Chris Anderson: I diritti dei cittadini,
il futuro di Internet.
Vorrei dare il benvenuto sul palco di TED
all'uomo che sta dietro quelle rivelazioni,
Ed Snowden.
(Applausi)
Ed si trova in una località remota
da qualche parte in Russia
e dal suo portatile controlla un bot
quindi riesce a vedere
quello che vede il bot.
Ed, benvenuto sul palcoscenico di TED.
Che cosa riesci a vedere, in realtà?
Edward Snowden: Ah,
io riesco a vedere tutti.
È una cosa incredibile.
(Risate)
CA: Ed, ho delle domande da farti.
Sei stato definito in molti modi
negli ultimi mesi.
Ti hanno chiamato informatore, traditore,
eroe.
Quali sono le parole che useresti per
descrivere te stesso.
ES: Ma sai, tutti quelli che sono coinvolti
in questo dibattito
erano alle prese con me,
la mia personalità
e il modo di descrivermi.
Ma a pensarci bene,
non è questa la domanda
con la quale dovremmo confrontarci.
Chi sono, in realtà, non importa affatto.
Se io sono la persona peggiore del mondo,
potete odiarmi e voltare pagine.
Quello che conta veramente qui
sono i problemi.
Quello che conta veramente è
il tipo di governo che vogliamo,
il tipo di Internet che vogliamo,
il tipo di rapporto tra gli individui
e le società.
Questa è la direzione verso la quale,
io spero, il dibattito procederà
e l'abbiamo visto incrementarsi nel tempo.
Se dovessi descrivere me stesso,
non userei la parola "eroe."
Non userei "patriota"
e nemmeno "traditore."
Direi che sono un Americano
e un cittadino,
come tutti gli altri.
CA: Tanto per fornire un contesto
a quelli che non conoscono tutta la storia...
(Applausi)
l'anno scorso, di questi tempi,
tu eri di stanza alle Hawaii
e lavoravi come consulente per
la National Security Agency.
In qualità di amministratore di sistema,
avevi accesso
ai loro sistemi,
e hai cominciato a rivelare
alcuni documenti riservati
ad alcuni giornalisti
selezionati con cura
aprendo la strada alle rivelazioni di giugno.
Cosa ti ha spinto a farlo?
ES: Sai,
mentre ero alle Hawaii,
e negli anni precedenti, quando
lavoravo nella comunità dell'Intelligence,
ho visto molte cose che mi hanno turbato.
Noi facciamo molte cose buone
nella comunità dell'intelligence,
cose che devono essere fatte
e cose che sono di aiuto a tutti.
Ma ci sono anche cose
che si spingono troppo oltre.
Ci sono cose
che non dovrebbero essere fatte,
decisioni che venivano prese in segreto
delle quali l'opinione pubblica
non era a conoscenza,
non vi era il consenso dell'opinione pubblica
e neanche i nostri rappresentanti di governo
erano a conoscenza di questi programmi.
Quando sono veramente arrivato
ad avere difficoltà con questi problemi,
ho pensato
come posso fare questa cosa nel modo
più responsabile possibile
in modo da avere il massimo
beneficio per il pubblico
e riducendo al minimo i rischi?
E fra tutte le soluzioni
che mi venivano in mente,
quella di andare al Congresso,
in un momento in cui non c'erano leggi,
non c'era alcuna protezione legale
per un'impiegato del settore privato,
un dipendente a contratto dell'Intelligence
come me,
presentava il rischio che io fossi
seppellito insieme alle informazioni
e il pubblico non avrebbe mai saputo.
Ma se il Primo Emendamento
della Costituzione degli Stati Uniti
ci garantisce la libertà di stampa,
un motivo c'è
ed è quello di consentire
alla stampa di opposizione,
di sfidare il governo,
ma anche di lavorare insieme al governo,
per creare un dialogo e discutere su come
sia possibile informare l'opinione pubblica
su questioni di vitale importanza
senza mettere a rischio
la nostra sicurezza nazionale.
Lavorando insieme ai giornalisti,
restituendo tutte le mie informazioni
al popolo americano,
piuttosto che fare affidamento
su me stesso
per prendere le decisioni
riguardanti la pubblicazione,
abbiamo avuto un vivace dibattito
con un profondo coinvolgimento
da parte del governo
che penso abbia apportato
un beneficio generale.
E quei rischi preannunciati,
i rischi che erano stati enfatizzati
dal governo
non si sono mai materializzati.
