Vorrei parlarvi di identità.
Mi sembra un argomento
abbastanza interessante.
E la ragione sta nel fatto che
quando mi hanno chiesto di venire,
avevo appena letto da qualche parte,
non mi ricordo dove,
che qualcuno alla sede di Facebook diceva:
"Dobbiamo fare in modo
che tutti usino il loro nome reale."
e questo, in pratica,
avrebbe risolto tutto.
E questo è davvero sbagliato,
è una visione così reazionaria
dell'identità,
e ci causerà problemi di tutti i generi.
E quindi ciò che ho pensato di fare
è illustrare quattro "problemi"
riguardanti l'identità
e poi proporre una mia soluzione,
che spero troverete interessante.
Per inquadrare il problema vi chiedo
che cosa significa autenticità?
Quello sono io, è una mia foto
scattata con un cellulare,
guardavo un quadro.
Quale quadro?
Un quadro dipinto
da un falsario molto famoso.
E non essendo bravo con le presentazioni
mi sono già scordato il nome
che avevo scritto.
Ed è stato incarcerato, mi pare
nel carcere di Wakefield,
per aver contraffatto i capolavori, credo,
degli impressionisti francesi.
E lo fa talmente bene,
che mentre era in carcere
il direttore e chiunque lì in prigione
voleva che dipingesse i suoi capolavori
da appendere ai muri
perché erano bellissimi.
E questo è un capolavoro
che è una copia di un capolavoro
e attaccato alla tela c'è un microchip
per certificare che è un "vero" falso.
Capite cosa intendo? (Risate)
Quindi quando si parla di autenticità
è tutto un po' più complicato di quanto
possa sembrare, eccovi un esempio.
Ho cercato di trovare quattro problemi
per inquadrare bene la questione.
Ecco il primo problema:
il microchip e il PIN, no?
Immagino che abbiate tutti una carta
con microchip no?
Un buon esempio, ma perché?
Questo è l'esempio di come
pensare all'antica riguardo all'identità
mini la sicurezza
di un sistema ben costruito.
Quella carta che avete in tasca
ha un microchip, che ha richiesto
milioni di sterline per lo sviluppo,
è estremamente sicuro.
Si può vedere al microscopio ottico,
potete provare a frullarlo, bla bla bla.
Nonostante ciò che scrivono
sui giornali, quei chip non si rompono.
E per scherzo, prendiamo
questo chip super sicuro
e lo leghiamo a una banda magnetica
di facilissima contraffazione
e poi per quei criminali
più pigri ci stampiamo i dati in rilievo.
Così se sei un criminale, vai di fretta
e vuoi clonare una carta di credito
non ti basta che metterci un foglio sopra
e passare una matita,
giusto per fare ancora più in fretta.
È ancora più sorprendente,
anche sulla mia ricaricabile,
ci scriviamo tutto sul davanti:
il nome, il sale, eccetera.
Perché?
Non c'è nessun valido motivo per cui
il nome debba essere scritto
su una carta con chip e PIN!
E se ci pensate bene
è ancora più insidioso e perverso
di quanto possa sembrare.
Perché gli unici che beneficiano
del nome scritto
sulla carta sono i criminali.
Sapete il vostro nome, no? (Risate)
E quando entrate in un negozio
a comprare qualcosa
a loro non interessa il nome,
vogliono solo il PIN.
L'unico posto dove si deve sempre scrivere
il nome sul retro sono gli USA.
Ogni volta che vado lì
e pago con una carta a banda magnetica
mi firmo Carlos Tethers, per sicurezza.
Così se dovessi contestare una transazione
e questa tornasse indietro
firmata Dave Birch
saprei che è stato un criminale.
Perché che io non mi firmerei Dave Birch!
(Risate)
Se vi cade la carta per strada
un criminale la può raccogliere e leggere.
Saprà il vostro nome, da quello
potrà risalire all'indirizzo
e poi comprare online.
