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Gli oceani possono ripulirsi autonomamente: Boyan Slat a TEDxDelft

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    Un tempo abbiamo avuto
    l'Età della Pietra, l'Età del Bronzo,
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    e ora ci troviamo nel bel mezzo
    dell'Età della Plastica,
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    dato che ogni anno produciamo
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    circa 300 milioni
    di tonnellate di plastica
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    di cui una parte arriva nei fiumi,
    nei corsi d'acqua e finisce negli oceani.
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    Oggi, se vogliamo mangiarci un biscotto,
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    ce lo ritroviamo
    in un involucro di plastica,
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    su un vassoietto in plastica,
    dentro una scatola di cartone,
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    in una sottile plastica color alluminio,
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    in un sacchetto di plastica.
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    Non sono pericolose scorie nucleari,
    è un biscotto!
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    Questo sono io,
    adoro le immersioni.
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    Queste sono alcune immagini
    delle mie vacanze.
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    Queste sono le immacolate isole Azzorre,
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    ma guardate le spiagge.
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    Sono inondate di frammenti di plastica.
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    Nel corso degli anni,
    l'azione del sole e delle onde
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    sminuzza questi rifiuti in pezzetti
    sempre più piccoli,
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    ma la plastica non scompare.
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    Ed è interessante
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    come non si vedano
    molte particelle rosse qui
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    perché per gli uccelli
    assumono l'aspetto del cibo
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    molto più degli altri colori.
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    E questo è il risultato.
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    I rifiuti si raggruppano, principalmente,
    in queste 5 correnti che ruotano,
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    dette vortici, che non solo uccidono
    la fauna marina,
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    ma a causa dell'assorbimento di PCB e DDT
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    avvelenano anche la catena alimentare.
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    Una catena alimentare
    di cui facciamo parte anche noi.
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    Durante alcune immersioni in Grecia
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    ho trovato
    più sacchetti di plastica che pesci.
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    Sconvolto da questo spettacolo deprimente
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    il mio amico scozzese mi ha detto:
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    "Un sacco di meduse qui, amico.
    Circa un migliaio".
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    Ma non c'erano meduse.
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    Oggi non vi parlerò
    di problemi ambientali in generale.
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    La risposta più comune è:
    "Tanto sono ancora lontani, nel futuro.
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    Saranno i nostri figli
    a preoccuparsene".
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    E allora?! Io sono qui!
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    Perché non ci mettiamo a ripulire,
    una volta per tutte?
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    Sono molte le ragioni
    per cui i ricercatori che studiano
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    l'inquinamento da plastica ritengono
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    che dobbiamo concentrarci
    sulla prevenzione,
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    per esempio con l'informazione
    piuttosto che con operazioni di pulizia,
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    perché dovremmo affrontare 5 zone
    di dimensioni colossali,
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    tutte in movimento.
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    Le dimensioni della plastica vanno
    da queste enormi reti fantasma
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    alle molecole, by-catch ed emissioni.
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    E poi, dovremmo riportare
    tutta questa plastica a terra.
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    Il progetto dovrebbe essere realistico
    in termini economici,
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    e non si sa nemmeno quanta plastica
    sia contenuta in questi vortici.
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    Ma un anno fa,
    mentre andavo dal parrucchiere,
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    anche se ammetto di non andarci spesso,
    ho avuto una piccola rivelazione.
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    Ho visto che anche persone anziane
    buttano i rifiuti in acqua
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    e mi son detto: "Certe persone
    proprio non impareranno mai".
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    Abbiamo bisogno di entrambi i mondi
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    e ne abbiamo bisogno subito.
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    Quindi ho usato la mia lista
    di preoccupazioni come una sfida
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    e la settimana dopo,
    per un progetto scolastico
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    ho avuto l'opportunità
    di passare parecchio tempo
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    su un argomento a scelta
    insieme a un amico.
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    È stata l'opportunità ideale
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    per iniziare una nuova cruciale ricerca
    sull'inquinamento della plastica.
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    Poi sono andato in Grecia portando
    con me questo congegno a forma di manta,
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    un semplice dispositivo a strascico
    per campionare la plastica,
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    e ho dovuto lasciare
    a casa tutti i vestiti
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    a causa dei limiti di peso consentito
    dai voli low cost.
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    Quello che abbiamo costruito noi
    è 15 volte più fine di quello standard
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    e abbiamo scoperto
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    che il conteggio
    di quelle minute particelle
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    è 40 volte maggiore
    delle particelle più grandi.
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    Quindi dobbiamo estrarre
    queste piccole parti
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    ma fare attenzione a non estrarre
    anche l'importante plancton.
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    Fortunatamente è possibile separarli
    attraverso forze centrifughe.
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    Tuttavia, nessuno sapeva a quanta Forza G
    potesse resistere il comune zoo-plancton,
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    quindi siamo usciti ancora
    con lo strascico.
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    Ma non avevamo la barca...
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    L'abbiamo testato e abbiamo realizzato
    che possono sopravvivere a oltre 50 G,
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    più che sufficienti per una separazione.
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    Per capire a quale profondità
    sarebbe necessario ripulire gli oceani,
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    abbiamo ideato e costruito
    un trawl multilivello.
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    In pratica, abbiamo messo 10 trawl
    uno sopra l'altro.
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    Qui ci potete vedere mentre lo proviamo
