come al solito potete porre domande dopo la mia introduzione
tanto per cominciare arriviamo a parlare
di un grande dottore, infatti, il più
grande tra i dottori, Bhagavan
e come ogni buon dottore lui, non si
preoccupa molto dei sintomi, ma delle
cause dei sintomi, della malattia stessa.
E la diagnosi è che la malattia di cui
tutti soffrono è semplicemente 'ego'
nient'altro che 'ego'
in 'advaita vedanta si usano molti termini
come 'maya' o 'avidya'
per descrivere questo problema
ma Bhagavan dice che tutti si riferiscono
all'ego. E per ego non intende ego
nel senso superficiale di orgoglio
o arroganza che sono comunque inclusi.
egli intende cosa realmente è orgoglioso
o arrogante, cos'è che ha desideri, cos'è
che ha avidità, cos'è che giudica
tutto questo, qualunque sia
la radice dell'ego, perchè qualunque
qualità dell'ego noi possiamo
pensare, è l'ego che ha queste qualità.
Così possiamo pensare che non siamo
cattive persone, non peggiori di altre
pur tuttavia noi abbiamo questo ego
tutti lo abbiamo. E anche sentirsi un po'
migliori degli altri, anche questo è ego
Così l'ego è un gran problema che
tutti affrontiamo
e Bhagavan non solo lo diagnostica
come malattia di cui tutti soffriamo
ma prescrive anche il rimedio
e questo è ciò che è porta di molto
speciale di Bhagavan
perchè lui ha capito qual è la vera natura
dell'ego quando ha spiegato chiaramente
che l'ego è una mescolanza della realtà
quello che noi siamo veramente
cioè 'il puro io' il nostro vero sè
come lo vogliamo chiamare e aggiunte
estranee, queste aggiunte estranee
il corpo, la mente, qualsiasi cosa noi
diciamo 'io sono', io sono questa persona
io sono seduto qui, io sto parlando
tutte queste cose che consideriamo 'io'
che uniamo a'io' sono tutte aggiunte
estranee che confondiamo con noi stessi
così questo è ciò che è l'ego, questa
confusa autoconsapevolezza, la percezione
confusa: 'io sono questo corpo'
'io sono questa persona''io sono questa
mente' ' io sono qui a Londra',
'siamo nel 2014, viviamo in un piccolo
spazio per breve tempo. Ecco cos'è l'ego
L'essenza dell'ego è la realtà, il puro io
Ma fino a quando confondiamo il puro io
con queste aggiunte ci sono problemi.
Così l'ego non può esistere eccetto che
attaccandosi a queste aggiunte.
Nel verso 25 di 'Ulladu narpdu' egli dice:
( cit. in Tamil) aggrappandosi alle forme
esso ha origine. Con 'forme'
lui intende qualsiasi cosa diversa da io
qualsiasi cosa abbia caratteristiche
distinte. Possiamo distinguere
un pensiero da un sentimento, dalla vista
da un suono. Tutte le distinzioni
che sperimentiamo o facciamo, sono forme
Così aggrappandosi alle forme
esso ha origine. Afferrando ( cit. Tamil)
le forme si alza, si sostiene.
(cit. Tamil): afferrando le forme
e nutrendosi delle forme, esso si espande
grandemente, sorge alto (cit. Tamil)
lasciando una forma, esso afferra
un'altra forma. non rimane mai senza
presa su una forma o un'altra,
qualcos'altro da se stesso.
Poi egli diede un indizio essenziale,
(cit.) se cercato , svanisce.
Cosa intende dire con questo è
che se lo investighiamo , esso scompare.
Perchè, egli prosegue (cit. Ulladu Narpadu
L'ego il fantasma senza forma
Così l'ego è come un fantasma,
non ha forma propria, ma può sorgere e
tramontare e fare tutti i suoi dispetti,
solo aggrappandosi alle forme. Ma se lo
cerchiamo, esso scompare. Ciò che
essenzialmente significa è: fino a quando
diamo attenzione ad altro da noi stessi,
altro da 'io', alimentiamo il nostro ego.
L'unico modo per affondare l'ego è di
i dargli attenzione. Quando si cessa di
dare attenzione a altro da sè e si da
attenzione solo a 'io', allora scompare.
Ecco cosa lui intende con (cit.), quando
è cercato, svanisce. Quindi, questa è la
proprietà speciale dell'ego che Bhagavan
capì molto chiaramente. E questo è il
motivo per cui disse "vichara" è l'unica
via per distruggere l'ego e sperimentare
noi stessi per quello che veramente siamo,
perchè, fino a quando noi diamo attenzione
a qualsiasi cosa diversa da 'io',
alimentiamo il nostro ego, così qualunque
meditazione facciamo, o japa o dhyana,
puja, o possiamo avere qualche forma di
Dio nella mente su cui possiamo meditare
questa sembra la più elevata di tutte
ma anche questo è alimentare il nostro
ego. Dare attenzione a qualunque cosa
diversa da 'io' è alimentare il nostro ego
Se vogliamo che l'ego scompaia, se
vogliamo sapere cosa veramente è Dio
l'ego sta tra noi e Dio, per cui Dio
non è altro che quello che siamo veramente
il nostro sè. Così il sorgere dell'ego è
ciò che apparentemente ci separa da Dio.
così vogliamo sperimentare Dio
sperimentarlo direttamente meditando
su qualsiasi forma: Gesù, Buddha o Rama
o Krishna o altre forme di Dio, ma
queste non sono ciò che Dio è veramente
Ciò che Dio è veramente è solo "io".
sempre nel nostro cuore come io
così solo volgendo la nostra attenzione
verso questo 'io', l'ego sprofonderà
e noi sperimenteremo noi stessi per quello
che siamo veramente e questo sperimentando
Dio, per quello che veramente è.
Ecco perchè per 54 anni egli continuò a
sottolineare: dobbiamo sapere cos'è
questo io. Qualsiasi domande le persone
gli ponessero, lui rispondeva: chi vuole
saper questo? Qualsiasi problema la gente
gli esprimeva, lui diceva: Chi ha questo
problema? Egli cercava di volgere la
nostra attenzione indietro a questo 'io'
perchè investighiamo questo 'io'. in
Upadesa Undyiar dice: se investighiamo
la forma della mente che è questo 'io'
senza dimenticanza, cioè senza essere
distratti da altre cose, scopriremo che
che la mente non è affatto reale
non c'è nessuna mente, l'ego non esiste
in realtà, sembra solo esistere.
E' proprio come se vediamo una corda nella
penombra del crepuscolo, la prendiamo
per un serpente, questo serpente
non esiste in realtà, ma comunque ci causa
problemi. E se crediamo che ci sia il
serpente, ne abbiamo paura, ma se lo
guardiamo molto attentamente, esso
scompare, perchè quello che c'è, è solo
la corda. Così ciò che è veramente l'ego
è il nostro 'io' infinito, il puro io.
E questo lo possiamo sperimentare solo
investigandolo, solo esaminandolo, solo
mantenendo costantemente l'attenzione
sull'ego. La nostra natura reale che è
il nostro puro 'io'. Questa è la somma e
la sostanza degli insegnamenti di Bhagavan
Bhagavan diceva : " Se volete cominciare a
studiare la filosofia Advaita, ci sono
libri grandi e grossi che contengono
concetti complicati, perchè la mente umana
ama le cose complicate". Bhagavan ama
semplificare le cose, così ha ridotto la
vastità della filosofia Advaita. Tutta la
filosofia del mondo, Bhagavan l'ha ridotta
ad una sola cosa : tutti i problemi sono
causati dall'ego. L'unico modo per
liberarsi dall'ego è smettere di dare
attenzione a qualsiasi cosa e osservare
solo questo ego, che quando osservato
sprofonda e scompare fondendosi alla fonte
di ciò che siamo realmente. Ecco, ho fatto
il mio rapporto, che, in realtà non è mio
è di Bhagavan.
D.: Allora, si potrebbe dire che tutti i
problemi del mondo sono dovuti all'ego.
M.: il mondo stesso è dovuto all'ego!
Nel verso seguente di 'Ulladu Narpadu'
dice : (cit.) Quando l'ego esiste, ogni
cosa esiste (cit. )
Quando l'ego non c'è, nulla esiste e poi
dice: (cit.) " l'ego è ogni cosa".
Così tutto il mondo che vediamo è solo
un'espansione dell'ego
D.: Sì, hai scritto in "The Mountain Path"
un paio di anni fa e, osservavo un
concetto l'altro giorno, e ho trovato
un contenuto , stavi parlando, trasmettevi
ciò che Sadhu Om dice del verso 15
di 'Ulladu narpadu', e lo cito perchè
probabilmente la gente non lo ricorda in
questo momento. Lui dice:" il passato e il
futuro dipendono solo dal presente, mentre
accadono, entrambi sono solo il presente.
Di conseguenza il presente è l'unico
tempo che esiste realmente. Quindi senza
conoscere la verità del presente, cercare
di conoscere il passato e il futuro è
come cercare di contare senza conoscere il
valore dell'unità, uno. Dopo questo tu
dici o Sadhu Om dice: La verità del
presente è che, è non-esistente, ma nel
verso sembra dire che il presente è
l'unico tempo che esiste realmente.
Proseguendo nel commento,Sadhu Om dice che
la verità del presente è che è
non-esistente. Se sappiamo questo,
allora possiamo giudicare il vero valore
di tutta l'altra conoscenza. Il luogo e il
tempo presente, "qui e ora" è io sono
nè seconda nè terza persona possono
esistere veramente nel "qui e ora" perchè
essi sono tutti oggetti conosciuti dalla
dalla prima persona che solamente è "qui"
e quindi esse occupano posti diversi da
'qui' la seconda e la terza persona sono
soggette a cambiare nel senso del tempo
così esistono solo nel flusso costante
del tempo, dal passato al presente e non
si fermano mai nel presente. Così
è un po' difficile trarre una conclusione
perchè, prima nel verso egli sembra dire
che il presente è reale e questo ha senso
e poi nella frase seguente, è
non-esistente
M.: Sì, ok questo è l'esatto parallelo
che Bhagavan dice dell'ego. Lui dice che:
tutto è ego...e..l'ego è non-esistente.
Così, prima lui riporta ogni cosa alla
radice e poi, se investighiamo quella
radice, scopriamo che l'ego non esiste,
così, nulla esiste, solo il puro io,
quello solo esiste. Bhagavan dice: solo il
presente esiste, questo solo esiste, cioè
è il solo tempo che esiste. Ma se
esaminiamo questo presente, giungiamo a
capire che non è il tempo, è solo 'io'.
Così in questo senso, come tempo è
non-esistente. Come 'io', esso solo è.
. Cosa rende ' qui ' il luogo presente?
Cosa rende 'ora' il tempo presente? perchè
sentiamo che questo momento particolare
nel 2014 sia 'ora'? Perchè sentiamo che
questa piccola stanza in cui sediamo è
'qui' ? Cosa è presente per renderla
presente? E' la presenza di io che rende
queste cose presenti apparentemente
dove l'io è, questo sembra essere il
momento presente, e il tempo presente
così tutto è legato a questo io
fino a quando sperimentiamo il tempo e lo
spazio, stiamo sperimentando altro da io
e fino a quando sperimentiamo qualcosa
altro da io, io che sperimenta e che non è
il puro io è l'ego. Il puro io, esso solo
esiste, null'altro esiste. Così fino a
quando noi sperimentiamo altro dall'io
stiamo sperimentando noi stessi come ego,
un'aggiunta all'io
D.: Cosa intendi quando dici: io esiste
M.: bhè, l'io certamente esiste
ma il problema è che noi sappiamo molto
chiaramente, l'unica cosa di cui non
possiamo dubitare è il fatto che 'io sono'
e il resto potrebbe essere tutto un'
illusione, potrebbe essere tutto un sogno.
ma, l'unica cosa che non può essere
un'illusione è l'io'. Perchè allo
scopo di sperimentare qualcosa, che sia
un'illusione o reale, io devo esistere
per sperimentarla. Così l'unica cosa che
è necessariamente vera è 'io'. Ma sebbene
sappiamo chiaramente che 'io sono', non
sappiamo chiaramente 'cosa siamo'
perchè sebbene noi conosciamo questo 'io'
molto chiaramente, ora esso è mescolato
e confuso con altre cose... io sento che
io sono Michael, sono questo corpo, sono
seduto qui. Ognuno di noi ha questa
percezione, confondiamo 'io' con le
aggiunte che ora sono attaccate ad esso
Quando diciamo 'io sono', ora fino a
quando sperimentiamo noi stessi come
persona, intendiamo dir che 'io sono'
questa persona, ma ciò che ci fa sentire
che questa persona esiste è l'essenziale
I-ness( esser-ità) in questa persona.
