Mio padre mi ha chiamato da Seattle la scorsa primavera, raccontandomi del suo nuovo incredibile romanzo intitolato "Harry Potter va al college," che segue le vicende del mago neodiplomato e documenta le sue esperienze, ma stavolta in un campus americano. Ebbene, so già cosa state pensando: "Questo tizio è pazzo." Avete ragione. Mio padre voleva intenzionalmente ignorare del tutto i diritti d'autore, rubare proprietà intellettuale, ma soprattutto, ricavare milioni nel farlo. Per giunta, dopo aver attaccato una delle serie di libri più apprezzata di sempre, era anche in procinto di scrivere due altre memorie su qualcosa che molti di noi conosciamo bene, ma di cui ci vergogniamo di parlare apertamente. Sono le malattie mentali. Vedete, mio padre è bipolare. E quindi, mentre raccoglievamo idee al telefono, l'elettricità statica connetteva le voci di due realtà in apparenza diverse, ho sentito di nuovo quel peso familiare che accompagnava il ritorno della bipolarità di mio padre. Ora sono ovviamente del tutto aperto nei confronti dell'intera prassi, ma la prima volta che ho dovuto fare i conti con la sua bipolarità, avevo appena compiuto 12 anni. Essendo solo un ragazzino, ero confuso, perchè mio padre era già un po' maniacale e quindi, quando avevo 12 anni, pensavo che fosse solo sovraeccitato. L'ho visto buttarsi in ogni aspetto dell'esperienza umana, e volevo tuffarmici anch'io con lui. Ammetto di non essere stato presente quando la mania ha preso il sopravvento, con le allucinazioni e le notti passate in ospedale, ma c'ero quando tutto è cominciato a crollare. Perciò, lasciatemi dire per esperienza che la depressione è smisuratamente opprimente. Ammetto che i miei ricordi sono un po' confusi, ma ricordo chiaramente alcuni dettagli: tornare a casa e ritrovarla completamente riorganizzata da un padre completamente disorganizzato, e le notti passate con l'orecchio appiccicato all'asse del pavimento cercando di sentir mio padre piangere piano sotto di me, mentre il ventilatore su di me non faceva altro che aumentare il calore estivo. Troppo raramente i bambini sentono piangere il proprio padre. Poiché ero immaturo, mi sentivo imbarazzato e avevo paura molto di più del fatto che mio padre stesse lentamente impazzendo. Non solo dovevo affrontare la fragilità in un uomo che mi aveva cresciuto letteralmente ed emotivamente ma dovevo anche affrontare le mie idee su cosa significasse per me avere un disturbo mentale. Tuttavia, attraverso questa esperienza, ho imparato di più su me stesso e sulla condizione umana di quanto potessi immaginare. E ne sono molto grato, soprattutto perché, quando arrivò un altro attacco di mania e depressione ad estendere il percorso di mio padre, questa volta ho potuto accettare la malattia di mio padre nonostante la mia stessa fragilità. Vedete, trovo molto affascinante la fluidità delle malattie mentali. Ma allo stesso tempo, ha impedito a queste stesse malattie di essere accettate socialmente nello stesso modo in cui lo sono quelle fisiche. La nostra società è così improntata sul miglioramento di sé che a volte le malattie mentali vengono scambiate per debolezza mentale. Ma stavolta non è così. Parlando con parenti ed amici, è stato incredibilmente frustrante vedere come noi, come gruppo di sostegno, arrivassimo a soluzioni del tutto inutili su come mostrare il nostro supporto; e siamo tutti ugualmente colpevoli. Tutti abbiamo detto: "Oh, sei così forte. So che puoi farcela. Va avanti a testa alta un giorno alla volta." Benché io sia un sostenitore del pensare positivo, immaginate per un attimo di dire una cosa del genere ad un diabetico: "Ti voglio bene. Sei forte. Dai, continua a produrre insulina un giorno alla volta." (Risate) È ridicolo. La nostra attuale concezione della malattia mentale è ridicola. E non è colpa nostra. Siamo stati cresciuti così. Ciò che conta, è che la nostra idea di malattie mentali è distorta perché capiamo molto meno dei meccanismi e delle cure per i