Quando arrivai a Kiev,
il primo gennaio di quest'anno,
Piazza dell'Indipendenza
era sotto assedio,
circondata dalla polizia
fedele al governo.
I protestanti che occupavano Maidan,
questo è il nome della piazza,
si preparavano alla battaglia,
facendo scorte di armi
e producendo in massa
armature improvvisate.
La protesta Euromaidan
iniziò pacificamente alla fine del 2013,
dopo che il presidente ucraino
Viktor Yanukovych,
respinse un accordo di vasta portata
con l'Unione Europea
a favore di legami
più forti con la Russia.
Migliaia di cittadini insoddisfatti
risposero
riversandosi nel centro di Kiev
per protestare contro questa alleanza.
Con il passare dei mesi,
lo scontro tra polizia e civili
si è intensificato.
Ho montato un'improvvisato studio ritratti
lungo le barricate di Via Hrushevsky.
Li, ho fotografato i combattenti
sullo sfondo di una tenda nera,
una tenda che oscurava
lo sfondo ammaliante
di fuoco, ghiaccio e fumo.
Al fine di raccontare
le storie individuali,
ho sentito il bisogno di rimuovere
gli elementi visivi drammatici
resi ormai familiari e ripetitivi
dall'informazione ufficiale.
Ciò a cui stavo assistendo
non erano solo notizie, ma anche storia.
Realizzato ciò,
mi liberai
dalle convenzioni fotogiornalistiche
del giornale e della rivista.
Oleg, Vasiliy e Maxim
erano tutti uomini comuni,
venuti da città qualunque,
con vite ordinarie.
Ma i costumi elaborati
dei quali si erano adornati
erano davvero straordinari.
Ho usato il termine "costume"
perché non si trattava di vestiti ideati
o messi insieme da qualcuno.
Erano uniformi improvvisate
ricavate da vecchie attrezzature militari,
tenute da combattimento irregolari
e trofei presi dalla polizia.
Mi interessai al modo in cui sceglievano
di rappresentare loro stessi,
l'apparente espressione di mascolinità,
l'ideale del guerriero.
Ho lavorato lentamente,
utilizzando una macchina analogica.
con un obiettivo
ed un esposimetro manuali.
È un metodo vecchio stile.
Mi da il tempo di parlare con ogni persona
e di guardare, in silenzio,
mentre loro guardano me.
Le crescenti tensioni culminarono
nella giornata più violenta di tutte
del 20 febbraio,
conosciuta come il Giovedì di Sangue.
Dei cecchini, leali al governo,
iniziarono a sparare su civili
e protestanti in Via Institutskaya.
Molti furono uccisi
in breve tempo.
La reception dell' Hotel Ukraine
diventò un obitorio improvvisato.
C'erano file di corpi stesi per le strade.
E c'era sangue su tutti i marciapiedi.
Il giorno seguente,
il Presidente Yanukovych lasciò l'Ucraina.
In tutto, tre mesi di proteste
portarono a più di 120 morti confermate
e molti più scomparsi.
La storia venne rivelata velocemente,
ma i festeggiamenti a Maidan
furono sfuggenti.
Con il passare dei giorni
nella piazza centrale di Kiev,
a fiumi di combattenti armati
si unirono decine di migliaia
di persone comuni,
che riempirono le strade
in un lutto collettivo.
Molte erano le donne
che spesso portavano fiori
da stendere in segno di rispetto
verso i morti.
Arrivavano giorno dopo giorno
e coprirono la piazza
con milioni di fiori.
La tristezza avvolse Maidan.
C'era silenzio e potevo sentire
gli uccelli cantare.
Non li avevo mai sentiti prima.
Fermavo le donne
che si avvicinavano alle barricate
per posare il loro tributo
e chiedevo di scattare loro delle foto.
La maggior parte delle donne pianse
quando le fotografai,
Il primo giorno la mia assistente
ed io piangemmo
con quasi tutte le donne
che visitarono il nostro studio.
C'era stata una così lampante
assenza di donne
fino a quel punto.
E i colori pastello dei loro cappotti,
le loro borse scintillanti,
e i mazzi di garofani rossi,
tulipani bianchi e rose gialle
che portavano con loro
cozzavano con la piazza tinta di nero
e gli uomini in nero lì accampati.
Mi sembra chiaro
che queste due serie di fotografie
non hanno senso se prese separatamente.
Parlano di uomini e donne
e di come siamo fatti --
non di come appaiamo,
ma di come siamo.
Parlano di generi differenti in conflitto,
non solo a Maidan,
e non solo in Ucraina.
Gli uomini combattono la maggior parte
delle guerre e le donne li piangono.
Se l'uomo rappresentava
l'ideale del guerriero,
le donne invece mostravano
le conseguenze della violenza.
Quando scattai queste foto,
credevo di documentare la fine
degli episodi di violenza in Ucraina,
ma ora capisco che si tratta
di una testimonianza del loro inizio.
Ad oggi, si contano circa 3000 vittime,
e centinaia di migliaia di persone
sono state trasferite.
Sono stata in Ucraina sei settimane fa.
A Maidan,
le barricate erano state demolite,
e le pietre del pavimento usate come armi
durante le proteste rimpiazzate,
così che il traffico scorresse
liberamente attraverso la piazza.
I combattenti, le donne e i fiori
non ci sono più.
Un enorme manifesto raffigurante oche
che volano su un campo di grano
copre la struttura bruciata
dell'edificio del sindacato
e proclama,
"Gloria all'Ucraina.
Gloria agli eroi."
Grazie.
(Applausi).