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Steven Pinker sul mito della violenza

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    Immagini come queste, del campo di concentramento di Auschwitz,
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    sono rimaste impresse nella nostra coscienza per tutto il 20esimo secolo,
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    e ci hanno dato una nuova concezione di chi siamo,
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    da dove veniamo, e di che tempi viviamo.
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    Durante il 20esimo secolo, abbiamo osservato le atrocità
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    di Stalin, Hitler, Mao, Pol Pot, Rwanda, e altri genocidi,
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    e sebbene il 21esimo secolo abbia solo sette anni,
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    abbiamo già osservato un genocidio in Darfur,
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    e gli orrori quotidiani dell'Iraq.
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    Questo ha portato ad un'opinione comune sulla nostra situazione,
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    cioé che la modernità ci ha portato una terribile violenza, e che magari
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    i popoli nativi vivevano in uno stato di armonia
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    da cui, a nostro pericolo, li abbiamo allontanati.
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    Ecco un esempio, da un editoriale sul Ringraziamento, scritto qualche anno fa,
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    sul Boston Globe, dove l'autore scrisse: "La vita indiana
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    era difficile, ma non c'erano problemi di occupazione,
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    l'armonia nella comunità era forte, l'abuso di sostanze sconosciuto,
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    il crimine quasi inesistente; le guerre tra tribù
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    erano perlopiù rituali, e raramente sfociavano in massacri
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    totali o indiscriminati." Ora, tutti voi avrete sentito queste storielle.
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    Le insegnamo ai bambini, le sentiamo in televisione
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    e nei libri. Ma il titolo originale di questa sessione
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    era "Tutto quello che sai é sbagliato" e vi porterò delle prove
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    che questo pezzetto della nostra concezione comune é sbagliata.
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    Che, in realtà, i nostri antenati erano molto più violenti di noi,
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    che la violenza sta diminuendo da lunghissimo tempo,
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    e che oggi viviamo probabilmente nel periodo più pacifico della nostra specie.
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    Nel decennio dell'Iraq e del Darfur,
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    una frase simile potrebbe suonare a metà tra folle
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    ed indecente, ma proverò a convincervi
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    della sua verità. Il declino della violenza
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    é un fenomeno frattale. Potete osservarlo nel corso dei millenni,
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    nel corso dei secoli, dei decenni e degli anni,
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    sebbene sembra ci sia stato un punto critico all'inizio
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    dell'Età della Ragione, nel XVI secolo. Lo si vede
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    in tutto il mondo, sebbene in modo non omogeneo,
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    ed é specialmente evidente nell'Occidente, a partire da Olanda
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    ed Inghilterra, nel periodo dell'Illuminismo.
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    Lasciate che vi porti in viaggio attraverso diverse potenze di dieci,
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    dalla scala millenaria a quella annuale,
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    per convincervene. Fino a diecimila anni fa, tutti gli umani
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    vivevano come cacciatori-raccoglitori, senza istituzioni o
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    governi permanenti, e questo é lo stato che comunemente si crede
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    di armonia primordiale. Ma l'archeologo
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    Lawrence Keeley, cercando statistiche sulle vittime
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    tra cacciatori- raccoglitori contemporanei-- che sono la migliore fonte di dati
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    per gruppi come questi -- ha mostrato una conclusione piuttosto differente.
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    Ecco un grafico che ha composto
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    mostrando la percentuale di morti maschili dovuta alla guerra
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    in un numero di società di caccia e raccolta.
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    Le barre rosse corrispondono alla probabilità che un uomo muoia
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    per mano di un altro uomo, piuttosto che
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    di cause naturali, in diverse società di raccolta,
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    nelle Highlands della Nuova Guinea e nella foresta pluviale amazzonica.
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    I tassi di possibilità di morte violenta, per mano di un altro uomo,
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    variano dal 60 % al solo 15% nel caso dei Gebusi.
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    La piccola barra blu, nell'angolo in basso a sinistra,
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    mostra la corrispondente statistica degli Stati Uniti
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    e dell'Europa nel 20esimo secolo, e include tutte le morti
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    di entrambe le guerre mondiali. Se il tasso di morte nelle guerre tribali fosse continuato
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    nel 20esimo secolo, i morti non sarebbero stati 100 milioni ma 2 miliardi.