Perché ci scriviamo il nome allora?
Perché pensiamo che l'identità
abbia a che fare con il nome.
Siamo così radicati
all'idea della carta d'identità,
che questo ci ossessiona.
So che non è più così da un paio d'anni.
Ma se lavorate in politica
o per il ministero degli interni
e pensate all'identità,
la vedrete solo come una carta
con un nome scritto sopra.
E questo è molto sovversivo
per il mondo moderno.
E questo mi porta al secondo esempio,
le chat.
Vado molto fiero di questa foto,
ecco mio figlio
e i suoi amici con la sua band
al primo concerto
in cui lo hanno pagato. (Risate)
E amo questa foto.
Mi piacerà molto di più la foto
in cui entra a medicina, ma...
Intanto mi piace questa.
Perché uso questa foto?
Perché è stato tutto molto interessante
da vedere con gli occhi di un adulto.
Lui e i suoi amici,
si trovano, affittano una stanza
tipo all'oratorio,
e hanno riunito anche
tutti i loro amici che hanno una band.
Li hanno riuniti,
e tutto questo su Facebook,
vendono anche i biglietti,
e poi la prima band sul -
stavo per dire "menù",
ma forse non si dice così, vero?
La prima band della lista
che suonerà in pubblico
guadagna i soldi dei primi 20 biglietti,
poi la seconda di altri 20
e così via.
Loro erano in fondo al menù,
erano quinti, senza speranza, pensavo.
Ha guadagnato 20 sterline. Stupendo no?
Voglio dire che tutto è andato
a meraviglia
tranne che online.
Dunque, loro sono su Facebook,
mandano dei messaggi e organizzano tutto
senza sapere chi sia chi, no?
Ecco il problema
che stiamo cercando di risolvere.
Se solo usassero il nome reale,
non ci sarebbe più nulla da preoccuparsi.
Quindi quando mi dice:
"Voglio andare in chat
a parlare di chitarre"
io gli dico "Bene, ma non voglio
che tu acceda a questa chat
per parlare di chitarre perché
non tutti sono tuoi amici,
e alcuni di quelli che sono in chat
potrebbero essere pervertiti,
o professori o preti".
(Risate)
È quello che si legge sui giornali, no?
Allora, io voglio sapere chi sono
tutte le persone in quella chat.
Quindi okay, puoi stare in chat
ma solo se tutti utilizzano
il loro nome reale
e se hanno certificato di avere
una fedina penale pulita.
Ma ovviamente se qualcuno in chat
chiedesse il suo nome reale
direi di no.
Non puoi dirgli il tuo vero nome
Cosa succederebbe se poi
questi fossero pervertiti
o professori o altro?
Ecco che si crea
questa specie di paradosso
per cui io sono felice
che acceda a questa chat
se so chi sono tutti gli altri,
ma non voglio che nessun altro
sappia chi lui sia.
E quindi si crea questa impasse
sull'identità:
vuoi che tutti escano
allo scoperto, tranne te.
E non si va avanti, siamo bloccati.
E quindi l'idea della chat non va bene
ed è un brutto modo di vedere l'identità.
Sul mio RSS, ho visto una cosa
sulle cheerleader...
Ho appena detto una cosa brutta, vero?
Devo smetterla di farmi
scappare certe cose.
Per qualche strano motivo sul mio RSS
è apparso qualcosa sulle cheerleader.
Un fatto affascinante accaduto
un paio di anni fa negli Stati Uniti.
Alcune cheerleader di una squadra
in un liceo negli USA
hanno detto delle brutte cose
sulla loro allenatrice,
cosa che credo i ragazzi facciano sempre
con tutti gli insegnanti.
In qualche modo l'allenatrice
è venuto a saperlo
e si è arrabbiata.
È andata da una delle ragazze a dirle:
"Devi darmi la tua password di Facebook".
