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Un racconto di due Americhe. E del minimarket in cui si sono scontrate

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    "Da dove vieni?"
    chiese l'uomo pallido coperto di tatuaggi
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    "Da dove vieni?"
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    È il 21 settembre 2001,
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    10 giorni dopo il peggior attacco
    all'America dalla Seconda Guerra Mondiale.
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    Tutti si interrogano sul prossimo aereo.
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    La gente è in cerca di capri espiatori.
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    Il presidente, la sera prima
    ha preso un impegno:
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    "portare i nostri nemici alla giustizia,
    o portare la giustizia ai nostri nemici."
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    E nel minimarket di Dallas,
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    un minimarket a Dallas,
    circondato da gommisti e strip-club,
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    un immigrato del Bangladesh
    è alla cassa.
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    A casa, Raisuddin Bhuiyan era qualcuno,
    un ufficiale dell'Aeronautica.
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    Ma sognava un nuovo inizio in America.
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    Se doveva lavorare
    per un po' in un minimarket,
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    per mettere soldi da parte
    per le lezioni di informatica
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    e per il suo matrimonio, tra due mesi,
    ben venga.
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    Poi, quel 21 settembre,
    un uomo tatuato entra in negozio.
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    Imbraccia un fucile.
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    Raisuddin conosce la procedura:
    mette i soldi sul bancone.
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    Stavolta, il tipo non tocca i soldi.
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    "Da dove vieni?" chiede.
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    "Prego?" risponde Raisuddin.
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    Il suo accento lo tradisce.
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    L'uomo tatuato, un sedicente vero
    giustiziere americano,
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    spara a Raisuddin
    per vendicare l'11 settembre.
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    Raisuddin sente milioni di api
    trafiggergli la faccia.
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    In effetti, dozzine di pallini roventi
    colpiscono la sua testa.
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    Cade a terra, sanguinante,
    dietro il bancone.
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    Tiene una mano sulla fronte
    per impedire di uscire a quel cervello
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    su cui ha scommesso tutto.
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    Recita versi dal Corano,
    pregando il suo Dio di salvargli la vita
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    Sente di stare morendo.
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    Ma non morì.
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    Perse l'occhio sinistro,
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    la sua fidanzata lo lasciò,
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    il suo padrone di casa, e del minimarket,
    lo cacciò.
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    Ben presto, si ritrovò senza un tetto
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    con 60.000 dollari di debiti
    per spese mediche,
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    compreso il costo
    per la chiamata all'ambulanza.
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    Ma Raisuddin è sopravvissuto.
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    E, anni dopo, si sarebbe chiesto
    cosa fare per ripagare il suo Dio
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    ed essere degno
    di questa seconda opportunità.
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    Sarebbe arrivato a credere
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    che questa opportunità fosse un invito
    a dare una seconda opportunità
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    a qualcuno che, per noi,
    non meriterebbe nessuna opportunità.
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    Dodici anni fa io, appena laureato,
    cercavo la mia strada.
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    Nato in Ohio
    da genitori immigrati dall'India,
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    ho scelto la massima ribellione
    contro i miei genitori:
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    trasferirmi nel paese che loro
    si sono fatti il culo per lasciare.
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    Quello che pensavo sarebbe stato
    un semestre a Mumbai, è durato sei anni.
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    Sono diventato uno scrittore
    e mi sono trovato dentro una grande storia:
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    il risveglio della speranza attraverso
    buona parte del cosiddetto Terzo Mondo.
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    Sei anni fa sono tornato in America
    e ho realizzato una cosa:
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    il Sogno Americano era fiorente
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    ma solo in India.
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    In America, non un granché.
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    Anzi, ho notato
    che l'America si stava spezzando
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    in due società distinte:
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    una repubblica dei sogni
    e una repubblica delle paure.
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    E sono incappato in questo strano racconto
    di due vite e di queste due Americhe
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    che si sono brutalmente scontrate
    in quel minimarket a Dallas.