    nel Mare del Nord.
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    Per me è stata una grande giornata,
    sono l'unico che non si è sentito male,
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    ma poi il nostro apparecchio
    tanto perfetto si è guastato.
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    Non ci siamo dati per vinti,
    perché io non credo
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    che si possa ripulire qualcosa
    del quale non si conoscono le dimensioni.
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    Ho sentito stime che vanno
    da centinaia di migliaia di tonnellate
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    fino a centinaia di milioni di tonnellate.
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    Ma sapevo che servivano
    stime più precise, dati scientifici.
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    Ho contattato alcuni professori
    delle università
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    di Delft, Utrecht e Hawaii
    che ci avrebbero aiutati a determinare
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    quanta plastica si trova
    ai livelli superficiali dei vortici.
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    Il risultato: la sconvolgente cifra
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    di 7,25 milioni di tonnellate di plastica
    estraibile nel 2020.
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    È il peso di 1000 torri Eiffel
    che galleggia in quei vortici.
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    Charles Moore, il ricercatore scoprì
    il Great Pacific Garbage Patch,
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    ritiene che ci vorrebbero 79.000 anni
    per rimediare a un tale disastro.
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    Ma io credo
    che il Great Pacific Garbage Patch
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    possa ripulire se stesso in soli 5 anni.
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    Parliamo di una differenza di 78.995 anni!
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    Certamente quella è l'idea convenzionale
    per estrarre i rifiuti:
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    abbiamo un' imbarcazione
    e una rete che estrae la plastica.
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    Certo, più imbarcazioni si potrebbero
    usare per coprire zone più vaste,
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    ma con delle barriere
    che collegassero tra loro le imbarcazioni
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    si riuscirebbe a coprire
    un'area molto più vasta
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    perché il concetto non è quello
    di raccogliere i rifiuti, ma deviarli.
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    Poiché non c'è misura
    per le maglie delle reti,
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    si possono catturare
    le particelle minuscole,
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    e visto che tutti gli organismi
    si spostano al di sotto delle barriere
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    si riuscirebbe a eliminare il 99,98%
    delle catture accidentali.
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    Ma se vogliamo fare qualcosa di innovativo
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    dovremmo anche pensare
    in maniera differente.
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    Per esempio, l'assorbimento dei PCB
    da parte della plastica
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    non è poi tanto male,
    anzi, è una bella cosa.
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    Estraiamo tutta la plastica
    e contemporaneamente
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    rimuoviamo tonnellate di organismi
    che sono fonte costante di inquinamento.
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    Ma come ridurre i costi ambientali,
    economici e di trasporto?
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    Serviamoci del nemico
    a nostro vantaggio, ok?
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    Le correnti oceaniche che si spostano
    non sono un ostacolo, ma la soluzione!
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    Perché spostarsi attraverso gli oceani
    se si muovono loro sotto di noi?
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    Fissando le “imbarcazioni”
    al fondale marino
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    e lasciando che le correnti a vortice
    facciano il proprio lavoro
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    risparmieremo enormi quantità di fondi,
    manodopera ed emissioni.
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    Le piattaforme saranno
    del tutto autonome,
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    riceveranno l'energia dal sole,
    dalle correnti e dalle onde.
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    E, ispirandomi alle mie immersioni
    nelle Azzorre,
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    credo che la forma migliore per queste
    piattaforme sia quella della manta.
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    Muovendo le ali in maniera simile
    a quelle di una manta
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    ci assicuriamo che il punto di entrata
    sia a contatto con la superficie
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    anche durante le peggiori
    condizioni atmosferiche.
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    Immaginatevi 24 piattaforme a zig-zag
    che ripuliscono un intero oceano.
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    Proviamo a fare un paragone.
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    Ecco le spiagge di Hong Kong
    all'inizio di quest'anno.
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    La peggiore fuoriuscita di plastica
    della storia e questa è la loro fonte,
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    solamente 6 container.
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    E noi, quanta plastica
    riusciremmo a estrarre?
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    Più di 55 di questi container al giorno.
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    La plastica non è solo
    la diretta responsabile
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    di più di un miliardo di dollari l'anno
    in danni alle imbarcazioni,
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    no, la più grande sorpresa per me
    è stato il fatto
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    che se vendessimo la plastica
    recuperata dai 5 vortici
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    guadagneremmo più
    di 500 milioni di dollari.
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    E questa cifra è maggiore dei costi
    per realizzare tale progetto.
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    In altre parole, ci si guadagna.
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    Ma io credo
    che il punto chiave stia nel fatto
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    che se ci rendiamo conto
    che il cambiamento
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    è più importante del denaro,
    poi il denaro arriverà.
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    E sarà una delle più grandi operazioni
    di salvataggio ambientale.
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    Ma questo casino l'abbiamo fatto noi.
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    Cavolo! Questo nuovo materiale
    l'abbiamo inventato
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    molto prima di creare questo casino,
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    quindi, per favore, non ditemi
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    che insieme non possiamo metterci
    a ripulirlo.
  • 11:13 - 11:15
    Grazie mille.
  • 11:15 - 11:18
    (Applausi)
Title:
Gli oceani possono ripulirsi autonomamente: Boyan Slat a TEDxDelft
Description:

Boyan Slat unisce ambientalismo, creatività e tecnologia per affrontare il problema globale della sostenibilità. Occupato, al momento, dal problema dell'inquinamento degli oceani, è convinto che le misure di prevenzione attuali debbano essere implementate attraverso un'effettiva rimozione della plastica, se si vogliono ottenere dei risultati. Con la sua idea, chiamata Marine Litter Extraction, Boyan Slat propone una soluzione radicale per una rimozione definitiva della plastica, con la quale, nel 2012, ha vinto il Premio "Best Technical Design" al TU di Delft.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
11:22

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