Non ci sono state prove,
neanche di una singola istanza
di danno specifico
e per questo motivo,
mi sento a mio agio
con le decisioni che ho preso.
CA: Vorrei mostrare al pubblico
qualche esempio delle tue rivelazioni.
Se si potesse vedere una diapositiva, Ed
non so se tu riesci a vedere,
le diapositive sono qui.
Questa è una diapositiva
del programma PRISM,
e forse tu potresti dire al pubblico
cosa è stato oggetto della rivelazione.
ES: Il modo migliore
per comprendere il PRISM,
dal momento che ci sono state
alcune controversie,
è dire che cosa il PRISM non è.
Negli Stati Uniti, gran parte del dibattito
si è svolta sui metadati.
In fondo, dicevano,
sono soltanto metadati
e parlano di un'autorità giuridica specifica,
il Paragrafo 215 del Patriot Act,
che consente una sorta
di intercettazioni senza mandato,
sorveglianza massiva dei tabulati telefonici
di tutto il Paese, cose del genere...
con chi si parla
quando si parla,
luoghi in cui si viaggia.
Questi sono tutti eventi da metadati.
PRISM riguarda il contenuto.
È un programma attraverso il quale
il governo potrebbe
fare pressione sulle aziende americane,
incaricandole
di fare il lavoro sporco per la NSA.
E nonostante alcune di queste
aziende abbiano opposto resistenza,
anche se alcune -
credo che Yahoo fosse una di queste -
hanno fatto causa,
hanno perso tutte quante
perché nessuna è stata giudicata
nel corso di una pubblica udienza.
Sono state giudicate solo
da un tribunale segreto.
E alcune delle cose che abbiamo visto,
cose inerenti il PRISM, sono per me
fonte di grande preoccupazione;
c'è stato un punto della discussione
al governo degli Stati Uniti
in cui è stato detto che 15 giudici federali
hanno esaminato questi programmi
e li hanno trovati legittimi,
ma quello che non è stato detto
è che si trattava di giudici segreti
di un tribunale segreto,
basato su una interpretazione
segreta della legge
che ha valutato 34 000 richieste di mandato
in oltre 33 anni,
e in 33 anni ha respinto
solo 11 richieste da parte del governo.
Non è a queste persone che vogliamo
spetti la decisione
su quale dovrebbe essere il ruolo
delle aziende americane
in una Rete libera e aperta.
CA: La diapositiva che stiamo proiettando
mostra le date in cui
diverse aziende tecnologiche,
società di Internet,
si presume abbiano aderito al programma,
e da quando sia iniziata la raccolta dei loro dati.
Queste aziende hanno negato
di aver collaborato con la NSA.
In che modo quei dati
sono stati raccolti dalla NSA?
ES: Esatto. Dunque,
le diapositive della NSA
parlano di accesso diretto.
Per un analista della NSA vero e proprio,
per uno come me che lavorava
come analista per i servizi segreti,
concentrandosi sui cyber-hacker cinesi
e cose del genere, alle Hawaii,
questo significa che i dati provengono
direttamente dai server di quelle aziende.
Non vuol dire
che ci sia un gruppo
di rappresentanti dell'azienda
seduto in una stanza fumosa con la NSA
a fare amicizia e a prendere
accordi dietro le quinte
sul modo in cui fornire questo materiale.
Ciascuna azienda lo gestisce
in modi diversi.
Alcuni sono responsabili.
Altri lo sono meno.
Ma in linea di massima, quando si parla
del modo in cui le informazioni vengono fornite,
si sa che provengono
dalle compagnie stesse.
Non viene rubata dalle linee.
Ma bisogna ricordare una cosa importante:
anche quando le aziende si sono rifiutate,
e hanno preteso
che si agisse attraverso un regolare mandato,
che si procedesse
in modo da avere qualche tipo
di controllo legittimo effettivo,
una sorta di punto d'appoggio
per la cessione
dei dati degli utenti,
abbiamo visto le storie pubblicate
sul Washington post l'anno scorso,
alle quali, tra l'altro, non ci si riferiva
come ai fatti PRISM,
che parlavano di un'irruzione
da parte dell'NSA
nei centri interni
per la comunicazione dei dati
di Google
e di Yahoo.
