[Sarah Sze: "Il Righello"] [VOCE FILM] Partiamo da un'inquadratura di un metro, vista da un metro di distanza. Ogni 10 secondi, la visuale sarà 10 volte più lontana. Il nostro campo visivo 10 volte più ampio. [SZE] Negli anni '70, "Potenze di dieci" di Charles e Ray Eames era la classica idea del film che può misurare spazio e tempo. È qualcosa che ho sempre voluto vedere. Volevo creare un'opera sulla misurazione dello spazio e del tempo con immagini in movimento. Si tratta fondamentalmente di una sorta di righello per misurare l'orientamento spazio-tempo. Ci lavoravo come fosse un film, ma era una scultura in evoluzione. E come tale, ho capito che doveva proporsi come un'immagine fugace. Doveva diventare più diafana. Più fratturata. Doveva essere come una luce e sfidare la gravità. Ho rimpiazzato gli schermi con pezzi di carta. Ho messo uno specchio come base. In qualche modo, è un replica di una postazione di editing. Pensavo a scienziati che creano immagini. Il ghepardo richiama Muybridge. Ho pensato a Edgerton, creatore dello stroboscopio. Lo si da per scontato ma si tratta di esperimenti scientifici con immagini. Se si osserva l'oggetto a lungo, si comprende che non è solo un video. Ma informazioni in diretta dal sito della NASA. C'è la distanza del Voyager. La distanza misurabile più lontana che sia mai stata misurata. Ogni oggetto presente è un oggetto che viene fatto esplodere. Ha la qualità di un sito di sperimentazione. Un modello che sia un modello scientifico. Che provi a misurare un tipo di comportamento. Provo a trasporlo sulla scultura. Questa scala estrema diventa sperimentabile in stretta prossimità. È il nostro modo di percepire le cose. Provo a farlo costantemente in tutto. È un'esperienza volatile. Incredibilmente vacillante. Si cerca sempre di trovare l'equilibrio.