Tutto il resto di questa persona: Michael
non è reale, il corpo non è reale, la
mente non è reale, la nostra nascita e
morte, tutto non è reale. Ciò che
veramente è sempre è solo 'io'.
D.:Sì, e dicevi,
perchè ascoltiamo te, ascoltiamo Bhagavan
riusciamo a capire qualcosa e realizziamo
che 'io' è senza caratteristiche ed è un
frammento infinitesimale di tempo. Tempo
è solo parola che più o meno non
significa nulla, e allora ciò con cui
restiamo, sembra essere un nulla
senza caratteristiche, eppure
questo nulla è consapevole in un certo
senso e sa che esiste, in un certo senso.
Ma non possiamo dire nulla di più di
questo, così siamo ridotti a non dire
in realtà nulla, dobbiamo solo tacere.
M.: Ecco perchè Bhagavan dice che
l'insegnamento ultimo è il silenzio
Tutti abbiamo letto gli insegnamenti di
Bhagavan. Tutti li abbiamo capiti in un
modo o nell'altro, anche se possiamo non
aver capito perfettamente,
e tutti abbiamo una certa idea
di quello che Bhagavan dice, ma chi è che
ha capito? E' l'ego che ha capito. Così
la comprensione dell'ego, non può essere
la comprensione reale. Fino a quando
sperimentiamo noi stessi come ego, non
abbiamo veramente capito, possiamo aver
capito superficialmente le parole che ha
detto Bhagavan, ma non abbiamo capito
veramente. Per capire veramente, dobbiamo
sperimentarlo come noi stessi. Ora abbiamo
una comprensione superficiale, ma la
comprensione superficiale è utile,grazie
a questa comprensione, noi capiamo una
cosa per cui vale la pena fare la ricerca
E' questo 'io', una cosa per cui vale la
pena investigare è questo io, una cosa
che dovremmo continuare a osservare è 'io
Se capissimo questo, è già sufficiente.
Ma poichè la nostra mente continua a
andare fuori e si interessa alle cose del
mondo, noi continuiamo a leggere e
studiare gli insegnamenti di Bhagavan per
ricordarci costantemente che ciò che
dovremmo fare non è leggere libri fisici
o i libri sullo schermo del pc
dovremmo leggere il libro del nostro cuore
che è io, e questo è lì silenzio
D.:Molte volte, potrebbe essere che, la
maggior parte delle volte quando diamo
attenzione all'attenzione all'io, ma in
effetti diamo attenzione all'ego e alle
sue macchinazioni, cioè.....
M.: Sì, ma non importa, se dai attenzione
all'ego, è già sufficiente, perchè....
il serpente è proprio la corda, ma a noi
sembra essere il serpente.
Fino a quando ci sembra che sia un
serpente, dovremmo guardarlo attentamente
per vedere cos'è. Anche se ora
sperimentiamo l'io come ego, dovremmo
guardare attentamente questo ego per
vedere cosa esso è veramente e poi quello
che è veramente , si rivelerà a noi come
puro io. Spesso le persone fanno domande
e si confondono continuamente come se ci
fossero due io, perchè parliamo di ego
parliamo del sè, sembra che ci siano due
io. Ma in realtà non ci sono due io. così
come se ci fossero due cose per terra,
sembra essere un serpente, ma in realtà è
una corda, no ci sono due cose, ma solo
una. Così quello che ora sembra essere
l'ego, in realtà è il puro io. Così non
dobbiamo preoccuparci: oh non so qual è
il puro io, io conosco solo l'ego, come
posso investigar il puro io? Investigate
l'ego. Quando la gente chiedeva a
Bhagavan sull'auto-investigazione: chi
devo investigare, il sè o l'ego? Lui
spesso diceva: l'ego. Perchè lui sa che
ciò che noi prendiamo per ego, è
esattamente il sè, Così non si può
investigare l'ego senza investigare
quello che realmente siamo.
D.: Ma lui diceva, e anche tu lo dici che
l'ego è un nulla privo di caratteristiche
M.: sì, è indistinto nel senso
che...perchè è indistinto? Perchè è il
puro io che non ha caratteri distintivi,
non è separato da nessuna cosa
tutto ciò che...ogni oggetto che
conosciamo, ogni cosa altra da 'io', la
conosciamo come cosa diversa da io, perchè
ha delle caratteristiche, mentre l'io è
la base pura sulla quale tutto appare, è
lo spazio della coscienza nel quale tutti
i sogni appaiono e scompaiono, così
non ha caratteristiche definibili, non ci
sono caratteristiche distintive da tutto
il resto, ma noi lo sperimentiamo proprio
come io, così ecco perchè Bhagavan
genuinamente, qualche volta parlò di
questo 'swarupa dhyana', meditare sulla
nostra propria forma, ma più spesso quando
parlava di meditazione, genuinamente lui
parlava di vichara. Vichara significa:
investigazione. Investighiamo e scopriamo
cos'è.
D.: ok grazie
D.: Vorrei fare una domanda
quando investighiamo l'io, ci focalizziamo
sull'ego dove investighiamo se l'ego c'è
nello stesso tempo, meditiamo anche
sull'io sono, ma quando meditiamo su
'io sono' che non è 'io sono'
M.: devi meditare..'io sono, come ego'
è la stessa cosa.
D.: E' lo stesso io. L'ego è l'aggiunta
all'io. M.: Sì......
D.: Io con il corpo. M.: Sì, sì
D.:' Io' senza il corpo, è l'io reale,
che è l'atma, così quando medito su
'io sono' allora, 'io sono' è il sè
piuttosto che l'ego.
M.: Bene, il fatto è che è ego fino
a quando da attenzione ad altro da 'io'
quando prova a dare attenzione a se stesso
allora viene meno, cessa di essere ego
e rimane come sè reale. Ecco perchè
Nel "Vangelo di Maharshi, Bhagavan dice
che un punto, spiega che l'ego "aham
vritti" o 'il pensiero io' non è altro che
che "cht jada granthi", che è un nodo che
apparentemente lega "chit" che è 'io sono"
con "jada", ciò che è non conscio, ciòè
il corpo, la mente e tutto, li lega
insieme come se fossero uno, ma dice:
nella tua investigazione alla fonte di
"aham vritti" nella fonte dell'ego,
prendi l'aspetto essenziale di 'chit'...
ok, adesso l'ego è:
io sono il corpo, non ci sediamo a
meditare sul corpo, vero? Meditiamo
sull'io, l'aspetto essenziale 'chit'
dell'ego. Questo è ciò su cui ci
focalizziamo, ecco perchè dice: questo è
ciò che realmente
siamo, la coscienza infinita che è il
nostro sè reale.
D.: Un'altra domanda su Cit.?Eka sloki
brdaya-kukara Madhye
kevalam Brahma-mathram
Hyaham-aham-iti sākshad- ātmarūpena bhāti
Hridi-viśa manasā svam cinvatā majjatā vā
l'ultima frase è (cit:)
Pava-nacalana rodhād ātmanishto bhava-tvam
Pava-nacalana rodhād significa
: fermare il movimento del respiro
pavana-calana rodhAd Atmanishtho bhava tvam
fermando il momento in cui giunge il
respiro.Il respiro è definito 'cinvata'
il respiro è definito majjatà
M.:Una cosa è essenziale capire di
questo verso ed è, la persona che
cominciò a scrivere questo verso, la
persona era Jagadhisha Sastri, lui aveva
una certa idea in mente e cercava di
esprimerla in un verso, e non era capace
di farlo, così chies a Bhagavan e Bhagavan
scrisse il verso per lui, e Bhagavan lo
firmò Jagadisha, cioè egli scrisse l'idea
di Jagadisha, fortunatamente, perchè
Jagadisha era stato con Bhagavan per
molto tempo, molte delle idee lì contenute
erano idee di Bhagavan: i primi due versi
erano perfetti, nessun problema nel terzo
Quando si arriva al quarto verso dove dice
pava nacala narodha
lì c'è confusione,
perchè per fermare il movimento del
respiro, dobbiamo fare attenzione al
respiro, ma non possiamo, se lo scopo è
quello di fermare il respiro, diamo
attenzione al respiro e così alimentiamo
l'ego, ma Bhagavan ha rivelato qualcosa,
se dai attenzione all'io, l'ego scompare
e poichè l'ego da origine al prana,
il respiro e la vita nel corpo, esso
(respiro) si origina con l 'ego e continua
a esistere fin quando l'ego c'è per
sperimentarlo, quando l'ego svanisce,
anch'esso svanisce, così se semplicemente
facciamo Svam cinvata
questo controllerà il
respiro automaticamente, ma c'è una
parola : "va"questa significa o con
questo o con quello, qui è dove si
si fraintende perchè indipendentemente
da Svam cinvata
indipendentemente dall'auto attenzione
non possiamo far scomparire l'ego e quindi
restare nel sè, così dobbiamo considerare
quel verso non come puro insegnamento di
Bhagavan., ma il puro insegnamento di
Bhagavan.....un po' come l'ego. E'
il puro io con aggiunte. L'aggiunta qui è
l' Upadhi è 'pavana calana rodh' e 'va'
questa èl'aggiunta, che è l'idea di
Jagadisha Sastri, il resto è l'idea di
Bhagavan D.: Così non si qualifica:
pava nachala narodha non si qualifica
come majjatā o cinvata
M.: se facciamo con 'cinvata', 'cinvata'
e majjata non sono separati, perchè
se diamo attenzione a 'io', l'ego svanisce
majjata significa andare giù, sprofondare
come viene quache volta tradotto
ma ciò a cui si riferisce è lo sprofondare
dell'ego. Così attraverso 'Svam cinvata',
majjata avviene automaticamente.
E attraverso Svam cinvata',
'pavana chalana rodhd' anche avviene
automaticamente.Il problema è che se
trascuriamo di dare
attenzione solo a 'io' e pensiamo di far
soccombere la mente attraverso '
pavana chalana rodhad', coè con pranayama;
Bhagavan ha detto: se facciamo
cessare la mente con il pranayama,
la mente resterà come se fosse sprofondata
per mezzo di pranayama, la mente resterà
come sprofondata,
ma sorgerà di nuovo. Essa sprofonderà
nello stato di 'laya'. Bhagavan dice
categoricamente in 'Nan Yar': esso
tiene la mente controllata, ma non
distruggerà la mente, il pranayama. Lo
dice in modo categorico. In questo modo
molti diventano confusi, perchè sta
scritto a caratteri d'oro: Bhagavan dice,
questa è l'essenza degli insegnamenti di
Bhagavan, ma in realtà non è così.
Quando Bhagavan scrisse 'Ulladu narpadu'
originariamente era una raccolta di 20,
30 versi che Muruganar raccolse insieme
ed egli chiese a Bhagavan di farne
un'opera completa di 40 versi. Mentre
Bhagavan e Muruganar discutevano
e Bhagavan scriveva i versi,
cominciarono a cancellarli uno dopo
l'altro. Questo è uno di quelli cancellati
perchè non è il puro insegnamento di
Bhagavan. Ecco perchè esso trova posto,
la versione Tamil, trova posto in 'Ulladu
Narpadu Anubandham' il supplemento, ma non
in 'Ulladu Narpadu', il puro insegnamento
di Bhagavan. Solo il supplemento
'Anubandham' contiene alcuni degli
insegnamenti puri di Bhagavan altri
tradotti in altri posti, è un miscuglio.
M.: Cos'è il cuore? Il cuore è 'io'. Cuore
significa 'centro', il centro è 'io'
Bhagavan spesso ripetutamente diceva:
il cuore non significa null'altro che'io'
Era solo perchè alcune persone la cui
mente era confusa dall'idea dei
chakra, nadi o cose del genere, non appena
Bhagavan diceva 'io'è il cuore, dicevano:
è nel anahata chakra, Bhagavan diceva:
no. E allora in che parte del corpo è?
Allora Bhagavan diceva: quando riferito
al corpo, il posto che sentiamo essere
il centro di 'io' è due dita a destra
del centro del petto. Ma questo non è il
cuore reale. non ci può essere un cuore
reale. Come può il corpo che esiste solo
dopo che l'ego sorge, come può essere
quello il cuore dal quale sorge l'ego?
Non può essere. Così majjtà significa
semplicemente,.......è un modo metaforico
che sta a significare: sprofondare.