Quindi, anche se queste aziende cooperano
in modo obbligato ma almeno,
si spera, legittimo
con l'NSA,
l'NSA non è soddisfatta,
ragion per cui, è necessario
che le nostre aziende
lavorino intensamente
per offrire garanzie circa le loro intenzioni
non solo di rappresentare
gli interessi degli utenti,
ma anche di difendere
i loro diritti.
Penso che nel corso dell'anno passato
abbiamo visto le aziende menzionate
nelle diapositive PRISM
compiere grandi passi in questa direzione
e io le esorto a continuare.
CA: Cos'altro potrebbero fare?
ES: La cosa più importante
che un'azienda Internet
americana possa fare oggi, subito,
senza bisogno di consultare avvocati,
per proteggere i diritti degli utenti
di tutto il mondo,
è l'abilitazione della crittografia SSL
su ogni pagina visitata.
Questo è importante perché se oggi
vai a guardarti una copia
di "1984" su Amazon.com,
l'NSA ha accesso a questo dato,
e così i servizi segreti di Russia,
Cina,
Francia, Germania
e Andorra.
Tutti hanno accesso a questo dato
perché non è criptato.
Amazon.com è la biblioteca del mondo
ma non solo non supporta la crittografia
come impostazione predefinita,
non si può neanche scegliere di usare
la crittografia
durante la navigazione attraverso i libri.
Questa è una cosa che va cambiata,
non solo per Amazon, non intendo
discriminare loro in particolare,
ma sono un ottimo esempio.
Tutte le aziende devono acquisire
l'abitudine della navigazione criptata
come impostazione predefinita
per tutti gli utenti
che non hanno preso alcun provvedimento
né scelto alcun metodo specifico
di propria iniziativa.
Questo accrescerà la privacy e i diritti
degli utenti di tutto il mondo.
CA: Ed, vieni con me
da questa parte del palcoscenico.
Voglio farti vedere la prossima diapositiva.
(Applausi)
Questo è un programma che si chiama
Boundless Informant [Informatore Illimitato].
Che cos'è?
ES: Devo dare atto all'NSA
di aver usato un nome molto
appropriato in questo caso.
È uno dei criptonimi dell'NSA
che preferisco.
Boundless Informant
è un programma che l'NSA
ha tenuto nascosto al Congresso.
In precedenza,
il Congresso aveva chiesto all'NSA
se avesse la capacità
di dare una stima,
sia pur approssimativa,
del volume di comunicazioni
intercettate in America.
Loro risposero di no. Dissero
che non tracciavano quel tipo di statistiche,
che non potevano farlo.
Non potevano dire quante comunicazioni
intercettavano in tutto il mondo
perché farlo sarebbe stato
una violazione della privacy.
Certamente, apprezzo
questo tipo di sensibilità da parte loro,
ma la verità è che guardando questa diapositiva,
non solo si vede che loro
ne hanno la capacità,
ma che quella capacità esiste già,
è già presente.
L'NSA ha un proprio
formato interno per i dati
che rintraccia entrambi
gli estremi di una comunicazione,
e nel caso che
questa comunicazione provenga dall'America,
è possibile informare immediatamente
il Congresso sul numero di comunicazioni
di questo tipo occorse nella giornata di oggi.
Boundless Informant ci dice
che in America viene intercettato
un numero
di comunicazioni riguardante gli americani
maggiore di quello delle comunicazioni
in Russia, riguardanti cittadini russi.
Non credo che questo sia lo scopo principale
per un'agenzia d'intelligence.
CA: Ed, c'è stata una storia
che è esplosa sul Washington Post,
che pure ha avuto origine dai tuoi dati.
Il titolo dice:
"L'NSA vìola le regole della privacy
migliaia di volte all'anno."
Raccontaci.
ES: Ne abbiamo sentito parlare
nella testimonianza al Congresso l'anno scorso,
è stata una cosa sorprendente
per chi, come me,
veniva dall'NSA,
aveva visto i documenti interni veri e
ne conosceva il contenuto,
vedere dei funzionari che testimoniavano
sotto giuramento
che non era stato commesso alcun abuso,
non c'era stata nessuna violazione
delle regole dell'NSA,
quando invece ci aspettavamo questi sviluppi.
Ma la cosa particolarmente interessante
relativa al fatto che l'NSA ha violato
le proprie regole, le sue stesse leggi
migliaia di volte in un anno,
è che include un evento che da solo,
uno tra i 2776 eventi,
ha riguardato più di 3000 persone.
