, il dollaro è rimasto
  • 17:24 - 17:27
    una delle più durature,
  • 17:27 - 17:29
    stabili, ragionevoli valute,
  • 17:29 - 17:31
    e tutti noi lo usiamo ogni giorno,
  • 17:31 - 17:34
    non importa cosa ci dicono quelli che gridano,
  • 17:34 - 17:37
    non importa quanto dovremmo essere spaventati,
  • 17:37 - 17:41
    E questo quadro finanziario a lungo termine in cui ci troviamo adesso,
  • 17:41 - 17:45
    credo che quel che più fa infuriare è che,
  • 17:45 - 17:49
    se il Congresso fosse semplicemente capace
  • 17:49 - 17:51
    di mostrare non che va d'accordo,
  • 17:51 - 17:54
    non che è capaci di trovare il miglior compromesso possibile,
  • 17:54 - 17:58
    ma che è semplicemente capace d'iniziare il cammino
  • 17:58 - 18:02
    verso il compromesso, saremmo subito messi meglio.
  • 18:02 - 18:06
    La paura è che il mondo ci sta guardando.
  • 18:06 - 18:10
    La paura è che più rimandiamo la soluzione,
  • 18:10 - 18:11
    più il mondo guaderà gli Stati Uniti
  • 18:11 - 18:15
    non come lo zoccolo duro dell'economia globale,
  • 18:15 - 18:19
    ma come un luogo incapace di risolvere le proprie dispute,
  • 18:19 - 18:22
    e più perdiamo tempo, più rendiamo il mondo inquieto,
  • 18:22 - 18:24
    più saliranno i tassi d'interesse,
  • 18:24 - 18:27
    più in fretta ci troveremo un giorno ad affrontare
  • 18:27 - 18:29
    una terribile calamità.
  • 18:29 - 18:33
    E quindi il semplice atto di compromesso,
  • 18:33 - 18:34
    e un compromesso sostenuto, reale,
  • 18:34 - 18:36
    ci darebbe un po' più di tempo,
  • 18:36 - 18:39
    permetterebbe a entrambe le fazioni più tempo per distribuire il dolore
  • 18:39 - 18:42
    e raggiungere altri compromessi lungo il percorso.
  • 18:42 - 18:45
    Quindi io mi occupo dei media. Credo il mio lavoro sia far succedere questo
  • 18:45 - 18:49
    aiutare a sostenere le cose che sembrano portare al compromesso,
  • 18:49 - 18:53
    non parlarne in quei termini vaghi e spaventosi
  • 18:53 - 18:55
    che ci polarizzano,
  • 18:55 - 18:58
    ma parlarne per quello che è,
  • 18:58 - 19:00
    non una crisi esistenziale,
  • 19:00 - 19:04
    non una qualche battaglia tra due visioni religiose fondamentalmente diverse,
  • 19:04 - 19:07
    ma un problema matematico, un problema matematico risolvibile,
  • 19:07 - 19:09
    uno in cui non tutti avremo quello che vogliamo
  • 19:09 - 19:13
    e in cui ci sarà un po' di dolore da spargere.
  • 19:13 - 19:17
    Ma più lo approcciamo come una questione pratica,
  • 19:17 - 19:18
    prima riusciremo a risolverlo,
  • 19:18 - 19:22
    e, paradosso, più tempo avremo per risolverlo.
  • 19:22 - 19:27
    Grazie.
    (Applausi)
Title:
Adam Davidson: Cosa abbiamo imparato barcollando sul baratro fiscale
Speaker:
Adam Davidson
Description:

Siamo alla fine del 2012 e il sistema politico statunitense è invischiato nel "baratro fiscale" del prossimo anno - un'impasse economica che può risolversi solo tramite un accordo bipartisan. (E il mondo li sta guardando). Adam Davidson, co-presentatore di "Planet Money", condivide dei dati sorprendenti che mostrano come si potrebbe risolvere il problema.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
19:48

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