Così, o la mente viene eliminata dando
attenzione a 'io', intendo dire che quel
verso implica o questo o quello, ma
infatti Bhagavan ha chiarito che non c'è
scelta, l'unico modo, ecco perchè ho
detto, il segreto che Bhagavan ha rivelato
sulla natura dell'ego, la natura dell'ego
viene sostenuta e alimentata
dando attenzione a qualsiasi cosa diversa
da 'io'. Ecco perchè dando attenzione a
qualunque cosa diversa da 'io', non
possiamo distruggere l'ego. L'unico modo
per distruggerlo è di dare attenzione solo
a 'io'. Se comprendiamo questo principio
basilare, l'insegnamento di Bhagavan
diventa molto chiaro e lo deduciamo per es
nei 'Colloqui'. Nei 'Colloqui' ci sono
tante cose che dice Bhagavan. In essi
possiamo trovare cose che Bhagavan poi
contraddice direttamente in altri posti;
perchè nei 'Colloqui' lui da risposte
individuali. Ogni singola persona chiede
secondo le proprie credenze, aspirazioni
e bisogni individuali. E così adeguandosi
alle aspirazioni e i bisogni individuali,
Bhagavan risponde alle domande di ognuno-
non possiamo prendere ogni cosa che
Bhagavan dice.
Proprio uno o due giorni fa qualcuno mi
ha chiesto: da qualche parte, nei
'Colloqui' o altrove, qualcuno ha chiesto
a Bhagavan : le preghiere sono esaudite?
Bhagavan ha detto: sì la forza del
pensiero non è mai vana. E questo è vero,
se la consideriamo una verità universale:
le preghiere vengono esaudite, ma se
prendiamo in considerazione una guerra
dove la gente di entrambe le parti
prega Dio perchè la propria parte vinca
Come può Dio rispondere alle preghiere
di entrambe le parti?
E' assolutamente, cioè è semplice senso
logico: le preghiere non possono essere
sempre esaudite, e anche se potessero
essere esaudite, non sarebbe bene, perchè
le preghiere sono i nostri desideri e
fantasie. Se Dio soddisfasse ogni nostra
fantasia questo non è un bene, Lui sa ciò
che è bene per noi secondo il nostro
prarabdha, allora perchè dovremmo pregare
Bhagavan 'voglio questo, non voglio
quello' come se con le nostre preghiere
potesse cambiare il nostro prarabdha
liberandoci dai peccati. Lui sa cosa è
bene per noi, ha già stabilito il nostro
prarabdha, così l'unica preghiera che in
realtà è utile è quella per annientare
l'ego, perchè, se preghiamo per annientare
l'ego, almeno in certa misura desideriamo
liberarci dell'ego. E l'ego non sarà mai
distrutto finchè veramente non vogliamo
rinunciare a esso. possiamo dire che le
preghiere sono l'inizio, pregare per
l'annientamento dell'ego è solo l'inizio.
E pur pregando e pregando, comunque
ego non sparisce, cosa dobbiamo fare con
l'ego? Dobbiamo investigare e scoprire
qual è il problema. Quindi la preghiera
ci da la purezza della mente per
investigare l'ego e di conseguenza,
annientarlo. Quindi questa è l'unica
preghiera che sicuramente sarà esaudita,
non immediatamente, perchè ancora non
siamo pronti anche se preghiamo per
questo. Il 99% di noi non lo vuole
veramente. Potremmo ottenere 'jnana'
qui e ora, non c'è nulla di più semplice
che sperimentare noi stessi per quello
che siamo veramente, ma il problema è che
abbiamo troppi desideri e attaccamenti,
siamo più interessati a altre cose che a
sperimentare noi stessi solo 'io'.
D.: Potresti descrivere il processo di
vicara o la tecnica 'vicara',ho letto i
tuoi libri, ma non riesco a capire bene
M.: Anche la parola 'tecnica' è fuorviante
qualcosa di tecnico, ma in effetti è molto
molto semplice. Come spiegavo prima,
se dai attenzione a qualunque cosa
diversa da 'io' alimenti l'ego, ma se
cerchi di dare attenzione all'ego stesso
all'io stesso, l'ego svanirà, così, vicara
non è altro che dare attenzione a 'io'
esaminaminando vigili, osservando 'io',
quindi se mantieni l'attenzione su 'io'
tutto ciò è 'vicara'.
D.: Se per esempio, sono preoccupata
o ci sono preoccupazioni o rabbia o altro
che disturba che dire di questa
investigazione "chi sono io?", 'chi
sono io?"
M.: Il problema è nella traduzione di
'vicara' con 'indagine', perchè il termine
'indagine' in inglese ha due significati,
può significare 'porre domande'e può
significare 'investigare'. Quando Bhagavan
usava la parola 'vicara', la usava nel
senso di 'investigazione', così non è
solo una questione di chiedere "chi sono
io?", è una questione di investigare
"chi sono io?" Come investigare "chi sono
io?" Se Bhagavan ti chiede di investigare
cosa è scritto in questo libro. Non ti
metti seduto a occhi chiusi e chiedi:
"cosa è scritto in questo libro? Cosa è
scritto in questo libro?" no, apri il
libro e leggi quello che c'è scritto.
Quindi, quando diceva "investigate cos'è
io? investigate 'chi sono io?'Dovete
guardare 'io' per scoprire cos'è
D.: Questo si riferisce all'ego, vero?
Chi sono io?
M.: C'è solo un 'io', quello che ora
sembra essere un ego, in realtà è il
vero 'io'. ma fino a quando lo
sperimentiamo come se fosse un ego
dovremmo dargli attenzione. ecco perchè
parlavo dell' analogia del serpente e
la corda, è un'analogia molto valida.
Cammini su un sentiero nel buio con
Bhagavan e improvvisamente vedi un
serpente sul sentiero. Hai paura.
Bhagavan ti dice: " no, non è un serpente
è solo una corda, guardala attentamente"
Non ci aiuta" devo guardare il serpente, o
devo guardare la corda?". Vediamo solo
che quello che vediamo è un serpente
dal nostro punto di vista, ma Bhagavan
ci dice di guardarlo attentamente, ci
fidiamo di lui, lo guardiamo attentamente,
e vediamo che è solo una corda.
Quindi non è importante se l'io a cui
pensiamo di dare attenzione è l'ego
o il sè, c'è solo un 'io', è lo stesso
'io', è la mente che da queste etichette.
D.: Scusa, C'è un altro modo per dire:
dai attenzione a'io', e cioè dire " sii
consapevole di essere consapevole?"
M.: Sì, sì in certo senso sì, ma, cos'è
che è consapevole ? Più che essere
consapevole, essere consapevole di ciò
che è consapevole di quello che è
consapevole. perchè, per esempio, io sono
consapevole della luce qui, ma essere
consapevole di essere consapevole della
luce, non è la soluzione, perchè fino a
quando siamo consapevoli di qualunque cosa
diversa da 'io', questa non è la pura
consapevolezza. La pura consapevolezza
è solo l'auto -consapevolezza,cioè
consapevole solo di 'io'
D.:Il termine non è consapevolezza?
M.:E' consapevolezza, ma ricorda che la
parola 'consapevolezza' viene usata in
molti sensi. Sei consapevole che Mosca è
la capitale della Russia? D.: Sì
M.: lo sei, allora la tua consapevolezza
che Mosca è la capitale della Russia è
'io'? D.: la consapevolezza che sa
questo. M.:Esatto, esatto, quindi
cosa conosce questa consapevolezza,
quello che è consapevole, questo abbiamo
bisogno di investigare, Sì, ogni volta
che usiamo consapevolezza o coscienza
nel senso di ciò che è consapevole o ciò
che è conscio, ma generalmente il modo
usuale in cui usiamo queste parole non
significa ciò che è consapevole, ma
significa la conoscenza che abbiamo di
questa cosa piuttosto che di quello che
conosce queste cose. 'io' è qualcosa di
molto sottile ed è molto facile che la
nostra attenzione venga deviata da 'io'.
così, cerchiamo di tenere l'attenzione
focalizzare la nostra attenzione solo
su 'io', quindi dobbiamo essere molto
precisi che è solo 'io' a cui stiamo dando
attenzione e non qualunque altra cosa.
Ecco perchè Bhagavan generalmente
sottolinea questo conoscere 'io', 'chi
sono io?' ' cos'è questo 'io?'
D.: Forse un modo moderno di definirlo?
qualsiasi cosa anche di pensare se stessi
M.: Cosa c'è di più moderno di 'io', noi
tutti diciamo 'io', è antico,
consapevolezza, coscienza, non sono
concetti moderni. La filosofia parla di
queste cose da millenni, erano nei veda
tutta la filosofia antica
quindi non sono concetti nuovi. quello
che mette in difficoltà gran parte della
filosofia è l'investigare la coscienza
come se fosse qualcosa di diverso da 'io'.
Ora c'è una filosofia molto interessante e
la neuroscienza che sta cercando
di scoprire cos'è la coscienza
e che scrivono una marea di parole su
cos'è la coscienza e hanno anche due
teorie: una teoria è la teoria calda della
coscienza. La teoria calda della
coscienza, è che la coscienza è una
forma di pensiero più elevata , il
pensiero che pensa un pensiero, questa è
la coscienza, ogni sorta di idee, hanno
e generalmente cercano di ridurre la
coscienza: come nasce la coscienza in una
forma fisica? Danno per scontato il fisico
e ritengono che il mondo ci fosse prima
che nascesse la coscienza, solo in questo
piccolo pianeta nel vasto universo. In
qualche modo la vita si è evoluta,
l'organismo si è evoluto e evolvendosi
sempre di più, all'improvviso è comparsa
la coscienza. Cercano di capire come sia
possibile questo, perchè presuppongono
che il fisico è la base, mentre Bhagavan
dice:" Perchè si dovrebbe assumere che il
fisico è la base? Noi sappiamo del mondo
fisico solo perchè lo sperimentiamo, così
senza 'io' che sperimenta, non ci sarebbe
alcuna conoscenza del mondo fisico. Perchè
dovremmo ritenere che 'io' dipende dal
mondo fisico, piuttosto che il mondo
fisico dipenda da 'io'?
D.:Il mio inglese non è molto buono
M.: Ok, scusa, ho parlato troppo
velocemente?
D.: Potresti ripetere come si investiga
'io'? M.: Se ti chiedo di investigare
cosa c'è nel mazzo di fiori, cosa fai?
Dai una sbirciata... quindi, non possiamo
vedere 'io', non è una cosa fisica come
un fiore, ma quando gurdiamo qui, ciò
che attraverso gli occhi va al fiore, per
spiegarsi, è la nostra attenzione. quindi
dobbiamo dirigere questa attenzione
ciò cui diamo attenzione, sperimentiamo
quindi sperimentiamo il mondo perchè gli
diamo attenzione. Invece che dare
attenzione a qualsiasi altra cosa, dai
attenzione solo a 'io', cerca di
sperimentare solo 'io', perchè fino a
quando sperimenti altro dall'io' stai
mischiando te stessa con aggiunte e
stai diventando l'ego. Se vuoi
sperimentare 'io' per come è in realtà,
devi sperimentarlo in completo isolamento
da tutto il resto. Il mio inglese è
chiaro? Capisci 'isolamento'? Quando gli
scienziati suppongono di aver scoperto
qualche erba nella foresta sudamericana
che potrebbe curare il cancro, la leucemia
il diabete o qualcos'altro, cosa fanno
gli scienziati? Cercano di isolare il
principio attivo. Allo scopo di studiare
qualcosa, per essere veramente sicuro che
stai studiando solo una cosa, devi
isolarla da tutto il resto, quindi devi
evitare...perchè se ci sono troppe cose,
potrebbe essere una fra tante cose e non
capisci quale stai studiando veramente
così dobbiamo studiare 'io' solamente
dobbiamo isolarlo da tutte le aggiunte
con le quali ora si mischia, quindi
dobbiamo provare a focalizzare la nostra
attenzione su ciò che è questo 'io'.
Questo è tutto.
D.: Possiamo tornare a quello che hai
detto sulla preghiera? E' assolutamente
accettabile dire che, gran parte delle
preghiere sono uno spreco di tempo, perchè
Dio conosce già cosa vogliamo, è
affare di Dio.Ho amici musulmani e non
fanno che pregare continuamente, una
preghiera dietro l'altra, ma sotto di esse
c'è un fiume d'amore, e penso che la
preghiera che si concentra sull'amore sia
M.: Questa è la parte di bhakti, è
spiegato molto chiaramente da Sadhu Om
nella seconda parte di "The path of Sri
Ramana". Quello che spiega è: quando
le persone incominciano a adorare Dio,
Dio è il mezzo per uno scopo, esse
vogliono raggiungere determinate cose
credono che il potere di Dio sia garantito
così arrivano a Dio con la lista delle
spese: voglio questo e quello. Questa
è 'Kamya bhakti", cioè pregare per
ottenere qualcosa, p.es. 'voglio un lavoro
voglio passare l'esame, voglio che la
nonna malata stia meglio, questo, quello.'