In un'altra occorrenza,
hanno intercettato
per errore tutte le chiamate
verso Washington D.C.
In tutto ciò, la cosa straordinaria
è che questo verbale, che non ricevette all'epoca
molta considerazione,
non solo contava 2776 abusi,
ma il presidente della Commissione
Servizi Segreti del Senato,
Dianne Feinstein, non aveva visto il verbale
fino al momento in cui il Washington Post
l'aveva contattata
chiedendole di commentare sul resoconto.
Solo allora, lei richiese una copia all'NSA
e la ricevette,
ma non l'aveva mai visto prima.
Cosa ci dice questo sul tipo di vigilanza
presente nei servizi segreti americani,
dove il presidente della Commissione
Servizi Segreti del Senato
non ha idea che le regole vengono violate
migliaia di volte all'anno?
CA: Ed, una sola risposta a tutto
questo dibattito è:
perché dovremmo preoccuparci
di tutta questa sorveglianza?
Intendo dire, se non ho fatto nulla di male,
non ho nulla di cui preoccuparmi.
Cosa c'è di sbagliato in questo?
ES: Beh, per prima cosa,
stai rinunciando ai tuoi diritti.
È come se dicessi, sai,
non credo che ne avrò bisogno,
ho deciso di fidarmi, sai,
me ne sbarazzerò
perché non ha molta importanza,
quella gente farà la cosa giusta.
I nostri diritti hanno importanza
perché non si può mai sapere
quando potremmo averne bisogno.
E inoltre, fanno parte della nostra
identità culturale,
non soltanto in America,
ma in tutte le società occidentali
e nelle società democratiche
di tutto il mondo.
Le persone devono poter alzare il ricevitore
e chiamare le loro famiglie,
devono poter mandare
un messaggio di testo
a quelli che amano,
devono poter comprare un libro online,
devono poter viaggiare in treno
o comprare un biglietto aereo
senza chiedersi come questi eventi
appariranno agli occhi di un agente governativo,
magari neanche del loro paese,
negli anni futuri,
come saranno male interpretati
e cosa si potrebbe mai pensare
delle loro intenzioni.
Noi abbiamo il diritto alla privacy.
Abbiamo bisogno di mandati
fondati su possibili cause
o su qualche tipo di sospetto individuale
perché riconosciamo
che affidare a chiunque,
a qualunque autorità governativa,
la totalità della comunicazione umana
segretamente e senza supervisione
è semplicemente una tentazione
troppo grande per essere ignorata.
CA: Alcune persone sono furiose
per quello che hai fatto.
Ho sentito di recente
una citazione di Dick Cheney
che afferma che se Julian Assange
era il morso di una pulce,
Edward Snowden è il leone
che ha staccato la testa al cane.
Lui pensa che tu abbia commesso
uno dei peggiori tradimenti
della storia americana.
Che cosa diresti a persone
che la pensano così?
ES: Dick Cheney, te lo raccomando quello.
(Risate)
(Applausi)
Grazie.
(Risate)
Penso che sia incredibile, perché all'epoca
in cui Julian Assange svolgeva
il suo straordinario lavoro,
Dick Cheney diceva
che avrebbe causato la fine dei governi
di tutto il mondo,
che i cieli stavano per incendiarsi
e i mari sarebbero evaporati
e ora dice che è un morso di pulce.
Quindi c'è da guardare
con sospetto questo tipo
di affermazioni esagerate di danni
alla sicurezza nazionale
da parte di questo tipo di funzionari.
Ma supponiamo che vi siano persone
che ci credono veramente.
Direi che in qualche modo hanno
una concezione ristretta
della sicurezza nazionale.
Le prerogative di persone come Dick Cheney
mettono a rischio la sicurezza nazionale.
L'interesse pubblico non coincide sempre
con l'interesse della nazione.
Entrare in guerra contro popoli
che non sono nostri nemici,
in luoghi che non sono per noi una minaccia
non ci mette al sicuro
e questo vale sia per l'Iraq
sia per Internet.
Internet non è il nemico.
L'economia non è il nemico.
Le imprese americane, le imprese cinesi
e ogni altra azienda là fuori
fa parte della nostra società.
Fa parte del nostro mondo interconnesso.
Ci sono legami di fratellanza
che ci legano,
e se distruggiamo questi legami
minando le norme, la sicurezza,
le modalità di comportamento,
che le nazioni e i cittadini di tutto il mondo
si aspettano che rispettiamo.
