La voce umana: è lo strumento musicale che tutti noi suoniamo. È il suono più potente del mondo, probabilmente. È l'unico che può dichiarare guerra o dire "Ti amo". Eppure molte persone hanno la sensazione di non venire ascoltate quando parlano. E perché accade questo? Come possiamo parlare in modo efficace per fare la differenza nel mondo? Quello che mi piacerebbe ricordare è che ci sono molte abitudini da cui dobbiamo allontanarci. Ho riassunto per voi i sette peccati capitali dell'eloquio. Non voglio farvi credere che l'elenco sia esaustivo, ma queste sette diffuse abitudini, credo, sono una potenziale trappola per tutti noi. Primo: spettegolare, sparlare di qualcuno che non è presente. Non è una bella abitudine, e sappiamo benissimo che la persona su cui spettegoliamo cinque minuti dopo spettegolerà su di noi. Secondo: giudicare. Conosciamo persone che lo fanno in una conversazione, ed è davvero difficile ascoltare qualcuno se sapete che vi sta giudicando e vi giudica male allo stesso tempo. Terzo: negatività. Potete cascarci. Mia madre, negli ultimi anni della sua vita, diventò molto molto negativa, ed era difficile starla a sentire. Ricordo che un giorno le dissi: "È il primo di ottobre oggi", e lei mi rispose: "Lo so, non è spaventoso?" (Risate) È difficile ascoltare quando qualcuno è così tanto negativo. E un'altra forma di negatività sono le lamentele. Be', si tratta dell'arte nazionale del Regno Unito. È il nostro sport nazionale. Ci lamentiamo del tempo, dello sport, della politica, di tutto, ma in realtà lamentarsi è una miseria virale. Non fa splendere un raggio di sole o di luce nel mondo. Scuse. Tutti noi abbiamo incontrato questo tizio. Forse tutti noi siamo stati questo tizio. Alcune persone trovano qualcuno a cui dare la colpa. Incolpano gli altri e non si assumono la responsabilità delle proprie azioni, e di nuovo, è difficile ascoltare persone del genere. Il penultimo peccato capitale è ricamarci su, esagerare. A volte degrada il nostro eloquio. Per esempio, se vedo una cosa che è davvero fantastica, come la chiamo? (Risate) E poi ovviamente questa esagerazione diventa una bugia, una bugia dopo l'altra, e non vogliamo ascoltare persone che ci mentono, e noi ne siamo ben consapevoli. E infine: dogmatismo, fare confusione tra fatti e opinioni. Quando queste si confondono si ascolta a vuoto. Sapete, quando qualcuno vi bombarda di opinioni come se fossero vere. È difficile stare a sentirle. Perciò eccoli qui, i sette peccati capitali dell'eloquio. Sono cose che credo debbano essere evitate. Ma c'è un modo positivo di rivalutarli? Sì, c'è. Mi piace pensare che ci siano quattro pilastri, quattro fondamenti davvero solidi su cui possiamo basarci se vogliamo che il nostro discorso sia potente e faccia la differenza nel mondo. Per fortuna, questi pilastri formano l'acronimo di una parola. La parola è "hail" [grandine] e ha anche una gran bella definizione. Non sto parlando del ghiaccio che cade da cielo e vi colpisce in testa. Parlo di questa definizione: "salutare o acclamare con entusiasmo", che è il modo in cui penso che le nostre parole saranno recepite se ci atteniamo a questi quattro principi. Allora, quali sono? vediamo se li indovinate. H, honesty [onestà], ovviamente, essere sinceri quando si parla, essere chiari e diretti. A è autenticità, essere se stessi. Un mio amico l'ha descritta come attenersi alla propria verità, e credo sia un bel modo di definirla. I sta per integrità, identificarsi con le parole, cioè in pratica dire una cosa e farla, ed essere persone affidabili. E L sta per "love" [amore]. Non mi riferisco all'amore romantico, ma intendo dire augurare il meglio alle persone, per due motivi. Prima di tutto, penso che l'onestà assoluta forse non è quello che vogliamo. Per esempio: "Per l'amor del cielo, sei davvero brutto stamattina". Forse non è proprio necessario dirlo. Mitigata dall'amore, certo, l'onestà è una gran cosa. Ma, se augurate il meglio a qualcuno davvero sinceramente, è dura giudicarli allo stesso tempo. Non sono nemmeno sicuro che si possano fare queste due cose contemporanemente. Perciò "HAIL". Inoltre, ora è quello che dite, ed è come il detto: "È quello che dici, è anche il modo in cui lo dici." Avete una cassetta degli attrezzi straordinaria. Questo strumento è incredibile, eppure, questa è una cassetta che pochissime persone hanno aperto. Vorrei frugarci dentro con voi e tirare fuori qualche strumento con cui forse vi piacerebbe giocare, e che aumenterà l'efficacia del vostro eloquio. Il registro, per esempio. Ora, il falsetto potrebbe non rivelarsi molto utile nella maggior parte dei casi, ma c'è una via di mezzo. Non andrò sul tecnico per chi di voi è voice coach. Si può localizzare la voce, tuttavia. Se io parlo con una voce nasale sentite