Sembra di pregare in modo altruistico,
pregando per la nonna, ma in realtà,
preghiamo per nostra nonna, preghiamo
forse per la nonna che sta morendo di fame
in Africa o in qualche altro posto? No,
preghiamo per coloro che ci sono vicini.
quindi, qualsiasi cosa chiediamo di
ottenere da Dio è solo 'Kamya', ma,
nel fare questo, più preghiamo Dio per
questo o per quello, vedremo che almeno
alcune delle notre preghiere ci
sembreranno esaudite e allora, prima o poi
poichè spesso pensiamo a Dio, ci verrà
il pensiero che quando Dio è così gentile
che risponde alle mie preghiere,
quanto amore ha per me? Non sono io? Io
che chiedo a Lui questo e quello, invece
che cercare Dio stesso. Se lui è così
amorevole da esaudire tutti i miei
desideri, allora sicuramente dovrei
cercare lui piuttosto che i miei bisogni.
Lui conosce i miei bisogni, Lui li
soddisferà, e allora smettiamo di pregare
Dio per questo e quello, preghiamo Dio
solo per amore di Dio, vogliamo
avvicinarci a Dio, vogliamo che Dio
diventi il nostro desiderio. Così questo
è il punto in cui 'kamya bhakti' diventa
'niskamya bhakti', preghiamo Dio solo
per Dio, ma anche questa non è la fine,
perchè ancora crediamo che Dio sia altro
da noi stessi. Ma più preghiamo Dio, lo
adoriamo, meditiamo o altro, questa è
tutta mente pura e limitata, è il pulire
la mente dagli attaccamenti, e come la
mente diviene gradualmente più pura
raggiungerà un punto in cui sarà pronta
per ricevere l'insegnamento del Guru
da un Guru, perchè il Dio che stiamo
cercando è te stesso. Se vuoi
sperimentare Dio, devi sperimentare te
stesso per quello che realmente sei. Ecco
dove 'anya bhakti' la bhakti per Dio come
realmente è, diventa 'ananya bhakti'.
Questo è spiegato molto bene da Bhagavan
in 'Upadesa Undiyar'. Nei primi due versi
Lui dice: karma non può dare la
liberazione, poi nel terzo verso dice:
'niskamya karma', fatto con amore per Dio,
offrendo i frutti a Dio, questo
purificherà la mente e mostrerà la via
verso la liberazione. Non dice che è la
via verso la liberazione, lui dice che
purificherà la mente e mostrerà la via
verso la liberazione. La via verso la
liberazione è solo 'vicara'. Ma
praticando Bhakti verso Dio, adorando Dio
'niskamya', senza alcun desiderio, nè
altro da Dio eccetto che Dio stesso, e poi
spiega che ci sono diversi tipi di azioni
che possiamo fare: possiamo fare 'puja'
che è l'adorazione fisica di Dio, possiamo
fare 'japa', cantare e adorare Dio
verbalmente, o possiamo meditare su Dio
che adorazione mentale su di Lui. Questo
viene spiegato nei versi 4,5,6,7, poi
nell'ottavo verso egli dice, piuttosto
che ' anya-bhāva' cioè meditare su Dio
come se fosse altro, 'ananya-bhāva', la
convinzione che Lui è 'io'. 'Ananya-bhava
significa quando meditiamo, 'ananya'
significa 'senza alterità', quindi se
meditiamo su ciò che non è altro, questo
è meditare su 'io'. Quindi 'ananya-bhava'
che in sanscrito è: 'Lui è io', non c'è
Lui altro da 'io', ciò che Bhagavan
descrive qui è l'autoattenzione che Lui
definisce 'anaittinum uttamam', che è la
più elevata, cioè è la forma di
meditazione più elevata e la forma più
elevata di bhakti, perchè solo questo è
il sentiero diretto per la liberazione
Quindi, non è che la preghiera sia inutile
ma, penso che ogni vero devoto capirà
che le preghiere non vengono sempre
esaudite, e se abbiamo un po' di buon
senso, capiremo che le nostre preghiere
non vengono sempre esaudite
e, grazie al cielo,non sono sempre
esaudite
D.: quindi la preghiera è una forma di
bhakti, una bhakti speciale?
M.: Sì, ma, è ancora un modo indiretto
quando arriviamo Bhagavan e impariamo da
Bhagavan che il sentiro diretto è quello
di investigare 'io'. Bhagavan dice in
Nāṉ Yār? (chi sono io?): chi viene
catturato entro lo sguardo della Grazia
del Guru sarà sicuramente salvato come la
preda nelle fauci della tigre, e poi dice
"Tuttavia, è essenziale seguire il
sentiero indicato dal Guru. Il sentiero
che ci viene mostrato dal nostro Guru è
solo 'vicara'. Tutte le altre strade
ci danno il modo di arrivare al sentiero
di 'vicara'.
D.:Non ha detto che l'unica strada è
'vicara', ha detto che l'altro sentiero
è 'bhakti', e puoi trovare Dio come amore
Dio è amore. Ecco dov'è Dio
M.: Dio è altro da te stesso?
D.: Sì, ......M.: Dio è altro da te?
D.: Certo! M.: allora il Suo amore
per te è im perfetto, perchè se Lui è
altro da te, allora Lui ti ama come altro
da sè. Quindi di sicuro Lui ama se stesso
tutti amiamo noi stessi. Quindi se Lui ama
solo se stesso da un po' d'amore a te.
Io non sono soddisfatto da un Dio di
questo tipo. Io sono soddisfatto solo dal
Dio che Bhagavan mi ha mostrato che è il
mio sè, perchè questo Dio mi ama come
'mio sè'. Lui mi ama molto meglio di come
io amo me stesso, perchè'io amo me stesso'
con l' ego. Lui mi ama com realmente sono,
quindi non è un Dio molto migliore?
D.: Sì. M.: Allora, se vogliamo
conoscere questo Dio, dobbiamo dare
attenzione a 'io'. D.: Ok.
D.: L'attenzione all'attenzione è...
M.:Attenzione a essere chi da attenzione.
chi da attenzione? E' 'io'. Quindi
attenzione all'io che da attenzione, in
altre parole, noi volgiamo l'attenzione
indietro, verso noi stessi. Cos'è
l'attenzione? L'attenzione è la nostra
consapevolezza, noi dirigiamo la nostra
consapevolezza, come è
alle cose, portiamo le cose al centro
della nostra consapevolezza, non mandiamo
in realtà la nostra consapevolezza fuori,
tiriamo le cose nel centro della nostra
consapevolezza mentre diamo loro
attenzione. Invece che portare altro nel
centro della nostra consapevolezza, ciò
che è sempre nel centro della nostra
consapevolezza, siamo consapevoli solo di
quello, e quello è 'io'.
D.: Colui che da attenzione è 'io'
M.: Colui che da attenzione è 'io' sì.
D.:Nella tecnica dell'investigazione,
ci diresti qualcosa sul raccogliere
l'attenzione, o non è necessario?
M.:Raccogliamo continuamente l'attenzione,
quando leggiamo un email, raccogliamo
l'attenzione per concentrarci sull'email
giusto? Qualunque cosa noi portiamo
all'attenzione e togliamo l'attenzione
dalle altre cose, e la concentriamo su una
cosa, quindi quando il nostro scopo è di
dare attenzione solo a 'io', dando tutta
l'attenzione a 'io', automaticamente la
portiamo via dalle altre cose, la
ritiriamo via dal resto.
D.:E' una forma di concentrazione
M.: Sì D.:Vorrei fare una domanda su
questa tecnica di 'maha yoga'
M.:La tecnica di 'Maha yoga', quel libro
è molto fuorviante D.:Spiega le molte
forme di meditazione
M.: Sì ma non è....spiega molte cose, ma
non spiega cosa sono gli insegnamenti di
Bhagavan. Il titolo stesso è fuorviante
perchè 'maha yoga' non ha le tecniche di
'Maha yoga,' non fu scritto da Lakshmana
Sarma non ha niente a che vedere con
Lakshmana Sarma. Lakshmana Sarma che ha
scritto 'Maha yoga', il libro 'Maha yoga'
fu scritto da un altro buon
devoto di Bhagavan. Lui chiamò questo
libro 'Maha yoga', perchè una volta
Bhagavan disse, quando c'erano dei
discorsi sullo yoga, lui disse: questo è
lo yoga più grande di tutti gli yoga,
questo è 'Maha yoga 'parlando di 'vicara'
Quindi, nella terminologia di Bhagavan
'Maha yoga' significa solo vicara. Ma
quello che è spiegato in quel libro, la
tecnica di 'Maha yoga'è tutto tranne che
vicara. Spiega di.. non riesco a
ricordare, sono passati molti anni da
quando lo lessi, ma spiega di alcune
immagini nel processo di immergersi nel
cuore o qualcosa del genere. Nessuna
parola può descrivere in modo adeguato
cos'è vicara, perchè le parole descrivono
cose, nessuna parola può descrivere cosa
è realmente vicara, così Bhagavan spesso
usava termini figurati, uno dei termini
figurati che lui usava era 'tuffarsi',
usava l'analogia per esempio in 'chi sono
io?' Nan yar, proprio come un cercatore
di perle, che si tuffa nelle profondità
dell'oceano per prendere la perla, così
noi dovremmo tuffarci dentro noi stessi
per prendere la perla dell'atma. Qui
'tuffarsi' non significa immergersi
nell'acqua, significa 'sprofondare'
'affondare', quindi, quando la mente
affonda, come deve affondare l'ego?
E' solo dando attenzione a se stesso. Ma
nel libro 'la tecnica di'Maha yoga',
è un 'immagine da elaborare(?)
quello che descrive e poi parla anche
del cuore sul lato destro, parla anche
dell'osservazione del respiro, una cosa
della quale non parla è proprio
l'auto-attenzione. Quindi sebbene questo
libro sia stato in circolazione per molto
tempo, fuorviando molte persone, per
fortuna molti non hanno letto solo questo
libro e capiscono che questo libro è un
po'.... D.: questo libro è stato
pubblicato in Arunashram
M.: molte cose vengono pubblicate... ti
racconto una storia se vuoi avere un'idea
di cosa è stato pubblicato in Ramanashram.
Ti racconto una storia: quando Lakshmana
Sarma arrivò da Bhagavan, la prima volta,
Lakshmana Sarma che scrisse il libro
'Maha yoga', non il libro 'la tecnica di
Maha yoga', quando lui giunse per la prima
volta da Bhagavan, Bhagavan aveva appena
scritto recentemente 'Ulladu Narpadu',
così Bhagavan gli chiese: ' hai letto
'Ulladu narpadu'? E lui disse: Bhagavan
io sono uno studente di sanscrito, non
sono così bravo in Tamil, ma se puoi
spiegarmelo, io vorrei studiare 'Ulladu
Narpadu' volentieri. In breve lui disse,
probabilmente ne siete consapevoli.
ma forse non tutti lo sono, Dal 1830 o 40
in cui l'istruzione britannica impose,
che in tutte le scuole si dovesse
insegnare inglese, e oltre all'inglese
si doveva studiare o la madre lingua o si
poteva studiare sanscrito, non so nelle
altri parti dell'India, ma nell'India
meridionale e in Tamil Nadu, questo ebbe
l'effetto che tutti i bramini scelsero di
studiare sanscrito, non tutti, ma gran
parte scelsero lo studio del sanscrito,
molti non-bramini scelsero di studiare il
tamil. Prima che questa politica divenisse
legge, tutte le persone istruite in Tamil
Nadu, bramini e non bramini, studiavano
sia il tamil che il sanscrito e le due
lingue si integravano bene tra loro
e quello che si imparava in una lingua
si poteva imparare anche nell'altra lingua
ma a causa di questa divisione, molti
bramini avevano studiato sanscrito e
sebbene la loro madre lingua sia il
tamil, essi non riescono a capire la
metrica tamil, perchè il tamil è una
lingua classica come il sanscrito, quindi
per molti tamiliani è difficile capire il
tamil classico. Lakshmana Sarma, essendo
bramino scelse di studiare sanscrito a
scuola e non era familiare con il tamil
letterario, il tamil classico e Bhagavan
scriveva nello stile del tamil classico,
così lui aveva difficoltà a capire
'Ulladu Narpadu'. Bhagavan allora cominciò
a spiegargli il significato di 'Ulladu
Narpadu', e poichè ama il sanscrito e gli
piace scrivere versi in sanscrito,
Lakshmana Sarma cominciò a scrivere versi,
e mostrò i versi a Bhagavan e Bhagavan
gli suggerì delle correzioni e quando
lo finì decise di rivederla
di nuovo, così di nuovo chiese a
Bhagavan di spiegargli di nuovo il
significato, e lo riscrisse di nuovo, la
riscrisse due o tre volte con metri molto
diversi. Mentre questo lavoro proseguiva,
un giorno Kapali Sastri, che era discepolo
Kavyakantha e che in quel periodo aveva
raggiunto l'ashram di Aurobindo, era in
visita da Pondicherry in direzione di Sirs
dove abitava Kavyakantha e quando arrivò
all'ashram, altri seguagi di Kavyakantha
dissero: questa persona Lakshmana Sarma
sta scrivendo la traduzione di 'Ulladu
Narpadu' in sanscrito, quindi tu che sei
un grande studioso, dovresti controllarla.