disturbi mentali rispetto a quelli fisici. Semplicemente non li capiamo. Ed è proprio questo che fa dell'affrontare un disturbo mentale forse una delle sfide più difficili che qualcuno possa affrontare. Perché anche se vivessimo in un mondo perfetto, pieno di gente perfetta che sa benissimo che le malattie mentali hanno lo stesso peso di quelle fisiche, questa idea è così radicata nella nostra società, che autoconvincersi di non essere debole, che i disturbi mentali sono normali, che tu sei normale, è forse una delle cose più difficili da fare. Allora cosa possiamo fare? Prima di tutto, voglio che ora alziate la mano se conoscete personalmente qualcuno a voi vicino che abbia un disturbo mentale. Ora guardatevi intorno. Non è esattamente sorprendente. Ma ciò che voglio che ognuno di voi capisca è che, come parte di un grosso gruppo di sotegno, possiamo fare tanto nel processo di cura quanto nel cambiamento delle nostre posizioni. E, se non altro, apprendere di più su cosa il tuo amico o il tuo caro stanno passando di certo non fa male. Per chi soffre di un disturbo mentale, persino parlarne apertamente, mangiare sano e fare attività fisica possono aiutare tanto quanto i farmaci. La terapia dovrebbe essere olistica perché stiamo parlando di madri, figlie, padri e figli, non solo "zuppa cerebrale" a cui manca un ingrediente. Gli anni passati da quando avevo 12 anni ad oggi non sono stati contrassegnati solo dal tempo. Nel tentativo di capire il drastico cambiamento di mio padre, ho cercato corsi scolastici, ho seguito come un'ombra psichiatri, e ho letto articoli online; e ho imparato molto. Ma non tutto ciò che ho imparato è stato rassicurante. E per dimostrarlo, estendiamo un attimo l'analogia tra diabetici e coloro che soffrono di disturbi mentali per un'ultima volta. Se hai paura di soffrire di diabete, ti rivolgi ad un dottore e ti vengono fatte tante analisi del sangue, e ti viene data una risposta che varia solo dello 0,5%. 0,5%. Dall'altro lato, se avessi paura di soffrire di depressione ad esempio, e mi rivolgessi allo stesso dottore, cosa mi verrebbe dato? Un questionario e un opuscolo. Siamo nel 2014 ed è ancora così che diagnostichiamo una malattia che colpisce più di 15 milioni di americani. I nostri farmaci come Prozac, Paxel e litio sembrano funzionare con molti pazienti. Tuttavia, sono ancora troppo inefficenti perché cambiano i meccanismi di tutto il cervello, invece delle parti che sono effettivamente danneggiate. Ciò che dovremmo fare, servendoci dell'ingegnosità americana e della tecnologia medica a nostra disposizione, è creare una nuova linea di farmaci che mira a curare quelle specifiche zone del cervello danneggiate, per sbarazzarci dei terribili effetti collaterali dei farmaci attuali. Quindi, ciò che sto cercando di dire è che la nostra idea e cura delle malattie mentali dovrebbe riflettere la complessità di queste stesse malattie. Ci sono molte cose che possono e hanno bisogno di essere cambiate nel nostro sistema sanitario mentale, ma alla fine siamo noi esseri umani che dobbiamo a noi stessi di essere parte di questo cambiamento. Se ho imparato una cosa da questa società patriarcale è che non c'è nulla di più debole del dire "ti voglio bene" ad un altro uomo. E papà, ti voglio bene. Credo che il tuo percorso ci abbia in parte reso gli uomini che siamo oggi. Per tutte le volte che abbiamo pianto, abbiamo riso più forte, apprezzato la primavera più di ogni inverno, e in cima ai monti ci siamo stupiti delle valli che si estendevano in basso e dietro di noi. Attraverso i tuoi alti avventati, e i bassi che sembravano senza fine, entrambi abbiamo amato di più, e siamo stati amati di più. Nel complesso, mi sono appena reso conto della grande bellezza che si trova nello squilibrio tra mania e depressione. Quindi chiamate coloro per cui avete alzato le mani prima. E grazie. (Applausi) Hey, aspetta un attimo. Torna qui. Vieni qui. (Applausi) Bellissimo. E' stato bellissimo. (Applausi)