È una giornata con poco tempo. Non sono riuscito a scrivere e non so se ce la faccio. Forse riesco a usare questo spostamento in auto. Con questo post si inizia la seconda parte del percorso che avevo in qualche maniera preannunciato nel precedente audiopost, quello audiomobilistico sofferto. Ma in realtà, non chiedo ora - di proposito, non perché non abbia tempo - non chiedo di far un account in Diigo, in Delicious, o in Scoop.It, o in quello dell'albero delle perle - non mi ricordo bene, mi pare si chiami così - o qualche altro attrezzo. Non vi chiedo di pensare all'ennesima pagina colorata dalle mirabolanti promesse. Non vi chiedo di pensare a niente di tecnologico, di non fare niente. Vi chiedo anzi di non avvicinarvi al computer per questo primo passo. Non lo toccate nemmeno - cioè, usatelo per i fatti vostri, ma non per questo. Vi chiedo di riflettere, quando avete tempo. Riflettere, si riflette in tutti quegli interstizi della giornata, appunto in auto, o portando fuori il cane, o portando i bambini a fare qualche cosa, aspettandoli. Di riflettere anche due-tre giorni, non fare nient'altro che riflettere. Al massimo prendere un foglio di carta e una penna, e scrivere. Scrivere cosa? Riflettere su cosa? Un attimo. Il problema, qui, è la quantità. Non è un problema nostro, è spesso IL problema. Dunque, gli iscritti, nello specifico nostro, sono ufficialmente 472. Gli attivi misurati con l'iscrizione di un blog sono su i 170 - misura che ha i suoi difetti dell'essere attivo o meno, ma insomma, non ci si va tanto lontano, probabilmente. I visitatori quotidiani, cioè le persone che visitano il blog tutti i giorni - non le pagine viste, quelle son migliaia, ma le visite, cioè le persone che accedono almeno una volta al giorno al blog - si aggirano in questi ultimi 20 giorni sulle 300-350. Quindi, diciamo, questi numeri danno l'ordine di grandezza. Ora, è obiettivamente difficile pretendere di sapere tutto ciò che viene detto, tutto ciò che succede, anche perché tutti hanno tempo relativo, poco tempo. È un corso che si fa, questo - cioè ha il vantaggio di essere completamente asincrono, per cui uno lo fa quando può, e questo non è poco. Comunque, va a finire che lo fa dopo cena, lo fa qualche domenica pomeriggio, eccetera. Dall'altro canto, sta succedendo quello che deve succedere, e in una misura che mi pare qualitativamente già soddisfacente: cioè persone che dicono: "Ma io vorrei - c'è qualcun altro che ha il mio problema?" Ora mi viene in mente - non, perdonatemi, ora, guidando, non ricordo i nomi, ma - "Io sono dalle parti di Novara, mi occupo - sono un'insegnante di sostegno, ho bisogno, vorrei trovare, parlare con altri che hanno bisogno di sostegno." Dice qualcosa del genere. Per l'appunto, nel percorso precedente, linf12, c'era un'insegnante di sostegno che mi aveva fatto - io non so niente, quasi niente di queste cose - ma mi aveva fatto capire che aveva - effettivamente gli insegnanti di sostegno molto spesso hanno bisogno di sostegno, per una serie di problemi che sapete meglio di me. Inutile che ora stia a snocciolare in maniera goffa cose di cui gli interessati sanno benissimo, conoscono benissimo, insomma. Ho riempito due pagine con comunità potenziali di questo tipo che ho desunto da segnali: quella richiesta esplicita, ecc. Ma come fare a tirar fuori queste potenziali commissioni (?)? Potrei stabilire delle categorie: una l'abbiamo già detta, insegnanti di sostegno. Se ne potrebbero pensare altre. Ma il problema è che, molto spesso, le cose interessanti sono quelle che non si potevano prevedere. Mario Calabrese aveva introdotto, commentando appunto il post sulle categorie e sui tag, aveva introdotto un concetto interessante che rappresenta una branca relativamente recente dell'analisi dei dati, che è il data-mining, cioè, letteralmente, andare a frugare, a scavare nei dati. È una branca dell'analisi dei dati che è emersa nel mondo contemporaneo che è caratterizzato da grandi, grandissime, smisurate messi di dati e nelle quali è praticamente impossibile andare a cercare a priori delle cose che ci si aspetta di trovare, anche perché il valore di tali messi di dati sta proprio nel fatto che potrebbero contenere schemi, strutture di dati e dati imprevisti. Cioè le caratteristiche emergenti: perché la cosa funzioni, bisogna che ciascuno si connoti adeguatamente nel sistema. Adeguatamente significa utilizzando un meccanismo che possiamo congegnare: ed è quello del tagging. In pratica, ognuno deve appiccicare a se stesso delle etichette, i tag: si deve taggare. Non necessariamente in modo univoco. Uno può avere due, tre, quattro interessi preminenti e quindi, generare un set di tag per ciascuno di questi interessi. Beh, come fare a fare questo? Ma ecco che torna utile avere costruito i blog. Allora molti di voi, molti hanno parlato delle proprie esperienze didattiche, delle proprie pratiche, dei propri problemi e continueranno a farlo. Forse lo faranno ancora di più, che è più chiaro ora, forse, a cosa si stava andando a parare. Benissimo. Allora, se uno ha parlato di una pratica dove s'impiega la musica in una certa tipologia di scuola, avrà scritto un post o due post, o più, su questo argomento. Bene, si tratta di prendere l'indirizzo di quel post e associarlo a dei tag. Ora, non stiamo a confonderci se questo lo faremo in Diigo o in un altro sistema. Non ci distraiamo con le specificità tecniche della macchina ma concentriamoci sul concetto. E questa è una cosa che la si fa bene facendo una passeggiata o scrivendo, o buttando giù degli appunti in veranda: va bene la sera o a veglia. Si tratta quindi, per quel certo argomento descritto in quel post o, volendo, anche in un commento - come avete visto, ogni commento ha il suo link, il suo permalink - al mio blog o quelli degli altri: va benissimo. Potrebbe anche essere un'altra risorsa: uno potrebbe avere un sito scolastico dove si parla di una certa cosa: benissimo, si tratta di prendere l'indirizzo di quel sito o l'indirizzo di una certa parte di quel sito e associarlo, connotarlo con una serie di tag pertinenti. Si tratta quindi di pensare a questi tag. Guardate che non è banale. È la questione della ricerca delle parole chiave. Allora si tratta di trovare delle parole, se possibile uniche, semplici, non troppe, che connotino con precisione la questione. Non pensate al congegno software o al servizio web o quello che è. Al massimo pensate a quella macchina, che poi, quando uno la usa, si deve illuminare quando ci mette quella certa etichetta. Vale a dire che una volta che, in alcuni giorni, in una settimana, dieci giorni, quello che sarà - non ha poi tanta importanza - avremo tutti fatto abbastanza questo mestiere, poi succederà che in questa macchina, quando io scriverò "sostegno", si accenderanno delle lucine e io andrò a vedere. E lì magari scoprirò - scoprirò - quelli che mi erano magari sfuggiti andando a vedere i blog a mano, quelli che erano sfuggiti nella normale vita della comunità dove non si può evidentemente tenere traccia di tutto.