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    Anche su scala millenaria, possiamo guardare
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    al modo di vivere delle precedenti civiltà, come quelle descritte
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    nella Bibbia. Ed in questa supposta fonte dei nostri valori morali,
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    si possono leggere le descrizioni di ciò che ci si aspettava dalla guerra,
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    come la seguente, da Numeri, 31: " Marciarono dunque
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    contro Madian come il Signore aveva ordinato a Mosè,
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    e uccisero tutti i maschi. Mosè disse loro:
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    "Avete lasciato in vita tutte le femmine? Ora uccidete ogni maschio
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    tra i fanciulli e uccidete ogni donna che
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    si è unita con un uomo; ma tutte le fanciulle che non si sono unite
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    con uomini, conservatele in vita per voi." In altre parole,
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    uccidete gli uomini, i bambini, e se trovate delle vergini,
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    tenetele in vita così da poterle violentare.
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    E potete trovare quattro o cinque passaggi, nella Bibbia, del medesimo tenore.
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    Inoltre, nella Bibbia si legge come la pena di morte
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    fosse la punizione corrente per "crimini" come
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    l'omosessualità, l'adulterio, la blasfemia, l'idolatria, il rispondere ai genitori,
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    (Risate), e la raccolta di legna durante Sabbath.
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    Ora, rimettiamo a fuoco e
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    scendiamo di un ordine, sulla scala secolare.
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    Sebbene non esistano statistiche sulla guerra
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    dal Medioevo ad oggi,
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    la Storia convenzionale registra - e la prova
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    é sempre stata sotto i nostri occhi-- una riduzione
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    nelle forme di violenza socialmente previste:
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    una storia sociale, ad esempio, rivelerà come la mutilazione e la tortura
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    fossero forme comuni di punizione. Il tipo di infrazione che oggi
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    sarebbe sanzionato con una semplice multa, ai tempi avrebbe provocato
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    un taglio della lingua o delle orecchie, un accecamento,
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    un taglio della mano e così via.
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    Molte forme di punizione capitale erano ingegnosamente sadiche:
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    il rogo, lo sventramento, la ruota,
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    lo squartamento, e così via.
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    La pena capitale era comminata per una lunga lista di crimini non violenti:
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    criticare il re, rubare un pezzo di pane. La schiavitù, naturalmente,
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    era il miglior elettrodomestico, e la crudeltà era
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    una forma di intrattenimento comune, della quale l'esempio forse più vivido
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    era la pratica del gatto incendiato, nella quale un gatto era portato
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    sul palco, dentro una gabbia, veniva poi calato nel fuoco,
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    e gli spettatori si ammazzavano di risate, mentre il gatto, urlando di dolore,
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    bruciava a morte.
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    Che dire dell'omicidio uno ad uno? Beh, per quello abbiamo buone statistiche,
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    perché molti comuni hanno registrato la causa di morte,
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    ed il criminologo Manuel Eisner
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    ha raccolto tutte le statistiche
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    sui tassi di omicidio, in ogni villaggio, comunità, città, contea d'Europa
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    che trovasse; e poi li ha integrati
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    con dati nazionali quando le nazioni hanno cominciato a tenere statistiche.
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    Poi ha riportato i dati su una scala logaritmica che parte da cento morti
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    su centomila persone all'anno, che era più o meno il tasso
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    di omicidi nel Medioevo, e la cifra precipita
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    a meno di un omicidio ogni centomila persone
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    in 7 o 8 nazioni europee. Poi c'é un leggero rialzo
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    negli anni '60, quindi chi diceva che il rock'n'roll
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    ha corrotto i costumi forse qualche ragione ce l'aveva.
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    Ma c'é stato un declino di almeno due ordini di grandezza,
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    negli omicidi, dal Medioevo al presente,
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    ed il gomito della curva é arrivato nel 16esimo secolo.
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    Adesso scendiamo sulla scala decennale.
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    Secondo le organizzazioni non governative
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    che mantengono queste statistiche, dal 1945, in Europa e nelle Americhe,
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    c'é stato un rapido declino nelle guerre tra nazioni,
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    nelle guerre civili, nei pogrom, e nei colpi di stato militari,
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    persino in Sud America; su scala mondiale, c'é stato un rapido declino
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    dei morti nelle guerre internazionali. Le barre gialle, qui, mostrano la media annuale
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    di morti in battaglia nei conflitti armati dal 1950 ad oggi.