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    Ho subito deciso
    che volevo saperne di più,
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    e alla fine ho deciso
    che avrei scritto un libro su di loro,
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    perché la loro storia
    era la storia della frattura in America
  • 4:40 - 4:44
    e di come si potrebbe sanare.
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    Dopo che gli ebbero sparato,
    la vita di Raisuddin non migliorò.
  • 4:50 - 4:55
    Il giorno dopo il ricovero,
    l'ospedale lo dimise.
  • 4:55 - 4:57
    Non ci vedeva dall'occhio destro,
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    non poteva parlare,
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    aveva metallo in tutta la faccia.
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    Ma non aveva assicurazione,
    quindi lo rimbalzarono.
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    La sua famiglia in Bangladesh
    lo implorava, "Torna a casa."
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    Ma lui rispondeva
    che aveva un sogno di cui occuparsi.
  • 5:15 - 5:18
    Trovò lavoro nel telemarketing,
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    poi diventò cameriere
    in un ristorante Olive Garden,
  • 5:21 - 5:24
    quale posto migliore
    per superare la paura dei bianchi
  • 5:24 - 5:27
    di un ristorante Olive Garden?
    (Risate)
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    Da musulmano devoto,
    rifiutava l'alcol,
  • 5:33 - 5:35
    non lo toccava proprio.
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    Poi si rese conto che non vendere alcol
    avrebbe ridotto la sua paga.
  • 5:40 - 5:44
    Quindi pensò,
    da bravo pragmatico americano in erba,
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    "Beh Dio non vorrebbe
    che morissi di fame, giusto?"
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    E ben presto, nel giro di pochi mesi,
    Raisuddin diventò
  • 5:51 - 5:55
    il miglior piazzista di alcolici
    del locale.
  • 5:55 - 5:59
    Trovò un tizio
    che gli insegnasse a gestire database.
  • 5:59 - 6:01
    Si procurò dei lavoretti
    di informatica part-time.
  • 6:01 - 6:04
    Alla fine, ottenne un lavoro
    con uno stipendio a sei cifre
  • 6:04 - 6:08
    in un'ottima società tecnologica a Dallas.
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    Ma quando l'America
    iniziò a funzionare per Raisuddin,
  • 6:13 - 6:17
    lui evitò il classico errore
    di chi ha fortuna:
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    credere di essere la regola
    e non l'eccezione.
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    Anzi, si rese conto di quanti
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    pur con la fortuna
    di essere americani per nascita
  • 6:27 - 6:30
    fossero intrappolati in vite
    che rendevano impossibili
  • 6:30 - 6:33
    seconde chance come la sua.
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    Lo vedeva allo stesso Olive Garden,
  • 6:37 - 6:40
    dove molti suoi colleghi
    avevano alle spalle un'infanzia terribile
  • 6:40 - 6:45
    di famiglie disfunzionali, caos,
    dipendenza, criminalità.
  • 6:45 - 6:49
    Aveva sentito una storia simile
    a proposito del tipo che gli aveva sparato
  • 6:49 - 6:52

    all'epoca del processo.
  • 6:52 - 6:58
    Più Raisuddin si avvicinava all'America
    che aveva sognato da lontano,
  • 6:58 - 7:02
    più si rendeva conto dell'esistenza
    di un'altra America, altrettanto reale,
  • 7:02 - 7:06
    ma più avara di seconde opportunità.
  • 7:07 - 7:14
    L'uomo che sparò a Raisuddin
    era cresciuto in quell'America avara.
  • 7:14 - 7:19
    A prima vista, Mark Stroman
    era sempre l'anima delle feste,
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    sempre pronto
    a fare complimenti alle ragazze.
  • 7:23 - 7:27
    Sempre presente al lavoro,
    dopo una notte di rissa o bisboccia.
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    Ma aveva sempre combattuto
    con demoni.
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    Si era trovato ad affrontare il mondo
    partendo dai tre portali
  • 7:34 - 7:36
    che rovinano tanto giovani americani:
  • 7:36 - 7:41
    pessimi genitori, pessime scuole,
    pessime carceri.
  • 7:41 - 7:45
    Sua madre, quando era piccolo,
    gli diceva con tono di rimpianto
  • 7:45 - 7:50
    che le erano mancati solo 50 dollari
    per abortirlo.
