Abbiamo tutti visto film dove un mostro, creato da uno scienziato in laboratorio, fugge creando scompiglio nel mondo esterno. Ma che succede se il mostro non è un gigantesco bestione scatenato, che distrugge una città, ma un piccolo quantitativo di alghe marine in grado di distruggere l'intero ecosistema costiero? Questa è la storia della Caulerpa taxifolia, originariamente un'alga tipica delle zone marine tropicali. Negli anni '80, venne trovata una varietà che prosperava in ambienti più freddi. Questa varietà, grazie al suo bel colore verde brillante e alla capacità di crescere rapidamente senza bisogno di cure, la rese ideale per gli acquari, che contribuiva a mantenere puliti nutrendosi di sostanze chimiche e organiche disciolte nell'acqua. Ulteriori selezioni l'hanno resa ancora più vigorosa, e ben presto venne usata negli acquari di tutto il mondo. Ma non passò molto tempo prima che un campione di questa super-alga sviluppata in acquario finisse nel mare Mediterraneo vicino al famoso Museo Oceanografico di Monaco. Il biologo marino che la trovò credette che il museo l'avesse accidentalmente rilasciata nel mare insieme all'acqua degli acquari, ma il direttore del museo ribadì che era stata trasportata lì dalle correnti oceaniche. A prescindere da come sia andata veramente, la Caulerpa non autoctona si moltiplicò velocemente, non avendo predatori naturali, dato che rilascia una tossina che tiene lontani i pesci. E come qualche mostro leggendario, anche piccoli pezzetti possono sviluppare un'intera nuova colonia. Attraverso correnti marine, il contatto con le ancore delle navi e le canne da pesca, si spezzettò e si diffuse in tutte le città costiere del Mediterraneo, ricoprendo le barriere coralline. Quale è stato il risultato di questa invasione? Dipende dalla persona a cui lo chiedete. Molti scienziati hanno affermato che la diffusione della Caulerpa riduce la biodiversità perché devasta le specie autoctone di alghe che vengono mangiate dai pesci, e infatti il primo biologo che la scoprì le diede il soprannome di Alga Assassina. Altri studi invece affermano che l'alga ha avuto degli effetti benefici perché consuma agenti chimici inquinanti, motivo per cui si sviluppò la varietà per acquari. Ma l'introduzione improvvisa di una specie alloctona all'interno di un ecosistema naturale può avere effetti imprevedibili e incontrollabili che possono inizialmente passare inosservati. Così quando venne scoperta la Caulerpa taxifolia nella Laguna Agua Hedionda di Carlsbad, vicino a San Diego, nel 2000, diffusasi probabilmente attraverso lo svuotamento degli acquari domestici nelle condotte dell'acquedotto, si decise di fermarla prima che si diffondesse. Vennero posizionati dei teli cerati sopra le colonie di Culerpa e venne iniettato del cloro all'interno. Sebbene questo metodo uccise tutta la vita acquatica intrappolata sotto i teli cerati, riuscì a eradicare l'alga e alghe autoctone crebbero al suo posto. La rapida reazione delle autorità della California impedì alla Culerpa di diffondersi. Ma quando la stessa varietà si manifestò nelle paludi costiere del sud dell'Australia, l'alga non venne monitorata e così si diffuse. Sfortunatamente, non ci sono teli in grado di coprire il Mediterraneo o le coste australiane. Le specie invasive non rappresentano un problema nuovo, e possono insorgere naturalmente. Ma quando tali specie sono il risultato di una selezione ad opera dell'uomo o di una mutazione genetica, e vengono in contatto con l'ambiente naturale, il loro impatto sugli ecosistemi può essere radicale e irreversibile. Con la proliferazione di nuove tecnologie e rischi ambientali diffusi, è importante che gli scienziati monitorino e ponderino i rischi e i pericoli, mentre tutti noi dobbiamo ricordare che ciò che inizia nel nostro giardino può avere delle conseguenze sugli ecosistemi di mezzo mondo.