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    Come potete vedere, il numero di morti scende da 65000 morti
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    per conflitto all'anno negli anni '50 a meno di 2000 morti
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    per conflitto per anno in questo decennio, per orribile che sia.
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    Il declino nella violenza si può osservare persino su scala annuale.
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    Dalla fine della Guerra Fredda, ci sono state meno guerre civili,
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    meno genocidi, una riduzione del 90% dai picchi della Seconda Guerra Mondiale,
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    e persino un'inversione del picco degli anni '60 negli omicidi e nel crimine violento.
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    Questo viene dalle statistiche criminali dell'FBI. Potete vedere
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    un tasso di violenza molto basso negli anni '50 e '60,
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    poi un aumento, per diversi decenni, e infine l'inizio di
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    un precipitoso declino negli anni '90, così da indietreggiare
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    quasi al livello degli anni '60.
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    Presidente Clinton, se si trova qui, grazie.
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    (Risate)
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    La domanda, quindi, é: perché tanta gente si sbaglia tanto
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    su questioni tanto importanti? Le ragioni, penso, sono diverse.
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    Una é che gli eventi sono testimoniati meglio. L'Associated Press
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    é un migliore cronista delle varie guerre in corso sulla Terra
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    di quanto non lo fossero i monaci del 16esimo secolo.
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    C'é un'illusione cognitiva. Noi psicologi cognitivi sappiamo che più facilmente
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    si richiamano alla memoria degli esempi specifici di qualcosa,
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    più é probabile che vi si faccia riferimento.
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    Le morti di cui leggiamo sui giornali, con le loro descrizioni macabre,
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    sono ricordate meglio di chi muore di vecchiaia nel proprio letto.
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    I mercati dell'opinione e del consenso hanno le loro dinamiche.
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    Nessuno ha mai attratto osservatori, sostenitori
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    o donatori dicendo
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    che le cose sembrano andare sempre meglio.
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    (Risate)
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    Ci si sente in colpa riguardo al trattamento dei popoli nativi,
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    nella vita intellettuale moderna, manca una disponibilità a riconoscere
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    che potrebbe esserci un qualcosa di buono nella cultura occidentale.
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    E certamente, il nostro cambiamento negli standard potrebbe precedere il cambiamento
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    nei comportamenti. Una delle ragioni per cui la violenza é diminuita
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    é che le persone sono nauseate dalla violenza e della crudeltà del loro tempo.
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    E' un processo che sembra continuare,
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    ma se gli standard odierni superano il comportamento,
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    le cose sembrano sempre più barbariche di quanto sembrerebbero
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    a confronto con gli standard storici. Oggi, giustamente, ci indigniamo
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    se una manciata di assassini viene giustiziata con iniezione letale
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    in Texas dopo quindici anni di processo d'appello. Però non teniamo conto del fatto
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    che due secoli fa sarebbero stati messi al rogo,
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    anche solo per aver criticato il re, dopo dieci minuti di processo sommario -
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    e certamente, ciò non sarebbe stato un evento eccezionale.
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    Oggi non consideriamo la pena capitale
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    un esempio di quanto i nostri standard etici siano elevati,
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    bensì di quanto essi possano cadere in basso.
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    Beh, perché la violenza é diminuita? Nessuno lo sa davvero,
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    ma ho letto quattro spiegazioni, ciascuna delle quali, penso,
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    ha una sua plausibilità. Per prima cosa, forse
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    Thomas Hobbes aveva ragione. Fu lui a dire
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    che la vita in uno stato di natura era solitaria, povera, squallida, brutale,
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    e breve. Non perché, sosteneva,
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    gli umani avessero una qualche primordiale sete di sangue,
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    o l'istinto di aggredire o controllare il territorio,
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    ma a causa della logica dell'anarchia. In uno stato di anarchia,
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    c'é una tentazione costante ad invadere preventivamente i tuoi vicini,
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    prima che loro invadano te. Più di recente, Thomas Schelling
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    ha fatto l'esempio di un padrone di casa che sente un rumore
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    in cantina. Da buon americano, ha una pistola
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    sul comodino, la tira fuori, scende le scale,
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    e vede un ladro con un fucile in mano.