  • 7:50 - 7:56
    A volte, quel bambino, a scuola
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    improvvisamente tirava fuori un coltello
    davanti ai suoi compagni di classe.
  • 8:01 - 8:03
    A volte, quello stesso bambino,
  • 8:03 - 8:07
    a casa dei nonni, dava da mangiare
    ai cavalli, li accarezzava.
  • 8:07 - 8:09
    Fu arrestato la prima volta
    prima di farsi la barba
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    prima il riformatorio,
    poi il carcere.
  • 8:12 - 8:15
    Diventò una specie di fautore
    della supremazia bianca,
  • 8:15 - 8:21
    e come tanti altri intorno a lui,
    un drogato e un padre assente.
  • 8:21 - 8:26
    E poi, ben presto,
    si ritrovò nel braccio della morte,
  • 8:26 - 8:30
    poiché nella sua contro-jihad
    nel 2001, aveva sparato
  • 8:30 - 8:34
    non a un solo commesso
    di minimarket, ma a tre.
  • 8:34 - 8:36
    Solo Raisuddin era sopravvissuto.
  • 8:37 - 8:42
    Stranamente, il braccio della morte
    fu la prima istituzione
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    ad avere un impatto positivo
    su Stroman.
  • 8:45 - 8:48
    Le sue vecchie conoscenze
    lo abbandonarono.
  • 8:48 - 8:51
    Le persone che entrarono nella sua vita
    erano virtuose e generose:
  • 8:51 - 8:56
    pastori, giornalisti,
    amici di penna dall'Europa.
  • 8:56 - 9:02
    Lo ascoltavano, pregavano con lui,
    lo aiutavano a mettersi in discussione.
  • 9:02 - 9:07
    Gli permetterono di intraprendere
    un percorso di introspezione e crescita.
  • 9:07 - 9:12
    Finalmente, affrontò l'odio
    che aveva caratterizzato la sua vita.
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    Lesse di Viktor Frankl,
    un superstite dell'Olocausto
  • 9:15 - 9:19
    e si pentì delle svastiche
    che si era tatuato.
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    Trovò Dio.
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    Poi un giorno del 2011,
    a 10 anni dai suoi reati,
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    Stroman ricevette una notizia.
  • 9:28 - 9:32
    Uno degli uomini a cui aveva sparato,
    il sopravvissuto, si stava battendo
  • 9:32 - 9:35
    per salvargli la vita.
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    Nel 2009, a otto anni dalla sparatoria,
    Raisuddin aveva fatto un viaggio:
  • 9:44 - 9:47
    un pellegrinaggio a La Mecca.
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    In quella folla, sentì immensa gratitudine
    ma anche il senso del dovere.
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    Ricordava di aver promesso a Dio,
    mentre agonizzava sul pavimento nel 2001,
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    che se sopravvissuto, avrebbe servito
    l'umanità per il resto dei suoi giorni.
  • 10:02 - 10:08
    Poi, era stato impegnato
    a rimettere insieme i cocci di una vita.
  • 10:08 - 10:11
    Ora era il momento
    di ripagare quel debito.
  • 10:12 - 10:16
    E decise, avendo riflettuto,
    che avrebbe pagato
  • 10:16 - 10:21
    interrompendo il ciclo della vendetta
    tra mondo musulmano e occidentale.
  • 10:22 - 10:25
    E come sarebbe intervenuto?
  • 10:25 - 10:28
    Perdonando pubblicamente Stroman
  • 10:28 - 10:31
    nel nome dell'islam
    e della sua dottrina di misericordia.
  • 10:31 - 10:37
    E poi avrebbe fatto causa al Texas
    e al suo governatore Rick Perry
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    per impedire l'esecuzione di Stroman,
  • 10:41 - 10:45
    proprio come farebbe la maggior parte
    della gente a cui hanno sparato in faccia.
  • 10:45 - 10:47
    (Risate)
  • 10:47 - 10:54
    Ma la misericordia di Raisuddin
    non era ispirata solo dalla fede.