la differenza. Se parlo con voce gutturale, che è quella che la maggior parte di noi usa prevalentemente. Ma se volete essere gravi, allora dovete andare giù nello sterno. Sentite la differenza? Votiamo per i politici con la voce bassa, è vero, perché associamo la profondità con il potere e con l'autorità. Questo era il registro. Poi abbiamo il timbro. È la sensazione provocata dalla voce. Di nuovo, la ricerca mostra che preferiamo le voci ricche, morbide, calde, come la cioccolata calda. Bè, se voi non parlate in questo modo, non è mica la fine del mondo, perché ci si può allenare ad averla. Andate da un voice coach. E ci sono cose meravigliose che si possono fare grazie alla respirazione e alla postura e con esercizi per migliorare il timbro della voce. Poi c'è la prosodia, adoro la prosodia. È la cantilena, il metalinguaggio che usiamo per comunicare il significato delle parole. È la radice del significato di una conversazione. Le persone che parlano sempre con lo stesso tono di voce sono davvero difficili da stare a sentire se non usano la prosodia. È da qui che deriva la parola monotonia, o monotono. C'è anche un altro tipo di prosodia ripetitiva in cui ogni frase termina come se fosse una domanda quando in realtà non è una domanda, è un'affermazione. (Risate) E se si ripete in continuazione, riduce la capacità di comunicare attraverso la prosodia, e penso che questo sia un peccato. Perciò proviamo ad abbandonare quest'abitudine. Ritmo. Posso emozionarmi tantissimo se dico qualcosa molto molto velocemente, o posso rallentare per sottolineare un concetto, e alla fine, c'è il nostro amico, il silenzio. Non c'è niente di male ad avere un po' di silenzio in una conversazione, giusto? Non dobbiamo riempirlo con "mmm" e "ah". Può essere molto potente. Ovviamente, il tono va di pari passo con il ritmo per indicare emozione, ma si può anche fare usando solo il tono della voce. Dove hai lasciato le mie chiavi? Dove hai lasciato le mie chiavi? C'è una leggera differenza di significato in queste due frasi. E infine, il volume. Posso emozionarmi molto se uso il volume. Scusatemi se ho spaventato qualcuno. Oppure, posso fare in modo che voi mi prestiate attenzione se abbasso il volume, appunto. Alcune persone ciarlano sempre. Cercate di non farlo. Si chiama "sodcasting", cioè imporre il vostro suono alle persone che vi circondano senza riguardi e sconsideratamente. Non va bene. Ovviamente, il momento in cui tutto questo entra in gioco è quando avete qualcosa di molto importante da fare. Potrebbe essere stare su un palco come questo per tenere una conferenza. Potrebbe trattarsi di una proposta di matrimonio, della richiesta di un aumento, di un discorso a un matrimonio. Qualunque cosa sia, se è davvero importante, lo dovete a voi stessi, guardate questa cassetta e il motore grazie a cui funziona, e nessun motore funziona bene se non viene riscaldato. Riscaldate la voce. Anzi, permettetemi di mostrarvi come si fa. Per favore, vi alzereste tutti quanti un attimo? Sto per mostrarvi i sei esercizi vocali di riscaldamento che faccio prima di tenere qualsiasi conferenza. Ogni volta che dovrete parlare con qualcuno di importante, fate così: prima, braccia su, inspirare profondamente e poi espirare, ahhhhh, così. Ancora una volta. Ahhhh, molto bene. Ora riscalderemo le labbra dicendo ba, ba, ba, ba, ba, ba, ba, ba. Molto bene. E ora, brrrrrrrrrr, proprio come facevate quando eravate piccoli. Brrrr. Ora le vostre labbra dovrebbero prendere vita. Adesso tocca alla lingua, esageriamo con i la, la, la, la, la, la, la, la, la. Meraviglioso. State diventando davvero molto bravi. E poi, arrotolate la R. Rrrrr. È come lo champagne per la lingua. Infine, se posso farne uno, i professionisti la chiamano la sirena. È davvero bello. Inizia con "we" e poi fa "aw" "We" è alto, "aw" è basso. Perciò facciamo weeeaawww, weeeaawww. Fantastico. Fatevi un applauso. Sedetevi, grazie. (Applausi) La prossima volta che parlerete, fate prima questi esercizi. Ora, per concludere permettetemi di contestualizzare tutto questo. È una cosa seria. Siamo a questo punto, giusto? Non parliamo molto bene con le persone che non ci ascoltano in un ambiente dove c'è molto rumore e una pessima acustica. Ne ho parlato su questo palco in fasi diverse. Come sarebbe il mondo se parlassimo in modo efficace alle persone che sentono intenzionalmente in ambienti destinati a tale scopo? O per ampliare lo scenario, come sarebbe il mondo se tutti noi creassimo suoni consapevolmente e assimilassimo i suoni consapevolmente e progettassimo tutti gli ambienti consapevolmente per i suoni? Sarebbe un mondo con un suono veramente bellissimo, e un mondo dove la comprensione sarebbe la regola, e questa è un'idea che merita di essere diffusa. Grazie. Grazie. (Applausi)