(Rumore di iceberg che si sgretola, inabissandosi nell'oceano) Avete appena visto un iceberg grande quanto Manhattan staccarsi da una scogliera in Groenlandia e andare alla deriva, per sciogliersi nell'oceano. La regione artica si sta sciogliendo, riscaldata a una velocità doppia rispetto al resto del pianeta, e la scienza ci porta ogni giorno nuove, allarmanti notizie dal Nord. La scienza tende a portarci sempre cattive notizie dal Nord. Proprio ieri è stato annunciato che questo aprile è il più caldo mai esistito. In alcune parti della Groenlandia, non è stato più caldo di un grado, né di due gradi, bensì di nove gradi e mezzo rispetto a un aprile normale. L'Artico simboleggia perciò il cambiamento globale e la calamità imminente. Io stesso sono nato in Groenlandia molto tempo fa. Sono venuto in Danimarca e negli USA per diventare uno scienziato, per studiare geologia con l'obiettivo di essere in grado di tornare e svolgere il mio lavoro sul campo, ogni estate, nella vasta natura artica. Il fatto che l'Artico sia diventato l'emblema, il simbolo della catastrofe mi sembra ingannevole poiché noi, scienziati, andiamo nell'Artico perché è una regione meravigliosa. È il luogo più bello del pianeta e tutti gli scienzati che conosco vanno nell'Artico per quest'unico, particolare motivo: per stare in questo splendido luogo. In contrasto con la visione che abbiamo noi abitanti dell'Artico, le industrie vedono un'altra proprietà: per loro si tratta di un'opportunità. Il riscaldamento dell'Artico dovrebbe consentire l'accesso a nuove risorse minerali; petrolio, gas, oro, pesce, quant'altro, e il piano economico sembra essere "sfruttare e frugare alla ricerca dell'ultima goccia di quanto è rimasto nell'ultimo posto sulla Terra che non è stato ancora distrutto dall'umanità." Penso che la domanda che vorrei porvi oggi è: È davvero la migliore idea che possiamo avere quella di fare esattamente le stesse cose che hanno portato distruzione ovunque nell'ultimo luogo che non è ancora stato distrutto? Il mio suggerimento è che non possiamo compromettere queste vaste distese di natura intatta che l'Artico ancora possiede, dobbiamo invece focalizzare i nostri sforzi di ricerca per cercare di trovare qualcosa di più saggio e più sostenibile, che rappresenti un beneficio più a lungo termine per l'umanità. Io suggerisco di fare non quel che abbiamo già fatto ovunque, bensì qualcosa di nuovo. Dovremmo scoprire quali sono i veri valori dell'Artico. Ho un suggerimento specifico, un metodo che potrebbe essere un modo per usare il disgelo della regione artica per contrastare problemi presenti anche altrove sul pianeta. Due dei nostri maggiori problemi, oltre al cambiamento climatico, sono la diseguaglianza e la sicurezza alimentare. Se osserviamo la distribuzione del benessere sul pianeta, vediamo che non è uniforme: alcune regioni sono ricche, altre povere. Questa mappa non mostra le regioni più ricche in senso lato, bensì la qualità del suolo, mostra dove si trovano le coltivazioni più ricche del pianeta. Vedete che la ricchezza è associata ad un buon terreno. Tuttavia, il suolo non è sempre stato così, ma è stato nutrito dai minerali durante l'ultima era glaciale. Il ghiaccio è sceso dal nord, attraversando le rocce, trasformandole in una polvere fina, scaricandole di fronte ai ghiacciai e ha fertilizzato i terreni in Nord America, Europa e Asia, e qui è dove cresce tutto quello che oggi alimenta l'umanità. D'altra parte, se osservate i tropici, trovate terreni rossi e aridi con una scarsa fertilità, e questa è la ragione della povertà nei tropici e dei problemi di malnutrizione e sottonutrizione di queste aree, perché è praticamente impossibile coltivare questi suoli. Il mio suggerimento è molto semplice. In Groenlandia c'è l'ultima calotta glaciale nell'emisfero settentrionale e si sta sciogliendo proprio ora, si scioglie da sempre ma ora lo sta facendo più velocemente. Sta liberando miliardi di tonnellate di polvere rocciosa molto fine che contiene tutte le sostanze nutritive minerali che mancano ai tropici. L'idea è di prendere questo fango, questo materiale della Groenlandia, trasferendolo nelle regioni tropicali e cospargendolo sul suolo, dove rifertilizzerà il terreno garantendo nuovo benessere e nuovo sviluppo in questi paesi. Allo stesso tempo, anche la regione artica ha ovviamente bisogno di sviluppo e nuovi commerci, ma piuttosto che rifare quel che abbiamo già fatto altrove, potremmo fare qualcosa per sviluppare l'Artico, qualcosa che, allo stesso tempo, sia utile nel resto del mondo. Il mio suggerimento è, di nuovo, quello di prendere il fango che fuoriesce dai ghiacciai in Groenlandia e portarlo ai tropici, perché il fango della Groenlandia è diverso da qualsiasi altro fango. Il fango che trovate in Amazzonia, nel Mississippi, o in qualsiasi altro grande fiume, è quanto rimane dopo che tutti i nutrienti sono stati assorbiti dal terreno e i residui sono stati lavati via dal fiume. Invece, in Groenlandia contiene tutti i minerali necessari per le piante, e sono ancora intatti. In Groenlandia è trasportato dai fiumi nei fiordi, nelle valli e nei laghi, ed è molto facile raccoglierlo senza creare una grande industria, senza usare alcun trattamento chimico, niente. In pratica, si prende questo materiale e lo si porta dov'è necessario. Questo, naturalmente, ci porta a chiederci: prendere milioni di tonnellate di qualcosa da qualche parte sulla Terra e portarlo da un'altra parte del pianeta è davvero una buona idea? Non è un'altra minaccia climatica? Non è qualcosa che potrebbe ingigantire ancor più il nostro problema? Io credo di no, perché la buona notizia è che il meccanismo con cui le sostanze nutritive sono rilasciate alle piante da questo materiale è chiamato "disgregazione chimica" e avviene quando i minerali reagiscono con il biossido di carbonio atmosferico. Se lo raccogliamo e lo cospargiamo sui terreni tropicali, quello che succede è che comincerà a reagire con il CO2 dell'atmosfera, catturandolo. Possiamo calcolare che, trasportando questo materiale dall'Artico ai tropici, in questo processo emettiamo meno CO2 rispetto a quello consumato dalla reazione di questo materiale con l'atmosfera. Ritengo che il fango dei ghiacciai della Groenlandia possa essere una soluzione a problemi come la fame e la povertà nei tropici e che possa inoltre diminuire l'incentivo a tagliare la foresta pluviale per creare nuovi terreni agricoli. Perciò suggerisco che l'Artico potrebbe finalmente essere una fonte di buone notizie. Non a caso la Groenlandia in danese si chiama "Grønland", ovvero "Terra verde": è davvero il luogo che potrebbe trasformare le aree aride della Terra, rendendole verdi come la Groenlandia in questa mappa. Ecco quindi le buone notizie dal Nord! (Applausi)