CA: Ma si sostiene che tu abbia rubato
1,7 milioni di documenti.
Pare che solo poche centinaia di questi
siano stati finora condivisi
con i giornalisti.
Dobbiamo aspettarci altre rivelazioni?
ES: Ci sono senz'altro altre rivelazioni.
Non credo vi sia dubbio
che alcuni dei resoconti più importanti
devono ancora venire.
CA: Vieni qui perché ora
voglio farti una domanda
su questa rivelazione in particolare.
Vieni a dare un'occhiata qui.
Questa è una storia che credo sia,
per i patiti della tecnologia presenti,
la cosa più sconvolgente
che abbiano sentito negli ultimi mesi.
Si tratta di un programma
che si chiama "Bullrun,"
Puoi spiegarci che cos'è?
ES: Allora, Bullrun, e qui dobbiamo
di nuovo ringraziare l'NSA
per il suo candore,
è un programma che deve il nome
a una battaglia della Guerra Civile.
La controparte britannica
si chiama Edgehill,
che è una battaglia
della guerra civile del Regno Unito.
Il motivo per cui hanno questo nome
è perché mirano
alla nostra infrastruttura.
Sono programmi attraverso i quali l'NSA
svia volutamente le aziende partner.
Dicono alle aziende partner che si tratta
di norme di sicurezza.
Dicono cose tipo, ehi,
abbiamo bisogno della vostra collaborazione
per proteggere i vostri sistemi,
ma in realtà poi danno cattivi consigli
a queste aziende al fine
di minare la sicurezza dei loro servizi.
Costruiscono delle porte di accesso
non autorizzate che non solo
possono essere sfruttate dall'NSA,
ma che chiunque altro
abbia tempo e denaro
da impiegare per cercarle,
può usare per accedere
alle comunicazioni mondiali.
E questo è veramente pericoloso
perché se perdiamo
anche un solo protocollo,
se non possiamo fidarci
di cose come l'SSL,
che viene specificamente preso di mira
dal programma Bullrun,
vivremo in un mondo
meno sicuro in generale.
Non saremo in grado
di accedere ai nostri conti online
e ai siti di e-commerce
senza dover temere che altri
possano monitorare quelle comunicazioni
o sovvertirle per fini propri.
CA: E quelle stesse decisioni,
espongono virtualmente
l'America agli attacchi informatici
provenienti da altre fonti?
ES: Assolutamente sì.
Uno dei problemi,
una delle pericolose eredità
dell'era post 11 settembre
è il fatto che l'NSA ha storicamente
coperto due funzioni.
Sono stati incaricati
di operazioni offensive,
cioè hacking,
ma anche
di operazioni di difesa,
e per tradizione
hanno sempre dato la priorità
alla difesa
sulla base del semplice principio
che i segreti americani
hanno un valore maggiore.
Se violiamo il sistema informatico
di un'impresa cinese
e rubiamo i suoi segreti,
o se facciamo altrettanto
in un ufficio del governo a Berlino,
ha meno valore,
agli occhi del popolo americano,
che non fare in modo che i cinesi
non possano avere accesso
ai nostri segreti.
Quindi, riducendo la sicurezza
delle nostre comunicazioni,
non solo stanno mettendo
a rischio il mondo,
ma stanno mettendo a rischio l'America
in modo fondamentale
perché la proprietà intellettuale è la base,
il fondamento della nostra economia,
e se mettiamo a rischio questo
per carenza di sicurezza,
ne pagheremo le conseguenze per anni.
CA: Ma loro hanno calcolato
che ne valeva la pena,
faceva parte della difesa dell'America
contro il terrorismo.
È sicuramente un prezzo
che vale la pena di pagare.
ES: Beh, se si guarda ai risultati
di questi programmi
nel fermare il terrorismo,
si comprende che è infondato
ma non dovete credermi sulla parola,
perché nella prima udienza pubblica,
il primo giudice federale
che ha esaminato questo caso,
al di fuori del regime di segretezza,
ha definito questi programmi orwelliani
e verosimilmente incostituzionali.
Il Congresso, che ha accesso
alle informazioni su questi fatti
e ora più che mai desidera averne,
ha predisposto progetti di legge
per una riforma della materia
e due comitati indipendenti
della Casa Bianca
che hanno esaminato
tutte le prove segrete,
ha affermato che questi programmi
non hanno mai fermato
un solo attacco terroristico
rivelatosi imminente negli Stati Uniti.