Lui la lesse, e disse a Bhagavan:Bhagavan
penso che andrebbe mostrato a Kavyakantha,
io andrò da lui e vorrei una copia.
Allora ne fece una copia e andò da lui.
Dopo poche settimane, Kavyakanta scrisse
una lettera indirizzata a Ramanashram
dicendo:" percependo la mia limitazione
nel correggere la versione di Lakshmana,
io scriverò la mia versione personale e
dopo alcune settimane, lui spedì la
propria versione che egli chiamò con il
nome ' Sat Darshanam', che in origine era
il nome della versione di Lakshmana cui
lui rubò il nome e completò il contenuto
e la spedì insieme a un'altra lettera a
Bhagavan che diceva:" Per favore chiedi
al direttore dell'ashram di non stamparla
ancora, perchè Kapaly sta scrivendone il
commento. Così, alcune settimane dopo,
quando Kapaly ebbe finito il commento in
sanscrito, lui stesso lo tradusse in tamil
tutte tre le versioni, quella in inglese,
quella in tamil e quella sanscrita,
furono spedite all'ashram. In quel tempo
L'ashram aveva appena cominciato a fare
pubblicazioni proprie, in precedenza le
pubblicazioni venivano fatte da altri
devoti, così Chinna Swami era appena
diventato Sarvadikhikari che significa il
comandante, il goverantore, il dittatore
dell'ashram, così lui si conferì questo
titolo di Sarvadikhikari, e tutto il
resto e anche le pubblicazioni iniziarono
a essere gestite da Ramanashram. Così
arrivarono questi tre libri, in inglese,
in Tamil e in sanscrito, , molto
contento ,li spedì in stampa per stamparli
Così nel giro di tre mesi furono stampati
3 libri in queste tre lingue. Quando
Lakshaman Sarma poi andò da Bhagavan,
Egli disse:"Sarai molto curioso di leggere
questa versione di 'Sat Darshana Bhashya'
Non appena Lakshmana Sarma iniziò
a leggerli, fu inorridito da quello che
c'era scritto, non solo la traduzione, ma
la completa mis-interpretazione di 'Ulladu
Narpadu'. Molte idee importanti erano
omesse o contorte in modo sottile, ma il
commento era palesemente contro gli
insegnamenti di Bhagavan, per esempio
un passo, nell'introduzione, Kapaly Sastri
fornisce alcune sue argomentazioni contro
la ' Bhagavatam
sulle false apparenze, insegnato da
Shankara e dice: ' di conseguenza è falso
e futile dire "solo Brahaman è reale, e
il mondo non è reale', in altre parole lui
disse che gli insegnamenti di Bhagavan
sono falsi e inutili. Questo libro è stato
pubblicato nel 1931, mi sembra, in
Ramanashram, nel 2014 è ancora in
pubblicazione in Ramanashram e le stesse
parole: 'falso e inutile' ci sono ancora.
Ma nessuno mette in discussione questo.
D.: La versione di 'Sat Darshanam'
M.: Veramente, qualcuno lo ha fatto
, Sadhu Om lo ha fatto, perchè? come?
questo è yoga(?) pubblicato
quando Bhagavan era ancora vivo. Anche
Lakshama Sarma protestò, quando lo vide,
chiese a Bhagavan,: Bhagavan, se permetti
che un libro del genere sia pubblicato
dal tuo ashram mentre sei in vita, la
gente in futuro, non dirà che lo hai
autorizzato e approvato? Bhagavan rispose:
conformemente alla purezza di 'vyanta
Karana' cioè, conformemente alla purezza
della mente, lo stesso insegnamento si
riflette in modi diversi. Se pensi di
poter scrivere un commento migliore,
scrivi il tuo commento. Allora Lakshama
scrisse un commento in tamil su 'Ulladu
Narpadu', e scrisse anche 'Maha yoga'con
molte delle stesse idee, poi Bhagavan
disse in seguito, l'ashram, Chinnaswami
non apprezzavano Lakshama Sarma, perchè
Lakshma Sarma era amico di Muruganar e
a Chinna Swami non piaceva Muruganar e
si rifiutò di pubblicarlo, allora Lakshama
Sarma che aveva la sua stampante, lo
stampò e dopo aver stampato una copia
, un giorno Bhagavan che si trovava fuori
della finestra dell'ufficio, proprio
dietro alla scrivania di Chinnaswami,
Bhagavan stava proprio lì, qualcuno
nell'ufficio gli fece notare che Bhagavan
era dietro a lui, e Chinnaswami si alzò
immediatamente e Bhagavan gli disse: tutti
dicono che questo libro è il commento
migliore a 'Ulladu Narpadu', perchè non lo
stampi?" "Sì certo Bhagavan che lo stampo"
Così cominciò la pubblicazione nell'ashram
anche questo è pubblicato in Ramanashram.
D.: Questo è 'Maha yoga' M.: No, questo è
il commento di 'Ulladu Narpadu', circa
nello stesso periodo lui scrisse 'Maha
yoga' che non è scritto esattamente come
commento, ma tratta più o meno lo stesso
argomento. D.: Sat Darshana bhashya
apparentemente non sembra differente
M.: Se concordi che è 'falso e inutile'
dire che 'solo Bramhan è reale e il mondo
non è reale' ?
Bhagavan ha detto: conforme alla purezza
'vyanta karana', gli stessi insegnamenti
si riflettono in modi diversi, alcuni
leggono 'Sat Darhana Bhashya' e sono
pienamente soddisfatti, questo è
l'insegnamento di Bhagavan, perchè non
sono in grado di afferrare oltre.
D.: questo ci ha causato problemi, abbiamo
studiato 'i Quaranta versi', e abbiamo
letto il commento di 'Sat Darshana
Bhashya' e abbiamo faticato a capirlo
M.:Una cosa che Bhagavan disse a Lakshma
Sarma, quando avvenne tutto questo. quando
l'ashram ricevette la prima traduzione
manoscritta di Kavyakantha, Lakshama lo
lesse e era scritto in bel sanscrito e
lui disse:" Bhagavan, è bello", e Bhagavan
disse:" comincia a scrivere la tua
versione in un metro più lungo e vedi
quante idee, leggi attentamente e vedi
quante idee sono state omesse, guarda
sono state stravolte molte cose. Poi
Bhagavan cominciò a spiegargli, Bhagavan
gli disse:" L'hanno bevuto come veleno
E Bhagavan gli raccontò una storia, pochi
anni prima, una persona di nome
Pranavananda, era lo zio di Sarvepalli
Radhakrishna, e lui era il Munshi che
portò F.H.Humphreys da Bhagavan. Prima
era stao un capofamiglia e poi era
diventato un sannyasin con il nome
Pranavananda. Era competente sia in telugu
che in tamil, così quando 'Nan Yar' uscì,
egli tradusse 'Nan Yar' in telugu e lo
mostrò a Kavyakantha. Kavyakantha lo lesse
e disse:" Non ho mai pensato che Bhagavan
sarebbe stato colpevole di parzialità, non
mi piace affatto, portalo via. Bhagavan
stesso raccontò questa storia a Lakshmana
Sarma. Quindi, quando i libri dicono che
era discepolo di Bhagavan, in realtà lui
odiava gli insegnamenti di Bhagavan,
perchè, gli insegnamenti di Bhagavan
riguardano il 'volgersi all'interno',
mentre i suoi interessi e ambizioni erano
tanti, lui voleva stabilire il 'Dharma
vedico' in India e voleva conquistare il
mondo per stabilire il 'dharma vedico',
aveva tante ambizioni e pensava di poter
fare tutto ciò con 'mantra shakti, è
questo è il motivo per cui era così
interessato ai siddhi a Shakti e a queste
cose, così non volle tradurre 'Ulladu
Narpadu' così come era. Kapali Sastri (?)
così nenche a lui piace, così lo hanno
distorto. Quindi, se un libro è pubblicato
da Ramanashram, questo non significa che
sia la Bibbia. Anche se l'ashram è lì e
gestiscon l'istituzione, ma là
ma non conoscono gli insegnamenti di
Bhagavan. Se si prova a spiegare che
Lakshmana Sarma ha detto questo e Kapali
Sastri ha detto quello, e si chiede quale
dei due sia corretto, non lo sanno perchè
non conoscono gli insegnamenti di Bhagavan
sì conoscono "chi sono io? Chi sono io?"
Gli insegnamenti di Bhagavan sono "Chi
sono io?"ma, voglio dire "chi sono io?"
è il cuore degli insegnamenti di Bhagavan.
ma capire cosa significa quel "chi sono
io?" presuppone una grande passione
nel leggere e capire cosa dice Bhagavan.
Quello che si legge neii normali libri stampati,
per esempio, se leggiamo "I Colloqui"
essi contengono molte cose giuste. ma ci
sono molte cose giuste che sembrano
contraddire completamente ciò che dice
Bhagavan in altri posti. In parte perchè
le cose non sono riportate correttamente,
e in parte perchè Bhagavan, quando parlava
alle persone e rispondeva alle domande,
lo faceva secondo i bisogni individuali.
Io non ho autorità, quindi qualsiasi cosa
mi chiediate, continuo con 'io, io, io',
perchè questo è quello che so. Bhagavan
vedeva nel cuore delle persone, e sapeva
ciò di cui ognuno aveva bisogno, e
rispondeva in conformità. Ma per coloro
che andavano a Lui con mente pura e erano
desiderosi di conoscere i Suoi
insegnamenti, Egli rispondeva che l'unica
via è 'vicara'. L'unico obiettivo è
sperimentare se stessi per quello che si è
veramente.
D.: Grazie Michael per questa rivelazione
interessante.
D.:C'è differenza tra coscienza e
consapevolezza, essere consci con
pensieri, ma consapevoli senza i pensieri?
M.: Possiamo dare qualunque significato
vogliamo, essenzialmente, 'consapevolezza'
e 'coscienza' hanno lo stesso significato,
ma cosa ognuno di essi significa dipende
molto dal contesto in cui vengono usati.
Quindi non è una questione di parole,
nessuna parola può catturare realmente
ciò di cui stiamo parlando. In un certo
senso le parole sono indicatori, e noi
dobbiamo capire quello che le parole ci
indicano. Le parole in sè non hanno
importanza, le parole che scegliamo di
usare, che scegliamo 'coscienza' o
'consapevolezza', per ciò che mi riguarda
, non c'è alcuna differenza. Se
cerchiamo di dare un significato separato
a 'consapevolezza' e un significato
separato a 'coscienza', non ci sono
differenze di significato, nei testi non
ho riscontrato alcuna differenza nel
significato delle due parole, o coscienza
o consapevolezza, entrambe.
D.: E' lo stesso? M.: Sì è lo stesso:
sono consapevole, o sono conscio, che
differenza fa? D.: La coscienza non
implica più background? mentre
la consapevolezza è più 'essere
consapevoli' di cose specifiche?
M.: Può essere, qualche volta, ma dipende
molto dal contesto. Non c'è nessuna parola
che possa esprimere ciò che intendiamo.
