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Cosa sappiamo (e cosa non sappiamo) sull'Ebola - Alex Gendler

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    Nell'estate del 1976,
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    una misteriosa epidemia
    colpì d'improvviso due città centrafricane
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    uccidendo la maggior parte delle vittime.
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    I ricercatori medici sospettarono
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    come responsabile
    il letale virus di Marburg.
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    Ma ciò che videro al microscopio
    era un agente patogeno del tutto nuovo,
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    che avrebbe preso il nome
    dal vicino fiume Ebola.
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    Come la febbre gialla o la dengue,
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    la malattia causata dal virus Ebola
    è una grave forma di febbre emorragica.
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    Inizia con l'attaccare
    le cellule del sistema immunitario
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    neutralizzandone la risposta
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    e permettendo la proliferazione del virus.
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    Dai due ai venti giorni dopo il contagio,
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    si manifestano i primi sintomi,
    febbre alta,
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    dolori,
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    e mal di gola,
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    simili a quelli di una tipica influenza,
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    ma presto si aggravano con vomito,
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    eruzioni cutanee,
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    e diarrea.
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    Mentre si diffonde,
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    il virus invade i linfonodi
    e gli organi vitali,
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    come il fegato e i reni,
    causando perdita di funzionalità.
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    Ma non è il virus in sé
    che uccide le vittime dell'Ebola.
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    L'aumento di cellule morte innesca
    un sovraccarico del sistema immunitario,
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    conosciuto come tempesta citochinica,
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    un'esplosione di immunoreazioni
    che danneggia i vasi sanguigni,
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    causando emorragie interne ed esterne.
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    L'eccessiva perdita di fluidi
    e le conseguenti complicazioni
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    possono essere fatali
    entro sei-sedici giorni dai primi sintomi,
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    benché cure idonee e terapia reidratante
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    possano ridurre notevolmente
    i tassi di mortalità nei pazienti.
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    Per fortuna,
    nonostante l'Ebola sia molto aggressiva,
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    diversi fattori
    ne limitano la contagiosità.
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    A differenza dei virus che si diffondono
    attraverso particelle aeree,
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    l'Ebola vive solo nei fluidi corporei,
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    come saliva,
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    sangue,
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    muco,
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    vomito
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    o feci.
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    Per propagarsi,
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    i fluidi devono essere trasmessi da
    una persona infetta a un'altra
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    attraverso canali come occhi,
    bocca o naso.
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    E poiché la gravità della malattia
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    aumenta direttamente
    in proporzione al carico virale,
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    anche una persona infetta
    può non essere contagiosa
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    finché i sintomi non
    abbiano iniziato a manifestarsi.
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    Sebbene sia stato dimostrato che
    l'Ebola sopravvive su superfici per ore,
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    e che in teoria la trasmissione
    con starnuti o tosse è possibile,
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    di fatto tutti i casi noti di contagio
    sono avvenuti per contatto diretto
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    con malati gravi,
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    con un rischio maggiore
    per operatori sanitari
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    e amici o parenti delle vittime.
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    Questo perché,
    nonostante gli esiti devastanti,
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    l'Ebola è di gran lunga meno mortale
    di infezioni più comuni,
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    come il morbillo,
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    la malaria,
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    o persino l'influenza.
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    Una volta che l'epidemia
    è stata arginata,
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    il virus non sopravvive
    nella popolazione umana
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    fino all'epidemia successiva.
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    Questo è senz'altro
    un aspetto positivo,
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    ma rende lo studio dell'Ebola
    ancora più complesso.
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    Per gli esperti, i pipistrelli
    della frutta ne sono i veicoli naturali
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    ma la modalità di trasmissione
    all'uomo resta sconosciuta.
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    In molti dei paesi
    colpiti da epidemie di Ebola, poi,
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    igiene e infrastrutture sono carenti,
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    cosa che consente alla malattia
    di diffondersi.
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    La povertà di queste regioni,
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    unita al numero relativamente
    basso dei casi complessivi,
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    non incoraggia certo le case farmaceutiche
    a investire nella ricerca.
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    Benché alcuni farmaci sperimentali
    appaiano promettenti,
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    e i governi stiano finanziando
    lo sviluppo di un vaccino,
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    nel 2014,
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    le uniche soluzioni diffuse e
    efficaci per un'epidemia di Ebola restano
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    l'isolamento,
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    l'igiene,
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    e l'informazione.
Title:
Cosa sappiamo (e cosa non sappiamo) sull'Ebola - Alex Gendler
Description:

Vedi la lezione completa : http://ed.ted.com/lessons/what-we-know-and-don-t-know-about-ebola-alex-gendler

Fin dalla sua prima comparsa, nel 1976, il virus Ebola, estremamente aggressivo, ha avuto poche importanti epidemie. Tra tutte, la peggiore è quella verificatasi nel 2014. Come si diffonde il virus, e cosa determina con esattezza nel nostro corpo? Alex Gendler descrive cos'è l'Ebola e perché sia così difficile da studiare.

Lezione di Alex Gendler, animazione di Andrew Foerster.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TED-Ed
Duration:
04:01

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