Allora, stiamo veramente
fermando il terrorismo?
Tutti questi programmi,
hanno qualche valore?
Io dico di no e così pure le tre autorità
del governo americano.
CA: Si ma voglio dire, tu pensi che esista
per loro una motivazione più profonda
della guerra al terrorismo?
ES: Scusa, non ho sentito bene, puoi ripetere?
CA: Scusa. Pensi che per loro
esista una motivazione
più profonda della guerra
contro il terrorismo?
ES: Si. La morale della favola
è che il terrorismo
è sempre stato quello che
nel mondo dei servizi segreti
chiameremmo una copertura per l'azione.
Il terrorismo è qualcosa che provoca
una risposta emotiva
che permette alle persone
di razionalizzare, autorizzando
poteri e programmi
che altrimenti non cederebbero.
Per programmi tipo Bullrun e Edgehill,
l'NSA ha chiesto l'autorizzazione
fin dagli anni '90.
Chiesero all'FBI di andare
al Congresso e di perorare la causa.
L'FBI andò al Congresso e promosse l'idea.
Ma il Congresso e il popolo Americano
risposero di no.
Risposero che non valeva la pena rischiare
per la nostra economia.
Sostenevano che avrebbe arrecato
alla nostra società
danni troppo ingenti che non
avrebbero giustificato i guadagni.
Ma poi, nell'era post 11/9, abbiamo visto
che è stata usata la segretezza
e il terrorismo è stato usato come pretesto
per avviare in segreto questi programmi
senza interpellare il Congresso,
senza interpellare il popolo americano
ed è proprio da questo tipo
di governo a porte chiuse
che dobbiamo proteggerci,
perché ci rende meno sicuri
e non offre alcun valore.
CA: OK, vieni qui con me un attimo
perché ho una domanda
più personale da farti.
A proposito di terrore,
molti potrebbero pensare
che la situazione in cui ti trovi adesso
in Russia, sia terribile.
Tu ovviamente hai sentito
cosa è successo,
come è stato trattato Bradley Manning,
ora Chelsea Manning,
e c'era una storia su Buzzfeed secondo cui
ci sono persone
negli ambienti dei servizi segreti
che vogliono la tua morte.
Come affronti tutto questo?
Come stai affrontando la paura?
ES: Non è un mistero
che ci siano dei governi
che vogliono vedermi morto.
Ho chiarito più di una volta
che ogni giorno vado a dormire
pensando a quello che posso
fare per il popolo americano.
Io non voglio nuocere
al governo del mio Paese.
Io voglio aiutarlo,
ma il fatto che loro siano disposti
a ignorare completamente
il giusto processo,
a dichiarare la colpevolezza
senza vedere neanche una prova,
queste sono cose
alle quali dobbiamo opporci
come società e dire:
ehi, questo non è giusto.
Non bisognerebbe minacciare i dissidenti.
Non si dovrebbe criminalizzare il giornalismo.
E qualunque cosa io debba fare
per vedere la fine di questo,
sono felice di farla nonostante i rischi.
CA: Dunque, mi piacerebbe davvero
avere un riscontro
dal pubblico in sala,
perché so che ci sono reazioni molto diverse
a Edward Snowden.
Supponiamo di avere a disposizione
queste due scelte, giusto?
Possiamo pensare che quello
che lui ha fatto
sia essenzialmente un atto sconsiderato
che ha messo in pericolo l'America
oppure possiamo vederlo
come un atto in sostanza eroico
che si volgerà a favore dell'America
e del mondo
in una prospettiva a lungo termine?
Queste sono le due scelte che vi do.
Sono curioso di vedere chi voterà
per la prima ipotesi,
che sia stato un atto sconsiderato?
Vedo alzarsi alcune mani.
Si alzano alcune mani.
È difficile alzare la mano
quando la persona
è proprio qui presente,
ma le vedo.
ES: Io vi vedo.
(Risate)
CA: E chi sceglie la seconda ipotesi,
che si tratti di un atto in sostanza eroico?
(Applausi)
(Grida di incoraggiamento)
Penso sia giusto dire che
ci sono un sacco di persone
che non hanno alzato la mano e credo
stiano ancora riflettendo su questo,
perché mi sembra che il dibattito su di te
non si divide
lungo le linee politiche tradizionali.
Non si tratta di destra o di sinistra,
non si tratta di essere filogovernativi
o libertari, non è solo questo.