Una cosa che spesso sottolineo quando si
parla di 'coscienza' o 'consapevolezza':
negli insegnamenti di Bhagavan il senso
in cui si usano le parole 'coscienza' e
'consapevolezza' significa cosa è conscio
e cosa è consapevole in altre parole 'io',
mentre, quando generalmente si usano
queste parole generalmente non ci si
riferisce a 'io' che è consapevole,
ma ci si riferisce alle condizioni di io
che è consapevole di qualcosa, io che è
conscio di qualcosa. Ma è 'io' che è
consapevole, e questo ci interessa.
D.:Michael, ti stressi mai? Mi colpisce
vedere che sei una delle poche persone
che ho incontrato che veramente evidenzia
gli insegnamenti dei quali stiamo parlando
Mi chiedevo perchè ci ho messo molto
a imparare la tecnica e non sembra funzionare
M.: Sicuramente non sono immune allo
stress, io di solito non mi stresso
Penso di aver fatto un buon allenamento
vivendo a Tiruvannamalai, perchè lì ho
vissuto in completa apertura come
la gente parlava tutto il giorno, veniva e
a stava lì
così dagli anni che ho vissuto a
Tiruvannamalai sono abituato a vivere a
nella luce aperta . Così penso che sia
stato una sorta di training per me, ma
D.:Ma gli indiani lo fanno comunque
M.: Lo so
D.: Quindi voglio dire che gli indiiani si
stressano di meno rispetto agli
occidentali
M.: Lo stress viene automaticamente, è la
nostra risposta a una situazione, cioè
se parliamo dell'essere centrati nell'io', anche nel
mezzo di una battaglia possiamo sentirci
centrati nell 'io', ma non sono mai stato in
un campo di battaglia fortunatamente,ma
sono sicuro che se fossi stato in un
campo di battaglia sarei un po' stressato.
Quindi non sono immune dallo stress, ma
comunque non mi stresso molto facilmente,
credo. Non posso dire che questo sia il
risultato di qualche pratica, penso solo
che alcuni hanno la tendenza a stressarsi
più di altri. In particolare penso che se
arriviamo agli insegnamenti di Bhagavan e
capiamo almeno teoricamente che ciò
che accade, accade perchè deve accadere,
e, secondo Bhagavan, non c'è nulla che si
può fare per cambiarlo, per quanto
cerchiamo di cambiarle, le cose non
cambiano, così l'unica cosa che possiamo
cambiare, è la nostra reazione alle cose.
Quindi penso, ho parlato molto di questa
tecnica 'vicara', non sostengo di essere
un grande praticante, combatto come
gli altri, ma almeno per quel poco che
provo a osservare 'io', penso che quella
poca pratica che faccio, mi rende più
facile, in un certo senso il non
essere stressato dalle cose. Posso dire,
che per ciò che riguarda la pratica,posso
capire la teoria, ma una cosa è capire la
teoria, e un'altra cosa metterla in
pratica. E in parte, il parlare di questo
soggetto non è per convincere altri che me
più di ogni altra cosa io incoraggio me
stesso a provare a perseverare in questa
pratica. Quindi è solo per motivi egoisti
che parlo degli insegnamenti di Bhagavan e
scrivo degli insegnamenti di Bhagavan,
perchè se non lo faccio, la mente va
altrove D.: Sei Dio? M.: Se sono Dio? Se
intendi chiedere se questa persona,
Michael, seduta su questa sedia è Dio,
non penso proprio. Ma se intendi parlare
della realtà che sta dentro a ognuno di
noi, sì è Dio, 'io' dentro ognuno di noi
è Dio, Ma è 'io' separato dalla persona
che ora ci sembra di essere, il puro 'io',
'io' assolutamente isolato da tutto il
resto. Questo è Dio. Perchè se accettiamo
Dio come infinito, non ci può essere
altro che Dio, ma se immaginiamo altro da
Dio, questo limita Dio. C'è Dio più
Michael. Quindi Michael c'è limitando Dio.
Così, a meno che Dio non includa Michael,
non è infinito, quindi ogni cosa è inclusa
in Dio, D.: anche l'ego? M.: anche
l'ego, sì. In fatti l'ego è il punto di
contatto più vicino a Dio, perchè l'ego è
un miscuglio del puro 'io', che è Dio, e
tutte le aggiunte. Quindi se vuoi trovare
Dio, è solo dentro a questo ego che
possiamo trovare Dio. Fino a quando
guardiamo fuori, vediamo altro da noi stessi e
non possiamo vedere Dio, perchè Dio non
può essere altro da noi stessi.
D.: Cosa ci dici della Grazia, se non
possiamo fonderci nel sè senza la grazia
comprende anche la grazia?
M.: Dio vuole essere veramente gentile
con noi, la cosa più gentile che ci possa
fare, è di essere sempre con noi, essere
sempre dentro di noi, di brillare sempre
in noi come 'io', questa è la Grazia più
grande, vero? D.: C'è in tutti?
M.: C'è sempre, la Grazia è costante, è
sempre disponibile. Il fatto è che noi
siamo come persone in piedi in un fiume,
che si lamentano per la sete, quando
preghiamo per la grazia, perchè la grazia
è abbondante e disponibile, ma noi
ostruiamo il flusso della grazia sorgendo
come 'ego', noi blocchiamo il flusso della
grazia, per intenderci. Non possiamo mai
ostruire completamente, ma sembra che
ostruiamo volgendo l'attenzione al mondo
esterno, interessandoci al mondo, poniamo
resistenza alla grazia che ci attira verso
l'interno. D.: Allora come hai
trovato la grazia? Come ci indicheresti
la strada? M.: La Grazia è il puro
'io' che brilla nel cuore di ognuno di noi
ma noi tendiamo a ignorare 'io', perchè
siamo troppo interessati al resto, quando
nutriamo interesse per altre cose, stiamo
ignorando la grazia, quando nutriamo
interesse solo per 'io', solo allora
apriamo il cuore alla grazia,
D.: Hai detto che tra due pensieri c'è un
gap, e questa cosa mi ha aiutato molto,
perchè penso che sia una tecnica più facile
perchè ho qualcosa su cui focalizzarmi,
ma questo gap tra due pensieri la luce che
da attenzione all'io'? M.: Bene, il gap
tra due pensieri, quando diciamo che c'è
un gap, esso è relativo ai due pensieri
tra i quali accade, ma a noi interessa ciò
che c'è in quel gap. Quando c'è un gap tra
due pensieri, il pensiero viene meno e ciò
che resta è la base, che è 'io', e può
essere un indizio utile, ma
dovremmo ricordare che è utile solo per,
dovremmo cercare questo gap, dovremmo
cercare 'io', e, più diamo attenzione
a 'io', più i pensieri svaniranno e più
noi saremo quel gap tra due pensieri, o
saremo in quel gap tra due pensieri.
D.:E' come 'vicara'? M.: E' 'vicara'
sì, ma è molto facile oggettivizzare
questa cosa. Se cerchiamo il'gap' come
qualcosa altro da noi, dove tutti i
pensieri svaniscono, cosa resta? 'io'
Quindi, il 'gap' non è altro che 'io',
ma questo 'io' c'è anche se ci sono i
pensieri, i pensieri sono come nuvole che
coprono il sole, il sole brilla sempre,
qualche volta ci sono le nuvole, qualche
volta c'è un 'gap' tra le nuvole, e il
sole brilla luminoso. e' così. Ma ci
interessa il 'gap', perchè possiamo vedere
il sole attraverso il 'gap'. Così è
il sole che ci interessa, e non il 'gap'.
D.: Il 'gap' indica il silenzio?
M.: Sì, è un' gap' tra due pensieri, cioè
non ci sono pensieri lì, il pensiero è
l'antitesi del silenzio, quindi dove i
pensieri svaniscono completamente,
quando parliamo di un gap tra i pensieri
è in senso relativo, perchè fino a quando
sorge un pensiero in una parte del gap,
qualunque pensiero, la base di qualsiasi
pensiero, è l'ego. Quindi l'ego esiste
ancora lì, così quando sperimentiamo noi
stessi come siamo realmente, non è
nemmeno un gap tra due pensieri, perchè
in quello stato nemmeno il primo pensiero
esiste. Nemmeno il pensiero 'io' è
presente lì. Quindi il 'gap' tra due
pensieri è come una passaggio, voglio
dire che è un indizio, e non dovremmo
attaccarci troppo a questo indizio,
dovremmo andare oltre l'indizio verso ciò
che ci indica, fondamentalmente è 'io' che
stiamo cercando, è 'io' che sperimentiamo
in modo più chiaro, nella misura in cui
i pensieri svaniscono, in questa misura
sperimentiamo noi stessi chiaramente.
Bene, ho risposto in modo soddisfacente
alla tua domanda sulla grazia o
forse dovrei essere più esauriente?
D.: Sì e no, sì e no, perchè mi colpisce
il modo in cui tu parli della grazia
M.: Ok, ok, possiamo avvicinarci in modo
diverso : la grazia è l'amore che Dio ha
per noi, vero? D.: Sì, se lo dici, sì
M.: Pensi che la grazia sia altro dall'
amore di Dio, pensi che l'amore e la
grazia siano due cose separate?
D.: la grazia, scusa Dio è bhakti per te?
M.: Sì, non è sempre bhakti per noi ?
D.:Sì ma è una bhakti speciale, non
abbiamo sempre accesso alla grazia,
o almeno non io.
M.: In realtà ce l'hai. Ma il fatto è che
quando dirigiamo l'attenzione all'esterno
per così dire, ostruiamo il flusso della
grazia. Siamo in un fiume, ma invece che
bere l'acqua, teniamo la testa fuori
dall'acqua, così ci sembra di non essere
grado di bere l'acqua, ma siamo noi che
scegliamo di stare fuori dall'acqua invece
che berla. E' solo la nostra volontà che
si oppone alla volontà di Dio, la
volontà di Dio è che dovremmo arrendere
il nostro ego. Ma è la nostra volontà che
sorge e si interessa al mondo. Quindi
dobbiamo arrendere la volontà a Dio. Solo
allora sperimenteremo la grazia nella
sua pienezza. M.: Come definiresti
l'arrendersi'? Cosa vuol dire 'arrendersi'
M.: La resa di sè è arrendere se stessi a
Dio. Noi stessi significa il nostro sè
limitato, l'ego. Arrendere l'ego a Dio.
D.: In altre parole è la nostra
accettazione , e perseveranza
M.: Sì, s', il non reagire alle cose,
perchè, quello che reagisce è il nostro
ego,più l'ego affonda, meno reagiremo alle
cose, meno faremo resistenza alle cose.
D.: così, accettazione dell'inaccettabile,
per così dire. M.: Sì. si può dire
questo. E' inaccettabile per l'ego, perchè
Dio o la grazia, si sperimenta nella sua
pienezza, dove l'ego sprofonda, e per
l'ego la propria scomparsa, il proprio
annientamento è inaccettabile
D.: Grande! D.:ho queste due
domande collegate, basate sulla tua
esperienza e osservazione personale,
certamente potremmo dire che l'idea di
progresso o processo in sè potrebbe essere
considerato un'illusione, cioè se stiamo
progredendo verso, per dire nell'
osservare 'io' o nell'introversione, è
vero che a un certo punto c'è una forte
spinta ad andare verso l'esterno, cioè,
una resistenza più forte, così non è un
processo lineare. In secondo luogo e in
relazione a questo è la tua risposta su
qual è il ruolo del guru come guida per
chi cerca, non è un sentiero lineare
M.:Penso che possiamo usare un'analogia
per cercare di rispondere alla prima parte
della tua domanda. Se hai una palla
che è gonfiato e cerchi di spingerlo
sotto acqua, più cerchi di spingerlo sotto
più la resistenza lo fa uscire fuori. Ma
se perseveri nel provare, provare,
provare, lentamente, lentamente, l'aria
uscirà dalla palla e allora diventerà
sempre più facile spingerlo dentro. Una
volta che l'aria sarà uscita del tutto,
affonderà da solo. l'ego è un po' così,
ora l'ego è una palla completamente gonfia
siamo molto interessati a questo mondo,
la vita nel mondo, le cose belle che
possiamo sperimentare all'esterno, e
poniamo molta resistenza quando proviamo
a volgerci verso l'interno. E' come
provare a spingere una palla gonfiata, ma
se perseveriamo in questa pratica, come
ci insegna Bhagavan, molto lentamente
l'aria fuoriesce dalla palla ed essa
diventa sempre più morbida, sempre più
facile da spingere sotto, finchè alla fine
una volta che i desideri e gli
attaccamenti vengono spremuti fuori
dall'ego, esso affonderà da solo senza
sforzo, giù nel fondo del nostro cuore.