  • 10:54 - 11:00
    Da cittadino americano nuovo di zecca
    era arrivato a considerare Stroman
  • 11:00 - 11:03
    il prodotto di un'America nociva
  • 11:03 - 11:07
    che non si può liquidare
    con l'iniezione letale.
  • 11:07 - 11:11
    È questa idea che mi ha spinto a scrivere
    il mio libro "The True American".
  • 11:11 - 11:13
    Questo immigrato che implorava l'America
  • 11:13 - 11:17
    di avere compassione
    per un suo figlio per nascita,
  • 11:17 - 11:20
    come ne aveva avuta
    per un figlio d'adozione.
  • 11:21 - 11:24
    In quel minimarket, tanti anni prima,
  • 11:24 - 11:28
    non si erano scontrati due uomini,
    ma due Americhe.
  • 11:28 - 11:31
    Un'America ancora capace
    di sognare, di lottare,
  • 11:31 - 11:35
    di immaginare che il domani
    sarà meglio dell'oggi,
  • 11:35 - 11:38
    e un'America
    che si è rassegnata al destino
  • 11:38 - 11:41
    bloccata dalla pressione e dal caos,
    da scarse aspettative
  • 11:41 - 11:48
    e ripiegata nel più vecchio riparo:
    l'appartenenza tribale dei propri simili.
  • 11:48 - 11:51
    E Raisuddin,
    pur essendo un nuovo arrivato,
  • 11:51 - 11:53
    pur essendo vittima di un'aggressione,
  • 11:53 - 11:56
    pur essendo senzatetto e traumatizzato,
  • 11:56 - 11:58
    era a lui ad essere parte
    di questa repubblica dei sogni
  • 11:58 - 12:03
    e Stroman ad appartenere
    a quell'altro paese ferito,
  • 12:03 - 12:08
    pur essendo nato con il privilegio
    di un uomo bianco nato negli USA.
  • 12:08 - 12:12
    Ho capito che le storie di questi uomini
    formavano una parabola insistente
  • 12:12 - 12:15
    sull'America.
  • 12:15 - 12:23
    Il Paese cui sono fiero di appartenere
    non stava vivendo un declino generalizzato
  • 12:23 - 12:30
    come la Spagna o la Grecia,
    dove le prospettive si offuscano per tutti.
  • 12:30 - 12:35
    L'America è allo stesso tempo
    il paese di maggiore e minore successo
  • 12:35 - 12:37
    nel mondo industrializzato.
  • 12:37 - 12:40
    Avvia le migliori società del mondo,
  • 12:40 - 12:43
    proprio mentre numeri record
    di bambini patiscono la fame.
  • 12:43 - 12:47
    Vede l'aspettativa di vita in picchiata
    per ampi settori di popolazione,
  • 12:47 - 12:51
    proprio mentre mette a lucido
    i migliori ospitali al mondo.
  • 12:51 - 12:55
    L'America oggi è un corpo giovane e vivace
  • 12:55 - 13:01
    colpito da uno di quegli ictus
    che risucchiano la vita da un lato
  • 13:01 - 13:04
    lasciando l'altro lato
    perfetto in modo inquietante.
  • 13:05 - 13:11
    Il 20 luglio 2011, subito dopo
  • 13:11 - 13:14
    la testimonianza singhiozzante di Raisuddin
    in difesa della vita di Stroman,
  • 13:14 - 13:21
    Stroman fu ucciso con un'iniezione letale
    dallo stato che amava tanto.
  • 13:21 - 13:25
    Ore prima, quando Raisuddin
    ancora credeva di poter salvare Stroman,
  • 13:25 - 13:28
    i due uomini si parlarono
    per la seconda volta nella vita.
  • 13:28 - 13:32
    Ecco uno stralcio dalla loro telefonata.
  • 13:32 - 13:37
    Raisuddin: "Mark, è giusto tu sappia
    che sto pregando Dio
  • 13:37 - 13:40
    il compassionevole e misericordioso.
  • 13:40 - 13:45
    Io ti perdono e non ti odio.