Succede molto spesso,
anche in alcune università
e in altri contesti educativi:
ragazzi obbligati a dare l'account,
sei obbligato a dargli
la tua password di Facebook.
Era una ragazzina!
Quello che avrebbe dovuto dire è:
"Il mio avvocato la contatterà domattina.
Questo è un oltraggio
al quarto emendamento
sul diritto alla privacy.
Le farò causa."
Ecco cosa avrebbe dovuto dire.
Ma essendo una ragazzina,
le ha dato la password.
La professoressa non può accedere
perché la scuola ha bloccato
l'accesso a Facebook.
Quindi la professoressa
deve aspettare di arrivare a casa.
La ragazza lo dice all'amica
e immaginate un po'?
L'insegnante entra su Facebook,
le ragazze si connettono dal cellulare
e cancellano il profilo.
Così la professoressa entra
e non c'è più niente.
Quello che voglio dire è che
per loro l'identità è qualcosa di diverso.
Specialmente per gli adolescenti,
l'identità è un qualcosa di fluido.
Hanno tante identità.
Si sperimenta e quando si ha un'identità
che non piace più perché
magari non è sicura,
la si cancella e ce ne si fa un'altra.
L'idea è che possediamo un'identità
dataci da qualcuno,
lo stato o chi per lui
e bisogna tenersela e usarla ovunque.
Questo è sbagliatissimo.
Perché mai sapere chi sia davvero
qualcuno su Facebook
se non per abusarne o molestarlo?
Il proiettore non va molto bene.
Il mio quarto esempio
è di quei casi in cui
vuoi davvero essere --
Se ve lo chiedevate questo sono io
ad una protesta contro il G20.
Non era esattamente la protesta ma
avevo un appuntamento in banca
lo stesso giorno della protesta
e ho ricevuto un'email dalla banca.
Mi consigliavano di non indossare un abito
perché avrebbe scatenato la folla.
Francamente sto molto bene in completo,
ecco perché si sarebbe scatenata
una frenesia anticapitalista.
(Risate)
Ho pensato: se non voglio
che la folla si scateni,
la cosa più ovvia
è vestirmi da manifestante.
Allora ci andai tutto vestito di nero,
indossavo anche un passamontagna nero,
dei guanti neri che però ho tolto
per firmare sul registro visite.
Indossavo pantaloni neri, stivali neri,
ero vestito tutto di nero.
Entro in banca alle 10.
"Sono Dave Birch. Ho appuntamento
alle tre con Tizio e Caio."
Certo! Mi fanno passare.
E mi danno il badge per i visitatori.
Quindi questa buffonata
dei nomi veri su Facebook ecc...
che vi fa sentire così sicuri...
Questo vi fornisce una sicurezza
totalmente fittizia e inesistente
ma le persone ricoprono un certo ruolo,
quando si parla di sicurezza.
Se nessuno si ribella, tutti sono felici.
Ma questa non è davvero sicurezza.
Anche perché odio le banche
ancor più dei manifestanti,
perché lavoro per loro.
So che le cose sono ancora peggio
di quanto pensino quella gente.
(Risate)
Immaginate ora che io stia lavorando
accanto a qualcuno in una banca
mentre fa qualcosa...
Sono vicino ad esempio a qualcuno che...
ad un trader disonesto, ecco.
Mettiamo che lo voglia denunciare
al direttore della banca.
Mi preparo alla soffiata.
Invio una mail, "Questo è un truffatore".
Questo messaggio non ha valore
a meno che non scriva che io lavoro lì.
Se il messaggio è anonimo
non ha nessun tipo di valore.
Non ha senso mandare quel messaggio.
Si deve sapere chi sono.
Però se devo fornire la mia identità,
non lo manderò mai.
È come l'infermiera che vuole denunciare
il chirurgo ubriaco.
Lo farà solo se potrà rimanere anonima.
Il sistema deve offrire un modo
per rimanere anonimi,
altrimenti non arriveremo mai
ad una soluzione.