D.: qualche volta le tendenze latenti
M.: Sì, certamente, Bhagavan dice che è
naturale, quando provi a dare attenzione
a 'io', ma anche ai pensieri che sorgono
è naturale e anche necessario, perchè solo
se essi sorgono puoi estirparli alla
radice, quindi perseverando sempre più,
qualunque forza ci spinga a uscire di
nuovo, dovremmo volgerci verso l'interno.
Facendo questo, noi usciamo dalle tendenze
della mente, cioè le visaya vasanas
e rafforziamo le sat- vasana, che sono le
vasana solo per essere, per sprofondare
all'interno. E per quanto riguarda la
parte del guru in questo, il guru come
qualcuno di esterno da noi, il suo ruolo
è quello di darci gli insegnamenti che
sono la sua guida. Ora lo riproduciamo
all'esterno, ma è sempre presente perchè
è sempre dentro di noi come 'io', Così
come il guru esterno ci spinge all'
interno con le sue parole, Bhagavan nella
forma di 'io' attira costantemente la
la nostra mente all'interno. così
dobbiamo arrenderci a Lui.
D.: Posso fare una domanda? in che misura
l'ego è karma? a un ego
particolare, perchè per a causa del karma
si ritorna in vita.
M.: Chi aveva fatto quel karma? L'ego, sì
D.: così l'ego è karma
M.: E' l'agente del karma, e è alimentato
karma.Ogni azione che facciamo, ogni
azione comporta attenzione a qualcosa
che è altro da 'io'. Se diamo attenzione
solo a 'io' questo è lo stadio della
quiete perfetta, il silenzio. Quando
l'attenzione si muove verso l'esterno
ad altre cose, questo è il punto in cui
comincia il Karma. Ogni karma, qualsiasi
cosa sentiamo che stiamo facendo, questo
comporta il dare attenzione a altro da io.
quindi questo alimenta l'ego,
D.: quindi, il dare attenzione ad altro
da 'io' ha come risultato il rafforzarsi
dell'ego? M.:Sì, questo è ciò che dice
Bhagavan, (cit. 'Ulladu Narpadu')
afferrando la forma, alimentandosi di
forme, l'ego si gonfia. Quindi il karma
che facciamo alimenta l'ego. ecco perchè
il karma non può mai essere un mezzo per
annientare l'ego. L'ego può essere
annientato solo nello stadio di calma
perfetta. D.:Non avremmo karma se non
avessimo ego?
M.: no, ovviamente no. Perchè il karma è
solo per l'ego. Bhagavan dice nel verso 38
di 'Ulladu Narpadu' : se siamo coloro che
fanno l'azione, dovremo sperimentare i
frutti che ne risultano. Ma quando
conosciamo noi stessi investigando
' chi è colui che fa l'azione?' o 'chi
sono io'? Il ' fare l'azione' sarà
distrutto e con questo svaniranno i tre
karma e quindi l'ego svanirà.
Una cosa che Bhagavan dice spesso:
Qualsiasi cosa pensiamo di noi stessi,
quando pensiamo che siamo orgogliosi o
pensiamo di essere umili, pensiamo di
essere buoni o cattivi, è tutto ego,
perchè 'io sono questo' o 'io sono quello'
è ego, solo 'io sono' è la realtà.
D.: Krishnamurti una volta disse: se
guardi solo il mondo, lui disse: tutto è
mente. M.: Sì, sì
D.:Ecco da dove viene, D.: essere e
niente altro?
D.: Lui è il catalizzatore M.: Lui è il
catalizzatore
M.: Bene, penso che tutti abbiamo dell'oro
tutti fuori in strada hanno
dell'oro. che sia il denaro per una
pizza, o centinaia di milioni di dollari,
tutti abbiamo... anche la formichina ha la
sua ricchezza nel pezzetto di zucchero
che trasporta tornando al suo nido.
quindi noi tutti abbiamo dell'oro,
c'è qualcosa che ci spinge a avere il
possesso di qualcosa. Ma il problema è che
molti di noi hanno scelto l'oro
sbagliato. Bhagavan ci ha detto: il nostro
problema non cesserà, fino a che l'ego
esiste ancora, fino a quando sperimentiamo
noi stessi come ego avremo sempre problemi
Qualunque cosa possiamo raggiungere nella
vita, non saremo soddisfatti.Quindi
se accettiamo ciò che Bhagavan ci insegna,
l'oro che proviamo a cercare
per noi stessi è il far sprofondare
l'ego, annientare l'ego,
D.:L'ego combatte per la propria
distruzione? non usiamo l'ego per pensare,
per volere o per fare, e nel nostro 'fare
qualcosa, è l'ego che vuole che
accada qualunque cosa?
M:.Esatto, esatto. quindi qualunque cosa
facciamo è solo alimentare l'ego. Ma se
invece di fare qualcosa, ci limitiamo
a osservare l'ego e cerchiamo di dare
attenzione all'io', che cos'è 'io'? l'ego
affonderà e tutto il 'fare' giungerà alla
fine. D.: Penso di aver capito.
M. Non direi che abbiamo capito perchè capiremo pienamente
solo quando riusciremo in quello che
stiamo facendo, provando. Ma capiamo un
po' di teoria, ma la vera comprensione
giunge solo quando l'ego è svanito e
sperimentiamo ciò che rimane dopo nella
assenza dell'ego, che è ciò che siamo
realmente . E' quello che rimane ciò che
siamo realmente. Non l'ego.
D.: penso che ci siano dei problemi,
problemi linguistici e semantici che
compaiono spesso a causa di un uso
eccessivo di questa parola 'ego' in
effetti, voglio dire che anche se si
considera la parola 'ego' essa significa
solo 'io'. Ora, ho notato che perfino
in questa stanza, questo pomeriggio,
l'uso della parola 'ego' per indicare
piccole cose, se per esempio
consideriamo la parola 'sedia', quando
dico 'sedia' intendo 'sedia', per qualcun
altro in questa stanza 'sedia' significa
'finestra', qualcun'altro dice 'sedia'
e intende 'luce'. Quando si parla di ego,
voglio dire, non si fa sempre riferimento
alla parte spiacevole di se stessi. non è
necessariamente sgradevole.
M.:Ok, questo è quello che ho detto nel
mio piccolo discorso introduttivo. Ho
detto: quando Bhagavan parla di ego, non
parla solo di orgoglio o arroganza o delle
qualsivoglia qualità che di solito
associamo all'ego. Lui parla della radice
di tutti questi problemi, che è 'io
stesso'. voglio dire che 'ego' è una
parola valida, perchè come dici tu, in
latino significa 'io', ma nel senso in cui
la parola è usata in lingua inglese, non
significa 'puro io'; significa: cosa io
credo di essere. La parola tamil che
Bhagavan usa più spesso, qualche volta Lui
usa la parola ' ahankara' ma 'ahankara'
ha più un significato di 'ego' nel senso
di 'orgoglio'; la parola che usava più
spesso è ahandai , perchè in tamil il suono
del termine sanscrito è un po' diverso.
la parola originale in sanscrito è 'ahanta
ta significa 'ità', quindi significa:
'io-ità', quindi, è il senso di 'essere
io', la 'essere-ità' che attribuiamo a
cose diverse dal puro 'io', in altre
parole, al corpo ecc. Ecco di cosa si
preoccupa l'ego. Ecco perchè dico:
Bhagavan non si preoccupa dei sintomi,
si preoccupa solo della malattia. Tutti
abbiamo desideri, tutti abbiamo paura,
abbiamo tante cose. Tutti i problemi che
incontriamo, sono tutti sintomi, ma
sono sintomi di cosa? Sono sintomi
dell'ego dell'io ma l'io' limitato. quindi
tutti i sintomi di cui dobbiamo eliminare
la causa. Per liberarci della causa,
l'unica via è investigarla, perchè non ha
esistenza effettiva di per sè. Se la
investighiamo, essa viene meno e scompare.
Perchè essa sembra esistere fino a quando
da attenzione a altro da sè. ma se prova a
investigare se stesso, poichè non ha forma
si unisce alla fonte senza forma.
D.: quindi la causa sta tutta in questa
identificazione dell'io con la mente e il
corpo. M.: Sì, e come ci
disidentifichiamo con essi? L'unico modo
per disidentificarsi con questo, fino a
quando diamo attenzione al corpo, alla
mente o a qualsiasi altra cosa, sussiste
l'identificazione, l'unico modo per
rompere questa identificazione è di dare
attenzione all'io stesso e allora ogni
cosa cadrà e arriveremo al puro 'io'.
Questo è ciò che viene chiamato 'il crollo
dell'ego. D.: E questo sembra facile?
M.: E' estremamente facile. Perchè sembra
difficile? Perchè non lo vogliamo
veramente. Siamo ancora.... tutto ciò che
Bhagavan ci ha chiesto di fare è di
sperimentare'io' solamente. Siamo pronti a
sperimentare 'io' solamente? No, voglio
ancora sperimentare questo o quello.
Abbiamo così tanti interessi nella nostra
vita in questo mondo, nelle cose esterne.
Non siamo ancora pronti a essere
interessati solo all'io. Se siamo
interessati solo all'io, questa è la
'bhakti suprema' 'l'amore supremo'.
D.:La sofferenza è importante, la
la sofferenza ci sveglia
M.: Sì, esattamente, esattamente,
Bhagavan ha detto una volta :
ringraziamo sempre Dio per le cose buone
che ci accadono, e ci dimentichiamo di
ringraziarlo per le cose cattive. le cose
cattive sono più utili delle cose buone.
D.: Uno può sperimentare il puro 'io'?
M.: L'ego non può. l'ego non può
sperimentare il puro 'io'. Quando dici:
si può? Se vogliamo intendere l''ego',
allora no, non può, perchè nel cercare di
sperimentare il puro 'io', esso scompare.
Solo il puro 'io' può sperimentare il puro
'io'. Per questo l'io' impuro deve farsi
da parte. Cercando di sperimentare il puro
'io', cessiamo di essere l'io' impuro e
rimaniamo come puro 'io' che sperimenta
costantemente se stesso
D.: Si può riuscire a sperimentare 'io'
anche per un breve attimo?
M.:Fino a quando parliamo di tempo, il
tempo è io? Il tempo è altro da 'io'. Il
tempo esiste solo per l'ego. In realtà
abbiamo bisogno di un millesimo di secondo
di chiara esperienza di sè, e tutto
giunge alla fine, incluso il tempo.
D.: Stai parlando dalla tua esperienza?
M.: No......... conoscenza teorica.
Se parlassi per esperienza, non parlerei.
'Coloro che hanno visto, non parlano, e
coloro che parlano, non hanno visto.
D.: Bhagavan conosceva il Tao?
questa è una frase del 'tao te ching'
M.: Può essere, sì. penso che la stessa
saggezza tende a essere o a trovarsi
in ogni cultura particolare o religione
D.:Qualcuno ti ha detto che hai bisogno
di sperimentare un infinitesimo attimo,
ed è quello M.: Sì, questo lo dice
Bhagavan. E' anche saggezza,
Abbiamo solo bisogno di vedere per un
attimo che il serpente è una corda e non
lo vedremo più come serpente, Possiamo
capire che : oh , ho scambiato la testa
con la coda
possiamo immaginare come lo abbiamo
scambiato per un serpente, ma una volta
che sappiamo che è una corda, non
potremo rifare più lo stesso sbaglio.
Così, se solo per un momento sperimentiamo
noi stessi per quello che siamo realmente,
non rifaremo mai più lo sbaglio di
sperimentare noi stessi come altro.
D.: Come dici, questa è una buon esempio
o metafora, ma in un certo senso non è
un buon esempio. La corda è qualcosa a
cui possiamo aggrapparci. L'io non è
M.: Nessuna analogia può essere perfetta,
è utile allo scopo di spiegare, possiamo
usarla per illustrare, cioè per
illustrare gli obiettivi, è molto utile.
Ogni analogia ha i suoi limiti.