In parte si tratta quasi
di un problema generazionale.
Tu fai parte di una generazione cresciuta
con Internet e sembra quasi che
tu ti sia sentito offeso a un livello quasi viscerale
quando hai visto
che è stato fatto qualcosa
che, a tuo parere,
può danneggiare Internet.
C'è qualcosa di vero in questo?
ES: Sì. Penso che sia assolutamente vero.
Non è una questione di destra o di sinistra.
Le nostre libertà di base,
e quando dico nostre,
non intendo solo degli americani,
ma dei popoli di tutto il mondo,
non è questione di fazioni.
Sono cose in cui tutti credono
e dipende da tutti noi proteggerle,
da tutti quelli che hanno conosciuto
e avuto a loro disposizione
una rete Internet libera e aperta,
sta a noi salvaguardare quella libertà
per le prossime generazioni
e se non cambiamo le cose,
se non scendiamo in campo
per fare i cambiamenti
necessari per mantenere sicura la Rete,
non solo per noi stessi ma per tutti,
allora la perderemo,
e sarebbe una perdita terribile,
non solo per noi,
ma per il mondo intero.
CA: Ho sentito dire cose simili
negli ultimi tempi
dal fondatore del world wide web,
che credo sia qui con noi,
Sir Tim Berners-Lee.
Anzi, Tim, verresti qui a parlare,
abbiamo un microfono per Tim?
(Applausi)
Tim, che piacere vederti. Vieni qui.
Da che parte stai tu, a proposito,
traditore o eroe?
Io ho una mia teoria, ma...
Tim Berners-Lee: Ho dato risposte
molto più lunghe
a questa domanda, ma eroe,
se devo scegliere tra le due.
CA: Ed, credo che tu abbia letto
la proposta di cui Sir Tim ha parlato,
quella di una nuova Magna Carta
per la riconquista di Internet.
La cosa ha senso secondo te?
ES: Assolutamente sì.
Voglio dire, la mia generazione,
io stesso, siamo cresciuti
non solo pensando a Internet,
ma dentro la Rete,
e sebbene non mi sarei mai aspettato
di avere occasione
di difenderla in maniera
tanto diretta e pratica
e di impersonarla in questo modo
inconsueto, quasi come un avatar,
credo ci sia qualcosa di poetico
nel fatto che
uno dei figli di Internet
si sia di fatto avvicinato a Internet
come risultato
della sua espressione politica.
E credo che una Magna Carta per Internet
sia esattamente quello che ci vuole.
Abbiamo bisogno
di codificare i nostri valori
non solo per iscritto,
ma nella struttura di Internet,
ed è una cosa nella quale spero
e invito tutti quelli che ci ascoltano,
non solo qui a Vancouver
ma in tutto il mondo,
ad aderire e a partecipare.
CA: Hai una domanda da fare a Ed?
TBL: Beh, due domande,
una domanda di carattere generale -
CA: Ed, riesci a sentirci ancora?
ES: Sì, sì vi sento.
CA: Oh, è tornato.
TBL: L'intercettazione della tua linea
è stata disturbata per un momento.
(Risate)
ES: Sì, è il problema dell'NSA.
TBL: Allora, dopo gli ultimi 25 anni,
facendo un passo indietro
e fermandosi a riflettere,
quale pensi sia stata
la cosa migliore da ottenere
da tutte le discussioni fatte
sul tipo di rete che vorremmo?
ED: Quando pensiamo
in termini di dove possiamo arrivare,
penso sia una questione
il cui unico vero limite
è quello che siamo disposti
a metterci dentro.
Penso che la rete
che abbiamo avuto nel passato
fosse esattamente ciò di cui avevamo bisogno,
non solo come nazione,
ma come popolazione mondiale
e con la cooperazione,
con l'impegno non solo
delle parti tecniche della società,
ma, come hai detto tu, degli utenti,
di tutti quelli che nel mondo contribuiscono
attraverso Internet, attraverso i social media,
da quelli che controllano solo il meteo,
a quelli che invece vi si affidano ogni giorno
come parte della loro vita,
per proteggerli.
Non solo avremo l'Internet
che abbiamo avuto,
ma un Internet migliore,
un presente migliore,
qualcosa che possiamo usare
per costruire un futuro
che sarà non solo migliore
di quanto potessimo sperare
ma da tutto ciò
che avremmo potuto immaginare.