    Non ti ho mai odiato."
  • 13:46 - 13:50
    Stroman: "Sei una persona straordinaria.
  • 13:50 - 13:52
    Ti ringrazio dal profondo del cuore.
  • 13:52 - 13:54
    Ti voglio bene, fratello."
  • 13:55 - 13:59
    La cosa ancora più sorprendente
    è che, dopo l'esecuzione,
  • 13:59 - 14:04
    Raisuddin contattò la figlia maggiore
    di Stroman, Amber,
  • 14:04 - 14:06
    una ex-carcerata e una tossica,
  • 14:06 - 14:08
    e si offrì di aiutarla.
  • 14:08 - 14:13
    "Hai perso un padre", le disse,
    "ma hai guadagnato uno zio".
  • 14:14 - 14:18
    Voleva che anche lei avesse
    una seconda opportunità.
  • 14:20 - 14:26
    Se la storia umana fosse una parata
  • 14:26 - 14:27
    il carro allegorico dell'America
  • 14:27 - 14:32
    sarebbe una teca illuminata al neon
    dedicata alle seconde opportunità.
  • 14:32 - 14:38
    Ma l'America, generosa di seconde
    opportunità con i figli di altre terre,
  • 14:38 - 14:44
    oggi si fa sempre più avara
    di prime opportunità con i propri figli.
  • 14:44 - 14:49
    L'America ancora abbaglia, nel concedere
    a chiunque di diventare americano.
  • 14:49 - 14:55
    Ma sta perdendo lustro nel consentire
    a ogni americano di diventare qualcuno.
  • 14:55 - 14:57
    Nell'ultimo decennio,
  • 14:57 - 15:01
    sette milioni di stranieri
    hanno ottenuto la cittadinanza americana.
  • 15:01 - 15:03
    Notevole.
  • 15:03 - 15:08
    Nello stesso arco di tempo, quanti
    americani sono entrati nella classe media?
  • 15:08 - 15:11
    A dire il vero,
    il tasso netto è negativo.
  • 15:11 - 15:14
    Andando indietro nel tempo
    è ancora più impressionante:
  • 15:14 - 15:19
    dagli anni Sessanta, la classe media
    si è ridotta del 20 percento,
  • 15:19 - 15:23
    principalmente a causa
    di quanti ne sono usciti.
  • 15:23 - 15:26
    I miei reportage in giro per il paese
    mi dicono che il problema è più serio
  • 15:26 - 15:28
    del semplice tasso di disuguaglianza.
  • 15:28 - 15:32
    Quel che osserviamo
    è una doppia secessione
  • 15:32 - 15:34
    dal centro unificante
    della vita americana.
  • 15:34 - 15:38
    Una secessione dei facoltosi,
    che va in su, sempre più su
  • 15:38 - 15:41
    verso enclaves di un'élite istruita,
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    in un ambiente globale
    di lavoro, soldi e relazioni sociali,
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    e una secessione dei poveri,
    che va in giù e lascia indietro,
  • 15:48 - 15:55
    in vite sconnesse e senza via di scampo
    che i più fortunati vedono di rado.
  • 15:55 - 16:01
    Non consolatevi con l'idea
    di appartenere al 99 percento.
  • 16:02 - 16:07
    Se abitate vicino
    a un supermercato Whole Foods,
  • 16:07 - 16:11
    se nessuno dei vostri familiari
    è arruolato nell'esercito.
  • 16:11 - 16:15
    se siete pagati su base annuale,
    e non oraria,
  • 16:15 - 16:19
    se la maggior parte dei vostri conoscenti
    ha finito il college,
  • 16:19 - 16:21
    se non conoscete nessuno
    che usi metanfetamine,
  • 16:21 - 16:24
    se vi siete sposati una sola volta
    e siete rimasti sposati,
  • 16:24 - 16:28
    se non siete tra i 65 milioni di americani
    con precedenti penali,
  • 16:28 - 16:31
    se nessuna o tutte queste cose
    vi descrive
  • 16:31 - 16:33
    allora accettate la possibilità
  • 16:33 - 16:37
    che in realtà potreste non sapere
    come vanno le cose
  • 16:37 - 16:41
    e potreste essere parte del problema.