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    Ora, tutti e due pensano:
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    "Non voglio uccidere questo tipo, ma lui sta per uccidere me.
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    Forse farei meglio a sparargli io, prima che lui uccida me,
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    soprattutto visto che ora, anche se non vuole uccidermi,
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    probabilmente sta pensando che potrei ucciderlo
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    prima che lui uccida me...", e così via.
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    Le comunità di caccia e raccolta formulano esplicitamente questo ragionamento,
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    e spesso sterminano i loro simili solo per paura che lo facciano prima loro.
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    Un modo di affrontare questo problema é la deterrenza.
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    Non colpisci per primo, ma annunci pubblicamente
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    che ti vendicherai in modo selvaggio se verrai invaso.
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    Il problema è che questa politica funziona,
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    e il bluff non viene scoperto, solo
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    se credibile. E per renderla credibile, devi vendicare tutti gli insulti,
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    e regolare ogni conto, il che porta ad un ciclo di vendette sanguinarie.
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    La vita diventa un episodio dei Soprano. Invece la soluzione di Hobbes,
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    il Leviatano, sostiene che affidando il monopolio del legittimo uso
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    della forza ad una singola agenzia democratica, un Leviatano appunto,
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    uno Stato può ridurre la tentazione dell'attacco,
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    perché ogni tipo di aggressione sarà punita,
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    azzerandone la convenienza. Il che rimuoverebbe la tentazione
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    ad attaccare preventivamente spinti dalla paura che ti attacchino gli altri per primi,
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    rimuove il bisogno di attaccare con pretesti ridicoli
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    pur di rendere credibile la propria minaccia, e quindi porterebbe la comunità
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    verso uno stato di pace. Eisner, l'uomo del grafico sui tassi di omicidio
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    che non riuscivate a vedere nella slide precedente,
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    sostiene che il declino degli omicidi in Europa
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    ha coinciso con la nascita degli stati centralizzati
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    -- il che sembra sostenere la teoria del Leviatano.
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    Un altro supporto a questa teoria é il fatto che oggi vediamo esplosioni di violenza
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    nelle zone di anarchia -- negli stati falliti, negli imperi collassati,
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    nelle regioni di frontiera, nelle terre di mafia, tra le gang di strada, e così via.
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    La seconda spiegazione é che in molti tempi e luoghi
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    troviamo un sentimento diffuso che la vita valga poco.
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    Nei tempi antichi, quando sofferenza e morte precoce erano
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    un'esperienza comune nella vita delle persone, ci si faceva meno scrupoli ad infliggerle
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    agli altri. E man mano che tecnologia ed efficienza economica rendono la vita
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    più lunga e piacevole, si dà un maggior valore alla vita in generale.
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    E' una considerazione dello scienziato politico James Payne.
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    Una terza spiegazione invoca il concetto di gioco "a somma non-zero",
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    ed é stato sviluppato nel libro "Non-Zero" dal giornalista
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    Robert Wright. Wright sostiene che, in certe circostanze,
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    la cooperazione o la non violenza possono beneficiare entrambe le parti
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    di un'interazione, come coi guadagni di uno scambio, quando due parti scambiano
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    i propri surplus ed entrambe ne escono arricchite, o quando due parti
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    depongono le armi ottenendo il "dividendo della pace",
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    che consiste nel non dover sempre combattere.
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    Wright sostiene che la tecnologia ha incrementato i casi
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    di giochi a somma positiva in cui gli umani tendono ad imbattersi,
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    permettendo lo scambio di beni, servizi ed idee
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    tra distanze più lunghe e tra gruppi più estesi di persone.
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    Il risultato é che le altre persone acquistano più valore da vive che da morte,
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    e la violenza declina per ragioni egoistiche. Nelle parole di Wright:
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    "Uno dei tanti motivi per cui penso che non dovremmo bombardare
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    i giapponesi é che hanno costruito il mio minivan."