CA: TED è stato fondato 30 anni fa,
nel 1984.
Da allora molte cose sono state dette
sulla falsariga del fatto
che George Orwell, in realtà si sbagliava.
Non è il Grande Fratello che ci guarda.
Adesso siamo noi che,
attraverso il potere della rete
e della trasparenza,
guardiamo il Grande Fratello.
Le tue rivelazioni in qualche modo
hanno colpito al cuore
questa visione piuttosto ottimistica,
ma tu credi che si possa fare ancora qualcosa
in questa direzione.
E anche tu lo pensi.
ES: Giusto, si può ipotizzare
che i poteri del Grande Fratello
siano cresciuti enormemente.
C'è stato un recente articolo giuridico
a Yale
che ha stabilito un certo principio
detto Bankston-Soltani,
che dice che la nostra aspettativa
di privacy viene violata
ogni volta che le capacità
di sorveglianza governative
diminuiscono di costo
di un unità di misura,
e, ogni volta che ciò accade,
c'è bisogno di rivisitare
e riequilibrare
il nostro diritto alla privacy.
Ora, questo non accade da quando
i poteri di sorveglianza governativa
sono aumentati di diverse unità di misura,
ed ecco perché oggi abbiamo
i problemi che abbiamo,
ma c'è ancora speranza,
perchè anche il potere degli individui
è stato accresciuto dalla tecnologia.
Io sono la prova vivente
che un individuo può lottare testa a testa
contro il più potente degli avversari
e contro le più potenti
agenzie di intelligence
del mondo e vincere.
Questa è una cosa
che ci dà speranza
e che dobbiamo continuare a costruire
per renderla accessibile non solo ai tecnici
ma ai comuni cittadini di tutto il mondo.
Il giornalismo non è un crimine,
la comunicazione non è un crimine,
e noi non dovremmo essere controllati
nelle nostre attività quotidiane.
CA: Non sono sicuro di sapere
come si stringe la mano a un bot
ma immagino che questa sia la mano.
TBL: Ci arriveremo molto presto.
ES: Piacere di conoscerti,
e spero che vediate bene il mio fascio di elettroni
come io vedo le vostre immagini, ragazzi.
CA: Grazie, Tim.
(Applausi)
Di recente il New York Times
ha chiesto l'amnistia per te.
Consideri la possibilità
di ritornare in America?
ES: Certamente.
Non c'è alcun dubbio,
i principi alla base
di questo progetto
sono stati l'interesse pubblico
e i principi che sottendono
l'istituzione giornalistica negli Stati Uniti
e in tutto il mondo,
e ritengo che se la stampa ora
sostiene questi principi,
è una cosa che doveva accadere,
è un argomento potente,
ma non è l'argomento finale,
penso che sia qualcosa
che debba decidere il pubblico.
Ma allo stesso tempo,
il governo ha lasciato intendere di volere
qualche tipo di accordo,
vogliono che io comprometta
i giornalisti con i quali ho lavorato,
per ritornare,
ma io voglio mettere bene in chiaro
che io non ho fatto questo per salvarmi.
L'ho fatto perché era la cosa giusta,
e non smetterò di fare il mio lavoro
nell'interesse pubblico
solo per il mio beneficio personale.
(Applausi)
CA: Nel frattempo,
grazie a Internet e alla sua tecnologia,
sei di nuovo qui in Nord America,
non proprio gli Stati Uniti, in Canada,
in questa forma.
Sono curioso, dimmi, cosa si prova?
ES: Il Canada è diverso
da come me lo aspettavo.
Molto più caldo.
(Risate)
CA: A TED, la mission è
"idee degne di essere diffuse."
Se tu potessi racchiuderla
in una sola idea,
qual è la tua idea degna di essere diffusa
qui, proprio in questo momento?
ES: Direi che l'anno scorso
è stato un monito
che la democrazia può morire
dietro una porta chiusa,
ma come individui noi nasciamo
dietro quelle stesse porte chiuse,
e non dobbiamo rinunciare
alla nostra privacy
in cambio di un buon governo.
Non dobbiamo rinunciare
alla nostra libertà
per avere la sicurezza.
Io credo che lavorando insieme
possiamo avere entrambi,
un governo aperto
e una vita privata
e non vedo l'ora di lavorare con tutti,
in tutto il mondo, per vedere cosa succederà.
Grazie mille.
CA: Ed, grazie a te.
(Applausi)