Quindi ci sono quattro problemi.
Che cosa facciamo quindi?
Ciò che tendiamo a fare
è pensare a uno spazio orwelliano.
E proviamo a produrre
versioni elettroniche
delle carte d'identità
di cui ci siamo sbarazzati nel 1953.
Dunque pensiamo che avere una "carta",
come il Login di Facebook,
che prova chi siamo,
e portarcela sempre dietro
risolverebbe il problema.
Ma per tutte le ragioni
che ho spiegato prima
non lo fa.
Anzi, potrebbe peggiorare il problema.
Più sei forzato a usare
la tua vera identità,
di sicuro in termini di transazioni,
più è probabile che la tua identità
sia rubata e sovvertita.
L'obiettivo è che la gente smetta
di usare l'identità
in transazioni che
non necessitano di identità,
quindi, in pratica, parliamo
di tutte le transazioni.
La quasi totalità delle transazioni
non è basata sul "Chi sei?".
Sono più, "Ti è permesso guidare un'auto?"
"Hai accesso all'edificio?",
"Hai più di 18 anni?",
eccetera, eccetera.
Ecco il mio consiglio.
Io credo, come James,
che serva un rinnovato interesse
nel reparto Ricerca e sviluppo.
Penso che sia un problema risolvibile.
Possiamo fare qualcosa.
Certo, in queste circostanze,
mi rivolgo al Doctor Who.
Perché in questo caso,
come in molti altri della vita,
il Doctor Who ci ha già mostrato
la risposta.
Specifico per i nostri ospiti stranieri
che il Doctor Who è il più grande
scienziato vivente d'Inghilterra.
(Risate)
Un faro di verità e di luce per tutti noi.
E questo è il Doctor Who
con la sua carta psichica.
Suvvia, avrete visto
la carta psichica del Doctor Who.
Non siete dei nerd se dite di sì.
Chi ha visto la carta psichica
del Doctor Who?
Oh certo, tu eri sempre
in biblioteca a studiare, immagino.
È questo che vuoi dirci.
La carta psichica del Doctor Who
è una carta che, se tenuta in mano,
mostra alla persona, nel suo cervello,
esattamente quello
che la persona ci vuole vedere.
Quindi ora vi mostro
un passaporto britannico,
tengo in mano la carta psichica
e vedrete un passaporto britannico.
Voglio andare a una festa,
tengo in mano la carta psichica
ed ecco un invito a una festa.
Vedete ciò che volete vedere.
Insomma dico che dobbiamo creare
una versione elettronica di questa carta,
ma con una piccolissima differenza:
che mostri il passaporto britannico
solo se ne ho uno.
Che mostri l'invito a una festa
solo se ce l'ho davvero.
Che mostri che ho più di 18 anni
solo se ho più di 18 anni.
Ma nulla di più.
Mettiamo che siate il buttafuori,
volete sapere se ho 18 anni.
Invece di mostrarvi la patente,
che mostra che so guidare,
qual è il mio nome, il mio indirizzo,
e tutte queste cose,
vi mostro la mia carta psichica,
che vi dice se ho più di 18 anni o meno.
Bene.
È un sogno irrealizzabile?
No, altrimenti non sarei qui.
Quindi, per costruirla e farla funzionare
mi limiterò a nominare cosa serve
senza entrare nei dettagli.
Serve un piano,
cioè che creeremo questa cosa
come infrastruttura per tutti,
per risolvere tutti i problemi.
Creeremo uno strumento,
che deve essere universale,
che si può usare ovunque.
Farò solo alcuni cenni alla tecnologia
man mano che procediamo.
Questo è un bancomat giapponese.
L'impronta digitale è salvata
sul cellulare,
perciò quando vuoi prelevare
posizioni il telefono sul bancomat,
tocchi lo schermo,
la tua impronta passa dal telefono,
il telefono dice, "Sì, è lui"
e il bancomat ti dà i soldi.