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    (Risate)
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    La quarta spiegazione si trova nel titolo di un libro
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    chiamato Il Cerchio in Espansione, dal filosofo Peter Singer,
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    il quale argomenta che l'evoluzione ha dotato tutti noi di un senso
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    di empatia, un'abilità nel trattare gli interessi delle altre persone
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    come confrontabili ai nostri. Sfortunatamente, di norma,
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    lo applichiamo solo ad un circolo molto ristretto di amici e familiari.
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    Le persone al di fuori di quel cerchio sono trattate come subumane,
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    e possono essere sfruttate impunemente. Ma nel corso della Storia,
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    quel cerchio si é allargato. Si può vedere, nei registri storici,
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    come si espande dal villaggio al clan, alla tribù,
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    alla nazione, alle altre razze, e ad entrambi i sessi,
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    e secondo Singer dovremmo estenderlo
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    alle altre specie senzienti. La questione é:
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    "Se questo fenomeno é avvenuto, che cosa ha alimentato la sua espansione?"
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    E ci sono diverse possibilità, come un crescente cerchio
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    di reciprocità, nel senso che le dà Robert Wright,
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    ossia la logica della regola d'oro: più pensi agli altri
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    e interagisci con loro, più ti rendi conto che é inaccettabile
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    privilegiare i tuoi interessi sui loro,
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    almeno non se vuoi che loro ti ascoltino. Non si può dire
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    che i propri interessi siano speciali rispetto a quelli altrui,
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    non più di quanto si possa dire che il punto particolare
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    in cui ci si trova é un punto unico e speciale dell'Universo
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    perché in questo preciso momento mi ci trovo io.
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    Anche l'essere cosmopoliti aiuta. Le storie aiutano,
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    i giornali, i saggi, le fiction realistiche, i viaggi,
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    la conoscenza, che ti permette di proiettarti nella vita
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    di altre persone che prima, forse, avresti trattato come subumane,
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    come anche di percepire la natura accidentale della
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    condizione umana, il sentire che "siamo qui per caso".
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    Qualunque ne sia la causa, il declino della violenza, trovo,
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    ha profonde implicazioni. Dovrebbe costringerci a chiedere non solo perché
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    esiste la guerra ma anche perché esiste la pace. Non solo
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    che cosa stiamo sbagliando ma anche cosa abbiamo fatto di buono.
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    Perché qualcosa di buono l'abbiamo fatto,
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    e sarebbe senz'altro un bene capire cosa sia.
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    Grazie molte. (Chris Anderson sale sul palco)
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    (Applausi).
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    Chris Anderson: Mi é piaciuto molto questo intervento. Penso che molti, qui in sala, direbbero
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    che questa espansione di-- di cui stavi parlando,
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    di cui parla Peter Singer-- é anche guidata dalla tecnologia,
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    dalla maggiore visibilità dell'altro, ed il senso che il mondo
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    stia diventando più piccolo. C'é un pò di verità in questo?
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    Steven Pinker: sì, molta. Andrebbe d'accordo con la teoria di Wright,
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    che ci permette di godere dei benefici di una
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    sempre maggiore cooperazione. Penso inoltre che ci aiuti
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    ad immaginare che cosa significhi essere qualcun altro. Quando leggi
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    di queste torture orribili che erano comuni nel Medioevo, pensi:
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    "Come possono aver fatto questo?
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    Come potevano non provare alcuna empatia con la persona
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    che stavano sventrando?"
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    Ma per quel che li riguardava, quello era solo un essere alieno
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    privo di un'umanità simile alla loro. Secondo me, qualunque cosa
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    renda più semplice immaginare scambi
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    con qualcun altro accresce la tua considerazione morale
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    nei confronti di quella persona.
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    Chris Anderson: Bene, Steve, mii piacerebbe che ogni proprietario di media ascoltasse questo talk,
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    nel prossimo anno. Penso sia davvero importante. Grazie.
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    Steven Pinker: Il piacere é tutto mio.
Title:
Steven Pinker sul mito della violenza
Speaker:
Steven Pinker
Description:

Steven Pinker illustra il declino dell'uso della violenza dai tempi biblici al presente, e sostiene che, per quanto possa sembrare illogico ed indecente da affermare nei tempi dell'Iraq e del Darfur, stiamo vivendo il periodo più pacifico nell'esistenza della nostra specie.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
18:58
Michele Gianella added a translation

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