  • 16:42 - 16:48
    Altre generazioni hanno dovuto costruire
    una nuova società dopo la schiavitù,
  • 16:48 - 16:53
    affrontare la Grande Depressione,
    sconfiggere il fascismo,
  • 16:53 - 16:56
    sfidare la segregazione
    sugli autobus in Mississippi.
  • 16:56 - 16:58
    La sfida morale della mia generazione,
    secondo me,
  • 16:58 - 17:01
    è riavvicinare queste due Americhe,
  • 17:01 - 17:06
    scegliere l'unione contro la secessione,
    ancora una volta.
  • 17:06 - 17:10
    Non è un problema che si risolve
    coll'aumento o col taglio delle tasse.
  • 17:10 - 17:14
    Non si risolve twittando sempre di più
    o creando app più veloci,
  • 17:14 - 17:19
    o aprendo un'altra caffetteria
    con torrefazione artigianale.
  • 17:19 - 17:25
    È una sfida morale, che implora
    ognuno di noi qui nella fiorente America,
  • 17:25 - 17:29
    di affrontare quell'America che appassisce
    come se fosse la nostra,
  • 17:29 - 17:32
    come ha provato a fare Raisuddin.
  • 17:32 - 17:35
    Come lui, possiamo fare dei pellegrinaggi.
  • 17:35 - 17:38
    E lì, a Baltimora o in Oregon
    o sui Monti Appalachi,
  • 17:38 - 17:41
    trovare un nuovo scopo,
    come ha fatto lui.
  • 17:41 - 17:44
    Possiamo immergerci in quell'altro paese,
  • 17:44 - 17:48
    essere testimoni delle sue speranze
    e dei suoi dolori,
  • 17:48 - 17:53
    e, come Raisuddin,
    chiederci cosa possiamo fare.
  • 17:55 - 17:56
    Cosa potete fare?
  • 17:58 - 18:00
    Cosa potete fare?
  • 18:00 - 18:01
    Cosa possiamo fare?
  • 18:01 - 18:07
    Come possiamo costruire
    un paese più compassionevole?
  • 18:07 - 18:12
    Noi, i migliori inventori al mondo,
    possiamo inventare soluzioni
  • 18:12 - 18:16
    per i problemi di quell'America,
    non solo della nostra.
  • 18:16 - 18:19
    Noi, scrittori e giornalisti, possiamo
    raccontare le storie di quell'America,
  • 18:19 - 18:23
    invece di chiudere le redazioni
    che si trovano lì.
  • 18:23 - 18:26
    Possiamo finanziare le idee
    di quell'America,
  • 18:26 - 18:29
    invece delle idee nate a New York
    o a San Francisco.
  • 18:29 - 18:32
    Possiamo appoggiare i nostri stetoscopi
    su quelle schiene,
  • 18:32 - 18:37
    insegnare lì, andare in tribunale lì,
    creare lì, viverci, pregarci.
  • 18:38 - 18:43
    Questo, credo, è l'appello
    a una generazione.
  • 18:43 - 18:47
    Un'America le cui due metà
    imparano nuovamente
  • 18:47 - 18:52
    a marciare, ad arare, a forgiare
    a osare insieme.
  • 18:54 - 19:00
    Una repubblica delle possibilità,
    ricucita, rinnovata,
  • 19:00 - 19:03
    comincia da noi.
  • 19:03 - 19:05
    Grazie.
  • 19:05 - 19:11
    (Applausi)
Title:
Un racconto di due Americhe. E del minimarket in cui si sono scontrate
Speaker:
Anand Giridharadas
Description:

Dieci giorni dopo l'11 settembre, una terribile aggressione in un minimarket in Texas ha sconvolto le vite di due uomini: la vittima e l'aggressore.
In questo intervento straordinario, Anand Giridharadas, autore di "The True American", racconta la storia di cosa successe dopo.
Una parabola sui due percorsi che la vita può imboccare in America, e un appello potente alla riconciliazione.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
19:23

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