La Realtà esiste per sé stessa
e di per sé,
e c'era un movimento chiamato
"L'Arte per l'Arte"
[L'Arte per l'Arte]
nel, più o meno,
forse 19° secolo.
E, come abbiamo accennato,
nel "Ritratto di Dorian Gray",
nell'introduzione, Oscar Wilde fà
molte osservazioni sull'arte,
e conclude con quest'affermazione:
«Tutta l'arte è completamente inutile».
E naturalmente, essendo una persona di spirito,
alcuni pensarono
che stesse dicendo
di nessun valore.
Non è questo
ciò che stava dicendo.
Quando diceva
è "completamente inutile",
era un modo intelligente per dire:
«Essa esiste per sè stessa, di per sè».
Se esistesse per soddisfare uno scopo,
allora non sarebbe proprio arte,
ed è per questo che Guru Mahārāj
cita Hegel:
«Se la realtà esiste per soddisfare
lo scopo di un altro,
allora non è per sè stessa
e di per sè».
Allora siamo tornati a questo mezzo di rivelazione,
di espressione divina,
di, Kṛṣṇa, sapete,
“Nimitta-mātraṁ bhava savyasāchin”
[Bg: 11.33],
«Arjuna, puoi essere uno strumento per
l'espressione della Mia divina volontà».
Dunque, che tu sia Arjuna
sul campo di battaglia di Kurukṣetra,
o un artista difronte alla tela,
o un devoto che stà dando una lezione.
Gli aspiranti servitori
offrono sè stessi come
uno strumento da usare
per l'espressione divina.