Deve essere uno strumento
che puoi usare ovunque.
Deve essere assolutamente conveniente,
quello sono io che vado al pub.
L'unico dispositivo permesso
all'entrata del pub
è quello per identificare
che si abbiano più di 18 anni.
Dunque l'idea è che passi
la carta d'identità sulla porta
e se posso entrare si vede una mia foto,
se non posso, una X rossa.
Non rileva altre informazioni.
Non servono dispositivi speciali.
E questo può significare solo una cosa,
come diceva Ross,
con il quale concordo in pieno.
Se non servono dispositivi speciali
deve avvenire con i telefoni.
È l'unica scelta possibile.
Deve funzionare sui telefoni.
Abbiamo 6,6 miliardi
di abbonamenti telefonici
ma -- la mia statistica preferita --
solo 4 miliardi di spazzolini da denti.
Significa qualcosa. Non so cosa.
(Risate)
Lascio ai futurologi
il compito di capirlo.
Deve essere uno strumento estensibile.
Deve essere qualcosa
su cui chiunque possa costruire.
Tutti devono poter usare
quest'infrastruttura,
non servono permessi, licenze, ecc.
chiunque deve poter scrivere
un codice per farlo.
Saprete cos'è la simmetria,
perciò non avete bisogno di un'immagine.
Ecco come faremo.
Lo faremo usando i telefoni,
E lo faremo, usando
i sensori di prossimità.
Vi dirò che la tecnologia per implementare
la carta psichica del Doctor Who
è già qui.
E se qualcuno di voi ha una delle nuove
carte ricaricabili Barclays
con interfaccia non a contatto,
ha già quella tecnologia.
Siete mai stati in una grande città
e avete usato una Oyster card?
A qualcuno suona familiare?
La tecnologia esiste già.
I primi telefoni che possedevano
questa tecnologia
il Google Nexus, l'S2,
il Samsung Wifi 7.9,
i primi telefoni
che hanno questa tecnologia
sono già sul mercato.
Quindi l'idea è che il tecnico del gas
venga a casa di mia madre
e mostri a mia madre il suo telefono
così che lei possa avvicinare il suo
e questo si illumini di verde
se l'uomo è davvero
il tecnico autorizzato del gas.
E che si illumini di rosso se non lo è.
Punto.
Abbiamo già la tecnologia per farlo.
E in più,
anche se a tratti sembra controintuitivo,
per esempio provare che ho 18 anni
senza provare chi sono,
la crittografia per farlo non solo esiste,
ma è estremamente nota e chiara.
Firme digitali, oscuramento
di certificati pubblici,
queste tecnologie sono in giro da un po'
ma non sono ancora note
al grande pubblico.
Quindi la tecnologia esiste.
Sappiamo che funziona.
È già stata sperimentata in alcuni casi.
Alla Settimana della Moda a Londra
avevamo realizzato un sistema con O2.
Al Wireless Festival a Hyde Park.
Le persone entravano
con la loro fascia VIP
che veniva controllata
da un telefono Nokia.
Vi mostro questa roba
per dimostrare che è semplice.
Questa roba funziona in questi ambienti.
Non deve essere speciale.
Dunque, per finire, so che potete farlo
perché se avete visto
l'episodio del Doctor Who,
lo speciale di Pasqua del Doctor Who,
dove va su Marte con un autobus,
-- lo dico per gli studenti stranieri,
non succede in ogni episodio.
Quello era un caso molto speciale --
Dunque, nell'episodio
in cui va su Marte con un double-decker
-- non posso farvi vedere lo spezzone,
per le assurde regole
di copyright stile regina Anna
da parte della BBC --
ma in quell'episodio in cui va su Marte
con un autobus,
si vede chiaramente il Doctor Who
salire sul bus
con un lettore di carta Oyster,
usando la sua carta psichica.
Il che prova che la carta psichica
ha un'interfaccia MSE.
Grazie a tutti.