D.: Michael riesci a meditare alla mattina
M.:Non penso che la routine, la mente non
andrà all'io' seguendo l'orologio, Ci deve
essere amore per poter dare attenzione
a 'io'. Ma, quando il tempo lo permette,
mi piace, quando mi sveglio al mattino,
non saltare subito fuori dal letto, mi
piace restare per un po', trovo che sia un
buon momento per cercare di concentrarmi
su 'io', ma , non dovremmo lasciare la
pratica solo per il momento in cui
meditiamo la cosiddetta 'meditazione',
perchè 'io' è sempre con noi, anche nel
mezzo di, anche quando stiamo viaggiando
in autobus o camminiamo per la strada,
o stiamo facendo moltissime cose. Se
ci pensiamo, dal momento in cui ci
svegliamo al mattino fino a quando andiamo
a dormire la notte, pensiamo così tante
cose. Quanti dei pensieri che facciamo
durante il giorno sono veramente necessari
Alcuni pensieri possono essere necessari,
tanto per tenere il corpo e l'anima
insieme, per così dire, alcuni pensieri
sono necessari. ma penso che
probabilmente almeno il 99% dei pensieri
che abbiamo, sono totalmente non necessari
Quindi tutto il tempo che passiamo a
pensare pensieri non necessari se
passassimo quel tempo dando attenzione
a 'io', potremmo spendere una grande
quantità di tempo durante il giorno nel
dare attenzione a 'io'. Ma, per farlo,
ci vuole un grande amore. Dobbiamo essere
realmente molto, molto interessati nello
sperimentare 'io' solamente. Solo allora
questo è possibile. Per quanto riguarda
me stesso, non ancora questo amore, quindi
persevero nel cercare di praticare con
la fiducia che attraverso la pratica,
questo amore si genererà lentamente
coltivandolo. Ma tornando alla tua domanda
sulla quotidianità, alcuni trovano che sia
utile disporre di una certa quantità di
tempo per questo, ma in generale, io
non trovo sia così utile. In riferimento
al tempo, se ho una mezz'ora libera
di mattina o alla sera, per sedermi in
meditazione, in quel momento la mia mente
comincia a pensare a tutt'altro, e non
riesco proprio a fabbricare l'interesse a
dare attenzione a 'io'. Quindi è meglio
piuttosto distribuire la meditazione in
tanti, tanti piccoli tentativi di volgersi
all'io durante il giorno
D.:Ti faccio il mio esempio. Se come
altri faccio una meditazione regolare
quando mi alzo alla mattina. Come dicevi
Bhagavan disse : la prima cosa che hai
bisogno di fare mentre ti svegli è di
impadronirti del pensiero 'io'e mantenersi
sul pensiero'io' per tutto il giorno se
se puoi, e il più possibile. Io non ci
riesco, non riesco mai a cogliere il
pensiero 'io', non mi ricordo mai di farlo
specialmente, diciamo, se si medita
la notte prima, e mi sveglio
per focalizzarmi sulla cosa giusta.
e molto spesso non funziona bene
Ma ciononostante se si persiste e si
continua a provare a tornare su esso,
personalmente, ho trovato molto utile
M.: Ok, voglio dire, va bene, ognuno deve
trovare quello che funziona per noi.
D.: Pensi che nell'investigazione dell'io'
l'uso di prana con la concentrazione è di
aiuto? M.: L'uso di prana, significa
che parte della nostra attenzione è sul
prana, vero?
D.: Non so se lo è. Voglio dire che
si può prendere un respiro profondo e
vedere poi quanto in profondità si va
nell'io'. E di aiuto? con il prana?
M.: Se lo trovi utile, sì, voglio dire,
possiamo provare anche questo. E' una
investigazione, è una sperimentazione,
dobbiamo provare a trovare quello che
funziona per noi. Ma, alcune cose che
inizialmente possono sembrarci utili,
possono diventare una distrazione.
Una cosa che molti dicono di trovare
utile, quando si siedono in meditazione,
è di osservare il respiro per un po',
perchè questo tranquillizza la mente,
ma il problema è che l'abitudine di
osservare il respiro, quando cerchiamo di
dare attenzione all'io', la nostra
attenzione devia facilimente, perchè
il respiro diventa una distrazione per noi
quindi la mia esperienza personale è che
la cosa migliora è focalizzarsi sull'io'
e non cercare cose in più che ci aiutano,
perchè quegli aiuti diventano una
distrazione. Questa è la mia esperienza,
ma come dicevo, dobbiamo scoprire cosa,
funziona per noi. Possiamo trovare
qualcosa che funziona per una volta
volta e che poi non funziona più e la
dobbiamo lasciare.
Dobbiamo ricordare che l'unico vero aiuto
è dare attenzione a 'io'. se qualcosa
ci aiuta, va bene,
D.: Bhagavan diceva cose diverse a persone
diverse, diceva a qualcuno che la
meditazione è solo per principianti.
M.: Sì, lui parla di meditazione nel senso
del meditare su qualcosa diverso da 'io'
D.: La mente non si annoia se ci
focalizziamo sempre sull'io'?
M.: Chi sarà annoiato?
M.: Sì, ok, ecco perchè siamo interessati
alle cose esterne
ma, non può essere lo scopo della vita
essere presi dal gioco, catturati da questo o quello
perchè una cosa è sicura, la vita che
viviamo in questo corpo, è solo per pochi
anni, che viviamo in questo corpo, e
questi anni passano molto, molto
velocemente, quando siamo giovani, ci
sembra che la nostra vita sarà lunghissima
ma quando invecchiamo, realizziamo
quanto velocemente è passata, quindi,
la vita è breve. Non vogliamo uscirne come
ci siamo entrati. Vogliamo aspirare almeno
a qualcosa di più che solo venire e
andare via. Quindi, possiamo cercare così
tante cose in questo mondo, ma qualunque
conoscenza possiamo acquisire in questo
mondo, la perderemo quando moriremo.
La perdiamo ogni notte quando andiamo a
dormire, e ritorna la mattina dopo, una
volta che il corpo muore, posso avere
lauree in astrofisica, posso essere
Hawking , lo scienziato, o qualsiasi
altra cosa, ma un giorno la vita se ne
andrà e allora, tutta la conoscenza se ne
andrà con essa. Ma, c'è solo una cosa che
possiamo cercare, che verrà con noi, e
questa cosa è 'io'. Così se ricerchiamo
questo 'io', è sicuramente la cosa più
importante su cui fare ricerche. Può
sembrare noioso all'inizio, ma solo
perchè siamo interessati in altre cose.
Più pratichiamo l'attenzione all'io',
più ci alleniamo a fare ricerche su 'io',
più interessante diventerà e alla fine
troveremo noiose le altre cose e solo 'io'
interessante.
D.: Hai detto nella tua introduzione su
Sadhu Om che è un vero 'jnani'. Cosa ti
ha convinto a dirlo'
M.: diciamo prima di tutto, che non è
così importante se Lui è o non è. Lui
stesso ha detto: indagare se questa o
quella persona è jnani , è tutta
distrazione, è solo 'anatma vicara',
'anatma vicara' significa investigare su
ciò che non è 'io'. Quindi, quello a cui
dovremmo veramente essere interessati,
non è saper se 'x o y' è jnani,
dovremmo essere interessati al fatto che
'io' sono jnani. Noi stessi siamo jnani.
Se investighiamo noi stessi, scopriremo
che c'è solo un jnani, ed è 'noi stessi'.
Fino a quando siamo ignoranti, se dico
che Sadhu Om è un jnani, chi è Sadhu Om?
Sto parlando della persona, che visse per
63 anni, che ha avuto un corpo e ha avuto
una vita e ha scritto libri ecc. ecc. Come
può questa cosa finita, essere 'jnani'?
'Jnana' significa l'infinito'. Quindi è
solo da una prospettiva ignorante che
perfino di Bhagavan diciamo che è
'jnani' e indicando la forma, diciamo:
questo è Bhagavan. Bhagavan è 'jnani',
ma non è questa forma.
D.: Sì, hai ancora detto....
M.: Sì, lo so, ma questo è parlare da una
prospettiva relativa. D.: Sì, è solo
da una prospettiva relativa .....
M.: Ok, bene, è impossibile provare che
'x o y' è 'jnani'. Non posso dire nulla,
io ho questa convinzione, cioè voglio
dire, lo suppongo , perchè qualsiasi cosa
diciamo degli insegnamenti di Bhagavan,
Lui era così chiaro, Lui, costantemente
illuminava chiaramente i suoi insegnamenti
e questo mi convince, ma se tu mi dici che
non è 'jnani', non ha nessuna importanza
per me, veramente non mi importa se fosse
'jnani' oppure no, perchè quello che lui
mi ha insegnato ha il suo proprio valore.
D.: Non ha importanza da dove venga,
l' amore è la verità
M.: Questo è l'importante. Alla fine,
l'insegnamento è diretto verso l'interno,
quindi alla fine da dove viene
l'insegnamento è solo dall'interno.
Quindi, chi da fuori ci indica o ci
dirige a volgerci verso l'interno, no ha
grande importanza.
D.: Ti parlava in tamil? M.: il suo inglese,
non era molto buono, si può dire che
era inglese da insegnante, perchè aveva un
talento naturale, nonostante i suoi limiti
a spiegarsi molto bene. Era ok se parlava
ma se provava a scrivere in inglese, era
piuttosto sgrammaticato e goffo, qualche
volta diceva cose, che sembravano
in opposizione con ciò che intendeva dire
con ciò che intendeva dire, ma
si capiva quello che voleva dire.
Ma il suo inglese era migliore del mio
livello di tamil. Io posso tradurre dal
tamil all'inglese, ma il mio tamil parlato
è ancora veramente scarso.
D.: il tuo sanscrito è buono?
M.:Il mio sanscrito? Conosco un po' di
sanscrito tramite il tamil
M.: Sì, perchè è un verso con cui sono
familiare, direi che la comprensione
degli insegnamenti di Bhagavan è buona sia
in tamil che in sanscrito, ma non ho una
buona conoscenzadella grammatica
sanscrita e la connessionegrammaticale,
sono in grado di leggere e di capire
un verso in sanscrito, e capisco il
significato di ogni parola, ma non conosco
come le parti del discorso si collegano
esattamente tra loro.
D.: Ti è stata utile la conoscenza del
sanscrito?
M.: Sì, voglio dire, è utile, ma molta
della mia conoscenza del sanscrito deriva
dall'apprendimento del tamil, perchè
nella letteratura spirituale tamil sono
usate molte parole in sanscrito. Non mi
cimenteri nella traduzione di versi in
sanscrito. Avrei molta confusione
nelle connessioni grammaticali.
Qualche volta devo indovinare il
significato, ma Sadhu Om che conosceva il
meglio di me mi indicava gli sbagli
Anche i versi in Tamil sono molto
difficili, ma almeno, il nucleo degli
insegnamenti di Bhagavan, i versi
principali, i versi originali
ho molta familiarità con essi. Capisco
il significato delle parole e la
connessione grammaticale tra di essi.
D.: L'jnani conosce tutto anche del mondo?
quando fa domande alle persone, chiede
loro il nome o qualcos'altro, finge o
veramente non conosce nulla delle persone?
M. No, completamente ignorante.Ma l'unica
cosa che l'jnani' conosce è 'io sono', noi
abbiamo una conoscenza infinita, perchè
conosciamo tutte queste cose, ma l'jnani'
conosce solo 'io sono'. Ecco perchè
Bhagavan dice: non c'è nulla per noi da
imparare, dobbiamo solo disimparare
tutte le cose sbagliate che abbiamo
imparato. D.: Ok, allora?
M.: Sì, capisco quello che stai dicendo,
perchè in effetti, quando diciamo jnani,
l'jnani ha un nome, stiamo prendendo
quella persona per 'jnani'. Quello che
l'jnani sperimenta è 'io sono'. Bhagavan
dice: questo corpo non è Bhagavan.
M.:Perchè ci sembra una persona, e come
persona con un corpo e una mente, la sua
conoscenza è limitata come la nostra
conoscenza.Ma Lui conosce l'unica cosa che
è reale e che è 'io sono'. Quindi, in
fatti, Lui conosce tutto. Ma quando
diciamo che l'jnani' conosce tutto,
pensiamo che conosca tutte queste cose,
lui non conosce nessuna di queste cose.
Conosce solo 'io sono', che è realmente
tutto quello che c'è da conoscere e egli
sperimenta : quello solo esiste. Quindi
con la nostra mente non possiamo capire
lo stato dell'jnani. Ecco perchè, in un
certo senso, il mio guru, dire
che Sadhu Om è 'jnani', veramente
questo non ha significato reale. Lui
stesso ha scritto 'chi è jnani' nel
quale ridicolizzava cioè considerava
una falsità dire: questa persona è 'jnani'
o quella persona è 'jnani'
Poichè le crediamo persone, non possono
essere 'jnani'. Se sono 'jnani', non sono persone
AJ.: dobbiamo chiudere, purtroppo,
l'orologio è inclemente ti ringraziamo molto
ti ringraziamo molto per essere venuto e
grazie per tutto quello che ci hai dato.
M.: Grazie, grazie mille per aver reso
questa discussione interessante